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Autore: Nox_Nightshade    12/04/2017    2 recensioni
"Nessuno sapeva dove il ragazzo abitasse, ne' tantomeno se avesse un padre e una madre.
Non parlava con nessuno: quando la gente gli domandava come facesse a vivere e a mantenersi, lui si limitava a indicarsi la schiena; viaggiava sempre con uno zaino trasandato contenente tutto quello che considerava 'l'essenziale'"
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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In una serata particolarmente afosa dell'agosto 1999 nella periferia milanese, un ragazzo camminava senza alcuna apparente destinazione.

Aveva il volto scavato dalla fame e dalla fatica; erano ore che vagava a zonzo.
A causa degli zigomi molto pronunciati e del pallore quasi cadaverico del viso, due occhi grandi e incredibilmente scuri risaltavano come pietre illuminate dal sole di mezzogiorno.
Aveva folti capelli neri, perennemente in disordine, ma a lui piaceva così.

Nessuno sapeva dove il ragazzo abitasse, ne' tantomeno se avesse un padre e una madre.
Non parlava con nessuno: quando la gente gli domandava come facesse a vivere e a mantenersi, lui si limitava a indicarsi la schiena; viaggiava sempre con uno zaino trasandato contenente tutto quello che considerava "l'essenziale".
Svariate tele bianche di modesta dimensione, cavalletto, tavolozza e pennelli.
Il ragazzo dipingeva la vita così come la vedeva; le scene di quotidianità in tutte le sue sfaccettature venivano filtrate attraverso i suoi colori, realizzati con cura, quasi fossero un tesoro da custodire.

Si era ormai fatto tardi quando il giovane decise di fermarsi per la notte, stremato.
Poco prima di addormentarsi su una panchina a pochi metri da una chiesa, estrasse dalla vecchia sacca le tele che aveva realizzato quel giorno.
Subito gli saltò all'occhio quella più colorata e piena di dettagli: si ricordò di averla dipinta subito dopo aver assistito ad una scazzottata in una via malfamata.
Avrebbe voluto urlare, scappare o per lo meno chiamare aiuto; invece tutto quello che fece fu nascondersi dietro un'auto parcheggiata e, con mano tremante, dipingere.
Rosso per il dolore, nero per la paura, grigio per urlare "basta".
Quando poi prese in mano la tela che dipinse qualche ora dopo, si rilassò visibilmente.
La tela era completamente bianca.
L'aveva realizzata dopo aver osservato una madre che correva con il suo bambino.
Entrambi stavano ridendo, felici; probabilmente si dirigevano verso il parco.
Secondo lui non c'era nulla da aggiungere: semplicemente si sentiva felice.

Quella notte sognò di un mondo dipinto con i suoi colori; spietato e a tratti bellissimo.
Perchè quello era il mondo visto dagli occhi del giovane pittore delle periferie milanesi.





"e ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte
 ma non è vero ragazzo che la ragione sta sempre col più forte: 
io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero
e naviganti infiniti 
che sanno parlare con il cielo".


Roberto Vecchioni, Sogna ragazzo sogna
   
 
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