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Autore: Alexandre94    09/04/2017    2 recensioni
Cosa è realmente successo tra Tony e Pepper prima di Civil War?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La verità è che avevo sbagliato, avevo sbagliato tutto.

Se solo gli fossi stata accanto tutto questo non sarebbe successo. 

Per una volta che ho pensato a me e ho cercato di proteggermi, l’uomo che amo non è riuscito a capirmi, o io non sono riuscita a capire lui. 

*BIP… BIP… BIP…*

Il rumore dei macchinari, per quanto flebili, erano assordanti. Davano il ritmo ai miei sensi di colpa: ogni “BIP” era un colpo al mio cuore, ogni “BIP” mi ricordava quanto ero stata egoista.

E’ colpa mia, è solo colpa mia se lui in questo momento è in pericolo di vita. Se soltanto mi avesse dato ascolto, se soltanto si fosse impegnato per un momento a comprendermi, se soltanto io avessi compreso lui.

Era così immobile sul letto di ospedale. 

-Signorina Potts…-

Mi girai lentamente, riconoscendo la voce.

-Happy- Lo guardai sorridendo, mi aveva portato l’ennesima tazza di caffè. -Che ne dice se la accompagnassi a casa?-

Sapeva come avrei risposto. Tornai a osservare Tony dentro la stanza dell’ospedale, avrei voluto toccarlo, parlargli, ma un vetro mi divideva da lui. Per ora non avrei potuto avvicinarlo.

-Happy vai tu, non ti preoccupare per me, è giusto che rimanga qui.- Non lo guardai mentre parlavo, non ci sarei riuscita.

-La prego, non faccia cosi, non è colpa sua.- Happy era sempre stato gentile con me e anche adesso cercava di tirarmi su di morale, inutilmente. 

Rimasi ancora in silenzio, abbassai lo sguardo sulle mie mani e strinsi il fazzoletto umido, le nocche mi diventarono bianche e le unghie si conficcarono nei palmi, ma non sentii nulla.

Happy allungò le sue e me le strinse, stavo cercando in tutti i modi di non piangere, non di nuovo, ma forse nessuna lacrima sarebbe scesa, ormai le avevo finite.

-Come sta Rhodey?- Le mie parole erano atone, senza sentimenti, quelli stavo cercando di ricacciarli il più lontano possibile dal mio cuore.

-Oggi meglio, anche lui è preoccupato per Tony, ma anche per lei.-

Avevo fatto visita anche a lui in quei giorni interminabili passati in ospedale, ci avevo parlato, mi ero fatta raccontare tutto, di Steve, di Visione, della battaglia. Di quanto io gli mancassi e forse era proprio per questo che mi sentivo così impotente, cosi in colpa. 

Lo avevo lasciato, lui aveva bisogno di me ma io lo avevo lasciato. Mi ricordavo ancora i suoi occhi e come avrei potuto non ricordarli? Erano neri come la pece e non riuscivano a guardarmi in viso, ma nemmeno io ci riuscivo, non più. Dopo tutto quello che era successo con Killian avevamo rafforzato il nostro rapporto, per un primo periodo avevo avuto il terrore di bruciarlo, ma poi le cose erano andate a posto, stavamo bene, eravamo innamorati e sembrava che Iron Man non si sarebbe più intromesso tra noi. Ma dopo Ultron tutto si era fatto più complicato: erano tornati gli attacchi di panico, erano tornate le nottate in laboratorio, era tornato Iron Man, ma l’unica cosa che non era tornata era Tony. 

Avevo provato a stargli vicino, a ricordargli cosa era successo con il Mandarino, a rassicuralo e soprattutto a tenermi per me tutto quello che pensavo. Perché non ero rimasta male del fatto che non avesse mai smesso di creare le armature, non ero rimasta male del fatto che avesse creato un robot omicida che stava per distruggere il mondo. Mi ero fatta semplicemente da parte, mi ero focalizzata sulle industrie, avevo provato a fare finta di niente, ed è proprio questo che ci ha portato qua: con Tony in coma.

Ma cosa avrei potuto fare? Me lo chiedo tutte le notti, tutti i giorni. Tony non è più stato lo stesso dopo la battaglia e nemmeno io dopo Extremis. Era arrivato un momento in cui non ero più riuscita a capirlo, lui si rintanava in se stesso proprio come prima, aveva gli incubi e anche se provavo a svegliarlo e ad abbracciarlo niente lo fermava, aspettava che mi addormentassi e andava in laboratorio. Ma quella sera non riuscii più a fare finta di niente. 

 

Quella sera andai in laboratorio, per la prima volta lo seguii e lo vidi. Mi sarei immaginata che costruisse altre armature, proprio come aveva fatto in precedenza, ma non mi sarei mai immaginata questo: Tony con addosso pezzi dell’armatura davanti alle immagini dell’attacco a New York e la battaglia contro Ultron.

-Tony… Cosa stai facendo?-

I suoi occhi erano due pozzi, il suo viso era stremato dal non dormire e piangeva. Non lo avevo mai visto in quello stato, nemmeno prima. Feci un passo avanti ma mi pietrificai immediatamente.

-Non dovresti essere qui, tu non vieni mai qui.- La sua voce era irriconoscibile, era roca e bassa. A malapena riuscii a capirlo.

-Tony… - 

-Mi dispiace… Volevo solo proteggere il mondo, volevo soltanto proteggere te e invece ho rischiato di distruggerlo. Potrai mai perdonarmi?- Il suo viso non nascondeva nessuna emozione, era come un bimbo indifeso che piangeva e tremava.

-Friday metti a posto l’armatura.- 

-Si signore.-

I pezzi dell’armatura si staccarono da lui per andare al loro posto sulla parete del laboratorio. Era tornato a essere se stesso. Si avvicinò lentamente e allungò le sue mani verso le mie. Erano calde e umidicce, ma sempre forti e salde. Ci guardammo negli occhi per attimi che sembravano un eternità. Non avevamo mai parlato di quello che era successo, lui non ne aveva mai voluto parlare. Alzai le mani per afferrargli il viso, ma si scansò. Lo guardai interrogativa, volevo sapere cosa stesse pensando.

-No… non farlo.- La sua voce era bassissima, quasi un sibilo.

-Cosa c’è? Sono qui Tony, parlami.- Adesso aveva gli occhi bassi, cercai il suo sguardo ma non ci riuscii.

-Niente, nulla, torniamo a letto.-

Rimasi immobile, allibita dalla sua risposta.

-No, perché ti comporti cosi? Perché non riesci a dirmi quello che provi?-

-Non c’è nulla da dire…-

-Non c’è nulla da dire?! Io non ce la faccio più Tony, questo che c’è tra noi non è più un rapporto, non è più nulla ormai.-

Non so come quelle parole uscirono dalla mia bocca, forse era stata la stanchezza, la frustrazione, la delusione accumulata in quelle settimane. Ma dopo quella frase ricordo solamente Tony solo nel laboratorio, con la testa abbassata e le sue lacrime che bagnavano il pavimento. Feci le valigie e me ne andai dalla villa, e non lo sentii più. In quei giorni prima dell’attentato mi ero isolata dal mondo, solo Happy era passato da me per sapere come stavo. Poi tutto si era complicato.

 

Una presenza alla mia destra mi fece destare dai miei pensieri, silenziosa come un fantasma. 

-Visione… Mi hai spaventata.-

-Mi scusi signorina Potts, non era mia intenzione.- 

-Lo so.- Ci fissammo per qualche secondo, poi tornammo a osservare Tony.

-Signorina Potts, lei si sente in colpa, ma non dovrebbe, Tony la ama profondamente e non è stata colpa sua se tutto questo è successo, se vuole trovare un colpevole ce lo ha accanto.-

Strinsi ancora il fazzoletto, era così strano sentire la voce di Jarvis provenire da quel corpo, la sua sincerità mi prese alla sprovvista.

-Mi dispiace ma non la penso così e non riuscirai a farmi cambiare idea.- 

-Ma forse posso fare qualche cosa per lei e per lui.- 

Rimasi interdetta e osservai Visione trapassare il muro e avvicinarsi a Tony, lo osservava con referenza e con molta tristezza, gli posò una mano sul petto e la pietra sulla sua fronte si illuminò, chiuse gli occhi e dopo poco Tony aprì i suoi. Non sapevo perché Visione non lo avesse fatto prima, ma gli occhi mi si riempirono di lacrime e sorrisi. 

Visione tornò da me e lo ringraziai, lui annuì e come era arrivato sparì. 

Anche Happy piangeva, anche se cercava in tutti i modi di non darlo a vedere.

Qualche ora più tardi potei vederlo, finalmente.

 

A dire la verità avevo paura: avevo paura che non volesse più vedermi ed è per questo che quando mi trovai davanti alla porta per entrare nella sua stanza, esitai. Provai a fare un respiro profondo e sentii una voce provenire da dietro la porta:

-Ehi ero in coma, non sono diventato sordo, entra. Chiunque tu sia.- Riconobbi il sarcasmo di Tony. Mi fece sorridere e mi diede il coraggio di entrare.

Aprii la porta, ma il mio cuore perse un colpo: dal vetro non si poteva notare tutte le contusioni e i graffi che aveva, istintivamente misi una mano davanti alla bocca e le lacrime minacciarono di uscire. Tony si girò verso di me e mi vide per la prima volta dopo quello che era successo nel laboratorio: rimase a fissarmi interdetto, non si aspettava minimamente di trovarmi lì e questo mi ferì. Come poteva pensare che non mi importasse più di lui? Come poteva pensare che non fossi stata in ospedale per una settimana per aspettare che si svegliasse?. Lo fissai negli occhi per qualche secondo, poi lui distolse lo sguardo.

Avrei voluto correre da lui, abbracciarlo e confortarlo, ascoltare ancora la sua voce e sentire i suoi baci su di me. Ma non feci niente, non sapevo se anche lui volesse la stessa cosa.

-Mi dispiace… Non ti ho mai meritata davvero.-

Non mi aspettavo delle scuse, se mai proprio tutto il contrario. I miei occhi si stavano pericolosamente riempiendo di lacrime ma non volevo piangere, non più o non ancora.

Feci un passo in avanti per avvicinarmi.

-Dispiace anche a me Tony, è tutta colpa mia, non sono riuscita a capirti, non ti sono stata vicino quando avevi bisogno di me.- Continuai a far scorrere lo sguardo su di lui: quasi ogni centimetro del viso era cosparso da tagli e lividi, e le braccia, fuori dal lenzuolo, erano fasciate in molti punti.

Sorrise, ma ancora non mi guardava.

-Miss Potts, ho pensato a lungo a tutte le frasi con cui chiederle scusa e ora lei mi viene a dire che è colpa sua? Così non vale.- Adesso sorridevo anche io. “Quanto sei scemo Tony Stark” pensai.

-Perché sei qui? E io come sono finito in coma e in ospedale? Pensavo sarei morto in Siberia, da solo.- Disse, ritornando a essere serio.

-Siamo venuti io e Happy a recuperarti.-

Finalmente si girò di nuovo a guardarmi e questa volta mi guardò davvero: fece scorrere il suo sguardo su tutto il mio corpo per poi tornare a fissarmi negli occhi.

-Non hai una bella cera, signorina Potts.- Sorrisi ancora, lieta della sua voglia di scherzare e sdrammatizzare anche in momenti come questi. 

-Perché lei non si è visto signor Stark.- Gli si illuminarono gli occhi.

-Touché… Mi sei mancata.- I suoi occhi erano sempre due pozzi infiniti pieni di malinconia. Mi avvicinai ancora, questa volta fino al letto.

-Tony, ho già detto che mi dispiace, ma non puoi capire quanto sia stata male senza di te, quanto mi sia sentita in colpa per tutto quello che è successo e che ho fatto. Ti prego, perdonami…-

Abbassai lo sguardo, le punte delle mie scarpe erano diventate molto interessanti in quel momento.

-Pepper, perdonami tu. Dico sul serio, dopo tutto quello che ti ho fatto passare! Vanko, Extremis, varie serie di attacchi di panico, il mio essere distante e distaccato, o troppo sexy.- Tirò sul col naso e un sorriso dolce comparì sul suo viso, ricambiato dal mio mentre scuotevo la testa. -Non dico che mi abbia fatto piacere vederti andare via e non dico che mi abbia fatto stare bene, anzi è stata la cosa più brutta che mi sia mai capitata, anche peggio di essere preso a botte da capitan ghiacciolo. Però capisco di averti portato all’esasperazione, avevi ragione sul fatto che quello non era più un rapporto, a malapena ci si vedeva o ci si guardava ed è stata solo colpa mia perché non sono mai riuscito a parlare di quello che succedeva dentro di me.-

Fece una pausa, e mi guardò con i suoi famosi occhi da cucciolo: -Io so solo questo Miss Potts: non sono niente senza di lei, non ho nessuno se non lei. Potrai mai perdonarmi?-

Ricordai quelle parole e stetti al gioco: -E lei Mr Stark, potrà mai perdonarmi per averlo lasciato da solo? Neanche io ho nessuno se non lei.- 

E questa volta sorrise davvero, un sorriso autentico senza ombra di sarcasmo, quello che io ho sempre amato.

-Non so Miss Potts devo valutare la sua richiesta…-

-Ah si? Allora avrei dovuto non ordinarle quel cheeseburger…-

-Ricattatrice! Vieni qui.- Mi fece spazio sul letto e con la mano mi fece gesto di sedermi accanto a lui.

Mi accoccolai al suo fianco e per la prima volta dopo settimane potei piangere liberamente, ma questa volta di felicità. 

-Lacrime per il suo ex capo scomparso?- Mi strinse di più a se con fare protettivo.

-Lacrime di gioia, odio cambiare fidanzato.-

-Quindi… Stiamo di nuovo insieme?- 

-Non so Mr Stark, devo valutare la sua richiesta.- Rise di gusto.

-Vinci sempre tu eh?-

-E’ sempre stato così, non trovi?-

-Già, mi piacerebbe che prima o poi le cose cambiassero.-

-Impossibile, non accadrà mai.- 

Si sollevò un po dal letto e io alzai la testa verso di lui, qualche cosa dentro i suoi occhi era cambiata, non erano più così profondi.

-Ti amo Pepper…-

-Ti amo anche io Tony…-

E finalmente ci baciammo. Fù uno dei baci più belli che ci fummo mai scambiati: sapeva di gioia, di amore, di fiducia, tutto quello che era mancato negli ultimi mesi nel nostro rapporto. Finalmente potei dire che mi sentivo al mio posto. 

 

 

Nota Autrice

Salve a tutti! Spero tantissimo che questa mia prima one shot vi sia piaciuta! Ho cercato di tappare un po’ di buchi inerenti a Civil War Ho in mente di scrivere altre FF su questo argomento intanto vi invito a lasciare un commento così, da poter crescere e imparare grazie ai vostri pareri! Ho già pronta un’altra FF che pubblicherò entro mercoledì sera. 

Vi invito inoltre a mettere mi piace alla mia pagina “Alexandre94 FanFiction” dove raccoglierò tutte le mie storie e i progetti futuri! Arrivederci e alla prossima!

       

                                                                                                                        A.

 
  
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