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Autore: Melinda Hastings    13/04/2017    1 recensioni
mi sposto in cucina, mi attira il pianoforte, papà sa che amo suonarlo e infatti mi dice
“ti piace ancora?” chiede
Non gli rispondo, non ho ancora parlato da quando sono salito in auto e non parlerò per tutta l’estate. Io sono un tipo che parla sempre e a vanvera non uno che non parla mai.
“Si, gli piace ancora, lo suona spesso a casa.” Risponde mamma al mio posto
John sorride.
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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GENERE: generale, sentimentale, romantico, mistero, azione.  
TIPO: long fic (10 capitoli)
RATING: arancione.
PAIRING: Sterek, Scott x Isaac, Scott x Liam (Flash Black), Lydia x Jackson, Erica x Boyd.
DISCLAMEIR: I personaggi non mi appartengono sono dei rispettivi proprietari. Tranne quello di Ronnie che è mio.

NOTE: Questa storia prende spunto dal film “The Last Song – L’ultima canzone” gli avvenimenti sono simili.

NOTE PERSONAGGI:

Claudia, la madre di Stiles è ancora viva e ha avuto un’altra figlia: Ronnie, con John (il padre di Stiles), Stiles vive a Los Angeles con la madre e la sorella più piccola. Torna a Beacon Hills durante le vacanze estive a trovare il padre. Scott è un licantropo e non conosce Stiles così come tutti non lo conoscono ancora. Scott fa parte del branco di Derek.  I personaggi, alcuni sono OOC.

 

 

When I Look At You

(Ritorno a Beacon Hills)

 

 

 

 

 

Mamma dice che tornare nei luoghi dove si è nati, fa sempre bene. Anche perché dice che tutti conoscono tutti e quindi se si ha bisogno di qualcosa allora si può chiedere senza tante storie.

Mi chiamo Stiles… Stiles Stilinski, ho sedici anni e vado al liceo di Los Angeles, vivo con mia madre Claudia e la mia piccola sorellina Ronnie, che ha otto anni e va ancora alle elementari.

Non ho moltissimi amici e lavoro in un bar come cameriere, per poter guadagnare qualcosa senza chiedere a mia madre soldi in prestito.

La mia vita non è per niente movimentata e affascinante, mi ritengono tutti uno sfigato, sono intelligente e vado bene a scuola.

Mi piace suonare il pianoforte, a casa ne ho uno, lo suono da quando avevo cinque anni, me lo ha insegnato a suonare il mio papà.

 

Lui vive in una cittadina della California, che dista almeno due ore di viaggio, da Los Angeles, si chiama Beacon Hills, dice che è un posto tranquillo.

Ci ha chiesto ( a me e mia sorella, per la cronaca) di andare a stare li per tutta l’estate e senza voglia sono dovuto andarci.

Mamma ci… mi ha costretto ad andarci.

In questo momento sono sul sedile posteriore dell’auto di mamma, con dietro nel bagagliaio gli scatoloni e delle valigie con dei vestiti dentro e qualche altra roba.

Sto ascoltando la musica, non sento quello che dice mamma, poco m’importa, non sopporto passare le vacanze fuori da Los Angeles, soprattutto in un posto dove non mi trovo per niente a mio agio. Ci sono andata poche volte quando Ronnie non era ancora nata, quindi sto parlando di circa otto o dieci anni fa.

Non ricordo molto di quei posti. E sinceramente non me ne importa niente.

 

Arriviamo in un’ora nella piccola casetta di papà, è lo sceriffo della città, ha una casa a due piani.

E’ davanti alla porta che ci sta aspettando, dice di aver preso un giorno di fiere per poterci accogliere.

“PAPA’!” urla Ronnie andandogli incontro correndo lui apre le braccia in segno di un saluto e un abbraccio che Ronnie accetta molto volentieri.

“Ciao tesoro!” esclama lui vedendola e dandogli dei baci sulle guance.

Disgustoso.

“Mieczyslaw.” Mi saluta, cosa che ignoro, anche perché non mi faccio più chiamare così. E’ impronunciabile quel nome.

Lo guardo male in segno di risposta, con le braccia incrociate

“Si fa chiamare Stiles.” Dice Ronnie saltando in braccio a John.

“Stiles?”
“Si. Come tuo padre.” Risponde mia madre e lo vedo sorridere

 

 

 

Entro in casa sorpassando tutti e tre e me ne vado direttamente nella mia camera al piano superiore, quella e’ rimasta sempre la solita, credo che devo comprare qualcosa di nuovo da togliere la roba vecchia.

Ronnie invece ha la stanza, quella vicina alla camera di papà.

“Vedo che ti ricordi dov’è.”

Grugnisco qualcosa in risposta e poi mi sposto in cucina, mi attira il pianoforte, papà sa che amo suonarlo e infatti mi dice

“ti piace ancora?” chiede

Non gli rispondo, non ho ancora parlato da quando sono salito in auto e non parlerò per tutta l’estate. Io sono un tipo che parla sempre e a vanvera non uno che non parla mai.

“Si, gli piace ancora, lo suona spesso a casa.” Risponde mamma al mio posto

John sorride.

Esco di casa, sono le sette di sera e non m’importa che sia ora di cena oppure no. Tanto mamma dice che dormirà qui stanotte, quindi.

Mi tirò su il cappuccio della felpa rossa che ho addosso, in testa, e vado a farmi un giro per la città.

Noto che ci sono ancora molti negozi aperti e molta gente che va ed viene da ogni luogo.

 

Nessuno sa che faccia abbia il figlio dello sceriffo della città, solamente si ricordano di un bambino di otto o sette anni che veniva durante le vacanze estive a trovare il padre.

Mi ritrovo, qualche tempo dopo, all’inizio di un bosco, sembra molto fitto. Non mi sembra che ci sia qualcuno in giro. Chi va di notte nei boschi? Magari qui a Beacon Hills, di gente ce ne va… ma non ne ho la più pallida idea.

 

Uno stormo di corvi, mi fa spaventare e schiaccio un pezzo di bastone sotto ai miei piedi. Un ringhio mi fa voltare velocemente e noto che è…

Un lupo…?! Che…? Si va bene… i lupi e boschi okay, ma incontrarne uno dal vivo è un'altra cosa…

Mi ringhia ancora il lupo, poco dopo si avvicina ancora un altro lupo più piccolo di quello.

Loro mi guardano, poi li guardo anche io. Ringhiano, non mi fanno paura. Sto fermo e forse non succede nulla, lo spero.

 

Si sente un ululato e quindi i due lupi che ho davanti a me, si guardano e poi corrono verso il bosco.

Ma che…?... significa?

 

Mi guardo confuso e stupito di quello che è appena successo… che diavolo…

Non capita tutti i giorni di vedere dei lupi, beh… non a Los Angeles, forse qui si.

 

Quando si fa più buio, mi dirigo verso casa, o almeno quella che si potrebbe definire casa. Arrivo ad un certo punto e noto o sento che qualcuno mi sta osservando ed infatti, mi volto e vedo un ragazzo dagli occhi verdi, e i capelli neri e corti con una giacca di pelle nere e una maglietta sotto e dei jeans con delle scarpe da ginnastica  ai piedi.

 

“Che ci fai qui?” domanda lui

Rimango in silenzio, ammaliato da tanta bellezza.

Ma che cosa?

“Io…” incomincio a dire lasciando la frase in sospeso

“E’ proprietà privata!” esclama lui con le mani nelle tasche della giacca

“Non lo sapevo, me ne vado subito!” dico voltandomi subito

“Aspetta.” Mi ordina lui

Mi fermo e mi volto.

“Ti è caduto questo prima!” dice dandomi un inalatore.


Ah si… soffro d’asma, da quando ero piccolo.

 

Lo prendo in mano e lo guardo, facendo un cenno con la testa in segno di ringraziamento. Non credevo di averlo perso, dopo averlo cercato nelle tasche della felpa.

 

Lo rimetto dov’era e quando alzo lo sguardo vedo che l’uomo di prima non c’è più. Chissà chi era… e chi erano quei lupi? Che ci facevano nel bosco? Beh… si, è casa loro… ma…?!

 

Torno a casa, e ci impiego quasi mezz’ora.

Mamma e papà sono già a tavola con Ronnie.

“Finalmente!” esclama mia madre

Una donna sui quaranta quattro anni, capelli castani e corti fino alle spalle con gli occhi dello stesso colore.

“Non ho fame!” annuncio per la prima volta

“Ha parlato!” esulta mio padre “Finalmente!” dice ancora lui facendo ridere Ronnie

 

“Aspetta. STILES!” sento gridare da mia madre

 Entro in camera mia e vado a buttarmi sul letto, più tardi mi farò una doccia, ho solamente voglia di dormire.

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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