Serata cinema
“Oohhh…” Winn si aggrappò al volante tenendo il piede premuto
sull’acceleratore.
“Winn!” Lo
redarguì James aggrappato alla porta del furgone.
“Se la smettessero di spararci
addosso potrei andare più piano!” Gli rispose a tono, svoltando bruscamente per
evitare il cratere che si era formato nell’asfalto a causa, proprio, di un
colpo.
“Se la smettessero di spararci
addosso non sarebbero i cattivi!” Ritorse James, frustrato dal non poter
essere altro che un bersaglio in quel combattimento.
“Serve aiuto ragazzi?” Supergirl parlò nel suo auricolare
e Winn provò un immediato senso di sollievo.
“Oh sì, ti prego!” Disse e ignorò
l’occhiataccia che James riuscì a lanciargli malgrado l’elmo.
L’istante successivo la macchina che
li stava inseguendo si schiantò contro il corpo di Supergirl,
diventando un rottame fumante.
Winn frenò bruscamente e James saltò giù
dal furgone, l’alieno che era alla guida era stato scaraventato in avanti e il
Guardiano usò uno dei suoi congegni per legarlo come un salame. Da parte sua
Kara estrasse dall’auto il secondo alieno, quello che li aveva presi per
bersagli in movimento e per poco non aveva distrutto la loro bellissima base
mobile.
“Ehi, tu!” Lo interpellò Winn nel vederlo finalmente innocuo tra le braccia di Supergirl. “Non ti hanno insegnato che è da maleducati
sparare sugli altri?”
“Ma per favore!” Intervenne l’autista
dell’auto, steso a terra e impacchettato, ma con la lingua che funzionava
ancora. “Quell’idiota si è preso il flaffettore! Non
sarebbe riuscito a centrarvi neppure se foste rimasti fermi.”
“Il cosa?” Chiese Supergirl
perplessa.
“Non è colpa mia… te lo avevo detto
che stavo male…” Bofonchiò l’alieno che Kara tratteneva.
Winn alzò un sopracciglio perplesso e poi
vide l’alieno tirare su con il naso, una, due volte…
“Attenta!” Urlò, ma era troppo tardi,
l’essere starnutì e una valanga di muco color senape si rovesciò su Supergirl.
La ragazza aprì le braccia con
espressione sconvolta.
“Che schifo!” Esclamò la kryptoniana.
Winn si morse le labbra trattenendosi dal
ridere, mentre la risata di James fu ben udibile.
“Non fa ridere!” Esclamò ancora Kara,
con aria tra l’offeso e il disgustato.
“Mi dispiace…” Gemette l’alieno e Winn scoppiò a ridere incapace di resistere ancora.
Kara atterrò al DEO, sul volto
un’espressione al quanto disgustata.
“Supergirl…?
Cosa diavolo hai addosso?” Alex la guardò tra il perplesso e il divertito.
“Muco! Muco alieno!” Avanzava rigida,
tendendo le braccia in avanti. “Vado a lavarmi subito!”
“Muco alieno?” Chiese Alex, ora sul
suo volto vi era del puro divertimento.
“Perché lo trovate tutti tanto
divertente?” Le lanciò uno sguardo offeso e poi aggiunse: “Ricordami di non
andare più in aiuto di James e Winn: hanno riso!”
“Andiamo, devi ammetterlo, una cosa
simile non ti era mia successa… sei ricoperta da una viscosa sostanza giallo
senape e il modo in cui ti muovi! Fa ridere!” Assicurò Alex.
“Cosa succede?” J’onn
si fece avanti, mani sui fianchi, la solita aria seria sul volto.
“Niente, devo farmi una doccia:
subito.” Sbottò Kara. “Altrimenti potrei vomi…” un
potente starnuto sfuggì dal suo naso e lei sbatté gli occhi, sorpresa. Aveva
congelato la postazione di computer davanti a lei, oltre ad averla fatta volare
contro il muro, per fortuna non aveva colpito nessuno.
“Cos’era quello?” Chiese sorpresa
Alex.
“Deve essermi finita della polvere
nel naso, come quella volta in campeg…” Questa volta
riuscì a mettere le mani davanti al naso e lo starnuto non creò danni.
“Supergirl,
in decontaminazione!” Disse deciso J’onn.
“Ma…”
“Subito!” A quell’ordine perentorio,
la kryptoniana si rassegnò ad obbedire.
Poche ore dopo era avvolta in due
coperte oltre che nel suo mantello, il naso che continuava a colarle e la testa
che le faceva male.
“Alex, per fabore,
fai qualcosa.” Chiese con voce nasale.
“Abbiamo fatto le analisi e
interrogato l’alieno che ti ha infettato. Puoi uscire dalla zona di
contenimento, gli umani sono immuni a questo virus, e non ti devi preoccupare
troppo, il tuo corpo sta già producendo anticorpi, un paio di giorni e starai
di nuovo benissimo.”
“Un baio di giorni?” Chiese allora
lei sconvolta.
“Non è molto Kara…” Le ricordò la
sorella con aria divertita.
“Ma questa sera ho la serata cinema
con Lena! Sono bue settimana che la brogrammiamo,
dall’istante in cui abbiamo visto che ribrobonevano ‘Il
mago di Oz’!” Protestò lei alzandosi dal lettino
della cella con una smorfia.
“Hai 41° di febbre, il che è di 3°
oltre la tua normale temperatura: devi rimandare.”
“Ma è uno spettacolo di una sola
serata…” Piagnucolò Kara, conscia però che Alex aveva ragione, si sentiva
troppo male.
“Su, ti accompagno a casa e sono
sicura che Lena capirà.” Cercò di consolarla Alex.
Lena controllò le mail che le aveva
girato Jess e rispose ad ognuna, poi si dedicò al nuovo progetto che aveva
l’intenzione di finanziare, le sembrava valido, ma ora che aveva i dettagli
avrebbe potuto assicurarsene di persona.
Il telefono squillò e Lena sorrise
quando vide il nome di Kara sullo schermo illuminato. Probabilmente voleva
assicurarsi che non facesse tardi per il loro appuntamento cinema.
“Sì?” Rispose, un sorriso sulle
labbra.
“Lena… mi dispiace dabbero tanto, ma mi sono ammalata e credo di avere la
febbre e non bosso brobrio uscire…”
“Oh…” Lena corrugò la fronte, non
aveva mai visto Kara malata, ma sembrava che questa volta avesse preso una
seria infreddatura. “Non ti preoccupare, l’importante è che tu ti rimetta.” Le
disse.
“Ma io volevo brobrio
tanto vedere ‘Il mago di Oz’ con te!” Protestò la
ragazza e sulle labbra di Lena tornò a brillare un sorriso.
“Anche io. Ma la tua salute viene
prima e devi rimetterti. Hai detto che hai la febbre?”
“Sì, beh, credo… non ho un terbobetro a casa e Alex è anbata
via berché Baggie aveva
bisogno di lei…” Kara sembrava un
piccolo cucciolo in castigo ed era ancora più adorabile del solito.
“Capisco… credi di cavartela da sola,
o devo mandarti il mio team di medici?” Chiese ironica e sentì Kara soffiarsi
rumorosamente il naso.
“Credo di farcela, ma sei stata
gentile a chiedermelo.” Rispose la ragazza assolutamente seria. Lena ridacchiò,
divertita.
“Bene, allora. Cerca di rimetterti.”
“Alex dice che ci vorranno un baio di
giorni.” Affermò e Lena dovette sorridere di nuovo: sembrava che Kara non
fosse, per davvero, mai stata malata.
“Ciao, Kara.”
“Mi disbiace
per il film…” Borbottò ancora Kara poi la salutò.
Kara aveva male alla gola, alla
testa, in ogni osso e muscolo del suo corpo, aveva persino male al naso a forza
di starnutire! Era sicura che non si era sentita così male neppure quando la
esponevano alla kryptonite verde! Fece una smorfia e
si soffiò il naso.
Era stesa sul divano, indossava una
larga tuta grigia e aveva i capelli scompostamente raccolti in una coda, sotto
la testa aveva il suo cuscino preferito, uno dei primi gadget usciti a National
City con lo stemma degli El, era nascosta da un
grande piumino e attorno a lei vi era quello che si poteva solo definire come
un cimitero di fazzolettini bianchi.
Bussarono alla porta e lei aprì gli
occhi, per poi uscire dalla sua calda tana e raggiungere l’entrata
dell’appartamento, era contenta che Alex avesse fatto più in fretta del
previsto, perché aveva proprio bisogno di…
“Lena?” Chiese sorpresa e
improvvisamente fu tremendamente conscia del caos che era casa sua, dei
fazzolettini sparsi ovunque, del suo aspetto trasandato e dell’informe tuta che
aveva addosso.
“Buona sera, Kara.” Sorrise e Kara
arrossì. Era bella come sempre, elegante, composta e terribilmente a suo agio.
In pratica l'opposto di lei in quel preciso momento. “Mi fai entrare?” Le
chiese la donna con un sorriso divertito sulle labbra.
“Oh… sì, certo… è solo che…” Lena
entrò e lanciò uno sguardo al casino il cui centro era il divano.
“Direi che ho fatto bene a venire:
dimmi, te ne stavi lì, raggomitolata sotto la coperta, ad aspettare che l’influenza
passasse da sola?”
“Beh…” Lena inclinò la testa, gli
occhi che brillavano di divertimento. “Non è che io possa fare granché…”
Lena mostrò quello che teneva dietro
alla schiena e sorrise.
“Ecco qua il mio kit di soccorso.” Si
diresse alla cucina e posò la borsa sul ripiano, iniziando ad estrarre ciò che
conteneva. “Termometro.” Disse e poi la guardò con occhi disapprovanti. “Non è
normale che tu non ne abbia uno in casa.” Kara arrossì, ma non protestò.
“Fazzoletti delicati: così non ti irriterai il naso. Pomata al timo: è una
ricetta Svizzera, mettila sul torace e sulla schiena e libererai in un istante
le vie respiratorie. Brodo di pollo: ho chiamato la mia tata russa per avere la
ricetta, vedrai che è delizioso oltre che utile. E infine…” Sorrise ed estrasse
un DVD, mostrandole il titolo.
“Il mago di Oz!”
Esclamò lei, gli occhi che brillavano questa volta, non per la febbre, ma per
un genuino entusiasmo.
“Sì, un’invenzione sorprendente i DVD.”
Lena sorrise e si sfilò la giacca. “Non puoi uscire, ma questo non ci impedisce
di goderci la nostra serata cinema, qua, comodamente sedute sul tuo divano.”
Kara sentì che il suo mal di testa iniziava a passare, la semplice presenza di
Lena le aveva illuminato la serata.
“Questa è la bigliore
idea che io abbia mai sentito.” Sorrise e Lena incrociò i suoi occhi, per un
istante i loro sguardi rimasero allacciati in quel loro modo speciale, che le
scaldava il cuore, poi il naso di Kara si arricciò e la ragazza starnutì.
“Su, torna nella tua tana. Ti scaldo
il brodo.” Le disse la giovane Luthor con un sorriso.
“Ma…” Iniziò a protestare lei:
insomma Lena era una multimiliardaria, non poteva certo lasciarla spadellare
nella sua cucina…
“Niente, ma, credi che abbia sempre
avuto domestici attorno a me? Suono sicura di riuscire a scaldarti un brodo.”
Sorrise divertita mentre apriva gli sportelli alla ricerca di un pentolino.
Kara tornò sul divano, ma non appena Lena fu di spalle scattò a super velocità
per raccogliere i fazzoletti e nasconderli. La testa, però, iniziò a girarle e
lei si bloccò subito. Forse non era stata una buona idea. Crollò sul divano con
uno sbuffo e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì vi era un gradevole
profumo nell’aria, attorno a lei la sala era in ordine, non vi era più neanche
un fazzoletto a terra e Lena era seduta ai piedi del divano, un libro aperto
tra le mani, la fronte leggermente corrucciata mentre leggeva.
“Mi disbiace!
Mi sono addormentata?” Chiese e Lena posò il libro sulle gambe guardandola con
un sorriso.
“Sì e, tra parentesi, voglio quel
cuscino.” Kara arrossì violentemente e Lena rise divertita. “Ho sempre saputo
che eri una fan di Supergirl.” Le fece l’occhiolino e
lei arrossì ancora un po’ di più, alzò la mano verso gli occhiali e si rese
conto che non li aveva, in realtà non li aveva mai indossati quella sera eppure
Lena non aveva fatto nessun commento al riguardo.
“Ti senti in vena di mangiare?” Le
chiese la giovane Luthor con naturalezza, prendendo
il segnalibro che aveva accanto e ponendolo tra le pagine del suo libro.
“Se questo brufumino
è il brodo allora, sì, ho fame.”
“Te l’ho detto: ti piacerà.” Lena si
alzò e le preparò il piatto per poi portarglielo. Kara era combattuta, da un
lato si vergognava di farsi servire e dall’altro adorava farsi coccolare in
quel modo da Lena.
“Non avresti dovuto ribulire tutto… mi vergogno…” Ammise e Lena scosse la
testa.
“Non devi.” Le disse con occhi dolci
e lei abbassò la testa, incapace di sostenere il suo sguardo e sorridendo
appena.
Assaggiò il brodo e si leccò subito
le labbra, era delizioso! Quando lo ebbe finito vi era un dolce tepore nel suo
stomaco.
“Come ti sentì?” Le chiese Lena,
osservandola. Kara si strinse nelle spalle e lei allungò la mano posandola
sulla sua fronte, la sua mano era deliziosamente fresca e le dita erano morbide
contro la sua pelle.
“Sei bollente!” Esclamò subito Lena,
sorpresa. “Dovresti prendere degli antibiotici. Sei andata da un medico?” Partì
alla carica.
“Ehm… no, sì. Voglio dire: ci ha
pensato Alex. Non ti breoccupare.”
“Tua sorella è un’agente del FBI… non
un medico.”
“No, lei… ha studiato medicina brima e… ha detto che devo solo ribosare.”
“Mmm…” Lena
non sembrava convinta. “Misurati la febbre, se è sopra i 39° chiamo il mio
medico.”
“No!” Esclamò lei e Lena la guardò
sorpresa. Come dirle che la sua temperatura normale era 38°? E che, di certo,
non poteva farsi visitare da un medico che non era a conoscenza della sua
natura aliena? “Mi sento già meglio. Ora sto qui al caldo e domani mi sentirò
di nuovo in forma.”
Lena non appariva convinta, ma alla
fine annuì.
“Va bene, ma non ti libererai di me,
fino a quando non sarò sicura che stai effettivamente meglio.”
“Nessun broblema…
abbiamo un DVD da guardare, dobo tutto.” Questa volta
Lena sorrise e poi annuì.
“Stenditi e stai al caldo.” Le
ordinò, poi si alzò, recuperò il piatto ormai vuoto, poi le ordinò di mettersi
la crema, mentre lei era occupata in cucina. Kara obbedì spalmandosi la pomata
senza togliersi la grande felpa grigia, leggermente rossa in volto all’idea di
Lena che avrebbe potuto voltarsi e vederla mentre faceva le acrobazie per
mettersela sulla schiena.
“Pronta per Dorothy e il mondo di Oz?” Le chiese poco dopo, la Luthor,
tornando con il DVD tra le mani.
“Brontissima!”
Assicurò lei e fece sorridere Lena che accese la TV, inserì il dischetto e si
sistemò di nuovo sul divano. “Vuoi un bo’ di coperta?” Le chiese lei e prima
che Lena potesse rispondere si tirò a sedere, allungò la coperta di modo che
ricadesse sulle gambe di Lena e le sorrise. “Ora è berfetto.”
Affermò e sorrise di nuovo, voltando la testa verso lo schermo.
Non sentiva più il dolore alla gola e
le sembrava di respirare meglio, persino la sua testa aveva smesso di farle
male, si sentiva ancora le ossa rotte e il corpo dolorante, ma di certo lì, al
calduccio, con Judy Garland che cantava Over the Rainbow e Lena che era una
calma presenza al suo fianco, poteva dire di essere felice.
Lentamente, mentre le scene si
susseguivano alle canzoni, Kara si rilassò, scivolando lentamente verso Lena.
Chiuse gli occhi perché le bruciavano un poco e si addormentò.
Lena sentì Kara che si appoggiava a
lei, voltò la testa stupita e trovò la ragazza addormenta. Non riuscì ad
impedirsi di sorridere. Il volto rilassato della giovane, i capelli arruffati,
l’assenza di occhiali, per una volta, il respiro che si era fatto più libero e
il calore che proveniva dal suo corpo erano una nuova intimità a cui non era
preparata, eppure Kara riusciva sempre, nel suo modo onesto e sincero, a
infrangere le sue barriere, anche quelle che non sapeva di avere.
Il film finì e Kara era ormai profondamente
addormenta, Lena posò delicatamente una mano sulla fronte della ragazza e fu
felice di sentirla più fresca, era ancora calda, certo, ma non più
preoccupante.
Per un istante pensò che poteva
andare a casa, magari lasciarle un biglietto, ma le era difficile l’idea di separarsi
da lei.
Scostò la mano che le aveva posato
sulla fronte e seguì il profilo della ragazza, la vide sorridere nel sonno a
quella leggera carezza e sorrise a sua volta, poi dolcemente si piegò su di lei
e le lasciò un bacio sulla fronte.
Osservò la ragazza dormire ancora per
qualche minuto, poi si alzò lasciando che Kara si sistemasse meglio sul divano,
la coprì con cura, si assicurò che stesse comoda e poi andò a recuperare la sua
giacca e la sua borsa.
Scrisse un breve messaggio che lasciò
sul tavolo poi raggiunse la porta. Passando accanto al divano, però si fermò
mentre un sorriso malizioso si formava sulle sue labbra. Pochi istanti dopo
raggiunse la porta.
“Buona notte, Kara.” Mormorò.
“Buona notte, Lena, grazie di essere
passata, è stata la serata migliore di sempre…” Mugugnò la ragazza dal divano,
sorprendendola.
“Sei sveglia?” Le chiese, chiedendosi
da quanto lo fosse…
“Solo per i prossimi tre secondi.”
Lena sorrise a quella risposta. “E, sappi, che mi riprenderò il mio cuscino,
non appena sarò abbastanza in forma!” Questa volta Lena scoppiò a ridere, tra
le mani stringeva il cuscino con la S di Supergirl
che aveva avuto l’intenzione di rubare alla ragazza.
“Molto bene, vorrà dire che dovrò
invitarti a casa mia per un’altra serata cinema.” Gli occhi di Kara si
spalancarono e la giovane sollevò la testa.
“Davvero? Voglio dire… a casa tua?”
“Sì… perché?” Chiese allora Lena
stupita da tanta sorpresa.
“Ehm… saprebbe fantastico.” Assicurò
lei e Lena sorrise.
“Potrebbe diventare il nostro giovedì
film?” Chiese titubante, forse era troppo chiederle di passare da occasionali
appuntamenti a uno fisso, ogni settimana?
“Ok, ma questo non significa che non
usciremo più a provare i posti nuovi in città, vero? Perché mi piace andare in
giro con te…” Ammise la ragazza, la voce impastata dal sonno, ma ormai quasi
normale segno che stava davvero meglio.
“Piace anche a me.” Confessò Lena.
“Bene…” Mormorò Kara, gli occhi che
le si chiudevano di nuovo. “Grazie, Lena.” Disse.
La giovane Luthor
rimase in silenzio un istante, poi sorrise.
“Grazie a te, Kara.”
Note: Piccola storiella scritta per l’iniziativa: “The Easter Egg Word War” indetta dal gruppo “LongLiveToTheFemslash”. Le parole da inserire erano quelle del pacchetto “movie night”: DVD, combattimento, cuscino, senape, idea, separarsi, furgone, termometro.
Spero vi sia piaciuta anche se non è una storia dalle molte pretese, solo un momento di condivisione e dolcezza tra Kara e Lena.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ciao ciao.