Mi sono trovato negli ultimi tempi
sempre più spesso a
vagare con la mente oltre l'arido orizzonte sabbioso.
Mi capita soprattutto quando il vento
di Mishtral,
l'impetuoso e rovente vento locale, diventa l'Isht, una tiepida brezza
che mi
spinge fino a Ghison, il confine ultimo della mia tribù.
In realtà non appartengo a
questa terra, ma la tribù degli
Ibdú mi ha accolto nel mio esilio.
Qui ho trovato una nuova casa, una
nuova vita, ma resta
sempre la vita di un esule, di un ramingo che nonostante tutto ancora
sente
forte la nostalgia di casa.
La nostalgia del Verde Oceano,
pascolo di focosi fulvi
cavalli, di Rebastopoli, capitale maestosa di nobili re, di Paytol, la
mia
città natale affacciata sul mare, e di Vastiterra tutta,
terra di eroi che
combattono fianco a fianco contro altri eroi, terra dove echeggia il
clangore
della spada, il sibilare della lancia ed i coltelli scintillano nella
notte
nera.
Come può un uomo che ha
cavalcato con i più valorosi, che ha
mangiato e bevuto con i più nobili e ha visto la morte ad
ogni carica, come può
vivere nella pace?
Il mio animo, nonostante
l'età che avanza, è ardente come e più
dello stesso Mishtral.
Ed è questo ardore che mi
spinge fino a Ghison, ma poi il
pensiero dei miei figli e dei miei nipoti frena ogni anelito e torno
ombra tra
le ombre al mio accampamento, umile uomo del deserto e i ricordi
diventano
racconti incredibili e lontani.
Il rombo del tuono e il tintinnare
della pioggia, due suoni
così familiari e mai uditi in queste terre aride, risuonano
alle mie orecchie e
forse gli occhi si ingannano, ma non sono quelle le possenti belle mura
di
Rebastopoli dai tetti d'argento.
Il lampo e il tuono.
Indietreggio inorridito.
Il riflesso nella pozzanghera non
sono io, o meglio non è il
mio io attuale, ma l'ombra, il fantasma che fui.
Un altro fantasma avanza fra le
nebbie dei sogni e nel
riconoscerlo rimango senza fiato.
Mi sorride come non aveva mai fatto
in quegli anni lontani e
mi porge il suo arco, Il Corno Nero che io spezzai perché
nessun altro potesse
usarlo.
Poi qualcuno mi scuote e mi desta:
è Idu la mia sposa.
"Marito mio -dice- ti ho sentito
gridare nel sonno e mi
sono preoccupata. Chi è Rysh, che chiamavi gridando nel
sonno?"
Sto per risponderle, quando mi
ricordo che Idu, la mia amata
Idu, la ridente, son sette anni che è morta.
E lei mi sorride con amore.
Poi mi sveglio e l'arido orizzonte
sabbioso mi abbaglia, mentre
il placido belare delle pecore è l'unico suono che accarezza
le mie orecchie.
Di fronte il mio piccolo nipote Sfrh
mi osserva con i suoi
grossi occhioni neri.
"Nonno tutto bene?" Mi chiede
preoccupato.
Gli scompiglio i capelli per gioco e
poi gli dico di
chiamare suo fratello Enmenunna perché badi al pascolo.
Mi alzo e torno all'accampamento per
parlare con il vecchio
Ur Shtar, il nostro k'alicha.
La sua tenda è piccola, ma
allo stesso tempo accogliente e
appena entro, come è buona regola fra gli Ibdú,
mi offre della frutta secca e
dell'infuso aromatico.
In qualità di k'alicha,
cioè saggio della tribù, non deve
pascere le greggi o andare a caccia, ma vive delle offerte che gli
vengono
fatte a ragione dei consigli che dispensa a chi glieli chiede.
Pago il mio obolo con una pelle di
pecora ben lavorata e
pongo la mia domanda.
Ur Shtar si alza e mi invita a
seguirlo fuori, poiché, a suo
dire, la risposta è là fuori.
Di fianco alla sua tenda
c'è un recinto quadrangolare
delimitato da un gruppo di pietre
poste
ai quattro angoli dello stesso.
Entriamo e ci sediamo poi Ur Shtar mi
parla.
"Mery Bate il tuo sogno, per quanto
complesso, è
semplice: un messaggio, un lieto messaggio sta giungendo dal tuo
passato e
poiché Il sogno doppio è prossimo ad arrivare."
Rimango stupito, perché
fammi uscire quando una risposta del
genere poteva darmela già nella tenda?
Poi sento levarsi il vento e vedo Ur
Shtar afferrare con la
mano alcuni granelli di sabbia, che si porta alle labbra.
Il suo tono ora è
più cupo:" fra quattro lune tornerà a
soffiare il Mishtral, appena si sarà placato prendi la
cavalcatura più veloce
che hai, non perdere tempo a sellarla, e corri a Ghison. Li troverai la
risposta
al tuo sogno."
Detto ciò tace e io
ringraziandolo me ne vado un po'
confuso.
Sono lunghi sessanta giorni di
attesa, anche per un tipo
paziente come me, soprattutto quando non sai cosa aspettarti.
Il mio passato mi avrà
trovato, ma come? E soprattutto che
forma avrà?