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Autore: ToraStrife    08/04/2017    2 recensioni
(Asterix il Gallico - Ninja Turtles)
Donatello, Michelangelo, "a spasso nel tempo" per colpa di quella pasticciona di Renet, finiscono nei pressi di un noto villaggio Gallico ai tempi dell'Impero Romano.
E avranno bisogno dell'aiuto di Asterix, Obelix e Idefix per poter salvare April dalle grinfie dell'Aquila Romana
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Asterix Ninja Turtles
Tartarughe Mutanti e Irriducibili Galli

Come delle Tartarughe Ninja incontrarono Asterix & Obelix





Armorica, Francia. Cinquantadue Avanti Cristo.


In piena epoca di espansione Romana, il prode Vercingetorice aveva deposto le armi ai piedi di Cesare, e gli artigli dell'Aquila Imperiale avevano conquistato l'intera Gallia.
Tutta? No.

Conoscete la storia, anche non è stata scritta sui libri. O molto più probabilmente, siete così giovani da non averne neppure sentito parlare: destino.

Fasto stava che un villaggio di simpatici celticchioni, amanti delle risse, ma tutto sommato pacifisti,  resistesse eroicamente all'assedio degli accampamenti romani dai quali era circondato.
Assedio che divenne via via sempre più blando, fino a diventare praticamente inesistente.
Era quindi pieno periodo di pace gallica, o meglio, pace che ogni tanto veniva interrotta da soldati romani di pattuglia, o villici gallici a caccia.
Ma nessun gufo, neppure i cinghiali si sarebbero mai aspettati di vedere due tartarughe antropomorfi camminare, con aria sperduta, in mezzo agli alberi.

Il primo dei due, con una fascia viola e un bastone legato sul carapace, stava cercando, con una certa ansia, di orientarsi in cerca di...

- April! - Urlava, - April! Dove diavolo sei finita?

Dietro a lui, con una fascia arancione e i nunchaku  sistemati sulla cintura, fece seguito alla domanda con...

- Ma soprattutto, dove diavolo siamo finiti noi?

Il primo rispose con rigore scientifico con il tempo e luogo che ho scritto nella prima frase, aggiungendo anche l'ora e i minuti approssimativi.

- Oh, wow. - Fu la risposta dell'altro, ammirato dalla precisione del fratello. - Beh, Donnie, vuol dire che non ci siamo poi tanto persi.

Il commento apparve così qualunquista che il nerd si voltò, per svuotargli in faccia tutta la rabbia.

- Ah, sì? Allora trovami April, razza di imbranato! E soprattutto, trova quella rimbambita che ha ci ha messo in questo pasticcio!

- Oh, Renet? Quella cara ragazza... - Commentò Michelangelo, con occhi sognanti, - Ci ha solo portato "a spasso nel tempo", non è mica una novità?

A quello  Don  non ebbe la forza di replicare. Sapeva bene che quella piccola svampita bionda, vestita come una cosplayer di Thor, ma con le capacità dell'Apprendista Stregone di Fantasia.
A tutti gli effetti, era una perfetta accoppiata con Mickey.
Avevano il talento per girare un film comico: "Scemo e più scema."
D'altronde, per essere mutanti che non avevano mai visto una donna prima dei quindici anni, erano tutti messi bene: Leo con una bruna, Micky con un bionda, lui con una rossa, e Raffy con una... salamandra aliena (Mona Lisa, con quella lingua solo Raf può sapere i baci che dà ).
Lui aveva, tra l'altro, bisogno di concentrarsi, e la logorrea di Michelangelo certo non lo aiutava.
Infatti il lentigginoso stava ancora rispondendo alla domanda di prima.

- In quanto a ritrovare April, non dev'essere difficile. Sai come orientarti, no?
Si mise un dito in bocca, e lo puntò in aria.
- La direzione del vento!
Poi guardò il tronco di un albero.
- Il muschio sulla corteccia, quelle cose lì, insomma, sarà sicuramente una passeggiat...AAAAH!
Era caduto inciampando in una radice.
- Sto bene! - Aggiunse infine, rialzandosi in piedi, per non preoccupare il genio.

- No, tu non stai bene, mentalmente intendo - Sospirò Don. - Ed April, chissà cosa le sarà successo?

- Ehy, bro, - Lo incalzò Mick, - Ricordi? Siamo ninja! Possiamo saltare di albero in albero, spiare i dintorni.

- Mickey, finalmente una buona idea! - Si congratulò il viola.

Entrambi si arrampicarono, e raggiunsero la punta degli alberi.

Don fece il punto della situazione: una zona boschiva che si affacciava sulla costa, sulla sinistra un villaggio, e attorno, disposti in cerchio,quattro accampamenti romani.
Era assorto nel calcolare le distanze, quando l'ulro del fratello, su un albero a fianco, gli fece crollare i numeri in testa come un castello di cartello.
Questa volta, però, fu per una buona ragione.

- April! L'ho vista!

- Dove? Dove? - Chiese Don, scrutando a destra e a manca. - Non vedo nulla!

- Dalla tua zona è non si vede, ma da qui si vede chiaramente la ragazza in compagnia di alcuni uomini vestiti di verde.

- Soldati romani? - Chiese incredulo Don. - April è stata catturata dai romani?

Era un guaio, il contatto con degli autoctoni. E in più dei militari! Il viola cercò di balzare sull'altro albero, per poter vedere meglio. L'agitazione però gli fece un brutto scherzo, e per sbaglio andò a finire addosso al fratello.
Insieme caddero dall'albero, in un volo di alcuni metri.
Michelangelo si lamentò, dolorante.

- Sei impazzito, Donnie?

- Silenzio! - Gli intimò Don, con un tono così secco che l'arancione ammutolì: gli sembrava quasi Raf.

La concentrazione era vitale, le risorse in quel momento erano tese a quel piccolo attimo in cui era riuscito a vedere la scena. Un decimo di secondo, ma abbinato alla mappatura precedente forniva una preziosa indicazione.
Calcolò tutte le variabili, e infine il risultato venne fuori. automatico, dalla bocca di Donnie.

- Circa dieci minuti di corsa, direzione Sud, Sud Ovest, si dirigono verso Sud, Sud Est, il che vuol dire che per intercettarli dobbiamo muoverci immediatamente verso quella direzione.

Il dito si posò lesto, indicando l'obiettivo.
Ma c'era di mezzo un problema, che divenne immediatamente evidente agli occhi dei fratelli: il dito in quel momento si era posato... su una pancia.

Le tartarughe si ritrovarono ad osservare, basiti, due guerrieri celtici, di quelli che Don aveva studiato sui libri di storia, e Michelangelo in TV nel film di "Braveheart Cuore Impavido", che OK, non è esattamente la stessa cosa, ma per l'arancione andava bene lo stesso.

- Oh, cavoli. - Fece Don, punzecchiando un paio di volte per sincerarsi della consistenza dell'adipe prominente dell'uomo, grosso come un armadio, a torso nudo, e con degli immensi pantaloni a righe che gli arrivavano fin sopra l'ombelico. I baffi castani adornavano il nasone sul viso paffuto. Gli occhi erano minuscoli, ma in quel momento ben spalancati dallo stupore. Un elmetto minuscolo faceva da tocco finale.

- Oh, cavoli, - Fece eco il gigante, voltandosi poi verso il compagno.
- Hai visto, Asterix? Sono piovuti dal cielo!

L'altro era un ometto molto più piccolo, quasi più delle tartarughe stesse, dai baffi e capelli biondi, una maglia nera e pantaloni rossi. L'espressione era molto attenta e curiosa. Un elmo alato completava il tutto.

- Non dal cielo, Obelix, dagli alberi! - Spiegò l'altro, - Ma per Toutatis, chi...o che cosa sono?

- Sono verdi, Asterix, indubbiamente sono spie romane!

Il mastodonte si sfregò le mani, ansioso di menarle.
Asterix si sfregò i baffi biondi, perplesso.

- Ma hanno anche la pelle verde! Che sia un travestimento?

- E da cosa ci dovremmo travestire, da ...tartarughe? - Rispose Michelangelo, stufo di quel discorso.

- Ha ragione lui, tu pensi troppo, Asterix!

Il gigante partì all'attacco, con un poderoso pugno.
Quasi ridendo, l'arancione schivò il colpo.
Con gran sorpresa, l'altro tentò con l'altro pugno, venne schivato con una agile capriola.

- Per favore, possiamo spiegare... - Tentò di intercedere Donatello, ma Michelangelo lo precedette con una battuta poco felice ai danni di Obelix.

-  Cosa c'è, omaccione? Sei lento perché sei troppo...grosso?

Come sventolare un drappo davanti a un toro.

- Non sono grosso! - Ribatté Obelix irritato, con una serie di colpi che andarono tutti a vuoto.

L'ilarità di Micky si spense, però, quando un pugno appena schivato andò a cozzare contro un albero.
Il tronco, semplicemente, si spezzò in due.

- Uh, abbiamo un altro Hun.

L'arancione decise che era venuto il momento di far intervenire i nunchaku.

- Non sono certo armi romane! - Esclamò Asterix, allarmato, mettendo mano alla inseparabile fiaschetta di pozione magica.
Un colpo, però, gliela fece volar via, per opera del bastone di Donatello.

- Chi siete voi? - Chiese ancora Asterix, fissandolo negli occhi.

- Per favore, - Implorò la tartaruga, vedendo nel piccoletto un individuo ragionevole. - Parliamone.

Il gallo annuì.
Intanto il duello tra gli altri due continuava.
Ci furono un altro paio di pugni andati a vuoto, nei quali Micky sfruttò le aperture per far atterrare i nunchaku sulla testa dell'avversario.
Obelix barcollò, in stato confusionale, roteando su sé stesso come un ubriaco.

- Mickey, smettila subito! - Ordinò Donatello.

- Uffa! - Sbraitò l'arancione, girandosi in direzione del fratello. - Proprio ora che stavo vincend...

Distratto, Mickey non si avvede di Obelix che continuava il suo girotondo a mo' di Giostra del Saracino nella sua direzione, col risultato di...

PAF!

Un manorovescio del tutto casuale investì l'arancione, che venne scagliato come un proiettile in aria, per poi ricadere, dopo un lungo volo, dietro un cespuglio.
Anche Obelix terminò il suo girotondo e si abbandonò a corpo morto sul prato.

- Doppio K.O. - Commentò Donatello, rinfoderando il bastone.

Asterix corse a controllare le condizioni del suo amico.
Donatello si offrì. - Ho nozioni di medicina, posso aiutare.

- Sei anche tu un druido, come il nostro Panoramix? - Chiese il biondino.

- Non esattamente. - Tagliò corto Don, un po' imbarazzato. E si concentrò sulla diagnosi. - Nulla di grave il tuo amico. Si riprenderà tra due o tre ore.

- E' pronto in tavola?. - Obelix sollevò la testa.

- Ho detto ore, non secondi! - Esclamò il viola. - Come può essersi già ristabilito?

- Beh, - Spiegò Asterix, sorridendo. - Lui è uno "speciale"!

Una voce protestò, da dietro il cespuglio.

- Ehy, a me nessuno pensa?

- Mickey! - Urlò il fratello. - Stai bene?

- Credo di sì, ma hai preso la targa dell'autocarro che mi ha investito?

- Così impari, testa grulla! Sei persino più testardo di Raf. Dai, esci fuori!

- Ehm, - La voce di Michelangelo si fece imbarazzata. - Ci sarebbe un problema...

- E quale?

- Il guscio ai tuoi piedi. Gettamelo, che sono nudo!

Donatello non capiva.

- Il gusc... Argh! - Gli venne quasi un colpo, a vedere ai suoi piedi l'involucro che per tutta la vita aveva visto addosso al fratello. Lo prese in mano, affascinato. - Ma allora aveva ragione Isabel. Il carapace si può togliere...

Michelangelo richiamò la sua attenzione con un colpo di tosse.

- Ah, scusa. - Donatello, lanciando il guscio alla mano tesa di Mickey, si domandò di quanta potenza doveva essere dotato quell'uomo, se la violenza di un solo manrovescio era sufficiente a separare una tartaruga dal suo guscio.  Non che l'albero abbattuto non lo avesse convinto, beninteso.
Sulla scena fece capolino, correndo, un cagnolino bianco, abbaiando preoccupato.
Dimentico di tutto e tutti, Obelix acchiappò il fido animale.
La scena era così tenera, che il neo-ingusciato Mickey saltò fuori dal cespuglio, con espressione sognante.

- Kawaii!!! - Esclamò come una bimbetta otaku. - Cucciolo, Cucciolino! Fammelo abbracciare! Ti prego! Ti prego!

- Si chiama Idefix. - Spiegò il gigante, porgendo delicatamente il botolo.

Mickey lo accarezzò con infinita tenerezza.
Dopo aver fatto le presentazioni sul "come ci chiamiamo", era venuto il momento del chiarire su "chi siamo".
Iniziò il mutante nerd.

- Asterix, avrai capito bene che non siamo umani.

- Non avevo mai visto in effetti tartarughe camminare e parlare. Che creature siete?

- Ehm, ecco... 

Mica tanto facile da spiegare, per Don.
Sarebbe facile dire che un componente mutageno fabbricato da creature aliene di un'altra dimensione ha mutato quattro tartarughe d'acqua in esseri antropomorfi, allevati a loro volta da un ratto (o uomo mutato in tale) all'arte del ninjtsu.
Un po' meno facile è spiegarlo a gente che non ha idea neppure della metà dei concetti usati in tale spiegazione.
La soluzione la fornì l'imprevedibile Micky.

- Spiriti della foresta. Viviamo tra gli alberi e osserviamo tuuuuttto! - Fece, con fare teatrale. In fondo era meglio così. Proprio come quando li scambiarono per dei kappa quella volta nel Giappone medievale.

- Ma non si sono mai viste tartarughe della foresta. - Appuntò Obelix.

- Ma siamo vicini al mare! E da là che veniamo! - Corresse Donatello.

Il biondino si lisciò di nuovo i baffi, pensieroso.

- Sarei molto curioso di sapere il parere del nostro druido.

- Non abbiamo tempo! - Si affrettò a ribattere il viola.

Michelangelo aggiunse. - Già! La nostra amica April è stata catturata dai ...hai detto "romani", prima, Don?

- Precisamente!

Bastò la parola "romani" a drizzare l'attenzione dei due gallici.

- Da quale parte? - Domandò Asterix.

Donatello indicò la direzione approssimativa, ma... - Visto il tempo che abbiamo perso, a quest'ora potrebbero essere ovunque!

- A questo si può porre rimedio. Ma avrete bisogno del nostro aiuto. A proposito, dov'è finita la pozione magica? - Si domandò il galletto, cercando attorno a sé.

- Intendi il beverone che  è contenuto in questa borraccia? - Domandò Michelangelo, raccogliendo da terra il contenitore suddetto, ai piedi di un albero.

- Esatto! Dona una forza sovrumana.

A Mickey non parve vero di sentire quelle parole. Sarebbe stato un Turtle Titan con autentici poteri, mica solo nell'immaginazione di un fumetto.

- Figata! La voglio provare!

- No! - Lo fermò Donatello. - Forse quella pozione può fare effetto sugli esseri umani, ma noi siamo mutanti, non possiamo sapere di eventuali effetti collaterali. Potremmo...mutare in mostri!

- Uffa! - Sbuffò l'arancione, rilanciando la pozione ad Asterix. - Mi sembri Leo in questo momento. Sempre a rovinarmi ogni divertimento.

Obelix ebbe un moto di simpatia verso quest'ultimo. - Come ti capisco. Anche a me hanno vietato di bere quella pozione.

- Perché tu ci sei caduto dentro da piccolo e in te gli effetti sono permanenti! - Gli spiegò, per l'ennesima volta, l'amico.

- Quindi diverrei forte come Obelix? - Trillò l'arancione, entusiasta. - Con due pugni del genere, Bam! Bam! - Mimò una scazzottata. - Shredder e il Foot Clan sarebbero storia!

- Mickey, non puoi, per due motivi precisi! Il primo, è che, come dice il Maestro "la forza è già dentro di noi, la si coltiva con la disciplina e l'esercizio, e non ricorrendo a scorciatoie magiche. Sarebbe come barare"

Michelangelo sbuffò di nuovo. - Uffa! Mi sembri di nuovo Leo.

- E il secondo motivo, noi da piccoli abbiamo già fatto il bagno in una sostanza ehm... "magica". E hai visto i risultati: non è il caso di rischiare solo per curiosità.

- Ora mi sembri di nuovo il solito Donnie. - Concluse l'altro, con un mezzo sorriso ironico. - Va bene, facciamo come vuoi tu.

- E' tempo di botte! - Sussurrò Obelix, sfregandosi le mani.

- Sì, ma dove andare? - Chiese il viola.

Obelix sorrise. - Come ha detto Asterix, a questo c'è rimedio. Idefix!

Il cagnolino, chiamato per nome, assunse una posizione di punta.

- Bravo piccolino. Avete qualcosa della vostra amica da fargli annusare?

- Ma certo! - Donatello prese dalla cintura un vecchio fermacapelli dell'amica, regalo di tanto tempo fa. Lo aveva sempre conservato come un portafortuna, e adesso, finalmente quella fortuna era arrivata.
Idefix fiutò per bene il cimelio, poi partì a razzo nei meandri del bosco.
Tutti lo seguirono, di corsa.

La zona era particormente fitta di alberi, cosa che la rendeva difficilmente praticabile.
Se le tartarughe potevano agilmente dribblare gli alberi, la stessa cosa non valeva per i galli.
Dopo alcuni minuti, la direzione divenne inequivocabile, per Asterix.

- L'accampamento di Babaorum.

Intanto, Obelix, in disparte, domandò a Michelangelo.

- Ma questa vostra amica, April, è uno Spirito come voi?

- Lei? Oh no! E' umana!  E' una ragazza! - Il tono di Mickey divenne via via più malizioso e più confidenziale. - Giovane! E molto... molto carina!

Bastò questa constatazione a far arrossire il grosso compare, reazione che divertì l'arancione.
A quanto pareva, era un timidone simile a Donatello.
Quest'ultimo, a proposito, aveva le orecchie tese sulla conversazione, perché la piega presa non gli piaceva affatto. Cercò di nascondere un irrazionale moto di gelosia.

Michelangelo, intanto, ebbe un'idea.

- In questo momento chissà cosa staranno facendo, quei cattivi dei romani, alla povera April? Chissà quali sofferenze...? Quali torture?

E a quelle parole, soffriva anche Donatello, immaginandosi il peggio.
Ma anche Obelix non era immune, ed era con quest'ultimo che Mick insisteva con le parole "Ragazza molto carina", "Prigioniera" e "Romani".
Il drappo davanti al toro era stato sventolato.
Le energie e la motivazione di Obelix si moltiplicarono, e le gambe raddoppiarono la velocità, trasformandolo in un treno in corsa che presto distanziò tutti, e non tenne conto di alcun ostacolo, spazzando ogni cosa senza pietà.
In pochi secondi il gigante aveva creato un sentiero comodamente percorribile.

Intanto, a Babaorum, il centurione Docujuscujus, lisciandosi il mento, stava osservando la piccola prigioniera di guerra, ricambiato con d'odio.

- Lasciatemi andare, brutti... brutti...

L'ufficiale la ignorò, e si rivolse al decurione Aiuschemalus.

- Sicché vi siete imbattuti in questa piccola ragazzina durante il pattugliamento.

- Proprio così! - Confermò il sottoposto. - Ed ha opposto una strenua resistenza, di fronte alle nostre domande.

- Domande? Mi avete messo praticamente in catene! - Protestò April.

- E' 'na furia! - Commentò un legionario, che la indicò mentre si teneva un occhio pesto. - Ha steso almeno tre legionari a calci, prima de riuscì d'avenne ragione.

La notizia scandalizzò il centurione.

- Una ragazza che tiene testa a tre soldati? Inaudito! Dev'essere una spia di quei dannati galli.

Il decurione annuì. - Non c'è altra spiegazione. E poi, che scandalo! Una donna coi pantaloni!

- Oh, sì, e anche così giovane. Decisamente disdicevole. I galli hanno perso ogni forma di decoro?

- Toglietemi queste catene, e ve lo faccio vedere io il decoro! - Soffiò April, ringhiante. Cercò di muovere una gamba in direzione della faccia dell'ufficiale, ma le catene ben spesse la fermarono.

All'improvviso uno squillo di tromba allertò tutto l'accampamento.

- Allarmi! Siamo sotto attacco! - Urlò una sentinella.

- A quanto pare la reazione di quei bifolchi non si è fatta attendere. - Commentò il centurione. - Ma questa volta ho un asso nella manica.

Con un cenno della mano, ordinò a due nerboruti legionari di prelevare di peso l'ostaggio con tutte le catene, e portarlo via. April tentò di scalciare o divincolarsi, ma invano.
Il decurione intanto stava organizzando le truppe.

- Rinforzate gli sbarramenti! Posizionatevi ai lati per l'accerchiamento dell'avanguardia.

Le truppe, addestrate da sempre all'arte della guerra, si sistemarono presto in formazione, preparandosi all'urto.
Perché di urto in effetti si trattò: Obelix, come un ariete, sfondò l'enorme cancello di legno.
Una pioggia di scheggie si sparse ovunque, insieme al polverone che l'erculeo guerriero si era portato dietro.
Lo spiazzo d'ingresso si popolò ben presto di decine di guerrieri, armati di pilum e gladi.
Volarono i primi schiaffi, e di conseguenza, volarono i primi avversari.
C'era confusione ovunque.
Asterix si fermò appena prima dell'entrata.

- Andate avanti, - Disse. - Devo prima bere un sorso di pozione.

I due mutanti estrassero le armi e cominciarono la loro avanzata.
Idefix li precedette nella carica, e subito saltò ad azzannare un soldato in avanscoperta.
Mentre questo correva urlando dal dolore, Mickey commentò. - Woah! Il cagnolino è carinissimo, ma morde come un Mouser!

Il resto dei legionari corse loro incontro, urlando di furore.
L'arancione rispose a tono con il suo "Buyakasha", e cominciò a volteggiare i turbinanti nunchaku per abbattere, uno dopo l'altro, gli avversari.
Don roteò il bo per deviare le punte di un gruppo di lancieri, poi sfruttò la sua arma come sostegno per spazzarli via con un unico calcio al volo.
Impegnati nella lotta, entrambi i ninja sentirono come un rombo di tuono e la coda dei loro occhi percepì un'esplosione di luci.
I loro spiriti, soprattutto, avvertirono l'aumento esponziale del ki del loro amico.
Quest'ultimo li raggiunse con la velocità di un proiettile e l'imprevedibilità di una pallina da flipper, una silhouette di colore rosso e nero che zigzagava per il campo scagliando via ogni soldato che incontrava.
Il decurione, intanto, urlava ordinì ai superstiti.

- Formazione a testuggine!

Una formazione di soldati si raggruppò in un quadrato perfetto, alzando scudi rettangolari in ogni dove. Diverse lance uscivano dagli interstizi tra un riparo e l'altro.
La particolare tattica fermò per la prima volta l'impeto di Michelangelo.

- Tortoise versus Turtles. - Commentò, anche se di fatto era come aver a che fare con un porcospino gigante. Si voltò verso il fratello, in cerca di un consiglio. - Don, che facciamo?

- Un bel problema. - Congetturò l'altro. - Quelle punte ci impediscono di avvicinarci, e anche se ci riuscissimo, non potremmo far molto contro quegli scudi.

- Scacco matto, galli! - Urlò Aiuschemalus, con un ghigno di trionfo. - Finirete allo spiedo!

Il piccolo gallo biondo fermò la sua corsa, e mostrando nonchalance, camminò verso il sottufficiale.
Il decurione si sentiva spiazzato. Quel barbaro non sembrava affatto turbato o innervosito. Anzi, i baffi era rivolti all'insù, in un sorriso ironico e pacato.
Impanicato,  tirò fuori il gladio e lo puntò in direzione di Asterix.

- N-non ti avvicinare!

Stando attendo a non tagliarsi, il gallo afferrò saldamente la lama dell'arma, strappandogliela facilmente come lo si farebbe ad un bambino.
Aiuschemalus se la fece quasi addosso, aspettando il fatale momento in cui sarebbe stato trafitto con la sua stessa arma.
Cosa che (ovviamente) non avvenne. Buttando via l'utensile come se fosse un ferrovecchio, Asterix afferrò il pover'uomo per una gamba e lo sollevò, tenendolo a testa in giù.

- Donatello, hai detto che non possiamo avvicinarci. - Chiese Asterix, cominciando a roteare l'uomo come un lanciatore di martello. - Ma lui può.

La prese venne lasciata, trasformando il decurione in un proiettile umano.
Nella formazione a testuggine si creò una certa confusione, tra lance lasciate cadere a terra e scudi deviati, allo scopo di non impalare o ferire il proprio superiore.
Il risultato fu uno: - Strike! - Come urlò, esultante, Michelangelo: scudi, armi e soldati tutti a terra.
Obelix si occupò di finirli, a suon di pugni in testa.
Il morale della truppa calò a picco, e cominciarono a vedersi i primi disertori in fuga.

- Dov'è April? - Si domandò intanto il viola, agitato. - April! - Gridò, con tutte le sue forze.

Un mugolio soffocato  arrivò alle orecchie allenate del viola.
Gli occhi, però, assistettero a uno spettacolo più angosciante.
L'amica era posta,  legata con  una robusta catena,  sulla cucchiara di una catapulta.
Il centurione, con grasse risate, era ai piedi della stessa, un coltello pronto a tagliare la corda di lancio.

- L'abbiamo dovuta imbavagliare. Oltre che scostumata, è anche molto volgare. - Spiegò Docujuscujus. - Arrendetevi a Roma, galli! O questa ragazza si farà un bel voletto.

Donatello strinse il bastone fino a farsi venire le nocche bianche.
Obelix guardò la ragazza, e arrossì due volte, la prima per l'emozione nei confronti di una così bella fanciulla, la seconda per la rabbia nei confronti di quel romano vigliacco.
Tentò di caricare come un bufalo impazzito, tanto che Asterix dovette trattenerlo con la forza.
Idefix digrignava i denti e ringhiava tutta la sua disapprovazione.

- Sei l'essere più meschino, vigliacco, e strisciante che abbia mai incontrato da... - Michelangelo fece una pausa. - Beh... due giorni a questa parte!

Romano, - Soffiò Asterix, tenendo sempre più a stento l'amico. - Sai anche tu che non te la caverai.

- Già, - Aggiunse l'arancione, - siamo in quattro... - E sentendo il latrato del cane. - ... cinque contro uno. Non è bastato un esercito a fermarci, come puoi farlo tu?

- Qualcuno di noi ti metterà le mani addosso. - Dichiarò Obelix. - E per te...

- E soprattutto, se succede qualcosa ad April... - Concluse Don, con gli occhi di fuoco. - Ti inseguirò anche in capo al mondo!

In risposta, il centurione proruppe in una irritante risata.

- Credevate che non fossi preparato? Vi presento le mie guardie del corpo.

Uno schiocco di dita, e si fecero avanti le due montagne di muscoli che avevano trasportato April fino a lì.
Con stupore dei galli, i due romani si proruppero in una serie di urla e pose strane che le tartarughe riconobbero come kata di arti marziali.
Con orgoglio, Decujuscujus lì presentò.

- Lui è Ciacnorrus.

A Michelangelo parve la fotocopia del suo ex-mito Chirs Bradford, solo senza barba.

- E lui è Claudius Vandamus.

L'arancione lo associò, stavolta, al vecchio Hun.

- Entrambi, - Spiegò l'ufficiale, - Hanno studiato un particolare stile di lotta appreso nelle regioni più orientali dell'Impero Romano. Voi Galli avete una forza straordinaria, è vero, ma entrambi sono dotati di una velocità e una tecnica tali da potervi ritorcere contro il vostro stesso potere.

I due avversari partirono all'attacco.
Don evitò un calcio alto, e Mickey un pugno.
Le tartarughe tentarono dei contrattacchi con le armi, ma entrambi vennero presi al volo e scaraventati ai piedi dei Galli.
La potenza degli Romani infervorò Obelix, lanciandosi alla carica sicuro di sé.
Venne afferrato per un braccio da Ciacnorrus e proiettato in aria, ricevendo un calcio al volo da Vandamus.
Rispedito a terra, il grosso Gallo cercò di scacciare le stelline che gli stavano danzando attorno alla testa.
- E' come quella volta con Cylindrix il germanico. - Commentò Asterix. - Quello delle Dodici Fatiche. La forza bruta non servirà.

- Ma Asterix,  - Gli rispose l'amico. - Non mi sembrano neppure tipi che puoi convincerli a battersi da soli!

- Temo di no! - Sospirò il biondo.

- Vi arrendete? - Incalzò il centurione, la lama a contatto con la fune. Poi gli venne un'idea che lo eccitò. - Non avete molto tempo.

La lama del coltello cominciò, con movimenti lenti, a sfregare la fune, lasciando un piccolo solco che diveniva via via più profondo.

- Brutto vigliacco! - Donatello scattò in avanti, ma le due furie Romane lo costrinsero alla difensiva.

Michelangelo fece il punto.

- Ricapitoliamo. Nel giro di qualche secondo dobbiamo abbattere due specialisti di arti marziali, raggiungere la catapulta, abbattere il centurione e salvare April. Siamo in quattro, pardon, cinque con il cagnolino, ma non abbastanza veloci e forti.

Guardando negli occhi Asterix, Donatello prese una decisione.

- Ho bisogno di bere quella pozione.

Michelangelo si fece prendere da un attacco di panico.

- Ma sei impazzito? Non eri tu a parlare dei rischi? Che sui mutanti gli effetti sono imprevedibili e tutto il resto?

- E' vero, ma non ho scelta. - Spiegò il fratello. - Per salvare April.

Asterix schioccò le dita. - Ma certo!

Tutti lo guardarono con curiosità.

Il piccolo Gallo prese in mano la borraccia e la porse a Don.
La tartaruga la raccolse.

- Grazie.

- Aspetta, però. Non dovrai berla. Ho un piano.

Si misero in cerchio, ognuno con le braccia sulle spalle degli altri, come il briefing di una squadra di rugby.
Poi tutti annuirono e si misero in posizione.

- Vi aspettiamo! - Sfidò a gran voce Asterix. - Se ci volete, veniteci a prendere.

I due Romani partirono all'attacco.
Donatello, tenendo una mano stretta sulla borraccia e con l'altro braccio a tenere Idefix, saltò sulla gigantesca manodi Obelix.
Asterix si lanciò all'attacco, preceduto dall'arancione.
Appena i due colossi furono a tiro, il ninja lentigginoso si occupò di tenerli impegnati, Asterix in posizione di difesa.

- Ora! - Urlò Don.

Obelix lanciò il viola con la stessa leggerezza di un menhir. Al volo la tartaruga lanciò Idefix addosso al centurione.
Le piccole ma tenaci fauci del cagnolino si chiusero sulle terga dell'ufficiale, procurandogli un dolore atroce.
Obelix si unì all'arancione e all'amico, ma rimanendo anche lui sulla difensiva.
Donatello atterrò sulla cucchiara, e tolse il bavaglio ad April.
I due si guardarono negli occhi per un attimo.
Intanto il centurione, nel tentativo di colpire Idefix, stava agitando il coltello alla cieca, e i fendenti veniva sferrato pericolosamente vicino alla corda.
Senza perdere tempo, il viola porse la borraccia ad April.
- Bevi!
April guardò la borraccia e poi lui, non capendo.
- Ora! - Insistette l'amico.
Senza più esitare, la ragazza bevve un sorso di quella strana sostanza.
E appena in tempo, perché in quel preciso momento la corda veniva tranciata di netto.
Il palo si alzò come un maglio, e poi...si spezzò, crollando.
E crollò tutta la catapulta, distrutta in una catasta di rottami.
Poi, l'intera catasta venne alzata con una sola mano da una April incredula.
Buttando via senza sforzo svariati quintali di roba, la ragazza osservò sé stessa, e poi un Donnie ancora più stupito di lei.

- Che mi sta succedendo? - Si domandò. - Mi sento...super!

Quel momento di euforia si trasformò in desiderio di rivalsa, non appena i suoi occhi azzurri si posarono sul centurione.
Bastò un ceffone, e quel presuntuoso non era più lì, ma era stato scaraventato chissà dove, come un pallone da spiaggia. Beh, in fondo, pallone gonfiato lo era.

Intanto, dall'altra parte, il duello si era concluso altrettanto rapidamente.
La velocità di Mickey aveva avuto ragione dei due Romani, riuscendo a schivare tutti gli attacchi e a far atterrare i nunchaku sulla testa di entrambi.
E bastò quel momento di stordimento a far concludere la partita ai due Galli, con due pugni sincronizzati e ben assestati.
Altri due Romani erano partiti in volo nel cielo, illuminati dal sole che stava per tramontare.

Donatello e Obelix, con gran sollievo, ma soprattutto una grande eccitazione, non stavano più nella pelle
alla sognata prospettiva di ricevere un qualche "ringraziamento" dalla fanciulla salvata, scambiandosi un'occhiataccia di gelosia.
Dovettero desistere, delusi, perché Idefix aveva rubato la scena, coccolata dalla dolce rossa.
Tutta la scena fu osservata dai compagni, in preda alle risate.

Fu in quel momento che finalmente, apparve, come al solito per puro caso, Renet.

- Finalmente vi ho trovati! - Esclamò l'apprendista custode del tempo.

Una donna levitante nel cielo impressionò i Galli.

- Che sia la dea Brigid 
? - Si domandò il biondino. (È una dea celtica ndr)

Michelangelo scosse la testa. - No, lei sarebbe...bah, lasciamo perdere.

- Già, anche perché è il momento di tornare a casa! - Annunciò la bionda.

- Uh, peccato. - Commentò Obelix, dispiaciuto.

Don strinse la mano ad Asterix.

- Beh, è stato un piacere.

- Passateci a trovare, qualche volta.

- Oh, con quella bionda lì, non me ne stupirei. - Confessò il viola, indicando Renet, che accolse il riferimento con un gran punto interrogativo sulla testa.

Dall'altra parte...  - Ehm, Obelix... - Michelangelo si grattò il muso, con aria imbarazzata.
Poi si tuffò sul pancione del Gallo, abbracciandolo affettuosamente.

- Scusa, scusa, scusa se ti ho chiamato grosso! Non sei grosso, sei un grande! E sicuramente si vede che sei un buongustaio e ti piace mangiare. Sei sicuramente una persona di palato raffinato!

Tal dimostrazione empatica imbarazzò l'omone, che arrossì. - Beh, forse qualche peccatuccio di gola ce l'ho.

Michelangelo si staccò, fulminato da un'idea. - Avete carta e pergamena?


***

Quella sera, solito banchetto serale, Obelix era in attesa.

Asterix, a fianco, domandò a Panoramix, al quale era stata consegnato il misterioso scritto.

- Cosa vi era in quel documento, o druido?

Il druido si lisciò la lunga barba bianca.

- Una ricetta, mio buon Asterix. Molto semplice, ma anche geniale. Un impasto di acqua e farina, mozzarella e pomodoro, al quale si possono aggiungere diversi ingredienti a piacere. La chiamano "Pizza".

- Pizza? - Commentò Asterix, curioso. -  Che buffo nome.

- Mi piace, - Intervenne Obelix. - Somiglia alla "pizze" che diamo di solito noi ai romani.

- E possono esserci pizze di tutti i tipi, - Aggiunse il druido. - Ai funghi, ai peperoni, ai quattro formaggi.

- E tu, Obelix, - domandò il piccolo Gallo. - Che pizza ai scelto?

- Che domanda banale, Asterix. Mi conosci bene!

E spalancando le braccia, Obelix ebbe l'onore di ricevere al volo la prima pizza gallica mai creata.

- Naturalmente, la Pizza al Cinghiale! - Urlò a gran voce, tra le allegre risate generali.



Fine.






















  
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