Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: gufostorm    09/04/2017    2 recensioni
Bisognava ammetterlo: doveva davvero molto a quello sconosciuto che, anni prima, gli aveva donato quel mantello. Senza di esso sarebbe stato tutto più difficile e complicato, soprattutto con i suoi due migliori amici; se avessero scoperto ciò che stava per fare molto probabilmente il loro legame ne avrebbe risentito.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bisognava ammetterlo: doveva davvero molto a quello sconosciuto che, anni prima, gli aveva donato quel mantello. Senza di esso sarebbe stato tutto più difficile e complicato, soprattutto con i suoi due migliori amici; se avessero scoperto ciò che stava per fare molto probabilmente il loro legame ne avrebbe risentito. Sicuramente Ron si sarebbe sentito tradito, per non parlare di Hermione, e lui non avrebbe retto tutto ciò. è per questo che quella sera aveva ritirato fuori il vecchio mantello dell’invisibilità dal baule in fondo al letto.
Se lo sistemò bene sulle spalle, controllando di essere completamente coperto da esso, prese la sua bacchetta, la puntò verso la sgualcita e vecchia pergamena che aveva in mano e bisbigliò quelle poche parole che avrebbero permesso alla Mappa del Malandrino di rilevarsi. Osservò l’inchiostro apparire lentamente, mentre la mappa dell’intera scuola si andava lineando, insieme ai suoi “abitanti”. Osservò quei piccoli nomi immobili nei loro letti, eccezion fatta per due soltanto: Gazza e Mrs. Purr. Li osservò mentre percorrevano i lunghi corridoi del terzo piano, allontanandosi sempre di più da dove era lui.
Era il momento di agire.
Ben nascosto dal mantello e con la mappa sottocchio, uscì silenziosamente dal suo dormitorio, dirigendosi verso i piani più bassi della scuola. Camminò lungo i vasti corridoi, scendendo scale dopo scale, fino ad arrivare ad un muro di pietra apparentemente insignificante, situato tra due sculture raffiguranti dei cobra. Era arrivato a destinazione. Controllò sulla mappa che nessuno fosse al suo interno, che la sala comune dei Serpeverde fosse libera e che nessuno di indesiderato fosse lì ad aspettarlo. Prese quindi quel biglietto accartocciato che aveva in tasca e lo rilesse un’ultima volta, in modo da esser sicuro di aver fatto tutto ciò che vi era scritto. Lesse infine la parola d’ordine, facendosi leggermente indietro. Il muro lentamente e silenziosamente scivolò di lato, rivelando il passaggio che portava ad un’enorme stanza buia e fredda. Entrò lentamente, guardandosi intorno, spaesato. Era tutto così diverso dalla sala a cui era abituato.
Si stava avvicinando ad una delle grandi vetrate che dava sul lago oscuro, quando sentì un rumore che lo bloccò. Qualcuno stava scendendo le scale. Rimase immobile, in attesa. Sentì il cuore accelerare i propri battiti, mentre una presa oppressiva iniziava ad attanagliargli lo stomaco sempre di più, poi tutto svanì quando vide chi entrò nella stanza. Una figura alta, così pallida da essere splendente; entrò nello stanzone, guardandosi intorno, come se stesse cercando qualcosa, o qualcuno. Si avvicinò lentamente al muro di pietra che nascondeva l’accesso a quel luogo, accarezzando la fredda parete con la mano, per poi allontanarsi e dirigersi verso il centro della stanza, lo sguardo che vagava in ogni dove, senza mai fermarsi troppo a lungo in un posto. Infine si mise a sedere su una poltrona, impugnando dolcemente la sua bacchetta.
<< Potter. >>
Harry si avvicinò alla poltrona dove l’altro si era accomodato, silenziosamente, senza dire nulla, senza rispondere a quel saluto freddo sussurrato a labbra chiuse. Si posizionò difronte a lui, la bacchetta stretta in mano, pronta all’uso, poi si levò il mantello, rivelandosi agli occhi dell’altro. Due occhi freddi come il ghiaccio lo fissavano, mentre uno strano ghigno sbilenco iniziava a delinearsi su quel viso pallido e magro che apparteneva, da anni, alla sua nemesi. Lo osservò gesticolare velocemente con una mano, mentre indicava una poltrona a lui vicino, sulla quale si andò a sedere, senza mai distogliere il suo sguardo da quello dell’altro.
<< Allora? >>
<< Allora? >>
<< Perché mi hai fatto venire qui? >>
<< L’altro giorno mi avevi chiesto delle spiegazioni, no? >>
<< Quindi me le darai? >>
<< Forse. >>
Lo guardò, cercando di sondare il suo viso, cercando di capire cosa aveva in mente, il motivo di tutto ciò e delle sue azioni nei giorni passati. Fu per aprir bocca ed interrompere quel silenzio carico di tensione, quando l’altro lo precedette.
<< Sta arrivando qualcuno…rimettiti quello stupido mantello e seguimi. >>
Lo fissò, mentre Harry ritornava al sicuro sotto il mantello dell’invisibilità, poi si alzò e si incamminò verso la scala. Avevano appena iniziato a salire, quando incontrarono un ragazzino del primo. Alla vista d Malfoy il ragazzino si scansò, in modo di permettergli di passare, abbassando lo sguardo, consapevole di essere nulla, paragonato a lui. Lo superarono velocemente, continuando la loro salita, fino ad arrivare ad un lungo corridoio; erano ai dormitori. Il Serpeverde lo guidò fino in fondo, si fermò un istante di fronte all’ultima porta, poi la aprì con un colpo di bacchetta e vi entrò, dirigendosi verso il grande letto a baldacchino al centro della stanza.
<< Chiudi la porta, stupido Potter. >>
Ignorando l’insulto appena ricevuto, Harry fece come gli aveva detto e si chiuse la porta alle spalle, prima di togliersi il mantello ed iniziare a guardarsi intorno, sondando il posto. Grande come la sua stanza nei dormitori dei Grifondoro, quella stanza dalle tonalità verde-argento ospitava però un unico letto. Una domanda logica e spontanea iniziò a formularsi nella sua mente: perché lui aveva una stanza tutta per sé? Decise però di ignorare quella piccola curiosità, concentrandosi invece sul reale motivo che lo aveva spinto fino a lì.
<< Ora risponderai alle mie domande? >>
<< Perché dovrei? >>
Non lo sopportava; stava per scoppiare, il nervoso che cresceva sempre d più. Aveva fatto tutto ciò che gli aveva detto; aveva rischiato di essere scoperto dai suoi amici, da Gazza; si era fidato, gli aveva dato una possibilità, e per cosa? Ma se lo doveva aspettare, dopotutto quello era Draco Malfoy, era ovvio che non gli avrebbe mai dato le risposte che lui cercava.
Cercò di respirare lentamente, di calmarsi, di controllarsi, mentre lentamente gli si avvicinava, la mano che fremeva stretta intorno alla sua bacchetta.
<< Senti, Malfoy. Nel biglietto avevi detto che mi avresti detto tutto, quindi ora parli. >>
La rabbia stava montando dentro di lui, alimentata dalla freddezza dell’altro, che lo stava guardando dall’alto al basso, con fare superiore, come se sapesse di avere lui il comando di tutta la situazione. Ed era proprio così. Era lui quello calmo, quello che aveva tutto sotto controllo, mentre Harry si stava sforzando di mantenere una maschera di calma, per non rivelarsi troppo.
<< Facciamo così, Potter. Io risponderò alle tue domande se prima tu rispondi alla mia. >>
Harry lo guardò, spiazzato da quella semplice proposta. Ingenuamente tornò per un istante a fidarsi del biondo, per poi tornare in sé quando una vocina dentro la sua testa gli ricordò di non abbassare la guardia davanti a quel sorriso apparentemente sincero. Si preparò quindi ad ogni eventualità, ad ogni possibile domanda, per poi acconsentire silenziosamente a quel patto.
<< Perché ti interessa tanto sapere le mie motivazioni? >>
Perché gli interessava tanto? Che domanda stupida era? Ovvio che gli interessava tutta quella storia, ovvio che voleva sapere perché lo stesse facendo. Era ovvio che lui non fosse sincero e lui non avrebbe mai permesso che lei soffrisse, non la sua migliore amica, non a causa di una persona così vile. Era preoccupato dal fatto che i due avevano iniziato a frequentarsi, così dal nulla; dopotutto lui odiava i mezzosangue e soprattutto odiava lei. In tutti quegli anni non aveva perso occasione per dimostrarlo e per insultarla. Quindi come poteva accettare tutto così, senza chiedere spiegazioni, senza sapere perché ora tutto era cambiato? Come poteva accettare che lei lo frequentasse? Come poteva accettare il fatto che Draco avesse smesso di odiare lei, invece di lui? Com’era possibile che l’amasse? Perché non poteva amare lui?
Ecco, in realtà era questo il vero motivo di tutto ciò, delle sue scenate con Hermione e del suo essere lì, in quella stanza con lui. Harry amava Draco, ormai lo aveva capito ed accettato da tempo. Una piccola parte di lui, però, aveva difficoltà a lasciar perdere del tutto quei sentimenti. Ecco perché era lì: per chiudere definitamente con i suoi sentimenti e per assicurarsi che la sua amica non avrebbe mai sofferto. Non poteva però dirgli come stavano le cose, non poteva dirgli tutta la verità, quindi optò per la risposta meno compromettente e più semplice che potesse dare.
<< Non mi fido di te. >>
<< Che novità. Forza, Potter, dimmi il vero motivo. >>
Malfoy si sporse leggermente in avanti, accorciando la distanza che li separava.
Per un attimo Harry si sentì perdere il controllo, mentre l’impulso di saltargli addosso diveniva sempre più incontrollabile, poi si riprese. Distolse lo sguardo dagli occhi gelati del biondo che aveva davanti, concentrandosi sul muro alle sue spalle, mentre nella sua mente andavano a formarsi pensieri sempre più indecenti, accompagnati da immagini sempre più vivine. Sentì il sangue ribollirsi dentro e lo sguardo dell’altro ancora fisso su di lui. Cercò di respirare, di calmarsi, di pensare a come rispondere alla domanda dell’altro, ma era tutto inutile; la sua mente era piena di lui
<< Mi sto stancando del tuo silenzio. >>
Improvvisamente Harry si ritrovò con una bacchetta puntata contro, all’altezza degli occhi. In un istante il panico si impadronì di lui, mentre l’altro pronunciava l’incantesimo. Non era preparato per ciò che stava per accadere, non ancora, non con la sua mente affollata da tutti quei pensieri. Ovviamente provò a difendersi, a tener lontano Malfoy dalla sua mente, ma non ci riuscì. In una manciata di secondi Malfoy entrò in lui e lo lesse. Sentì Malfoy scavare in lui, entrare sempre più in profondità, leggere ogni suo più oscuro e personale pensiero, poi finalmente la sua mente ritornò solo sua. Harry rimase immobile, in attesa della reazione dell’altro, in attesa della sua morte. Ancora ad occhi chiusi sentì l’altro alzarsi dal letto. Cercando di fare appello al suo coraggio di Grifondoro, Harry aprì gli occhi. Si ritrovò così a fissare il viso di Draco, illuminato da uno strano sorriso.
<< Credo di dover delle scuse alla Granger, domani. >>
Harry rimase spiazzato da quella frase. Cercò di capirne il significato, ma poi qualcosa lo distrasse. Aveva abbassato la guardia un solo istante, ma per Malfoy quell’istante fu sufficiente. Con un ultimo passo colmò la distanza che li separava, mentre la sua mano si andava ad aggrappare ai capelli ribelli del moro. Il suo solito ghigno beffardo si accese, mentre il ghiaccio dei suoi occhi si face più luminoso. Infine baciò il moro. Non fu un bacio dolce, né passionevole. Non era nel suo stile. Fu un bacio prepotente, lussurioso ed avido. Un bacio che fece perdere ad Harry ogni freno. Spinse l’altro contro il letto, poi con un movimento veloce della bacchetta lo spogliò. Rimase qualche istante ad osservarlo, quella pelle chiara, quel torace definito che si alzava ed abbassava irregolarmente. In un istante si rese conto che tutte le sue fantasie non reggevano il confronto. Vide poi il biondo andargli incontro, avvicinarsi, per poi catturare le sue labbra in un altro bacio, ora più profondo. Con una spinta lieve ma decisa il biondo invertì le loro posizioni, poi prese la bacchetta del moro, ancora stretta nella sua mano, e la scaglio via, lontano, dove non potesse disturbare. Infine, lentamente iniziò a spogliarlo, accarezzando dolcemente ogni centimetro di quella pelle olivastra.
Quella, per Harry, fu una notte difficilmente dimenticabile, come lo fu il giorno seguente.
Quando aprì gli occhi notò subito che c’era qualcosa che non andava. Innanzitutto i colori delle tende del letto: erano verdi; non dovevano essere verdi. Ma non era solo quello. Qualcosa di caldo e pesante premeva contro il suo petto. Abbassò lievemente lo sguardo, per poi trovarsi una dolce chioma bionda appollaiata poco sotto il suo collo. Accarezzò dolcemente quei capelli setosi, mentre un dolce sorriso andava a delinearsi sul suo viso, man mano che realizzava che la notte appena trascorsa non era stato soltanto uno dei suoi innumerevoli sogni. Niente e nessuno avrebbe mai potuto rovinare quel momento, od almeno così pensava.
Concentrato ad accarezzare la pelle perlacea dell’uomo che ancora stava dormendo addosso a lui, non si era accorto del fatto che non fossero soli in quella stanza. Fu solo quando spostò lo sguardo sul comodino, alla ricerca dei suoi occhiali, che li notò. Due persone, dall’aria familiare, erano in pieni, in fondo alla stanza; una chioma rossa ed una foresta di ricci; Ron ed Hermione.
Ebbe un tuffo al cuore.
Cosa ci facevano lì? Come erano entrati? Perché li stavano fissando, senza dire una parola, senza fare scenate, senza ucciderlo?
Iniziò a scuotere la schiena del suo amante, cercando di svegliarlo, mentre invano cercava i suoi occhiali. Pensare ad una scusa plausibile era del tutto inutile, lo avevano ormai scoperto, niente di tutto ciò che poteva dire lo avrebbe salvato. Sentì Malfoy svegliarsi lentamente, stiracchiandosi sopra il suo petto.
<< Perché mi hai svegliato, Potter? >>
Harry non disse nulla, il panico ormai si era impadronito totalmente di lui. Tutto ciò che riuscì a fare fu indicare con il capo gli altri due ospiti presenti nella stanza. Draco li fissò qualche istante, come se li dovesse un attimo mettere a fuoco, poi sbuffò lievemente.
<< Tieni Potter, i tuoi occhiali e la bacchetta, vestiti. Voi due, invece di stare lì come dei deficienti, quali siete, andatevene e lasciateci in pace. Tanto lo avete già capito come sono andate le cose. La Granger aveva ragione, io mi sbagliavo. Ora andatevene. >>
Harry fissò confuso il ragazzo accanto a lui. Cosa voleva dire con ciò che aveva appena detto? Perché non cercava di dare spiegazioni alla sua ragazza su ciò che aveva visto? Non capiva.
<< Non mi guardare in quel modo Potter. Davvero avevi pensato che io potessi stare con quella lì? Era solo un suo piano per sapere se ti piacevo, dato che io non sapevo come scoprirlo. Non avrei mai pensato che potesse andare così, io volevo solo sapere se avessi una speranza, per poi confessarmi, ma poi ho visto i tuoi pensieri e ho perso il controllo. Ma se vuoi mi dichiaro anche adesso perché sai, Sfreggiato del cavolo, io ti amo. >>
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: gufostorm