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Autore: Diana924    12/04/2017    3 recensioni
1504, nel convento dov'è costretta a vivere Juana riceve una proposta inaspettata dalla persona che meno si sarebbe aspettata.
Juana di Castiglia, detta la Beltraneja ( 1462 - 1530 ) fu la più grande rivale di Isabella di Castiglia, ingiustamente considerata figlia di una relazione clandestina della regina Juana e per questo definita la Beltraneja non smise mai di rivendicare la corona di Castiglia
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo, Epoca moderna (1492/1789)
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Autore: Diana924
Fandom: RPT Storico
Titolo: La señora de Coimbrà
Personaggi:  Giovanna la Beltraneja, nominati Enrico IV di Castiglia, Giovanna del Portogallo, Alfonso V del Portogallo, Giovanni II del Portogallo, Isabella di Castiglia, Ferdinando d'Aragonaa, Beltràn de la Cueva
Rating: NC13
Note:  Ho finalmente recuperato Isabel, serie tv period spagnola sulla vita di Isabella di Castiglia, e tra le tante figure quella a cui forse mi sono affezionata di più è proprio quella della piccola Juana, detta la Beltraneja
Note2: Timeline? 1504
Nota3: E' difficile trovare nella storia spagnola una figura più tragica di quella di Juana di Castiglia, della la Beltraneja. Unica figlia di Enrico IV, detto l'Impotente, e di Giovanan del Portogallo secondo alcuni pettegolezzi messi in giro dalla nobiltà sarebbe stata in realtà figlia della regina e di un suo amante, tal Beltràn de la Cueva, miglior amico del re. Isabella di Castiglia, sorellastra di Enrico, fu ben lieta di credere allla voce in maniera tale da poter avanzare la sua candidatura come legittima regina alla morte del fratello. Juana e sua amdre fuggirono in Portogallo dove Juana sposò suo zio Alfonso, re del Portogallo e alla morte di questi fu costretta a chiudersi in convento e a prendere i voti sebbene per tutta la vita si firmò " yo, la reina " che era ed è tuttora la firma reale
Note4:  E' molto probabile che il matrimonio tra Juana e Alfonso sia stato consumato, se non subito almeno dopo pochi mesi, il Portogallo avrebbe così potuto rivendicare i diritti di Juana, all'epoca una bambina di 11 anni. Prima che prendesse i voti, e dopo la morte di Alfonso, Juana ricevette una proposta matrimoniale da Francesco Febo di Foix, re di Navarra il quale morì ad appena diciotto anni, probabilemnte avvelenato anche se il mandante non si conosce ancora. Dopo di quella Juana nel 1504 ricevette una proposta di matrimonio da Ferdinando d'Aragona, rimasto vedovo di Isabella morta quello stesso anno, ma lo rifiutò e Ferdinando sposò Germaine de Foix, nipote di Francesco Febo
Note5: Ho deciso di lasciare i nomi invariati, alcuni sono nella loro versione portoghese, tra cui le città, e altri in quella spagnola
Note6: Juana fu regina di Castiglia, sebbene solo nel nome dato che venne formalemnte incoronata dopo la sua fuga in Portogallo poco prima del suo matrimonio,  nonostante fossero state amiche durante l'infanzia lei e sua zia Isabella da allora furono acerrime nemiche, Isabella si riferiva a lei chiamandola La Beltraneja o la muchacha ( la ragazza )



Il sole filtrava dolcemente attraverso la finestra della sua cella.
Trascorrere quei giorni a Lisboa ospite della famiglia reale le aveva fatto bene, sebbene la sua presenza fosse scomoda tutti cercavano sempre di farla sentire a suo agio, dal re all’ultimo dei servitori, lei un tempo era stata la loro regina e per fortuna lo ricordavano. Lisboa era sempre una bella città, vi aveva passato poco tempo ma le piaceva, così brulicante di vita a differenza della sua Castiglia.
La Castiglia, chiuse gli occhi ricordando quei paesaggi bruciati dal sole, i fiumi che lottavano per arrivare al mare e le sue vallate, nove mesi di freddo e tre mesi di inferno si diceva della sua terra ma l’aveva amata appassionatamente sapendo che un giorno ne avrebbe cinto la corona.
Invece tutto era finito a causa di quella usurpatrice e il pensiero non cessava di tormentarla ogni giorno, lei e suo marito le avevano portato via tutto, avevano persino avvelenato colui che poteva diventare suo marito per impedirle di essere di nuovo felice. La regina Maria non era stata felice di vederla ma non potevano impedirle di presenziare al battesimo della figlia del re, non lei, era conscia che Manuel non l’avrebbe mai permesso che le fosse recato oltraggio, che la regina la vedesse, sapesse chi fosse e pensasse a quello che sua zia le aveva tolto.
Manuel era stato buono con lei, come João e Afonso e lei era stata felice di vedere i bambini della regina, avrebbe tanto voluto avere figli ma quella donna le aveva tolto anche quella possibilità.
Se chiudeva gli occhi per un istante le sembrava di rivedere i palazzi di Castiglia dov’era cresciuta, i Grandi di Spagna che si inchinavano al suo passaggio e suo padre che la prendeva in braccio, sarebbe stata la sua erede le dicevano tutti, sebbene Dio non avesse benedetto la coppia reale con un maschio un erede c’era. I ricordi di sua madre erano peggiori, ricordava fin troppo bene cosa fosse accaduto quando erano dovute fuggire, l’umiliazione, le beffe e il dolore, la vita era così ingiusta e tutto per colpa degli intrighi dei Grandi e delle ambizioni di sua zia.

<< Mia signora, mia signora >> disse una voce, una delle giovani novizie aveva bussato alla porta, evidentemente pur non avendo ricevuto risposta aveva deciso di aprire lo stesso la porta, ragazza audace pensò lei con un sorriso triste, se fosse stata audace a suo tempo forse sarebbe rimasta regina e l’altra semplicemente una principessa senza destino così come sarebbe dovuto essere.
<< Cosa c’è sorella? Non c’è bisogno di tutte queste cortesia, sono semplicemente una vostra consorella >> si schermì nel vedere la giovane inchinarsi, erano trascorsi decenni dall’ultima volta che qualcuno si era inchinato a lei, da quando aveva deciso di prendere i voti, era lei a desiderarlo ma sua zia e suo marito avevano preteso una dichiarazione in cui rinunciava ai suoi diritti, folli che non erano altro, folli e arroganti ma prima o poi l’Onnipotente li avrebbe punito.
<< Signora …  ci sono due delegazioni per voi, una dalla Castiglia e una dall’Aragona, e .. sorella Juana, voi foste regina >> le rispose la ragazza arrossendo. Regina, avrebbe avuto due corone ma la prima non l’aveva mai vista e la seconda era stata una corona sulla testa di una bambina.
Era nata per essere una regina e lo era stata ma una regina bambina con un figliastro che sbraitava perché suo marito morisse e una corte che si chiedeva se davvero dom Afonso fosse un mostro. Afonso era stato un brav’uomo, avevano fatto quel che dovevano per dovere di Stato, per cementare l’alleanza e sebbene sapesse che era qualcosa di ripugnante e contro natura era stata lei a prendere l’iniziativa, la corona di Castiglia ben valeva la violenza di un uomo su una bambina almeno così le aveva detto sua madre. Né lei né suo marito lo credevano ma la loro causa era debole e dovevano farlo, ricordava appena il dolore e l’umiliazione, dona Beatriz e Juan avevano protestato ma sua madre era stata fuori di sé dalla felicità, solo con un figlio la sua pretesa sarebbe stata valida le aveva ricordato ma doña Juana d’Aviz errava, per vincere quella guerra non c’era bisogno di un matrimonio e di un bambino ma di una battaglia, bisognava vincere una battaglia e lei aveva perduto le sue.
<< Mia zia e don Fernando mandano due delegazioni? Deve essere grave perché preferiscono dimenticarmi, specialmente lei … la regina non ha la coscienza immacolata come vuol far credere, Granada, il Nuovo Mondo, tutto quello scompare di fronte al torto che ha fatto a me peccando di superbia e di arroganza >> sussurrò prima di uscire, i Pachecò, Carrillo e i Mendoza lo avevano compreso ma lei li aveva annientati tutti in nome del suo diritto divino … più che in Nostro Signore sua zia credeva in sé stessa altrimenti non le avrebbe mai usurpato il trono che pure era suo di diritto.

<< Il Signore si ricorderà dei suoi torti quando sarà il momento, si dice che voi … vi chiamano con un nome infamante sorella Juana, vi chiamano … non oso dirlo >> dichiarò la ragazzina mentre attraversavano il convento, Coimbrà era insolitamente silenziosa quel giorno, gli studenti dovevano essere in licenza pensò Juana, erano loro l’anima della città.
<< La Beltraneja, Juana la Beltraneja. Ecco come mi chiamano, puoi dirlo pure, ho imparato ad ignorare le loro offese con gli anni, è paradossale pensare che lui non fu dalla mia parte, quando fu il momento di scegliere fu dalla parte di lei, ho sentito che è morto dopo la presa di Granada, se le voci fossero state vere allora sarebbe stato dalla mia parte, quante menzogne si inventano al giorno d’oggi per giustificare ambizioni e atrocità di ogni genere >> le rispose a voce bassa.
Fin da bambina aveva udito quelle voci, mormoravano alle sue spalle, bisbigliavano al suo passaggio ma le aveva udite e l’avevano ferita. Suo padre era Enrique, Enrique de Trastamara re di Castiglia e non Beltràn, questo le avevano ricordato in ogni occasione, suo padre era l’uomo che l’abbracciava, che era sceso in battaglia per difendere i suoi diritti, suo padre era il re. Con gli anni aveva compreso che sua madre aveva alimentato quelle voci con il suo comportamento impudico, per questo le avevano allontanate, perché la regina era stata ripudiata e viveva con un altro uomo che non era suo marito e da cui aveva avuto dei figli, se le voci c’erano era anche colpa di sua madre.
Sua madre aveva creduto in lei, era stata lei la prima a salutarla come regina di Castiglia e avevano fatto di tutto per conservare il trono o almeno la corona mentre il marito dell’usurpatrice vinceva le sue battaglie e lei si faceva incoronare regina al posto suo ed era morta sperando che Afonso l’avrebbe aiutata a riprendersi quel che era suo di diritto.

Non riconobbe nessuno degli uomini li convenuti ma erano anni che non incontrava il volto di un castigliano, uno degli ultimi era stato quello di quel sant’uomo di Carrillo che tanto aveva fatto per la sua causa, lui invece non aveva fatto niente. Mormoravano che fosse suo padre e l’amante della regina, l’avevano persino rinominata in quella maniera infamante ma lui non lo credeva altrimenti don Beltràn de la Cueva non avrebbe combattuto a favore di Fernando ed Isabel durante la guerra e contro di lei, che pure veniva considerata la sua bastarda.
<< Cosa desiderate? >> domandò sperando che la voce non la tradisse, tutte le sue consorella la stavano osservando e si sentiva nervosa e insicura come quando era bambina.
<< Vengo a nome della regina, doña Juana mi ha incaricato di riferirvi che sua madre doña Isabel, la nostra regina, è morta pochi giorni fa a Medina de los Campos, le esequie si sono già tenute e la corona di Castiglia appartiene alla nostra attuale regina doña Juana de Aragon >> le comunicò l’uomo, osservandolo meglio le sembrò di riconoscerlo: Chacòn, l’uomo di sua zia, il suo precettore, colui che aveva guidato ogni suo passo dalla morte di don Alfonso, la vera mente dietro i disegni di sua zia.
Morta, sua zia era morta, dopo tanto tempo il cielo aveva ascoltato le sue preghiere, non le aveva mai voluto realmente male perché era sempre stata sicura che fosse stata guidata da cattivi maestri come Chacòn ma sua zia aveva usurpato il suo trono e ora era stata punita come meritava. Sebbene non dovesse mai lasciare il convento nessuno aveva mai realmente applicato quella regola e così aveva saputo tutto, la morte di doña Isabel, la ricordava bambina con il figlio di João, lei era di qualche anno più grande, già vedova e ricordava molto bene quanto l’avesse invidiata, quella fanciulla che aveva tutto quello che a lei era stato negato. Poi il piccolo Miguel morto ad appena due anni, l’Infante Juan morto per il troppo amore e sua moglie che dava alla luce un bambino nato morto, e c’erano quelle voci sulla nuova regina, dicevano che fosse pazza, pazza come la matrigna di suo padre di cui si mormorava che fosse malata di tristezza.
<< Mia zia avrebbe dovuto ridare a me il suo regno, e non ad una fanciulla la cui pazzia è la favola di tutta l’Europa cristiana. Invece la delegazione d’Aragona cosa desidera? >> chiese, imperiosa come la regina che non era mai potuta essere.
<< Il mio signore don Fernando per quanto straziato dal dolore per la scomparsa della sua amata moglie la regina Isabel è purtuttavia cosciente dei suoi doveri di sovrano. La corona di Castiglia spetta a doña Juana e alla di lei morte, o in caso non fosse in grado di portarla per cause superiori, a suo nipote don Carlos con reggenza di suo padre don Felipe. Quello che il nostro buon sovrano desidera impedire è che il suo regno alla sua morte finisca tra le mani di quei rapaci borgognoni, voi non li avete mai incontrati ma degli avvoltoi sono meno avidi di quei tedeschi, per risolvere la situazione don Fernando nostro re mi ha incaricato di chiedere al vostra mano in matrimonio. Il Santo Padre vi libererà dai voti e provvederemo ad una dispensa che vi autorizzi a sposare un vostro parente, tutto per la maggior gloria della Spagna >> le venne spiegato mentre Juana si sentiva ribollire d’odio e di rabbia.

Lui la voleva, la voleva come sposa e come regina d’Aragona, lui che si era battuto contro di lei, che l’aveva sconfitta costringendola all’esilio e al convento, lui che l’aveva umiliata definendola la bastarda di don Beltràn de la Cueva, lui che aveva sposato la sua più grande nemica e che le aveva avvelenato un pretendente. Ora che sua moglie era morta pensava a lei, desiderava che fosse la sua sposa e che gli desse dei figli, folle e arrogante come tutta la sua famiglia, quegli aragonesi contaminati da sangue saraceno che si credevano i padroni del mondo.
Stava per prendere i voti quando le avevano prospettato un matrimonio col re di Navarra e aveva accettato, sarebbe stata una regina e un giorno si sarebbe presa la sua legittima corona ma i due non le avevano lasciato il tempo nemmeno di assaporare quel sogno. François era morto, taluni dicevano che fosse stato un incidente ma altri mormoravano di veleno e lei era a conoscenza del nome dei possibili responsabili, le mani della cattolicissima regina doña Isabel erano lorde di sangue, quello di François, di suo padre il re, di suo fratello Alfonso, dei mori e dei giudei, persino degli indigeni delle Indie, così tanto sangue che niente avrebbe mai potuto mondarlo.
Lui l’aveva sempre detestata, lei era la prova vivente di come le loro pretese fossero temporanee, di come il loro sogno di unire le due corone fosse un’illusione, lei era il simbolo dell’orgogliosa Castiglia che mai si sarebbe piegata agli invasori, anche se venivano con dolci parole, anche se mormoravano di matrimonio. Marcisse all’inferno lui, l’Aragona, la sua figlia demente e persino la Castiglia, prima di accettare di sposarlo avrebbe preferito vedere il suo regno bruciare per mano dei mori e dei borgognoni, mai avrebbe chiamato Fernando marito, non l’uomo che le aveva fatto così male. Marcisse all’inferno dove almeno avrebbe avuto sua zia accanto, il perdono non faceva per lei, non dopo tutto quello che aveva sofferto per causa loro.

<< Il vostro re si riferiva alla mia persona come “ la figlia adulterina di Juana del Portogallo e di Beltràn de la Cueva “. Ha però accettato l’uomo che sosteneva fosse mio padre tra i suoi generali e ha fatto avvelenare il re di Navarra sapendo che la mia pretesa come sua moglie sarebbe stata più forte di quella di mia zia. Mi ha inflitto così tante umiliazioni e pene che le stelle nel cielo diventano poche in confronto e ora per evitare che la sua figlia demente e il suo genero straniero mettano le mani sull’Aragona decide di volermi come sua sposa. Fate sapere al vostro signore che sono in pace, sono felice della mia vita e desidero solo quello che fu mio, non una corona di regina consorte ma quella di una regina regnante, l’unica che mi spetta, io avrò un posto in paradiso per quanto ho sofferto ma che il vostro re bruci all’inferno per quello che ha in mente di fare >> dichiarò prima di voltarsi e tornare sdegnosa nella sua cella.
Una volta giunta lì chiuse la porta e prese il calamaio, era ora di scrivere a Manuel per ammonirlo che se mai fosse stato d’accordo con l’insano proposito di Fernando lei avrebbe scritto al Santo Padre, al re di Francia, all’imperatore Massimiliano, a tutti.

Vergò con sicurezza quelle parole prima di apporre la sua firma, l’unica che aveva diritto ad opporre e che sua zia mai avrebbe potuto toglierle perché lei era stata regina, lei era una regina anche se umiliata e senza trono, yo, la reina perché questo Juana de Trastamara y d’Aviz era: yo, la reina.

   
 
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