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Autore: TremorChrist    15/04/2017    0 recensioni
"La potenza del poter essere diversi."
Una notte di teatro che mi ha lasciata viva.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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È criptico, perdoantemi.



Non c’è un reale movente: ho incanalato le atmosfere dei ’90 e dello struggente capolavoro che è Dirt in un pezzo senza troppe pretese.

Il camerino è angusto. Odora di adolescenti a cui importa ancora qualcosa della vita in generale. Non ci conosciamo ma è un colpo di fulmine, con tutti quanti: improvviso amore.
 
Nascono e si ramificano centinaia di dialoghi ed esperienze diverse nell’arco di venti minuti scarsi.

«20:40», ma cosa faccio?
«Truccami»
«Il pizzetto lo vuoi più scuro?»
«Ragazze, entrate nel personaggio»
«Più gel: devo sembrare un uomo!»
«Marcelline, pronte?»
«No, merda. Dobbiamo ancora vestirci»
«Lo sapete che bisogna essere giù tre esibizioni prima»
«Giulia, dove cazzo è lo specchio?»
«Beatrice, la siringa!»
«Calme»
«Il pezzo mi piace, di che scuola siete?» 

 Ripeto le battute ad alta voce tanto tutti gridano. Le finestre che non mi sembrano avere una misura a norma sono spalancate e l’aria di un aprile giovane è inspiegabilmente afosa.

 

«Scendete»

Il pianerottolo è una tomba: buio e silenzioso.

Un sussurro: «entrate, avanti»

Le quinte sembrano una coperta calda; un cielo senza stelle.

Chi sei? Me stessa.

L’esibizione inizia con lentezza. 

Nel momento saliente rilascio tutta la tensione accumulata durante la giornata e piango con semplicità, con liberazione.
 Le mani tremano ma più tardi scoprirò che al pubblico è parso come un gesto ponderato, deciso e provato mille volte.

«Giorno: 10 Febbraio; ora del decesso: 6.45»

Poi il buio ed un silenzio che mi piace. 

 

 

Un boato improvviso, applausi.
 E non mi importa se mi sto immaginando ogni cosa: è un brivido lunghissimo che mi lascia senza fiato.
 

Quando sparisco dal palco mi siedo in camerino e piango
 ed è un altro tipo di silenzio: realizzato, alieno sordo e stanco, accovacciato dentro il mio corpo, come tempesta che si acquieta. L’ultima onda s’infrange contro la mia retina bagnata di adrenalina.


(Ho provato l’eroina ma non mi ha dato lo stesso amore che mi ha dato il provare l’eroina sul palco.)


«Ehi, Beatrice! Ehi, ehi,» una risata dolcissima, «mi è piaciuto molto. Di teatro non ne so un cazzo, ma mi è piaciuto.»

Dio, questa sera mi amo visceralmente.

 

 

Note dell'autrice: 
 Questo breve pezzo è il mio sentire dopo un'esperienza davvero profonda come l'esibirsi su un palco. 

 

 

 

 

 

   
 
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