Film > Now You See Me / I maghi del crimine
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Autore: Lamy_    17/04/2017    0 recensioni
Siamo circondati dalla magia. Bisogna solo osservare, osservare, osservare, diceva Jessica Brown Findlay, ma osservare alle volte si dimostra una ardua impresa quando l’amore acceca. Allora che cosa succede quando magia e realtà si scontrano? Che cosa succede quando bugia e verità fanno a botte? Quando lavoro e vita privata si mescolano? Che cosa succede quando Atlas si innamora di Norah?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: J. Daniel Atlas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE PRIMA: A CARTE SCOPERTE.
 
Prima regola del mago: essere sempre quello più intelligente.
(J. Daniel Atlas)
 
Nascondere. Questo verbo deriva dal latino ed é formato dalla particella abs- (che indica allontanamento), con- (che indica il mezzo), e -dere (che indica l'azione). Significa, dunque, allontanare un'azione da occhi indiscreti. Ed era proprio quello che stava facendo Daniel Atlas. Si stava nascondendo. Lo faceva sin dai tempi delle superiori, il ragazzo magro e con una cascata di capelli scuri che puntualmente gli coprivano gli occhi, che si rifugiava in un mazzo di carte e in qualsiasi altra illusione magica. Si nascondeva quando una mattina fu convocato in un appartamento disabitato insieme ad altre persone. Si nascondeva quando salì per la prima volta su un palcoscenico importante e diede spettacolo presentandosi come uno dei Cavalieri. Si nascondeva quando tenne per sé i sentimenti contrastanti per Henley. Si nascondeva da quando era svanito in un'esplosione di denaro e si teneva alla larga dall'FBI. Si nascondeva anche quando incontrò Norah White. Era una giornata fredda e piovosa, una di quelle che ti fa desiderare di restare a casa al caldo. Danny era stanco di aspettare una chiamata da parte di Dylan che, come sempre negli ultimi diciotto mesi, si era chiuso in un silenzio preoccupante. Esausto delle quattro mura del suo appartamento, decise di fare una passeggiata per schiarirsi le idee. In verità, aveva rintracciato il presunto covo dell'Occhio, così vi si era precipitato per confessare la sua intenzione di diventare il nuovo leader. Una voce, forse quella dell'uomo o della donna che muoveva i fili, gli disse che la sua attesa stava per finire. Sorpreso e curioso, abbandonò il tunnel per tornare a casa. Prima di imboccare la strada che lo riportasse al suo condominio, fece una fermata al Rose's per prendere un caffelatte e qualcosa di molto dolce da sgranocchiare.
"Una ciambella con ripieno di nutella e ricoperta di glassa." ordinò, poi tirò dal portafoglio una banconota e l'allungò sul bancone.
"I suoi valori di colesterolo e glicemia devono essere al massimo!" esclamò una voce alle sue spalle. Danny sbuffò, quel giorno non era in vena di scherzare. Aveva tutta l'intenzione di rispondere per le rime al ficcanaso ma, voltandosi, si bloccò. Una bellissima ragazza, capelli corti e neri, due enormi occhi castani, e un sorriso sornione lo salutarono.
"Mi scusi, sono stata maleducata. Non volevo infastidirla." adesso a Danny la voce della donna non dava più noia. Se ne stava elegantemente seduta a un tavolino, avvolta in un raffinato abito azzurro, un soprabito grigio sulle spalle, e una tazza di the tra le dita sottili. Danny scosse la testa energeticamente.
"Non mi ha affatto infastidito, si figuri. Io sono Daniel."
Si maledisse nel momento stesso in cui si presentò, perché non era una cosa che un fuggitivo doveva fare. Dylan lo avrebbe sgozzato.
"Io mi chiamo Norah White."
Il ragazzo ritirò la sua colazione e prese posto accanto alla nuova conoscenza dopo essere stato invitato. Non parlava con qualcuno che non fosse Dylan, Jack o McKinney da un anno e mezzo. Ed era anche da tempo che non aveva contatti con una donna, non dopo che Henley aveva lasciato il gruppo. Per quanto Norah sembrasse impeccabile e precisa, le sue mani erano coperte da graffi e macchine colorate. Ritrasse le braccia sotto la giacca quando notò gli occhi del ragazzo fissare le sue dita.
"Io dipingo. Insegno disegno all'Accademia delle Arti."
Se c'era una cosa che Danny ammirava oltre alla magia, era sicuramente l'arte. E, dettaglio più interessante, ammirava quella donna. La stessa donna che da quel giorno aveva cominciato a frequentare, che aveva baciato dopo una serata al cinema, la stessa donna che lo aveva fatto avvicinare al mondo della fotografia, la stessa di cui si era innamorato. Però, era anche la stessa donna a cui mentiva nascondendo la sua vera identità. Norah non aveva seguito la vicenda dei Cavalieri, conosceva solo i dettagli generali, ma non aveva idea dei nomi e dei volti dei quattro maghi, e a Danny andava bene così. Quel ventotto novembre festeggiavano il loro primo anniversario. Da un anno facevano coppia fissa. Da un anno Danny nascondeva Norah ai suoi amici. Da un anno nascondeva i suoi amici a Norah. Aveva perso le speranze che Dylan li richiamasse per una nuova missione e aveva deciso di godersi la vita.
"Pianeta terra chiama Danny. Amico, ti sei inceppato?" la mano di Jack svolazzava davanti agli occhi di Atlas da cinque minuti.
"No, Jack, ti ho sentito. Non volevo rispondere."
"Sei più irritante del solito. La mammina non ti ha dato la paghetta?" scherzò McKinney, stravaccato sul divano con il cappello sulla faccia. Danny lo ignorò.
"Sono due mesi che ci alleniamo per qualcosa di cui Dylan non ci fa ancora parola. Comincio a pensare che sia una scusa."
"Credi che ci stia fregando?" la domanda di Jack era più che lecita.
"Dico solo che tutta questa attesa mi ha stufato. Dylan come leader fa veramente schifo."
"Hai altro da fare oltre ad essere uno spilungone privo di utilità?" quelle di McKinney avevano tutta l'intenzione di essere battute divertenti ma ottenevano sempre l'effetto contrario. Danny controllò l'orario e si rese conto che doveva tornare a casa. Senza dire nulla, indossò la felpa e si immise in strada. Era una serata fresca, il che si sarebbe tramutato in freddo nel corso della notte, e non vedeva l'ora di una doccia calda. Norah aveva organizzato una cena per festeggiare il loro anniversario, il primo di una lunga serie, aveva detto la ragazza. Sperava che non lo trascinasse in ristoranti costosi che lui non poteva permettersi, e, infatti, era sempre lei a pagare il conto, e in cui doveva indossare abiti eleganti. Quando salì le due rampe di scale dell'edificio in cui abitava, gli saltò subito all'occhio che lo zerbino era stato spostato, quindi qualcuno aveva usato la chiave nascosta lì sotto per entrare in casa. Forse era Dylan. Oppure l'FBI lo aveva trovato. Con cautela e col cuore che gli batteva all'impazzata, spinse la porta ed entrò di soppiatto. La paura scemò quando udì una voce allegra provenire dalla cucina.
Norah stava canticchiando La Vie en Rose di Edith Piaf mentre tentava invano di aprire una bottiglia di vino.
"Hai intenzione di fissarmi o mi dai una mano?"
"Come hai capito che ero qui?"
Norah riusciva sempre a capire quando voleva coglierla di sorpresa. Si voltò verso di lui e gli sorrise.
"Il tuo profumo, Daniel. Lo riconoscerei tra mille."
Era l'unica a chiamarlo col nome completo, dopo sua madre, e lui la trovava una cosa adorabile. Le stampò un bacio sulla fronte e si mise al lavoro per aprire la bottiglia. Di sottecchi guardava la sua fidanzata affettare abilmente le carote e rosolare la carne. Se c'era una cosa che Danny ammirava oltre alla magia e all'arte, era sicuramente il cibo. E Norah cucinava benissimo. Era una donna brillante. Sebbene indossasse come suo solito un abbigliamento elegante, una gonna nera a tubino e una camicetta verde acqua di seta, i capelli sciolti, i piedi scalzi e le mani imbrattate di pittura la rendevano naturale e bella. A volte Danny si chiedeva se non fosse quella donna la vera magia.
"Stamattina un mio collega mi ha chiesto di uscire." esordì dal nulla Norah, un'altra sua abitudine.
"E da quando ai colleghi é permesso fare certe richieste?" Danny non era riuscito a mascherare la gelosia, e d'altronde non voleva farlo.
"Sta tranquillo, ho categoricamente rifiutato aggiungendo che sono impegnata."
"Come si chiama questo tipo?"
Norah scoppiò a ridere alla faccia da duro che aveva assunto Danny, perché lui non era il tipo. Lo raggiunse e gli circondò il collo con le braccia.
"Daniel, lascia perdere la gelosia e l'orgoglio maschile. Non mi hai salutata per bene quando sei tornato."
"Ti saluterò per bene quando i tuoi colleghi la smetteranno di fare i cascamorti." mormorò Danny con sguardo furbo, al che Norah ridacchiò e si strinse a lui di più.
"Dopo questa minaccia non ti farò mangiare la mia ottima carbonara e il mio coniglio rosolato. Ah, e neanche la torta al cioccolato che ti piace tanto!"
Prima che Norah si allontanasse, Danny la baciò dolcemente. In realtà non sapeva di essere un tipo romantico e un fan delle smancerie e lo aveva scoperto grazie a lei.
"Adesso possiamo mangiare? Sto morendo di fame."
"Rovini sempre l'atmosfera, Atlas. Parli troppo."
 
"Fallo di nuovo!" esclamò Norah battendo le mani e sorridendo come una bambina. Dopo cena, si erano seduti sul divano a parlare e Danny aveva deciso di mostrarle qualche trucco di magia. Aveva giocato con un foulard colorato, con un mazzo di carte e ora la stava intrattenendo con una monetina, tipico per un mago di primo ordine.
"D'accordo. Guarda attentamente la moneta e segui ogni mia mossa."
Norah annuì e puntò gli occhi sull'oggetto dorato. Danny mosse velocemente le dita e, sebbene lo sguardo di lei fosse concentrato al massimo, perse di vista il soldo.
"Dov'è finito? Un attimo fa era qui!" le lamentele infantili della ragazza facevano ridere il mago perché gli ricordava le espressioni meravigliate dei numerosi bambini che si fermavano a guardarlo quando era agli inizi della sua carriera.
"É proprio qui!" disse Danny, poi estrasse la moneta dai capelli di Norah.
"Sei un farabutto. Ti sto detestando in questo momento. Fallo di nuovo!"
"Norah..."
"Sta zitto. Questa volta posso indovinare!"
Il dischetto saltellò rapidamente tra le dita di Danny e Norah cercava, invano, di non perdere neanche un passaggio. Quando fu colta di nuovo di sorpresa, imprecò a bassa voce. Si portò una mano dietro l'orecchio e si toccò i capelli per controllare dove fosse la monetina.
"Hai detto che sei in grado di trovarla, quindi aspetto la tua mossa." la canzonò Danny con un sorriso divertito.
"Non essere così compiaciuto, Atlas, perché la pagherai cara!"
Norah teneva le gambe su quelle di Danny e la schiena poggiata contro i cuscini, la matita agli occhi si era sfumata dopo una giornata intera, e si era persino tolta i bracciali e l'orologio. Lui adorava avere i suoi oggetti in giro per casa, che fossero la borsa o le scarpe, oppure le matite e i taccuini. Adorava quella dolce e pregnante fragranza di camomilla che seminava nell'aria. Una delle sensazioni migliori che aveva provato da quando stavano insieme era svegliarsi al mattino, dopo aver trascorso la nottata a letto, abbracciato al suo cuscino che sapeva di lei.
"Mi arrendo. Dimmi dov'è la moneta." il tono spento di Norah lo destò dai suoi pensieri.
"É proprio sotto il tuo naso." Danny fece un cenno allo scollo del vestito ed era proprio lì che si nascondeva la moneta.
"Eccola! Aspetta, per finire lì vuol dire che tu ci hai messo mano." la ragazza incrociò le braccia e lo guardò di traverso. Il mago allungò la mano per sfilare l'oggetto e nel farlo le sfiorò la pelle. Norah fu scossa dai brividi, come succedeva ogni qualvolta fossero vicini.
"Avresti dovuto vedere la tua faccia. Sembrava avessi visto un fantasma!" Danny rise di gusto e dopo poco fu accompagnato da Norah. In quei momenti la vita sembrava così semplice e bella.
"É così che conquisti le fanciulle? Con qualche mossa da maghetto?"
Danny avrebbe voluto ribattere che in realtà le sue erano più di 'qualche mossa da maghetto', e di certo aveva fatto innamorare chissà quante ragazze prima di sparire insieme agli altri Cavalieri.
"No, in realtà conquisto le fanciulle con la mia straordinaria bellezza."
"E' impressionante la tua umiltà, devo ammetterlo."
Norah aveva subito avuto l'impressione che Danny fosse un tipo sicuro di sé, sempre a considerarsi il migliore, sempre a voler primeggiare, ma era un aspetto del suo carattere cui lei teneva testa. La sicurezza e la spavalderia erano una facciata per oscurare le debolezze che si portava dietro da bambino.
"La modestia non è una delle mie principali doti!" fece spallucce il ragazzo, che intanto aveva ripreso a giocare con la moneta.
"C'è una cosa che voglio dirti da mesi." Esordì  Norah, e il suo tono preoccupato allarmò il mago. Una bella serata poteva essere spazzata via da una brutta notizia.
"Okay, dimmi tutto."
Norah si alzò in piedi e camminò nervosamente avanti e indietro, lo sguardo pensieroso, le mani nervose che non smettevano di muoversi. Era bella anche il quel momento. Danny si sentiva uno stupido perché non faceva altro che elogiare di continuo quella donna, sia nella propria mente sia a parole.
"Forse ciò che sto per dirti potrebbe cambiare la nostra relazione o, peggio ancora, potrebbe mettervi fine, ma è necessario che tu sappia."
"Adesso sono ufficialmente preoccupato."
Nel frattempo anche lui si era alzato e adesso le stava di fronte con le mani in tasca, gesto che compiva quando era teso.
"Io ti amo, Daniel."
Tre parole, le più semplici e note del mondo, fecero guizzare il cuore del povero mago. Spalancò i suoi grandi blu e deglutì a fatica. Ripensò a quando Henley gli aveva detto le stesse identiche parole e a quando era rimasto muto per la paura. Anche Norah assunse l'espressione afflitta di Henley ma questa volta non poteva scappare.
"I-io…"
"No, non dirlo se non vuoi. Dimentichiamo tutto. Adesso è meglio che torni a casa."
"Aspetta!"
Norah si era già protesa a raccattare i suoi effetti personali e a lasciare quella casa al più presto. La vergogna aveva avuto la meglio su di lei. Quando fece per afferrare il taccuino che aveva lasciato sul tavolo, i fogli caddero a terra spargendosi a formare un enorme ventaglio. Danny ghiacciò sul posto. I disegni, studi ad acquerelli, a olio, studi di chiaro-scuro, linee marcate col carbone, lo raffiguravano. Capì in quel momento che Norah si ritagliava momenti della giornata per disegnare lui, e quella fu la prova evidente che lo amasse. Eppure quelle tre paroline gli restavano bloccate in gola.
"Sono mortificata, non avresti dovuto vederli."
"Norah, guardami. Ti prego, guardami."
Quando i loro occhi si incrociarono, e quelli meravigliosi di lei erano sul punto di piangere, Danny si sporse per baciarla. Certo, non le stava dicendo di amarla, ma era l'unica soluzione per farle capire a gesti cosa provasse.
Le strinse i fianchi mentre il bacio si infiamma sempre di più, entrambi volevano di più. Si accorse di una lacrima che rigava la guancia della ragazza, ma l'asciugò con un bacio facendola sorridere.
"Resta."
"Dovrei?"
Anziché rispondere, Danny la baciò una seconda volta sulla bocca, poi le guance, poi la fronte, e infine scese lungo il collo. Norah sospirò godendosi quelle attenzioni. Fece scattare le mani verso il bordo della camicetta e gliela sfilò.
"Sì. Dovresti decisamente restare." le sussurrò sulle labbra, dopodiché il loro amore si consumò tra quelle lenzuola che sapevano di loro e su quel letto che li aveva uniti ripetute volte.
 
 
 
Svegliarsi in un letto vuoto non era proprio il massimo che Norah aveva sperato dopo una notte trascorsa a fare l'amore. Danny non c'era, mancavano i suoi vestiti, il cellulare non era sulla scrivania, e dal soggiorno non proveniva nessun rumore. Si rivestì in fretta e andò in cucina per prepararsi un caffè. Sul tavolo giaceva un biglietto: sono stato chiamato con urgenza a lavoro. Tornerò tardi. Ti chiamo appena posso.
Norah non capì quale urgenza potesse mai spingere un tecnico informatico ad alzarsi alle 7 del mattino. Inoltre, non capiva nemmeno per quale assurdo motivo Danny, che utilizzava un PC vecchio, facesse l'informatico. Decise che glielo avrebbe chiesto non appena si fossero visti, ma quella mattina non le andava di pensare in negativo, perciò indossò la giacca e lasciò l'appartamento. Sulle scale, come ogni giorno, la signora Finn stava lucidando la targhetta che riporta il suo cognome e quello di suo marito.
"Buongiorno, signora Finn." la salutò cordialmente Norah.
"Oh, Norah, buongiorno a te. Sei tornata per cambiare vestito?"
Che l'anziana donna si confondesse a ottantaquattro anni era lecito.
"No, sono appena uscita. Ha visto Daniel?"
"Daniel? Certo che l'ho visto! Era insieme ad una bella signorina dalla chiacchiera facile, così ho sentito dove stavano andando."
Danny, quindi, le aveva mentito. Era uscito presto per incontrare una donna, forse la sua amante. Per evitare di giungere a conclusioni affrettate, Norah indagò.
"E dove erano diretti?"
"Il caro Daniel ha detto che questa sera hanno appuntamento con gli altri da Owen Lase. Anzi no, da Owen Case!"
"La ringrazio, signora Finn. Buona giornata."
 
 
 
Dopo una mattinata improduttiva e una ricerca mirata, Norah aveva scoperto che Owen Case quella sera avrebbe presentato al mercato e agli appassionati di tecnologia un nuovo software. Aveva così ipotizzato che Daniel si recasse all'evento con una sua collega e che lì avrebbero incontrato gli altri membri dell'ufficio. Aveva ipotizzato che quella fosse una sua amica. Aveva ipotizzato, e questa era la tesi più plausibile, che la donna misteriosa fosse la sua amante. Daniel non dava l'idea di uno che tradisce la propria fidanzata a primo acchito, ma nessun essere umano può sottrarsi alla tentazione, perciò la sua tesi poteva dimostrarsi corretta. Allora annullò la cena con sua sorella e prese nota del luogo e dell'ora in cui Case si sarebbe esibito. Attese a lungo che arrivasse sera, non mangiò nulla a causa dell'ansia, eccetto qualche caffè, e cercò di tenersi impegnata a disegnare. Quando fu il momento, raggiunse lo studio in cui si teneva la manifestazione. Si affrettò a entrare insieme alla calca di patiti dell'informatica e si ritrovò in uno stretto corridoio che portava agli spalti. Con circospezione si guardava attorno nell’amara prospettiva di cogliere Daniel in flagrante, questo perché alla fine aveva prevalso l'idea che lui la tradisse. Non sapeva neanche come avrebbe reagito alla scoperta, se avrebbe fatto una scenata, oppure se lo avrebbe abbandonato lì in dolce compagnia della sua nuova conquista. Le tornò in mente la sera precedente, a quando con dita abili e con fare aggraziato le aveva tolto la monetina dallo scollo, a quando le aveva sganciato il reggiseno, a quando i suoi intensi occhi blu l'avevano ammirata con adorazione per tutta la notte, a quando le sue labbra le avevano disseminato il corpo di baci e carezze amorevoli. Era davvero possibile fingere tutte quelle emozioni? Doveva anche ammettere che Daniel non aveva a sua volta confessato di amarla, dunque era quasi certo che avesse recitato tutto il tempo. All'improvviso, dopo che ebbe preso posto nelle prime file, le luce si spensero e si accesero. Sul palco del fumo bianco annunciò l'ingresso di tre figure. Il pubblico sembrava entusiasta fino a quando non apparve sugli schermi il viso di Owen Case. Quando la foschia si fu diramata, era ben visibile tutta la sala. Norah non credette ai suoi occhi. Daniel era sul palco, vestito di tutto punto, assieme ad un uomo che sulla testa portava un cappello e una donna dai capelli castani. Era precipitata nella confusione. L'impatto fu così devastante che a malapena capì che Owen Case stava pubblicamente ammettendo che il suo software era solo un dispositivo per eludere la privacy ed impossessarsi dei dati di qualunque aggeggio tecnologico.
"Salve pubblico, é un onore essere tornati qui da voi come i Cavalieri!" esclamò il tipo col cappello accanto a Daniel, che appariva talmente sicuro di sé sul palco. In quel momento Norah comprese che la vita modesta di Daniel, che modesto non lo era affatto, era dipesa dalla fuga. Sapeva che i Cavalieri due anni prima avevano rubato soldi a Tressler e che da allora si nascondevano, ma non aveva il minimo sospetto che fosse Daniel uno di quei maghi. Benché tutti i telegiornali e i media in generale fossero impazziti per i Cavalieri, lei non aveva mai dato peso ai loro volti. Il pubblico andò in visibilio. Mentre la donna stava dicendo qualcosa contro Case, le luci si oscurarono di nuovo. Una voce tuonò.
"Siete sicuri che i Cavalieri siano i vostri paladini? Se la risposta é sì, allora non sapete con chi avete a che fare. Io sono qui per far luce su questi individui abietti. Ricordate tutti la tragica morte di Jack Wilder? Ecco, era una messa in scena e Jack é vivo. Ma questa compagnia é comandata dall'agente Dylan Rhodes!"
I tre maghi andarono nel panico. Norah corse giù per avvicinarsi a Daniel e suggerirgli di scappare. Nonostante tutto, teneva a lui.
"Daniel!"
Danny sbarrò gli occhi in preda al terrore di essere stato scoperto dalla sua fidanzata. Il carico delle bugie che per mesi gli gravava sulle spalle adesso gli si riversava addosso.
"Atlas, dobbiamo andarcene. Non stare lì impalato!" gli gridò McKinney, che già si stava allontanando con Lula al seguito, ma lui restava fermo a guardare Norah. Senza pensare alle conseguenze, scese dal palco e afferrò la mano di Norah.
"Seguimi. Ti prego."
Era la seconda volta che la pregava in meno di ventiquattro ore e lei, che cedeva sempre davanti a quegli occhioni da cucciolo bastonato, si lasciò trascinare. Lo seguì su per le scale, per il tetto dell'edificio, finché non si riunirono agli altri. Jack, McKinney e Lula non fecero caso all'intrusa. Si infilarono in un tubo d'acciaio e scivolarono giù in strada.
"Adesso scendi, torni a casa, e ti chiudi a chiave. Nega di conoscermi se qualcuno ti viene a cercare." le disse Daniel, mentre le stringeva ancora la mano. Stranamente tremava, o per la paura o perché ormai la loro relazione era agli sgoccioli.
"Credimi, vorrei davvero non averti mai conosciuto."
 
 
 
 
Aprire gli occhi fu come tornare alla vita. Daniel ebbe un secondo prima di rammentare quello che era successo. Nella poca luce intravide il viso di Norah e credette che fosse una visione, ma una visione non poteva avere un'espressione infuriata.
"Alzati, imbecille."
"Norah? Che ci fai qui?"
"Mi avevi detto che sarei tornata a casa ed invece siamo bloccati qui insieme."
"Bloccati dove?"
"A Macao."
 
 
 
 
Salve a tutti! :)

Questo è un esperimento di due capitoli che spero possiate apprezzare.
I tempi del film e della storia non corrispondono, come si è notato durante la lettura, ed ho cercato di fare del mio meglio per adattarli.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.


 
  
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