Film > La Bella e la Bestia
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Autore: Lady Samhain    15/04/2017    3 recensioni
La maledizione è stata spezzata, il castello ed i suoi abitanti sono tornati normali e così anche ricordi delle persone del villaggio.
Il principe ha imparato la lezione e la ragazza ha trovato il suo posto nel mondo.
Tutto sembra concluso e l'Incantatrice potrebbe lasciare Villeneuve, ma c'è ancora un'ultimo incantesimo che vale la pena di fare prima di andare via.
C'è un'altra persona che merita una seconda occasione.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fata, Gaston, Le Tont
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un diamante per ogni lacrima

VII


Chi diavolo era che si permetteva di interrompere un momento così importante?!

Gaston era furioso: lui e Le Fou avevano appena finito la confessione più importante della loro vita e poi, proprio quando stavano per passare alle vie di fatto, ecco che qualche imbecille si permetteva di perdersi nel bosco e di arrivare ad interromperli.

Si scambiò uno sguardo con Le Fou, il quale fece spallucce come a dire "Che vuoi farci?".

-Vediamo chi è-

Prima di andare ad aprire la porta, Gaston si preoccupò di prendere il coltello da caccia; sapeva che le persone che vagavano nel bosco dopo il tramonto erano o pericolose o disperate, e lui voleva essere pronto nel caso fosse stata la prima possibilità.

Da dietro la porta chiusa chiese -Chi è là?- ma non si sarebbe mai aspettato di sentire la voce di Agatha che chiedeva asilo per la notte.

Gaston aprì la porta e se la trovò davanti più pallida ed emaciata che mai, con le mani livide di freddo nonostante fosse giugno inoltrato.

-Vi prego, un riparo per la notte- supplicò di nuovo la mendicante.

Gaston la guardò seccato. "Un riparo per la notte" avrebbe voluto dire rimandare ancora attività che avevano atteso già fin troppo, eppure se l'avesse scacciata avrebbe significato forse farla morire di fame o attaccata da qualche animale; come lui aveva provato a fare con Maurice e Le Fou aveva cercato di impedirglielo.

Fu il pensiero di quanto il suo amico (ma era ancora solo un amico?) sarebbe stato contrario che lo fece decidere.

-Entra. Siediti vicino al fuoco e mangia qualcosa-

Gettò uno sguardo a Le Fou e lui gli stava sorridendo.

Gaston non capiva perché ma sapere che Le Fou approvava la sua scelta lo faceva sentire bene.

Era come se tutto fosse più calmo, tranne il cuore che ancora gli martellava sotto le costole.

Agatha ringraziò, umile come sempre, e andò a sedersi su uno dei ciocchi che facevano da sgabello.

Le Fou le offrì del pane, e Gaston, già che aveva il coltello in mano, le tagliò della carne che era rimasta.

La donna mangiò in silenzio e loro due non volevano restare a fissarla ma nemmeno potevano fare finta che non ci fosse e riprendere la discussione di prima da dove l'avevano interrotta.

Si scambiarono un'altra occhiata e Le Fou allargò le braccia rassegnato.

Certo. Non erano argomenti da discutere davanti ad un'estranea.

Gaston sbuffò contrariato, e alla fine per passare il tempo si sedette in un angolo a pulire il vecchio fucile da caccia.

Che seccatura che era quella donna! Con tanti posti in cui avrebbe potuto perdersi nella foresta, proprio vicino a loro doveva capitare? E soprattutto, proprio in quel momento?

Seccante, fastidiosa, creatura!

Gaston era concentrato sul meccanismo del grilletto, e solo il suo sesto senso lo avvisò di qualcosa molto vicino a lui.

Si girò e trasalì quando vide Agatha che lo fissava.

Era in piedi accanto a lui ed era ferma, decisa. Non sembrava più la solita mendicante che tremava di freddo.

Gaston sentì un brivido che lo scuoteva perché negli occhi della donna aveva riconosciuto un predatore, ed in quel momento lui non era un rivale, lui era la preda.

-Dimmi perché mi hai concesso ospitalità-

-Perché... ne avevi bisogno?- tentò lui.

-Non mentirmi. Voglio la verità-

A quel punto Gaston sbuffò forte. La verità era che non ce la faceva più a fare buon viso a cattivo gioco, a pensare una cosa e farne un'altra.

-E va bene, vuoi la verità? La verità è che a me non importa niente di te. Fosse dipeso solo da me nemmeno avrei aperto la porta. Ma sono con il mio amico, e so che lui non avrebbe mai scacciato una persona in difficoltà, perciò ringrazia lui. Contenta adesso?-

-Interessante. Quindi lo hai fatto per lui-

In quel momento Gaston si girò verso Le Fou, che si era alzato dal suo angolo vicino al fuoco e spostava uno sguardo preoccupato da lui ad Agatha.

-Perché lui avrebbe fatto così, sì-

-E tu vuoi essere degno di lui-

Gaston non l'aveva mai pensata in quei termini, ma una volta che lo aveva sentito dire gli sembrò perfettamente naturale.

-Non voglio che abbia paura di me, o che provi disprezzo per il mio comportamento- per una volta in vita sua abbassò gli occhi -È già successo-

Lei lo valutò attentamente, con la testa inclinata da un lato e gli occhi che lo scandagliavano impedendogli di nascondere nulla.

-Molto interessante. Forse dopotutto ne vale davvero la pena. Sai, Gaston, non immaginavo che potessi migliorare tanto-

Come si permetteva?! Come osava rivolgersi a lui con quel tono di condiscendenza?

Scattò in piedi con i pugni serrati per la rabbia.

-Adesso osi troppo!-

A lato colse un movimento di Le Fou che cercava di fargli capire a gesti di stare zitto, ma lui non ne aveva alcuna intenzione.

Dare ospitalità ad un vecchia megera era qualcosa che poteva sopportare, ma che lei gli facesse la predica no, non lo avrebbe tollerato.

Nemmeno per far contento Le Fou.

Agatha gli sorrise enigmatica da sotto il suo scialle strappato.

-Questo giovanotto è davvero molto preoccupato per te. Bene, credo che sia arrivato il momento di spiegarti tutto-

Gaston avrebbe pensato che quella povera zitella sempre sola avesse anche le allucinazioni per la fame e fosse definitivamente uscita di testa, ma non ebbe il tempo di esprimere il suo pensiero che Agatha si era trasformata sotto i suoi occhi.

Il mantello logoro era caduto a terra e così pure il fazzoletto che le tratteneva i capelli.

Davanti a lui c'era una donna dall'età indefinibile, con un viso nobile ed occhi dallo sguardo impossibile da sostenere; sembrava che quegli occhi avessero visto chissà quali cose e Gaston non riuscì a resistere.

La guardava e per la prima volta aveva paura davanti a qualcosa che non comprendeva.

Sapeva di avere a che fare con la magia, e tutte le superstizioni riguardo alle streghe gli tornarono in mente in un lampo.

-Ma tu chi diavolo sei?- Le chiese.

-Io sono l'Incantatrice, sono la maga, sono colei che vede il destino-

Gaston iniziò a capire, e man mano che comprendeva si sentiva sempre più perso davanti a qualcosa di troppo grande.

-Il castello ed il principe sono stati trasformati da una maga... tu? Sei stata tu?-

-Sì, sono stata io-

-Ma tu sei sempre stata una mendicante per tutti questi anni. Perché?-

-Per osservare il mondo senza essere osservata-

Già. Giusto... chi mai avrebbe dato credito ad una donna povera e lacera come la zitella del villaggio?

Quella aveva preso in giro tutti, compreso lui, e Gaston odiava essere preso in giro.

-Tu non hai bisogno della mia carità. Cosa vuoi davvero da me?-

-Ah, vedo che l'intelligenza non ti manca. Io non voglio nulla-

-E allora perché mi hai cercato?-

-Fai troppe domande, Capitano. Hai mai fatto tutte queste domande a te stesso?-

Gaston sbuffò più forte che mai.

Maga o zitella, Agatha comunque non gli piaceva.

-Non ho l'abitudine di parlare da solo come i folli-

-Conosco qualche specchio che potrebbe smentirti-

Gaston quasi arrossì.

Non aveva calcolato che quella donna potesse conoscere quel suo piccolo segreto.

Era convinto che solo Le Fou lo sapesse, ed era certo che lui non lo avrebbe mai tradito.

-Te lo chiedo di nuovo. Che cosa vuoi da me?-

-Devi sapere come sono andate le cose. Devi capire-

Lui si sentì scuotere da un brivido.

Il modo in cui lei aveva pronunciato la parola "capire" gli aveva fatto intravedere qualcosa di troppo grande perché lui lo comprendesse.

In un attimo si sentì smarrito ed istintivamente cercò Le Fou.

Lo trovò dall'altra parte della stanza, che lo guardava preoccupato.

Come se avesse sentito la sua richiesta di aiuto, il suo amico attraversò la distanza che li separava e lo raggiunse.

Avendolo accanto Gaston si sentì più sicuro, e gli tornò in mente ciò che gli aveva detto Le Fou.

"Ci sono molti modi di proteggere una persona"

Si rese conto di quanto Le Fou fosse importante per lui; avrebbe voluto ringraziarlo, ma non poteva farlo in quel momento.

Lo guardò negli occhi sperando che lui capisse.

Perché non aveva mai prestato attenzione ai suoi occhi? Gli sembrava di trovare tanta gentilezza, qualcosa capace di calmarlo.

Si rese conto che ciò che lo tranquillizzava non era pensare ai ricordi di guerra, ma la voce di Le Fou ed il modo in cui lo faceva sentire protetto.

Le Fou annuì senza bisogno di dire nulla, e solo allora Gaston si rivolse di nuovo all'Incantatrice.

-Va bene. Sono pronto-

L'Incantatrice lo guardò con un sorriso.

-Straordinario. Davvero straordinario. Adesso sei davvero pronto per conoscere a verità. Tu, ragazzo, raccontagli tutto-

Allora fu Le Fou a parlare.

Gli raccontò di come lo aveva trovato all'alba del giorno in cui il sortilegio si era spezzato, di come aveva pianto per lui e di come l'Incantatrice gli avesse proposto il patto: le sue lacrime in cambio della magia per guarirlo.

-Quindi tu mi hai davvero salvato la vita. Non mi hai solo trovato e portato al sicuro-

Le Fou guardò a terra in imbarazzo.

-Non potevo abbandonarti-

Qualcosa di simile ad un coltello gli si piantò tra le costole e lo fece piegare per il dolore.

-Adesso comprendi, Gaston? Ti rendi conto di cosa ha fatto? Quest'uomo coraggioso è stato abbastanza forte da guardare oltre il rancore-

"Oltre il rancore, oltre l'indifferenza, oltre la mia... stupidità"

Dovette deglutire un paio di volte per riprendere il controllo sulla sua voce e non mostrare che tremava.

-Ora capisco cosa ha fatto per me, e so che non potrò mai ringraziarlo abbastanza-

Lo disse sincero come non era da anni, come se stesse mettendo a nudo il suo cuore palpitante.

-Sì. Tu gli devi più che la tua vita. Adesso devi capire un'altra cosa-

Gaston la guardò incerto. Si sentiva già abbastanza stordito da quando aveva scoperto cosa aveva fatto Le Fou, e non era sicuro che avrebbe retto un altro colpo come quello.

L'Incantatrice stese la mano di fronte a sé e nel suo palmo aperto c'erano tre proiettili.

-Li riconosci?-

Gaston ebbe un brivido che lo scosse in tutto il corpo.

Erano tre. Tre colpi che erano partiti dalla sua pistola contro quella che lui credeva essere una bestia.

Era certo che fossero quei tre proiettili, ma non osava dirlo a voce alta.

Il suo istinto gli urlava che era in pericolo.

-Hai sparato tre volte alle spalle, e per due volte lo hai fatto davanti a Belle, nonostante sapessi che aveva a cuore quella creatura. Sai cosa si prova a vedere soffrire qualcuno che ami?-

Ancora una volta Gaston si mosse per istinto e si mise tra lei e Le Fou.

Non sapeva perché, ma aveva sentito come se lo avesse direttamente minacciato, e lui non avrebbe permesso che Le Fou pagasse per colpa sua.

Per la prima volta capiva come si dovesse sentire la lince che difende a tutti i costi i suoi cuccioli.

-Hai paura, Capitano?-

Lui non rispose. Rimase a tenerla d'occhio, ben attento ad ogni suo movimento e attento a tenere Le Fou dietro di sé.

-Stai cercando di proteggerlo?-

-Sì-

-Eppure tu devi imparare. Non fa piacere nemmeno a me ma è necessario-

L'Incantatrice alzò una mano ma Gaston era già scattato con tutti i riflessi del soldato e del cacciatore: si girò e strinse Le Fou contro di sé.

Gli nascose la testa contro la spalla e gli fece scudo con il proprio corpo.

Sentì a malapena la protesta soffocata del suo amico, e nonostante lui si divincolasse lo trattenne con tutta la sua forza.

Si aspettava si sentire da un momento all'altro il ruore di uno sparo e poi il dolore bruciante della ferita che gli tagliava la schiena, e invece non c'era nulla.

-Spostati- ordinò lei.

-No-

-Se non ti sposterai sarai tu ad essere colpito-

-Va bene, è giusto-

-Perché?-

-Perché sono io che ho sparato e se c'è una punizione deve essere solo per me. Lui non merita questo-

Mentre lo diceva si rendeva conto di esserne davvero convinto.

Intanto Le Fou cercava di divincolarsi e gli gridava di lasciarlo ma lui nemmeno lo sentiva.

La cosa che percepiva meglio era la sensazione sorprendentemente piacevole di stringere Le Fou tra le braccia.

Perché non lo aveva mai fatto prima? Che altro si era perso?

Cercò di essere più gentile e di non costringergli la nuca troppo forte.

-Stai fermo- gli ordinò -Io me la caverò-

Per quanto le Fou lottasse con tutte le sue forze non poteva sperare di avere la meglio su di lui.

Gaston sperava comunque che l'Incantatrice finisse presto, che gli piantasse in fretta quelle tre pallottole nella schiena e che se ne andasse.

-Allora hai capito davvero. Bene, molto bene-

Gaston si girò a guardarla da sopra la spalla.

-Che vuoi dire?-

-Voglio dire che puoi lasciarlo. Non devi temere né per lui né per te-

-Ma tu avevi detto...-

-Volevo metterti alla prova. Al castello lo hai usato come scudo ed io volevo assicurarmi che non ricapitasse-

Solo allora Gaston si convinse e lasciò andare Le Fou.

Il senso di colpa gli bruciava dentro come se gli avessero sparato davvero.

-Non accadrà mai più- poi si girò verso Le Fou perché era a lui che voleva dirlo -Te lo prometto-

Lo guardò negli occhi ed ancora una volta si sorprese di quante cose vedesse.

Le Fou sembrava ancora preoccupato, ma anche felice, e infine commosso.

Gaston si chiese se anche Le Fou riuscisse a leggere il suo sguardo come aveva imparato a fare lui.

Probabilmente sì.

Si voltò di nuovo a guardare l'Incantatrice, che annuì soddisfatta.

-Bene, il mio compito è finito. Ricordati la promessa che hai fatto, soldato. E tu, ragazzo coraggioso, ricordati sempre di farti rispettare-

L'Incantatrice sollevò il cappuccio sulla testa e prima che loro potessero dire qualcosa era già uscita e li aveva lasciati soli.

***

-Sicuro che è andata via?- chiese Gaston più sospettoso che mai.

-Sembra di sì. Voglio dire, ha detto di aver finito con noi, e quindi sì. È andata via-

Le Fou aveva di nuovo il cuore in gola.

Era successo davvero alla fine: Gaston aveva riscattato quel momento orribile al castello, quando lo aveva trattato come un oggetto.

E lo aveva protetto come se lui fosse la persona più preziosa che esistesse al mondo.

Guardando Gaston ancora non riusciva a crederci.

Gaston, quello spaccone, egoista e presuntuoso lo aveva fatto sentire amato.

Gli aveva dato in pochi minuti tutta l'attenzione che Le Fou aveva creduto di aver sprecato per lui per anni.

-Spero che quella non si impicci mai più dei fatti miei- ringhiò Gaston con lo sguardo ancora rivolto verso la porta.

-Andiamo, ti ha salvato la vita e...-

Gaston si voltò verso di lui e qualsiasi altra cosa gli morì in gola.

-Tu mi hai salvato la vita. Sei stato tu-

Gaston gli si avvicinò, ma Le Fou non poteva più aspettare.

Ormai Gaston sapeva tutto, quindi non c'era più nessun motivo di trattenersi.

Lo afferrò dalla giacca e gli si buttò tra le braccia, prima di prendergli il viso tra le mani e, finalmente, baciarlo.

Erano tutti e due troppo sorpresi e in realtà rimasero con le bocche incollate una all'altra e le labbra che si muovevano in tentativi imbarazzanti, ma Gaston non lo stava respingendo e questo bastava per renderlo il bacio migliore del mondo.

Quando si staccarono Le Fou rimase a guardarlo negli occhi e con un braccio a trattenere Gaston in vita.

-La prima volta che ho pensato di baciarti era inverno. C'era la neve, mi ricordo, e tu eri appena tornato da una battuta di caccia e ti eri stravaccato alla taverna. Avevi le guance rosse, la neve tra i capelli e ridevi. Eri bellissimo-

Vide che gli occhi di Gaston luccicavano di orgoglio come ogni volta che riceveva un complimento, ma ci vide anche qualcos'altro.

-Io non ricordo quando è stata la prima volta perché ero sempre ubriaco. Ma me ne ricordo una. Io avevo esagerato a sollevare da solo un cervo adulto sulle spalle. L'ho portato fino alla taverna in spalla per scommessa e poi ovviamente ci siamo ubriacati tutti per festeggiare. Nessuno si era accorto che mi facevano male i muscoli perché avevo davvero esagerato, sai? Solo tu. Ancora mi chiedo come diavolo hai fatto a capirlo. Io non mi ero nemmeno accorto che ti eri avvicinato e quando ho sentito qualcuno che mi massaggiava le spalle ho creduto che fosse una delle ragazze. Ti ho guardato ed ho capito che tu sapevi, ma mi sono anche sentito al sicuro perché sapevo che non mi avresti preso in giro. E allora avrei voluto... bè, lo sai-

-Baciarmi?-

-Sì-

-Allora fallo-

-Cosa?-

-Hai capito bene. Se vuoi ancora baciarmi fallo subito. Voglio che sia tu a cominciare-

Per Le Fou in quel momento era importantissimo. Se Gaston non fosse riuscito a prendere l'iniziativa avrebbe voluto dire che si vergognava di lui o di quello che provava per lui, e questo avrebbe portato ad un rapporto diverso da prima ma ugualmente sbagliato.

Per fortuna dopo pochi secondi di incertezza Gaston lo attirò contro di sé e di nuovo premette le labbra sulle sue.

"Oh... dunque non era vergogna. Era paura di sbagliare. O forse di non essere all'altezza"

Poco importava ormai.

Qualunque cosa fosse, purché non fosse rifiuto, avrebbe potuto essere addolcita e migliorata con il tempo.

Le Fou decise di iniziare subito.

Strofinò piano le sue labbra contro quelle di Gaston, mettendoci tutta la tenerezza che era sempre stato attento a nascondere per non essere preso in giro.

Lo baciò delicatamente all'angolo della bocca, sulla guancia, e poi lungo la mascella.

Cercava di dirgli "Non temere. Va tutto bene. Guarda cos'altro esiste al mondo oltre alla guerra e alla caccia"

Gaston rispondeva con respiri lenti e profondi.

Si stava rilassando.

Se prima lo aveva stretto come un ciocco di legno da accatastare, adesso sembrava rendersi conto che era un altro essere umano.

Quando Le Fou si spostò di poco, Gaston piegò la testa e all'improvviso aveva la bocca sul suo collo; a Le Fou sfuggì uno strillo.

Quanto a lungo aveva sognato una cosa simile!

Gaston faceva del suo meglio per essere gentile mentre provava a fare ciò che aveva fatto lui poco prima.

Gli strofinava il viso nel collo poco sotto l'orecchio e Le Fou poteva sentire il suo respiro caldo sulla pelle; bastava per fargli sentire le gambe molli.

Si aggrappò forte alle spalle del Capitano e scoprì con sorpresa che Gaston aveva capito perfettamente il suo gesto e sapeva ricambiarlo.

-Questo mi piace-

Mormorò Gaston.

Aveva un'espressione seria e concentrata che Le Fou gli aveva visto raramente.

-Perché non ci ho mai provato prima?-

"Oh, sapessi quante volte me lo sono chiesto io!" pensò Le Fou.

-Non lo so, ma adesso puoi farlo-

Gaston lasciò andare un sospiro e di nuovo tornò ad affondargli il viso nel collo.

Era più alto di lui e doveva piegarsi per arrivarci, ed in quel modo Le Fou si sentiva al centro di tutta l'attenzione che aveva desiderato per anni.

-Le Fou? Sento il tuo cuore. Ha sempre fatto così?- gli chiese Gaston.

Sembrava enormemente sorpreso dalla scoperta.

"Sì, sempre quando sono con te" pensò, ma non poteva rispondergli così; sarebbe sembrato troppo una dama da novella romantica.

Eppure era sempre quello che aveva sempre sognato: Gaston che lo stringeva tra le sue braccia forti.

E credeva che sarebbe rimasto un sogno, perché con tutte le ragazze che cadevano ai suoi piedi, chi avrebbe mai scommesso che l'aitante Gaston scegliesse il goffo, insicuro, imbranato, rotondetto Le Fou?

Tentò di rispondere normalmente ma la sua voce si era alzata di un'ottava ed i suoi polmoni non ce la facevano a farlo sia respirare che parlare.

-Gaston? Sono un essere vivente. Certo che il mio cuore ha sempre fatto così. Si chiama battito cardiaco-

Sì, il battito di un cuore che stava per scoppiare di felicità.

-Non so che vuol dire. Non me n'ero mai accorto-

La guancia di Gaston, dalla mascella forte, era appoggiata contro la sua guancia resa morbida da qualche madeleine di troppo.

-Forse non te ne sei accorto perché non siamo mai stati così vicini?-

-Forse-

Gaston lo strinse di più. Gli affondò ancora il viso nel collo.

A Le Fou mancava il respiro perché, insomma, quanto lo aveva sognato!

Avrebbe potuto svenire, ma svenire tra le sue braccia sarebbe stato poco virile, e comunque Le Fou non avrebbe voluto perdere coscienza per niente al mondo, perché voleva godersi quei momenti fino in fondo.

Gaston sembrava un bambino alla scoperta di qualcosa di sconosciuto.

Era attento, concentrato, forse più di quanto non fosse mai stato nella sua vita per qualcosa che non fosse la caccia.

Gli faceva scorrere le mani sulle spalle e sulla schiena come se davvero non lo avesse mai conosciuto ed avesse bisogno di relazionarsi con lui sul piano fisico.

-Ma tu sei... morbido. Sei sempre stato così?-

-Sì... certo. Mi prendevano in giro perché sono sempre stato piuttosto in carne, ricordi?-

-Non devono più farlo- ringhiò Gaston.

Le Fou avrebbe voluto dirgli che nessuno lo prendeva più in giro da anni perché tutti sapevano che cercare guai con Le Fou significava cercare guai con Gaston, ma non ci riuscì perché la sensazione di contare qualcosa per Gaston era troppo bella per rovinarla.

Gli girava la testa e non sapeva se scoppiare a piangere oppure a ridere.

Prima di perdere definitivamente la ragione e di fare qualcosa di troppo imbarazzante che rovinasse tutto, Le Fou si costrinse a fermarsi per chiarire una questione piccola ma fondamentale.

-Gaston... Gaston, aspetta... sei sicuro di volere questo?-

-Questo cosa?-

-Questo che stiamo facendo adesso-

-Sì. Mi piace-

-Ma questo è... tra due uomini... è sodomia-

-Non so che vuol dire- borbottò Gaston contro le sue labbra socchiuse.

E tornò a baciarlo.

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Nel Cerchio della Strega


Sono tornata con la sorpresa di Pasqua!

Scusate se vi ho fatto attendere ma questo capitolo mi ha richiesto molta attenzione e tempo.

Spero che sia valsa l'attesa.

Ora che siamo alla fine della storia posso fare tutti i ringraziamenti.

Grazie a tutte le persone che hanno seguito la storia, grazie a chi l'ha recensita capitolo per capitolo, e grazie a chi l'ha apprezzata in silenzio e a chi l'ha messa tra le prefeite, seguite o ricordate.

Grazie a tutti, ci risentiamo da questa parti con una storia mia o vostra.


Lady Shamain




  
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