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Autore: adorvlou    17/04/2017    0 recensioni
"Alcuni dicono che il tempo sana tutte le ferite. Io non sono d'accordo. Le ferite rimangono. Col tempo, la mente, per proteggere se stessa, le cicatrizza,e il dolore diminuisce, ma non se ne vanno mai."
(Rose Kennedy)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paul Wesley, Phoebe Tonkin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Agivo in questo modo, cercando di attirare il suo affetto senza pensare di ricambiarlo."
(Jane Austen)

Quando sentii suonare il campanello di casa mi alzai di scatto. Avevo le mani sudate e il cuore che batteva forte. La verità mi faceva paura. Continuavo a chiedermi se Paul avesse potuto scegliere se essermi amico o gliel'avessero imposto, se gli piacesse davvero stare con me o se non vedeva l'ora di tornare a casa per stare in pace, se gli desse fastidio avermi sempre fra i piedi o meno. Tutte quelle parole dolci, quei segreti, quelle discussioni fatte a fin di bene, erano vere o stava solo fingendo? 
Quando aprii la porta, trovai davanti a me un Paul tremante e così mi spostai per farlo entrare. 

-Mi spieghi cosa sta succedendo?- ci eravamo seduti in salotto e mentre io stavo in silenzio a rimuginare su tutto quello che avevamo passato e a tutte le cazzate fatte insieme, lui odiava questo mio silenzio e continuava a fare domande senza ricevere risposte. -Emma!- esclamò. -Cosa diavolo sta succedendo? Sono seduto qui da cinque minuti, in cerca di spiegazioni e tutto quello che mi sai dare è il silenzio? Appena mi hai chiamato sono corso da te, non ho esitato nemmeno un secondo. Mi era sembrato fossi preoccupata ed agitata e ora non hai niente da dire? Ho dato buca a Megan Parker per venire qui, perciò, parla.- tuonò successivamente.
-Megan? Quella Megan? La mora che segue il nostro stesso corso?- chiesi incuriosita.
-Scherzi vero? Ti ho chiesto di spiegarmi per quale motivo mi hai fatto correre qui, e l'unica cosa che riesci a dire è questa? Non posso crederci.- si alzò dal divano e andò verso la porta. -Ascolta, ci è voluto molto per convincerla ad uscire, è una ragazza che vuole farsi desiderare, quindi, se mi hai fatto venire qui per stare in silenzio, preferisco andare via.- le sue parole mi colpirono. Era difficile che si comportasse così, e quando lo faceva mi sentivo una merda. 
-Beh, allora va pure, evidentemente lei è più importante di qualsiasi altra cosa!- urlai arrabbiata. Non sopportavo mi rispondesse in quel modo, mi sentivo ridicola e umiliata. 
-Sei impossibile, Emma.- urlò lui a sua volta e andò via sbattendo la porta.

Rimasi seduta sul divano per altri venti minuti e pensai. Pensai ad ogni suo gesto, ogni sua frecciatina, persino il modo in cui si comportava quando c'erano di mezzo ragazze per le quali provava un minimo di interesse, e poi capii; avermi attorno quando c'erano altre ragazze, era come essere uno di quei venditori di panini che c'erano per le strade, che avevano carrelli pieni di cibo succulento ma attorno ai quali c'erano tante mosche. Veniva voglia di mangiarli ma non lo si faceva perché le mosche facevano schifo. In questo caso, lui era il panino, le ragazze i compratori ed io la mosca. 
Per lui, avermi attorno, significava non poter parlare con altre ragazze o non poterle invitare a cena fuori. 

Tornai in soffitta e presi un altro diario, volevo continuare a leggere per capirne di più.

2 giugno 2013 

"Emma e Paul hanno stabilito davvero un buon rapporto, credo che lei provi qualcosa per lui, anche se continua negarlo. Non riesco a capire se sia paura di affezionarsi davvero a qualcuno oppure diffidenza. Ma questo non conta, l'importante è che abbia un amico e che lui la renda felice, che la faccia sentire bene accetta, era quello a cui auspicavo da sempre. Ricordo ancora il giorno in cui me la presentarono, quei suoi occhi piccoli e indifesi mi fecero commuovere, mi sentivo impotente davanti ad un mondo che non ha nulla di umano, un mondo che le aveva tolto la felicità e la speranza di una vita felice. Non che io e Kevin non potessimo dargliela, ma le sarebbe rimasto ugualmente un vuoto dentro ed ero più che consapevole di non poterlo riempire in alcun modo. 
In questi ultimi tempi, ho notato in lei un cambiamento; era sempre stata una ragazza decisa e combattiva, adesso, tutto le scivola addosso e non le importa, ogni volta che le proibisco di fare una cosa non cerca di convincermi, accetta semplicemente la mia decisione. Devo ammettere che un po' mi dispiace, mi piaceva il modo in cui si imponeva, e anche se non riusciva a convincermi, non smetteva di provare. Non riesco a capire perché si comporti così; non mi parla, non si confida e non ha amiche con cui poterlo fare, continua ad avere solo e soltanto Paul. Chissà se un giorno il nostro rapporto cambierà."

19 giugno 2015 

"Il rapporto con Emma non è cambiato. Continua ad evitare ogni discorso che cerco di intraprendere, è sempre vaga, triste, mangia poco e non esce quasi mai di casa, comincio a credere che stia entrando in depressione o lo sia già. Non vuole vedere nessuna psicologa, anzi, mi urla sempre contro quando glielo propongo. Non credo sia pazza o strana, vorrei solo che si aprisse con qualcuno, che esternasse i suoi dolori ed i suoi sentimenti. Paul non vuole dirmi nulla, continua a ripetere che Emma è sua amica e ciò che gli confida rimane e rimarrà sempre fra loro, che si sentirebbe un verme a riferirmi tutto. La loro amicizia si è solidificata ancora di più. Prima, quando si conoscevano da poco, mi riferiva qualcosa su come si sentisse mia figlia o su cosa gli dicesse, adesso è come parlare ad un muro. Non posso non ammettere di essere felice per lei, ha trovato un amico sincero, che rispetta lei e la sua privacy e non racconta ciò che lei non vorrebbe dire ad altre persone, me compresa. Ma d'altro canto non riesco a comprendere come sia riuscito Paul a far sì che Emma si fidasse di lui a tal punto da confidargli i suoi segreti e le sue paure. Continuo a domandarmi cos'ho di diverso da quel ragazzo. 
Kevin continua ripetermi che è normale, che a questa età tutti i ragazzi si comportano così con i genitori, che fanno i capricciosi, i ribelli, i misteriosi, eppure, non riesco a darmi pace, vorrei avere un rapporto diverso con mia figlia ma so già che non sarà facile." 

Sfogliai le pagine successive e non c'era più scritto niente. Mia madre aveva smesso di sfogarsi sui diari e questo mi rendeva ancora più arrabbiata. Poter leggere quelle pagine era come fare un salto nel tempo ma nel corpo di qualcun altro, per poter conoscere e sapere cose a me sconosciute o celate volontariamente. Sapere che il mio amico aveva mantenuto i miei segreti mi faceva sentire meglio, almeno sapevo di potermi fidare, e anche se qualche anno prima non aveva agito allo stesso modo, non ero arrabbiata, perché a quel tempo non avevo così tante cose da tenere nascoste. 
Forse Paul non era così stronzo come avevo creduto poche ore prima, mi voleva bene e anche se la nostra amicizia non era nata per caso, non significava fosse finta. 
Presi nuovamente il telefono per comporre il suo numero ma ricordai le sue parole ed il suo appuntamento con Megan, perciò, lasciai perdere, lo avrei visto la sera a cena. 

Erano le otto meno venti ed i miei sarebbero tornati fra qualche minuto, così, salii in soffitta a sistemare tutto quello che avevo messo in disordine, non volevo che mia madre si accorgesse che avevo letto i suoi diari. 
Li rimisi tutti nello scatolone, chiusi la soffitta e tornai in salotto a leggere il mio libro preferito "Emma" di Jane Austen. Ebbene sì, mi piacevano quei libri di vecchio stampo e amavo tutti quelli scritti dalla Austen. In particolare, di questo libro, mi aveva colpita la trama ed il suo significato, ovvero, il fraintendimento in amore, non che io ne avessi mai avuti di amori fraintesi, ma mi piaceva pensare che un giorno avrei potuto vivere una situazione del genere e che avrei saputo reagire nel migliore dei modi. Lo avevo letto e riletto ed ogni volta lo amavo sempre di più.

Ero arrivata quasi alla fine del libro quando sentii delle voci provenire da fuori e poi il familiare rumore delle chiavi bella serratura. 
-Bentornati.- raggiunsi i miei genitori all'entrata e li salutai con uno dei miei soliti finti sorrisi. 
-Emma, che ci fai ancora così? Dobbiamo andare a cena dagli Anderson, te ne eri dimenticata?- non che mi aspettassi feste e salti di gioia, ma un ciao sarebbe stato ben accetto. 
-Sono ancora le otto...- risposi in mia difesa.
-Lo so, ma non voglio arrivare in ritardo, perciò, sali di sopra a lavarti e preparati.- odiavo quando si poneva in quarta maniera così scontrosa, ma non avevo voglia di litigarci.
-È stanca, non farci caso.- sussurro mio padre dandomi un bacio in fronte. 
-Come sempre..- borbottai dirigendomi verso il bagno.

Alle nove in punto eravamo a casa degli Anderson. Per nostra fortuna anche loro non cenavano presto, non sopportavo di dover mangiare quando non avevo fame.
-Emma, tesoro, Paul non è ancora tornato ma puoi aspettarlo in camera sua se ti va.- propose la madre del mio amico. 
-Come mai è ancora in giro?- chiesi facendo finta di non sapere nulla.
-È uscito con una ragazza e sono rimasti bloccati nel traffico.- rispose la donna. 
-Oh, capisco..- ero davvero curiosa di sapere com'era andata. -Allora, se non vi dispiace, lo aspetto in camera sua, anche perché mi servono i suoi appunti.- inventai una scusa per allontanarmi dalla mia famiglia e da quella di Paul. 
-Tranquilla, va pure.- Regina mi sorrise ed io uscii dalla cucina.

Conoscevo casa di Paul a memoria, così come la sua stanza. Sapevo dove nascondeva le sigarette che fumava solo prima di un esame o quando era estremamente nervoso, dove teneva i suoi vecchi giochi che la madre voleva regalare ai bambini poveri ma ai quali lui teneva molto, e dove aveva i giochi per la playstation. Spesso, quando andavo a casa sua, giocavamo ai giochi di guerra ed io perdevo sempre, ero davvero scarsa ma ci divertivamo ugualmente. 

Non appena entrai, mi sdraiai sul suo letto e poi decisi di accendere la console e giocare a qualcosa. Presi un gioco di macchine, uno di quello dove si facevano le gare, mi piaceva guidare. 
Misi il CD nella playstation, selezionai la modalità di gioco e avviai il tutto.

Stavo giocando da un paio di minuti, quando sentii la porta di casa chiudersi e la voce di Paul risuonare al piano di sotto, era felice.
Decisi di continuare a giocare e aspettarlo qui. 

Poco dopo i suoi passi echeggiarono nel corridoio del piano di sopra e la porta della sua stanza si aprii. -Immaginavo.- rise entrando in camera e chiudendosi la porta alle spalle.
-Cosa?- chiesi mettendo il gioco in pausa.
-Che avresti scelto questo.- indicò lo schermo. 
-Negli altri giochi sei davvero scarsa.- continuò a ridacchiare ed io lo colpii con un cuscino. 
-Ti lascio vincere, è solo una tattica.- risposi riavviando il gioco. 
-Si, certo.- scosse la testa e si tolse il cappotto poggiandolo sulla spalliera della sedia. 
-Sei abbastanza felice, ne deduco che l'appuntamento è andato bene.- continuavo a genere gli occhi sul televisore.
-Abbastanza. Megan è molto simpatica ed intelligente, non me l'aspettavo così.- c'era da ammettere che questa sua affermazione mi aveva dato un po' fastidio. Nonostante avesse frequentato molte ragazze, non mi aveva mai parlato così di nessuna. Ero sempre stata abituata ad essere l'unica ragazza a cui tenesse davvero e per la quale avesse sempre ottime parole da spendere. 
-Sono felice per te.- risposi anche se non era del tutto vero.
-Si, ed io credo che tu sia un ottima giocatrice.- era palese che non avrebbe mai creduto alle mie parole, mi conosceva troppo bene. -Ascolta Emma, so che oggi sono stato duro e un po' cattivo, ma questa ragazza mi piace davvero e mi aveva dato fastidio il tuo comportamento. Le avevo dato buca per correre da te, e sei rimasta in silenzio, non hai aperto bocca per tutto il tempo. Non credere che io non ti abbia pensato mentre ero con Megan. Non era mia intenzione dirti quelle cose e poi andare via sbattendo la porta, ma comprendimi, ero arrabbiato.- sapevo che questo momento sarebbe arrivato, solo che avevo paura di dirgli la verità. -Posso sapere perché mi avevi chiamato o continuerai a rimanere in silenzio?
Misi nuovamente il gioco in pausa e mi girai per guardarlo. 
-Ero salita in soffitta per trovare qualcosa di interessante da fare e ho trovato degli scatoloni con dentro alcuni diari di mia madre. Ero curiosa e annoiata e così ho cominciato a leggerli. Ho scoperto tante cose, credimi, ma ciò che mi ha spinto a chiamarti è stato il desiderio di conoscere la verità su noi due.- cominciai a parlare senza pensarci troppo e senza farmi troppi problemi. 
-Cosa intendi con "Conoscere la verità su noi due"?- chiese confuso facendo le virgolette con le dita. 
-Ho...ho letto che ti sei avvicinato a me solo perché sia i tuoi genitori che i miei te lo hanno chiesto. Ero sola e senza amici e allora hanno chiesto a te di prenderti questo peso sulle spalle e a quel punto mi è stato impossibile chiedermi se la nostra amicizia fosse vera o meno.- risposi. -Paul, tu sei mio amico o avermi tra i piedi è solo un problema per te?- alla mia domanda rimase immobile ed in silenzio. -Allora? Adesso sei tu che non rispondi. È facile.. Sei mio amico o in tutto questo tempo hai solo fatto finta?

                                                                                      ------

Tantantan lascerò nel dubbio anche voi ahah.. Buonasera people, se questo capitolo vi è piaciuto stellinatelo più che potete, mi farebbe molto piacere sapere che la storia vi sta intrigando. Chissà cosa ci nasconde Paul e cosa succederà nei prossimi capitoli. Per saperlo, continuate a seguire la storia. Per eventuali errori correggerò il prima possibile. Un bacione e buona serata xx

 
   
 
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