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Autore: Occhi Selvaggi    10/04/2017    1 recensioni
Integra chiuse gli occhi; un senso di tranquillità aveva pian piano preso possesso del suo essere e, per qualche istante, riuscì a non pensare a quelle ore, al suo scappare in casa propria, al suo timore di morire.
Tutto sarebbe cambiato, da quel momento. Ma avrebbe avuto tempo a sufficienza per pensarci.
Si sarebbe goduta, anche se per poco tempo, quel lento dondolio, quel dolce cullare, quella sensazione onirica... e poi avrebbe affrontato la realtà. Con coraggio, come avrebbe voluto suo padre.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un colpo. Un solo singolo colpo ed il corpo di suo zio -no, non suo zio, non meritava di essere chiamato così, solo Richard, Richard- cadde a terra, senza vita.
Integra teneva le braccia tese, ed era immobile, nonostante il dolore alla spalla fosse estremamente forte.
Non chiuse gli occhi, nemmeno per un istante; lo sguardo era fisso su quel traditore, ormai deceduto, e la paura che aveva attanagliato il suo cuore non appena era entrata in quella stanza, in quella prigione, era completamente svanita. Il non respirare della creatura al suo fianco, quell'odore ferroso di sangue, le catene, il sudiciume sei sotterranei... nulla. Non sentiva più il tremore dell'ansia, la morsa allo stomaco dello sgomento.
"Come ti chiami?"
Non lo guardò, come per mantenere un certo distacco e la freddezza di un capo.
Il vampiro si inginocchiò davanti a lei, chinando la fronte.
"Il mio padrone, tuo padre, mi chiamava...", si interruppe, come se stesse ricordando qualcosa di tanto lontano, di perduto, "... Mi chiamava Alucard."
Quel nome rimbombò nella teste della giovane Hellsing per più di qualche istante.
Alucard...
"Bene, Alucard. Ma mio padre..."
Integra si morse un labbro, cercando di mantere un tono di voce calmo e rilassato, sopprimendo il dolore.
"Mio padre è morto. Lui non è più il tuo padrone, io lo sono. Da questo momento tu ubbidirai solo a me, Integra Fairbrook Wingates Hellsing."
Quanto era strano parlare in quel modo... le si addiceva davvero? Sembrava forse ridicola, una bambina che giocava a fare la regina?
Il mostro, no, Alucard, sorrise trionfante. Le zanne bianche si mostrarono in tutta la loro terribile lucentezza, e sembravano coprire tutto il volto pallido e smagrito.
"Sir Integra... sì, sarete una splendida padrona, me lo sento."
Trasse una risata profonda, e la bionda deglutì. Si alzò in piedi, tenendo ancora l'arma nella mano destra. Osservò la propria spalla, lacerata ed insanguinata; fortunatamente il proiettile aveva tagliato, non perforato, la carne. Avrebbe dovuto medicarla al meglio delle sue possibilità, almeno fino al ritorno di Walter. Dannazione... se solo non fosse stato chiamato fuori dalla magione, quel giorno...
"Mia padrona, sei ferita, lasciate che vi aiuti..."
Gli occhi rossi del vampiro brillarono di una strana luce -fame, forse?- ed Integra puntò la pistola contro di lui. Sapeva bene che non sarebbe servito a nulla sparargli, era più che altro una presa di posizione.
"Non ti avvicinare. Non ti sfamerai con il mio sangue, non ancora. Ti ho già risvegliato con esso, direi che è sufficiente."
La sua voce tremò appena, lasciandosi sfuggire un accenno di agitazione. Avrebbe voluto essere completamente risoluta... ma come poteva esserlo del tutto? No, non era questione di potere, ma di dovere. Lei doveva essere di ferro, non importava che suo padre fosse morto, che Richard avesse tentato di ucciderla, che fosse sola...
"Non mi permetterei mai di forzarti. Ma, mia padrona, non sei sola, hai me."
Trasse un piccolo ghigno, ed Integra aggrottò le sopracciglia.
"Mi hai appena letto nel pensiero?"
"Può darsi."
"Beh, si tratta della prima ed ultima volta."
"Un ordine, mia padrona?"
Il suo primo ordine. Il suo primo atto di supremazia.
"Sì, Alucard. Un ordine."
Si avvicinò alla porta della cella, lentamente, appesantita non solo dalla ferita, ma da quel peso che sentiva di portare sulle spalle.
"Riesci a muoverti da solo, immagino."
"Ovviamente."
"Molto bene. Seguimi, allora."
Veloce come una saetta e silenzioso come un'ombra, Alucard si parò davanti a lei.
"Mia padrona, permettimi di scortarti nelle tue stanze. Sei affaticata."
Si inchinò nuovamente, portando una mano all'altezza del cuore. Integra si ritrovò estremamente allettata da quella proposta, ma anche riluttante. Era possibile provare due sentimenti così contrastanti, allo stesso tempo?
"... Non mi farai del male, vero?"
Ancora una volta, quella fragilità bambinesca risalì a galla, e gli occhi divennero lucidi.
"Mai lo farei, mia signora. Ti porterò nelle tue stanza ed attenderò con te l'arrivo di Walter. Immagino sia via, o ti avrebbe ben protetta. Lavora ancora per gli Hellsing, o sbaglio?"
Non fece domande, la ragazzina. Dopotutto era normale che lo conoscesse, avendo servito entrambi suo padre, no? Si limitò ad annuire, ed Alucard trasse un ennesimo sorrisetto.
"Molto bene. Ma prima, sicura di non voler chiamare un medico?"
"No. Non voglio vedere nessuno... questa faccenda è un po' complicata." Lanciò uno sguardo al cadavere di Richard, e sospirò. "Voglio prima parlarne con Walter."
"Come desideri, mia padrona. Ti assisterò nella medicazione, dunque."
Con estrema facilità, il vampiro la prese in braccio, tenendola per le gambe e per la schiena, ed appoggiandola al proprio petto.
Integra si congelò. Era a causa del freddo contatto con il corpo del non morto, o per quello strano disagio che quella vicinanza le aveva provocato?Iniziò a percorrere il corridoio del sotterraneo, Alucard, per poi risalire le scale verso i piani superiori.
Integra chiuse gli occhi; un senso di tranquillità aveva pian piano preso possesso del suo essere e, per qualche istante, riuscì a non pensare a quelle ore, al suo scappare in casa propria, al suo timore di morire.
Tutto sarebbe cambiato, da quel momento. Ma avrebbe avuto tempo a sufficienza per pensarci.
Si sarebbe goduta, anche se per poco tempo, quel lento dondolio, quel dolce cullare, quella sensazione onirica... e poi avrebbe affrontato la realtà. Con coraggio, come avrebbe voluto suo padre.

 




 

NOTE:
Su questa fanfic non ho molto da dire. Volevo solo approfondire il primo incontro tra Alucard ed Integra, e ho scritto questo.

Importante: shippo Alucard ed Integra, con tutto il mio cuore, ma in questa storia non vi è una relazione amorosa, d'altronde qui lei è solo una bambina; ho pensato ad Alucard come una figura di riferimento per lei, in questo momento di confusione, nulla più.

Poi, nel futuro... ;)

Spero vi piaccia!

   
 
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