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Autore: Eowyn_SEE    09/04/2017    1 recensioni
Mi chiamo Amelia Stefani, e questa è la mia storia. Non vi voglio convincere a leggerla. Dopotutto, forse voi state cercando una storia romantica. Beh, vi anticipo subito che questa non lo è: io non sono una persona romantica, mai stata. E lui lo sapeva. Non per cinismo o qualche altra fesseria del genere, solo che non sono capace, mi scappa da ridere. Quindi no, niente romanticismo.
Questa è soltanto la storia di un'inaspettata amicizia. Inaspettata perché mi prese alla sprovvista. Non ebbi neanche il tempo di vederla arrivare che già mi era impossibile separarmene, se non molto dolorosamente. Non è una storia romantica, è una storia di vita, che a volte è felice, e poi non lo è più. E ci può essere passione, ma anche quella non dura per sempre. Ma la vita è l'unica cosa che conosco, e l'unica che posso raccontare.
"Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate." (Una citazione di Dante ci sta sempre)
Tom HiddlestonX Nuovo Personaggio
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Chapter Nineteen

 

Il gran giorno era finalmente arrivato: la laurea. Inutile dire che ero elettrizzata. Per l'occasione mi ero comprata un bel vestito blu sgargiante, elegante ma non esagerato. “Il blu rilassa.” mi aveva detto una volta Tina. “Per esempio: mai andare a un esame vestita di rosso: ti odieranno a pelle. Il blu li renderà più disponibili.” Avevo seguito questo consiglio per tutti quegli anni e devo dire che aveva funzionato. Perché rinunciarci proprio il giorno della laurea?

Rossana, in rappresentanza di tutta casa Sheldon, era venuta a fare il tifo per me: Asia e Tina purtroppo non avrebbero potuto lasciare il lavoro in quel periodo, ma mi erano vicine spiritualmente. Anche mia sorella aveva deciso di venire ad assistere e, nonostante non fossimo mai andate molto d'accordo, ne ero abbastanza felice. Più felice ancora lo sarei stata se anche Thomas avesse potuto essere presente, ma non gli avrei mai chiesto di farsi qualcosa come 6 ore di aereo solo per la mia cazzo di laurea. Così mi aveva telefonato il giorno prima facendomi gli auguri e anticipandomi (non come per il mio compleanno!) che mi sarebbe arrivato un pacchetto contenente un piccolo regalo di laurea. Gli avevo fatto notare che non era per niente necessario, ma ormai lo aveva già spedito e io non mi potevo opporre. “Ringrazia che questa volta ti ho avvertita!” mi aveva detto ridendo.

Perciò eravamo tutti lì, i miei genitori, mia sorella, Rossana ed io, nell'ingresso di quell'orribile edificio che è Palazzo Nuovo, sede dell'Università di Torino, in attesa che aprissero la sala lauree. Maddy e la sua famiglia erano a pochi metri da noi, e mi fece sentire un po' meglio vedere che, nonostante lei fosse molto più abituata di me a parlare in pubblico, era altrettanto nervosa mentre strizzava la mano del suo ragazzo. Quando si girò verso di me ci scambiammo uno sguardo pieno di significato.

Non lontano riconobbi Alessio, un altro collega, che invece provava a sembrare disinvolto, ma, conoscendolo, sapevo che se la stava facendo sotto come tutti noi. Mentre si voltava nella mia direzione, alzai la mano sorridente in segno di saluto. Lui ricambiò entusiasta.

-Devi stare tranquilla, Amy.- mi disse Rossana in quel momento, indicando il tremito che avevo alla gamba. -Guarda, mettila così: anche se ti danno 0 punti tu ti laurei. Da che voto parti?

-103.- risposi poco convinta: nessuno comunque poteva assicurarmi che non avrei fatto una grandissima figura di merda davanti a tutti!

-'sti gran cazzi, Amy! Come fai ad essere nervosa?

-Su, dai!- intervenne conciliante mio padre. -Stai calma, andrà benissimo.

-La fai facile.

-Ci siamo laureati tutti, Amy, e siamo tutti vivi.- fu il commento rassicurante e sbrigativo di mia sorella. -Non è certo la cerimonia a doverti spaventare.

-Grazie, Dì. Mi sento molto meglio ora.- replicai sarcastica.

-Non litigate proprio adesso.- s'intromise mamma mentre cercava di aggiustarsi la borsa sulla spalla, facendo attenzione a non rompere la corona d'alloro che teneva in mano.

Sospirai e mi diressi verso Maddy alla ricerca di un po' di comprensione.

-Aiuto!- le dissi.

Lei si allungò per darmi una breve stretta. -Sei terrorizzata quanto me?

-Di più!- replicai indicandomi la gamba che continuavo a far ballare. -Guarda la gamba! Guarda la gamba!*

Lei scoppiò a ridere davanti alla citazione del Cupiello: lo avevamo studiato per un esame al secondo anno, tanto da farcelo uscire dalle orecchie.

-Pensieri felici. Oggi solo pensieri felici.- aggiunse.

Mi sentii posare un braccio intorno alla spalle e girando lo sguardo trovai Alessio che ci guardava dall'alto del suo metro e novanta.

-Come il fatto che da domani saremo ufficialmente disoccupati?- chiese lui tutto calmo.

Io e Maddy gli lanciammo un'occhiataccia.

-Grazie, Ale, per la ventata di ottimismo.- lo rimbeccò lei. -No, come al fatto che da domani saremo qualificati per fare un lavoro che ci piace.

Guardai Ale dal basso in su: aveva la mia stessa espressione dubbiosa. Pensai di replicare, ma mi morsi la lingua. “Solo pensieri felici, solo pensieri felici!” mi costrinsi a ripetermi.

-Beh,- mi fece Alessio. -tu comunque, Amy, per oggi non dovresti preoccuparti: hai una bellissima tesi, per non parlare del fatto che il tuo amante è in commissione.

Alzai gli occhi al cielo: da quando il professore di sceneggiatura mi aveva dato la lode (la seconda della sua carriera, immaginate la mia felicità nel riceverla!) per tutti ero diventata la sua amante.

-Figurati se si ricorda di me. Magari si ricorda della lode, ma so, per sua stessa ammissione, che è totalmente incapace di collegare i voti ai nomi e i nomi ai volti. Perciò, aspetta e spera.

-Si ricorderà di te.- fece Maddy con aria sognante.

-Ripeto: aspetta e spera.

-Comunque la tesi su Riccardo III è fantastica.- ribadì lei. -Tutte le nostre tesi sono fantastiche!

-Infatti io non sono preoccupato.- affermò Alessio con nonchalance.

Io e Maddy ci guardammo, poi guardammo lui.

-Ok, va bene, solo un po'.- ammise allora.

Scoppiammo tutti a ridere.

Tornai ancora ridacchiando dalla mia famiglia e da Ros, un po', ma solo un po', rincuorata.

-Sei ancora tesa?- mi chiese Rossana.

-Assolutamente sì! Dai, distraimi. Dimmi: quali nuove da casa Sheldon?

-Mmm, d'accordo. Vediamo...- rifletté. -Beh, non so se te l'ho già detto, ma Asia è recidiva.

-Recidiva? A proposito di cosa?- chiesi confusa.

-Gabriel.

Compresi. -Ah.

Vado a spiegare: Asia e Gabriel erano già stati scopamici tempo addietro, quando anch'io vivevo ancora a Londra. Asia era consapevole di con chi avesse a che fare (un fattone poco costante, tanto simpatico quanto coglione) e insisteva a dire che non cercava niente di più in lui e invece non era vero. In ogni caso la loro storia era continuata finché lei non era tornata in Italia per la magistrale. Nel periodo successivo, Gabe sembrava aver trovato la ragazza giusta per lui e aver messo la testa a posto, ma la cosa non era durata a lungo. Ora Asia era tornata a casa Sheldon, evidentemente la cotta per Gabriel non le era passata come voleva farci credere e i due avevano ripreso ad andare a letto insieme.

Mi caddero le braccia. -Ma che, davèro?

Rossana si strinse nelle spalle in un segno di rassegnata conferma. -Io e Tina glielo abbiamo detto e ripetuto di non fare la cogliona. Poi sai, è adulta e vaccinata, che ci possiamo fare? Metterle la cintura di castità?

-No, niente, infatti.- sospirai. -Cerca ancora di portarlo sulla via della redenzione?

-Dice di no.- mi rispose Ros, guardandosi intorno. -Dice che vuole solo fare sesso. Io non le credo. Sai com'è...

-Considerato che per fare sesso con qualcuno deve farsi film mentali su come saranno tutti una bella famiglia felice come quella della Mulino Bianco, sì, capisco cosa intendi.

Ros distolse lo sguardo dalla folla, che per qualche motivo continuava a scrutare, per rivolgerlo a me. -Ah, questa mi mancava.

-Sì, beh, me lo ha detto anni fa, la prima volta che è stata con Gabriel.

-Allora è peggio di quanto pensassi. Purtroppo però temo che dovremo lasciarle sbattere il muso.

-Sia lei che Lucia.- aggiunsi pensando a Luca, il ragazzo storico di Luce, che l'avrebbe presto raggiunta a Londra. Già mi vedevo a doverla consolare nel momento in cui l'avrebbe mollata a piedi per la seconda volta.

-Che poi magari ci sbagliamo noi e finiranno tutti felici e contenti. Chi lo sa?- E con questo tornò a guardarsi attorno, il cellulare stretto in mano a cui occasionalmente lanciava occhiate impazienti.

-Cerchi qualcuno?- le chiesi stranita.

-No, no.- Tornò improvvisamente a guardare me. -Noto solo che c'è tanta gente. Si laurea il mondo oggi, o cosa?

Ridacchiai. -Si laurea gente con grandi famiglie, evidentemente.

In effetti la mole di parenti a questa sessione era impressionante. Non ricordavo che alla sessione di novembre ci fosse così tanta gente. Né alla laurea di mia sorella.

-Hai sentito Tom di recente?- mi chiese Ros, ricatturando la mia attenzione.

Sorrisi. -Sì, giusto ieri sera. Mi ha fatto l'in bocca al lupo per oggi. Beh, letteralmente mi ha detto di rompermi una gamba- ridacchiai, e Ros con me. -però il significato è quello.** Tu l'hai sentito?

Scosse la testa. -Non da gennaio. Dopotutto è amico tuo, non mio.

Mi avvicinai scherzosa per darle dei colpetti con il gomito. -Tanto lo so che ti sta simpatico.

-Mah,- fece con finta aria da superiore. -ci devo ancora pensare.

Risi ancora.

Intanto avevano finalmente aperto le porte della sala lauree e lentamente riuscimmo a entrare per prendere posto, già comunque sapendo che avremmo dovuto alzarci e uscire ancora molte volte per lasciare alla commissione il tempo di valutare ogni candidato. Io, con la S, ero tra gli ultimi.

Ascoltammo tesi dopo tesi. Prestai più attenzione a quelle di Maddy, ovviamente, (un'analisi comparativa tra le prime e le ultime opere di Strehler), e a quella di Alessio, intitolata La guerra secondo Hollywood.

Seduta al mio fianco, Ros sembrava diventare, minuto dopo minuto, quasi più agitata di me.

-Tutto bene?- le chiesi a un certo punto mentre aspettavamo fuori dalla sala.

-Certo.- mi rispose con fare ovvio. -Perché?

-Sembri un po' sulle spine. Vuoi rubarmi il ruolo?- scherzai.

-Mi hai contagiata.- mi accusò. -No, a parte gli scherzi... è Paolo: dovrebbe ricevere oggi una chiamata per un lavoro.

-Oh!- feci sorpresa. -Non lo sapevo. Dove questa volta?

-Ehm... Francia mi pare.- Non ne sembrava molto sicura.

-Beh, meglio che la Florida, no?

Annuì distrattamente, controllò ancora il telefono e tornò a guardarsi intorno, come a cercare di distrarsi scrutando tra la folla. La imitai mentre la mia gamba iniziava di nuovo a ballare.

Quando arrivò il mio turno ero tutta un tremito, manco fossi un chiwawa. “Pensieri felici, pensieri felici!” mi ripetevo mentre, tesi stretta al petto, mi dirigevo verso la commissione. In quel momento, di colpo tutto sembrò rallentare: d'improvviso ero calma e pronta a tutto. Dio benedica l'adrenalina! Fui comunque felice di non dover parlare rivolta verso la folla, a cui invece davo le spalle. Mi concentrai sui professori davanti a me, lanciai un'occhiata al mio relatore che mi sorrideva incoraggiante (nonostante i grattacapi), una al mio “amante” e iniziai.

-Buongiorno...

 

Quando conclusi la mia discussione ed ebbi risposto alle ultime domande, finalmente fui libera. Il peso che avevo sul petto si sollevò e tirai un lungo sospiro di sollievo mentre riprendevo il libretto rilegato dal leggio di fronte a me e mi voltavo per uscire, cercando i miei con lo sguardo. E lì ci rimasi. Gli occhi mi si spalancarono dalla sorpresa perché, seduta vicino a Ros, nel posto che era stato mio fino a poco prima, spiccava un'altra figura familiare.

-Thomas?- sussurrai tra me. Che diavolo ci faceva lì? Avrebbe dovuto essere in Canada!

Feci un passo nella sua direzione, ma fui subito bloccata dall'ingorgo di amici e parenti che si erano alzati per lasciare la sala. Lo vidi solo lanciarmi uno di quei suoi sorrisi contagiosi prima che fosse costretto a voltarsi per seguire Rossana e tutti gli altri in corridoio con un grosso zaino in spalla. A fatica mi feci largo sgomitando tra la folla che procedeva lentamente verso l'uscita.

-Permesso... Grazie.... Scusi... Permesso...- recitai finché non riuscii a raggiungerli.

Il primo a placcarmi fu mio padre, abbracciandomi. -Brava.- si complimentò commosso.

-Grazie papà.

Quando anche mia madre mi ebbe dato un bacio, le affidai la tesi e finalmente mi girai verso Thomas, che aveva poggiato a terra lo zaino e si teneva un po' in disparte insieme a Ros, come per non interferire con la gioia familiare. Si vedeva che era stanco, ma sorrideva entusiasta.

-Tu sei tutto matto!- esordii.

-Anche a me fa piacere vederti.- commentò lui ironico.

Risi e corsi a lanciargli le braccia al collo. Lui mi strinse forte, sollevandomi da terra e ridendo a sua volta sulla mia spalla. Non potevo crederci: era lì, era venuto! Senza dirmi niente, eccolo lì. Inspirai forte il suo profumo per essere sicura di non stare sognando e no, non era un sogno: era venuto davvero!

Quando mi riposò a terra allentai l'abbraccio per guardarlo in viso ed esclamai -Dal Canada! Hai preso un aereo da Canada solo per venire qui!

-Come potevo mancare?- replicò lui con fare ovvio.

-Tu sei tutto matto!- ripetei.

Si strinse nelle spalle. -E' un gran giorno.

Risi ancora, sinceramente commossa dal suo gesto, e mi allungai per abbracciarlo di nuovo. Gli schioccai un bacio sulla guancia prima di allontanarmi di un passo.

-Grazie.- dissi dal profondo del cuore.

-Dovere, straniera.- replicò lui con semplicità.

Quando mi voltai verso la mia famiglia, mio padre e mia madre avevano un'espressione quantomeno confusa, mia sorella sembrava più che altro scioccata e Rossana sfoderava l'espressione compiaciuta tipica dei complottisti. Altro che Paolo! Quei due me l'avevano fatta sotto il naso per la seconda volta. Guardai la mia amica con aria riconoscente prima di rivolgermi ai miei.

-Famiglia, lui è Tom, un amico di Londra. Quello del regalo di compleanno.- chiarii prima di rivolgermi di nuovo a Thomas, in inglese. -Tom, ti presento mia madre Simona, mio padre Lorenzo e mia sorella Claudia.

Dì si fece avanti allungando una mano. -Nice to meet you.- disse cortese.

-Piacere mio.- ricambiò Tom stringendogliela.

Anche mio padre si avvicinò. -Com'è che è? Nais tu che?- ci chiese.

-Nice to meet you.- lo correggemmo io e Dì, divertite dal suo tentativo fallito.

-Ah, sì.- disse lui rivolgendosi a Tom e stringendogli la mano. -Nais tu mit you.

Thomas provò a salutare papà in italiano, e devo dire che quei tre anni di latino a Cambridge avevano dato i loro frutti in fatto di pronuncia. Il suo vocabolario però non andava molto oltre quel “Piacere”.

-Mamma parla francese.- lo informai allungandomi sulle punte, ancora più di quanto i tacchi già non facessero, per sussurrargli all'orecchio.

-Oh, meno male.- commentò sollevato prima di salutare mia madre in francese.

Vedendolo più a suo agio in una lingua che conosceva, mi girai per abbracciare Ros.

-Uno di questi giorni tu e quell'altro mi farete venire un infarto.- la accusai scherzosa mentre ci separavamo.

-E che ti lamenti pure? Non te le faccio più le sorprese se mi accusi tutte le volte!- si finse offesa.

Ridacchiai prima di girarmi verso Maddy, che si stava avvicinando.

-Amy!- mi strinse a sé. -Amy, è fatta! Ma ci credi?

-Non ancora, no. Ma aspettiamo il voto prima di dire che è fatta.- le feci notare.

-Il voto? E che te frega?- rise. -E poi la tesi era bella, di che dovrebbero lamentarsi?

-La tua amica ha ragione, Amy.- intervenne Rossana. -Ho provato anche a tradurla allo stangone laggiù- fece cenno verso Tom -e anche lui concorda.

-Giusto!- saltò su Maddy. -Non ci posso credere, Amy. E'... davvero lui?- sussurrò fitto fitto con gli occhi pieni di sorpresa.

Io e Ros ci scambiammo un'occhiata complice. -E' lui.- confermai.

-Wow! Ma... uno più basso no?

Scoppiammo tutte a ridere.

-Lo sapevi che sarebbe venuto?- mi chiese ancora Maddy, alla fine.

-No, per niente. Qualcuno...- mi girai eloquentemente verso Ros -...a quanto pare ha cospirato alle mie spalle. Di nuovo.

Lei ricambiò lo sguardo con aria innocente.

-A proposito,- anche Maddy si rivolse a Rossana -non ci siamo ancora presentate. Io sono Maddy.

-Piacere, Rossana “la Cospiratrice”.- ricambiò lei.

Alessio all'improvviso spuntò alle loro spalle. -Cospiratrice? Perché Cospiratrice?- chiese curioso. -Comunque io sono Alessio.

Scambiatasi una stretta di mano Ros rispose. -Perché sono brava a fare sorprese.

-Sorprese come il dio norreno lì dietro che parla amabilmente con i tuoi?- mi chiese lui.

Annuii. -Tipo. E' già la seconda volta che questi due mi prendono alla sprovvista.

Alessio alzò un sopracciglio come se avesse voluto sapere di più. Se ne accorse anche Maddy che, capendo che non era il luogo per raccontare quella storia, gli rifilò una debole gomitata allo stomaco prima di dirgli -Poi ti racconto io.

-Lo so, Ale.- aggiunsi. -Storia lunga. Un altro giorno, non qui. Per ora ti basti sapere che è mio amico.

Le sopracciglia di Alessio ora erano entrambe sollevate. -Ok. Me lo segno, però. Sono proprio curioso.

Gli sorrisi. -Bravo, sì.- gli dissi prima di rivolgermi di nuovo a Ros. -Ma quando cavolo è arrivato? Non l'ho proprio visto.

-Avevi appena iniziato a discutere.- mi raccontò lei. -Eri parecchio concentrata e lui è stato molto silenzioso. E' arrivato con un tempismo impressionante. Avevamo paura che non riuscisse a fare in tempo.- Pronunciò l'ultima frase in inglese facendoci capire che Thomas si era voltato verso di noi. Mi girai e infatti eccolo lì, al mio fianco.

-Sono riuscito a sentire la tua tesi, però. Rossana me l'ha tradotta.

-Me l'ha detto. Ti è piaciuta?

Annuì. -Molto. Sai che quando si tratta di Shakespeare non so resistere.

-Non sei l'unico.- commentò Maddy con voce incerta. Non sapevo se fosse per Tom o se fosse insicura del proprio inglese.

-Giusto!- mi ricordai che dovevo presentarli. -Tom, loro sono Maddy e Alessio. Ragazzi, Tom.- lo indicai. Non che fosse davvero necessario ma, sapete, è educato.

Si scambiarono saluti e strette di mano.

La gente intorno a noi cominciò ad agitarsi, facendoci intuire che la sala era di nuovo aperta. Rientrammo per ascoltare l'ultima tesi andando a sederci tra le ultime file, dove mi sistemai vicino a Tom. Mentre la discussione procedeva mi piegai verso di lui e gli chiesi, sottovoce -Non hai paura di essere riconosciuto qui?

Sorrise rassicurante. -A meno di non fare gesti eclatanti non mi preoccupo troppo. Con il tempo ho imparato che la gente è più rispettosa di quanto non ci si aspetti. E poi sono tutti troppo concentrati a festeggiare per fare caso a me.

-Lo sai vero di essere in una stanza piena di cinefili?- gli feci notare. -E che sei la persona più alta dell'intero isolato. Oso dire di tutta Torino.

Ridacchiò. -Non è vero: il tuo amico Alessio, per esempio, mi raggiunge. Fidati, dai. E poi, anche se fosse, che può succedere di male. Rilassati.

Non ne ero molto convinta. In più, rimasi sorpresa del fatto che per la prima volta mi diceva una cosa del genere: si era davvero talmente abituato a me da non preoccuparsi di essere paparazzati insieme? Io no di sicuro. Comunque venne fuori che aveva ragione lui: a volte qualcuno lo guardava in modo strano, come se stesse avendo un deja-vu, ma nessuno venne a infastidirlo. Ringraziai silenziosamente la parrucca nera di Loki che lo camuffava un po'.

Il momento dell'assegnazione dei voti arrivò più in fretta di quanto pensassi, troppo in fretta a parere delle mie ginocchia tremanti e delle farfalle che mi si agitavano nello stomaco. Thomas mi rivolse un sorriso incoraggiante mentre raggiungevo Maddy e Alessio e mi allineavo insieme ai miei colleghi davanti alla commissione schierata. Guardai i miei amici e ci scambiammo uno sguardo eccitato e agitato insieme.

Sentii a malapena i voti degli altri, a parte Alessio e il suo 110 e Maddy, 108, applaudendo però educatamente per ciascuno. Quando alla fine chiamarono anche il mio nome mi avvicinai timida alla cattedra, lisciandomi il vestito, come in cerca di conforto e incoraggiamento anche nella stoffa.

-Signora Amelia Stefani,- intonò altisonante il Presidente. -la commissione, considerato il curriculum di studi e valutata la tesi di laurea, attribuisce alla prova finale la votazione di 109 su 110.

La gioia e il sollievo che esplosero dentro di me in quel momento sono indescrivibili: dopo anni di fatica e sacrifici, avevo ricevuto la certezza che erano valsi a qualcosa, che avevo concluso qualcosa. Una sensazione di realizzazione mi invase.

-Per l'autorità conferitami dal Magnifico Rettore la proclamo Dottore in Discipline dell'Arte, della Musica e dello Spettacolo. Congratulazioni.- concluse il Presidente.

-Grazie.- risposi sorridente mentre gli stringevo la mano.

Tornai al mio posto raggiante e quando anche l'ultimo ricevette la valutazione mi voltai verso Maddy. Insieme scoppiammo a ridere e ci abbracciammo, includendo poi nell'abbraccio anche Alessio, che provò a opporsi, ma alla fine si arrese.

Mentre poi loro tornavano dalle loro famiglie, io, prima di dimenticarmi, andai a ringraziare il mio relatore che, per quanto pedante, alla fine mi aveva aiutata a fare un bel lavoro. Quando raggiunsi i miei, loro erano felici quanto me.

-Dottoressa.- mi accolse sorridente mio padre.

-Vieni, tienti la corona.- mi disse mamma porgendomi la corona d'alloro. La indossai entusiasta e mi voltai verso Tom e Rossana. Lei si allungò a darmi una piccola stretta, complimentandosi, mentre lui guardava scettico l'alloro.

Mi avvicinai e gli chiesi, indicando la corona -Che ne pensi?

Lui ridacchiò. -Ti dona.

Avevo un sorriso che mi arrivava alle tempie mentre lo abbracciavo stretto, tenendomi l'alloro con una mano.

-Sei felice?- mi sussurrò all'orecchio.

-Sì, tanto.- sussurrai a mia volta.

-Bene.

 

 

* Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo.

** In inglese l'equivalente di in bocca al lupo è break a leg. Sì, sono molto simpatici. A proposito, l'origine Romana di in bocca al lupo dice che bisognerebbe rispondere “Grazie” e non “Crepi”. Povero lupo!

 

 

N.A.: Scusate. So che se state leggendo questo siete già pronte con i forconi, e non avete torto. In mia difesa posso solo dire che in questo periodo di silenzio stampa ho avuto tempo di mettere in ordine le idee. Per non parlare del fatto che dopo un anno su questa storia stavo iniziando ad odiarla (mi succede sempre).

Spero che questo piccolo capitolo possa piacervi lo stesso. Io, tra un esame e l'altro, continuerò a scrivere, prometto.

A presto(?).

  
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