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Autore: araihchiara    11/04/2017    0 recensioni
Annalise rimase totalmente senza fiato nel vedere Bonnie di fronte a sé. Quando era andata ad aprire la porta, l’ultima persona che poteva pensare di trovare era proprio la sua ex assistente.
Ambientata un anno dopo la 3x15
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Annalise Keating, Bonnie Winterbottom
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Ciao.”

Annalise rimase totalmente senza fiato nel vedere Bonnie di fronte a sé. Quando era andata ad aprire la porta, l’ultima persona che poteva pensare di trovare era proprio la sua ex assistente.

Annalise si era immaginata tante volte quella scena. Si era immaginata di rivederla per caso su un treno, un aereo, una nave. Credeva che sarebbe stata abbastanza furba da lasciare la città. Magari l’avrebbe ritrovata una tiepida sera d’inverno a Lisbona, o Roma, o Madrid. Magari l’avrebbe incontrata in Oregon, camminando su una bassa duna di sabbia.

Si era immaginata di girarle le spalle, ferendola crudelmente, in modo che Bonnie credesse che era stata completamente dimenticata. Solo un’ombra del suo passato, o forse neanche più quella.

Si era immaginata che Bonnie un giorno tornasse da lei, le si gettasse ai piedi e la supplicasse piangendo di riprenderla con sé.

Si era immaginata di affrontarla in tribunale, sconfiggerla (non sarebbe stato difficile), e lasciarla in aula a leccarsi le ferite, non degnandola di uno sguardo.

Si era immaginata… forse anche di ucciderla, perché la sofferenza che le aveva provocato Bonnie, sparendo per tutti quei mesi, era qualcosa di troppo grande da gestire.

Annalise aveva sofferto tanto nella sua vita. Troppo. Sapeva che non avrebbe mai potuto elencare tutto quello che le era successo perché nessuno le avrebbe creduto. Si sarebbe solo coperta di ridicolo, una singola persona non può attrarre tante disgrazie. Probabilmente la gente avrebbe faticato a soffocare una risata. Aveva avuto solo un punto fermo, in tutti questi anni. Non Sam e le sue avventure, non Eve e le sue priorità, non Frank e il suo egoismo.

Bonnie.

Sapeva che Bonnie avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, che sarebbe rimasta al suo fianco per sempre, nonostante tutto, attraverso tutto, fedele, leale. Forse sarebbe stata lei un giorno a stancarsi, a decidere che era troppo, a concedere alla sua assistente una seconda vita, una seconda opportunità. Ma Bonnie non glielo avrebbe mai permesso. Sarebbe tornata ogni giorno, implorandola di riassumerla, sostenendo che licenziarla era stato un errore, dimostrandole quanto avessero bisogno l’una dell’altra. Sarebbe tornata ogni giorno. Fino alla fine dei suoi giorni.

E invece Bonnie, la sua Bonnie era sparita. Da un giorno all’altro, senza un bigliettino, una lettera, niente. Sparita per sempre.

Ma ora la guardava, la guardava fissa negli occhi e non riusciva a capacitarsi di averla lì, davanti a sé, e non riusciva a capacitarsi che il loro incontro fosse così semplice, banale. Bonnie che bussa alla porta, lei che la apre, la vede.

“Ciao”.

Solo quella parola.

Bonnie non stava piangendo, non aveva gli occhi colmi di lacrime o uno sguardo affranto, distrutto, dispiaciuto. La guardava, semplicemente, come se fosse anche un po’ lontana, un po’ distante. La guardava con uno sguardo leggermente assente. La guardava.

Indossava un cappotto lungo, che le arrivava fino al ginocchio. Sembrava stare bene. Aveva la faccia leggermente più piena, gli zigomi meno scavati. Ma era lo sguardo quello che continuava ad attrarre Annalise come una calamita. Non riusciva a smettere di guardarla negli occhi, di fissarla. Era uno sguardo che non aveva mai visto in Bonnie, uno sguardo deciso, sicuro, ma anche un po’ lontano. Voleva farle credere che quel loro incontro non fosse poi così importante? Forse era solo una maschera, forse per la prima volta quel distacco forzato aveva portato Bonnie a riuscire ad indossare una maschera anche davanti ad Annalise. Ora i suoi occhi erano opachi, non più trasparenti come erano sempre stati. Erano così opachi che Annalise non riusciva più a leggere quello che c’era dentro.

Davanti alla porta, Bonnie chiese:

“Posso entrare?”
   
 
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