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Autore: Revenge71107    09/04/2017    2 recensioni
Mentre Michelangelo è intento a lavorare sulla volta della cappella sistina, un giovane Raffaello lo interrompe per mostrargli qualcosa...
Genere: Erotico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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Michelangelo si pulì via un po’ di pittura dalla camicia, una goccia enorme gli era caduta addosso mentre rifiniva gli ultimi dettagli di una delle scene centrali della Sistina. Sentì un rumore di passi e poi la porta cigolare. Probabilmente qualche curioso aveva cercato di sbirciare il suo lavoro e si era defilato appena si era accorto della sua presenza.
Il pittore pensò immediatamente all’unica persona a cui avrebbe preferito non mostrare niente di quel mastodontico affresco: Raffaello.
Quel ragazzetto lo faceva innervosire al solo pensiero, quando lo incrociava per il palazzo vaticano provava sempre una gran voglia di litigarci. Era sempre attorniato da qualche funzionario papale o da qualche bella cortigiana, tutti intenti a fargli i complimenti per i suoi disegni e per il suo lavoro nelle stanze del papa. Era un bel ragazzo, doveva ammetterlo anche lui, ma era troppo presuntuoso per i suoi gusti e i suoi lavori non erano niente di così eccezionale.
Nessuno si avvicinava mai a Michelangelo, ma lui era piuttosto felice di questa cosa. Non aveva bisogno che qualcuno gli sottolineasse quanto fosse bravo nel suo lavoro, che poi quello neanche era il suo mestiere, a dirla tutta, ed odiava doverlo fare. Michelangelo provava malinconia per i marmi lasciati a Firenze, avrebbe preferito terminare le sue sculture piuttosto che mettersi al servizio del papa e dipingere quella rognosa volta della cappella sistina.
Sentì la porta cigolare nuovamente e poi una voce che lo chiamava “maestro”. Sbirciò giù dall’impalcatura ma le luci soffuse dei fuochi che avevano acceso non gli permettevano di capire chi fosse. Non era sicuramente una voce nuova ma nemmeno una delle persone con cui parlava solitamente.
Michelangelo decise di far finta di niente, se l’ospite indesiderato avesse pensato che il “maestro” non riusciva a sentirlo se ne sarebbe sicuramente andato.
Invece la voce continuò a chiamarlo: “maestro? maestro potete scendere per favore?”.
Spazientito Michelangelo si convinse a scendere, pensando a tutta la fatica che avrebbe fatto poi per risalire, non aveva più l’età per certi lavori.
Arrivato a metà dell’impalcatura il pittore si accorse di chi era stato a chiamarlo. Avrebbe dovuto intuirlo prima, una voce così fastidiosa ed insistente poteva appartenere ad una sola persona.
Raffaello.” disse spazientito Michelangelo, indeciso se arrampicarsi di corsa fino in cima all’impalcatura e rimanerci per tutta la vita.
Maestro, scusi se la disturbo ma vorrei mostrarle una cosa. Spero possiate venire con me qualche minuto, so che il vostro lavoro vi impegna particolarmente”.
Michelangelo si arrese e seguì il ragazzetto tra i bui corridoi che conducevano alle stanze che Raffaello stava affrescando.
Una volta arrivati, Raffaello prese la mano di Michelangelo e lo guidò attraverso quelle stanze che sembravano un vero e proprio cantiere edile piuttosto che delle stanze di cui si stavano affrescando le pareti.
La seconda camera, quella che doveva ospitare la biblioteca del papa, era appena stata dipinta. Il giovane urbinate aveva deciso come tema quello della filosofia antica per una delle pareti, prendendo spunto da personaggi a lui noti per dipingere quei volti sconosciuti.
Michelangelo si accorse di essere mano nella mano con Raffaello solo una volta che si fermarono davanti all’affresco di quella che veniva già chiamata “scuola di Atene”. Si liberò in fretta da quella confidenza e si allontanò di un passo dal ragazzo, il quale si avvicinò alla parete per togliere da lì davanti una piccola impalcatura.
Quando l’affresco fu libero da impedimenti visivi Michelangelo sentì una fitta al cuore. Non solo si trattava di un lavoro estremamente bello e raffinato ma proprio davanti ai suoi occhi, proprio lì nel centro dell’affresco, c’era lui. Raffaello aveva deciso di raffigurare lui, Michelangelo.
Si girò verso il giovane artista e gli chiese spiegazioni per quella scelta. Il Sanzio rispose che il filosofo in questione era Eraclito e che aveva deciso di aggiungerlo solamente alla fine del lavoro, poiché voleva in qualche modo rendere omaggio al grande maestro Michelangelo.
Quest’ultimo si sentiva allo stesso tempo umiliato e onorato per quel gesto. Non sapeva bene cosa rispondere.
Raffaello si avvicinò a lui e riprese nuovamente la sua mano. Michelangelo sussultò ma lasciò che il giovane gli tenesse la mano. Provò una strana sensazione allo stomaco e si girò a guardalo. Alla luce dei focolai si percepiva il suo profilo perfetto, quel suo nasino grazioso. Per qualche secondo i due artisti si guardarono negli occhi e poi Raffaello sussurrò “forse merito un ringraziamento” e si avvicinò ulteriormente a Michelangelo.
Il maestro fiorentino non sapeva come reagire a quei messaggi subliminali che il giovane gli stava inviando. Non capiva se lo stesse solamente prendendo in giro o se stesse facendo sul serio. A dare una risposta a questi interrogativi ci pensò Raffaello. Strinse Michelangelo a sé e lo baciò.
Quel bacio sembrò durare un’eternità. Michelangelo aveva avuto altri uomini prima ma Raffaello, bhe, Raffaello era sicuramente il più grazioso di tutti. Anche in quei baci che si stavano scambiando aveva una grazia quasi divina. Iniziarono a spogliarsi e si fecero posto tra le attrezzature che venivano usate per dipingere. Che scandalo due uomini che si univano carnalmente nelle stanze del papa. Pensando a questo Michelangelo sorrise mentre Raffaello gli sussurrava “maestro, mi affido a voi”.
  
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