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Autore: RoseRiver    18/04/2017    3 recensioni
“Vold è mort, con le ossa tutte rotte”, intonava il buon, vecchio, Pix: e Lord Voldemort, è davvero morto stecchito.
Tuttavia, nella prima notte del loro settimo anno ad Hogwarts, Draco Malfoy ed Hermione Granger si troveranno a dover fare i conti con i loro nuovi e sconcertanti problemi.
Come reagiresti tu, babbano, se in una notte di tempesta, un piccolo elfo burbero ti si parasse davanti? Cosa faresti, se, miracolosamente e sfortunatamente, quell'incontro ti portasse all'unica via di fuga possible? Cosa faresti, se quella via di fuga si rivelasse una vera e propria fregatura? Cosa faresti se quel maledettissimo elfo ti avesse spedito indietro nel tempo, in una Hogwarts dominata dai Malandrini, in compagnia del tuo acerrimo nemico?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, I Malandrini | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, James/Lily, Lucius/Narcissa
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Buon pomeriggio, amabile gente di EFP, sezione Harry Potter.

È proprio il caso di dirlo: chi non muore, si rivede. E chi meglio di me e Voldemort lo sa?

Negli ultimi mesi mi sono data alla pazza gioia in una sperduta foresta dell'Albania, mettendomi in contatto con il mio spirito e giocherellando con un diadema da PrincipessaDelleFate appartenuto all'ava, dell'ava, dell'ava di una certa tipa con un nome altisonante.

Beh, comunque, non vi voglio annoiare con la penosa e noiosa storia della mia vita, dunque, passiamo alle cose veramente importanti: quanto segue, è il frutto di una profonda crisi demenziale e di uno di quei fastidiosi blocchi dello scrittore. In ogni caso, nonostante il capitolo sia bello lungo, in realtà non ho aggiunto appositamente troppi particolari, proprio perché non volevo sconvolgervi a causa della mia lunghissima assenza.

Dunque, il capitolo è pieno di momenti molto “sfiziosi” e, spero, anche divertenti.

Se non vi ricordate bene la storia, potete rileggere i precedenti capitoli oppure affidarvi disgraziatamente al mio breve e coinciso riassunto:

Draco ed Hermione, confusi da un post-guerra tanto liberatorio quanto triste e desolante, non si sa come né perché, decido di far ritorno ad Hogwarts, senza però tener conto del fatto che lì, in quel luogo disgraziato, succedono un sacco di cose strane (più strane di Luna che si fuma una canna, per intenderci). Difatti, si ritrovano proiettati nel passato a causa di una zuffa con un elfo, guardiano della Stanza delle necessità (che, se vi ricordate bene, venne distrutta dall'Ardemonio nel 7^ libro e che, nella mia ff, ha riportato danni non meglio identificati).

Nella Hogwarts del passato, nemmeno a farlo apposta, ritrovano Lupin, James, Lily, Codaliscia, Sirius e tanti altri personaggi a noi già noti: saranno quindi costretti a interpretare la parte di studenti di Durmstrang e, nella fattispecie, di Purosangue ai margini della società inglese (Draco impersonerà un suo fantomatico parente e quindi sarà considerato a tutti gli effetti un Black).

Spero che il capitolo vi appassioni: buona lettura!


DONNOLE, "HIC" E ROCK 'N ROLL


Avete mai avuto la strana sensazione che qualcuno, da qualche parte, vi stia fissando?

Ecco, Blaise, quella notte, ebbe quella strana impressione.

Zabini era abituato a essere guardato (soprattutto dalle ragazze), ma non era mai stato scrutato, non in quel modo.

Tuttavia, non era particolarmente piacevole essere svegliato nel bel mezzo della notte, soprattutto se la persona che lo stava fissando non era, certamente, né Goyle, né Nott né, tanto meno, Draco Malfoy.

Perciò quella sgradevole sensazione lo aveva fatto sobbalzare, spaventato: più di una volta delle ragazzine del quinto anno avevano provato a intrufolarsi in camera sua.

Quella volta non fu diverso. O forse fu totalmente l'opposto, Zabini era molto confuso a riguardo.

Lunatica Lovegood lo fissava con interesse, seduta sul baule di Goyle, che dormiva beatamente.

Blaise impiegò qualche minuto a rendersi effettivamente conto di cosa lo circondava: la biondina non sembrava per nulla scalfita dalla sua presenza (la sua presenza cosciente) e si limitava a scrutarlo, aspettando che si riprendesse dallo spavento.

Zabini aprì la bocca un paio di volte, cercando di dire qualcosa che non suonasse tremendamente stupido o poco virile, tuttavia, quando era preso in contropiede, la sua voce tendeva ad alzarsi di qualche ottava.

Deglutì un paio di volte, stropicciandosi gli occhi e sedendosi tra le lenzuola. Le coperte scivolarono lungo il suo busto, raggomitolandosi attorno ai suoi fianchi stretti.

Improvvisamente, si ricordò che indossava solo le mutande. Luna non sembrava essere per nulla scalfita da quella constatazione, pareva prenderlo in giro con lo sguardo, nonostante rimanesse perfettamente immobile. – Non ho intenzione di fare sesso con te – furono quelle le prime parole che le rivolse direttamente in ben sette anni.

Fece una smorfia, infastidita dalla voce stridula del ragazzo. – Non voglio fare sesso con te – lo rassicurò, piegando il capo di lato. – Dovresti stare attento, sai? Hai la testa piena di Frasselli di lago, potresti rimetterci un orecchio! – lo informò, canzonandolo.

Blaise fece scattare un sopracciglio verso l'alto, ghignando. – Certo, certo... Cosa ci fai nella mia stanza, Lunatica? – chiese, sfoderando la sua voce più minacciosa.

La bionda non parve per nulla intimorita: si alzò in piedi, afferrando una bottiglia contenente un liquido violetto. Blaise non era sicuro di cosa fosse, ma era certo che fosse una delle bottiglie che Goyle rubava a suo nonno, una di quelle miscele alcoliche che, a detta del compagno, “mandavano all'altro mondo”. – Acqua del fiume Lete? – chiese Lunatica, tutta contenta.

Stappò la bottiglia in un sonoro “pop”, giocherellando con il tappo, mentre annusava il liquido violetto. Zabini non sapeva bene di cosa odorasse ma, qualsiasi cosa fosse, sembrò farle molto piacere, perché sorrise, soddisfatta di sé.

Passarono alcuni secondi e lui, che non era mai stato un ragazzo paziente, capì che non avrebbe mai ottenuto una risposta: Lunatica tendeva a perdersi nei meandri della sua testa.

Blaise corrugò la fronte, indispettito. – Te lo ripeto un'altra volta: cosa ci fai qui, Lovegood? – ripeté, digrignando i denti.

La ragazza lo guardò da sotto le lunghe sopracciglia chiare, con aria quasi assente. Si limitò a scrollare le spalle, tornando alla sua bottiglia. – Mi hai sentito? Sei sorda? Tarda? Yu-hu, c'è nessuno? – borbottò, la voce sempre più acuta e martellante.

Lunatica poggiò il tappo sul baule di Goyle, per poi sedercisi sopra. – Hai una voce irritante – constatò, senza nessuna cattiveria o malizia, lo disse come se gli stesse riferendo che il cielo, di giorno, è azzurro.

Gli sorrise senza motivo poi, come se avesse avuto un'illuminazione, portò la bottiglia alla bocca e, gettando indietro la testa, bevve avidamente.

– No! – urlò, scostando di colpo le coperte e correndo verso di lei con il chiaro intento di fermarla.

Cadde teatralmente a terra, un piede incastrato tre le lenzuola e, a tentoni, mezzo nudo e piuttosto indispettito, afferrò una caviglia della ragazza, scuotendola. Aggrappandosi al suo ginocchio, Zabini riuscì a rimettersi in piedi e a staccare la bottiglia dalle labbra di Lunatica. – Ma sei pazza?! – sibilò, osservando con occhi sgranati la bottiglia quasi vuota: un solo bicchierino di quell'intruglio era capace di causare il coma etilico anche a un alcolista.

La bionda schioccò le labbra con soddisfazione, sorridendogli. – Sa ancora di Plimpi! – esclamò, estasiata. – Hic – aggiunse, singhiozzando.

Blaise, il cui cervello era ancora nel mondo dei sogni, non trovò nulla da dire: si limitò a fissarla, aspettando che sopraggiungesse il coma etilico, cosa che non accadde. – Sai di essere in mut-hic-ande, vero? – gli fece notare, perplessa. – Anche a-a te han-hic rubato i vestiti? – continuò, sorseggiando un altro po' di brodaglia viola.

Blaise, che non si era mai vergognato della propria nudità, scosse appena il capo, scompigliandosi i capelli. – Lunatica, senti... – iniziò con tono stanco.

– Luna – singhiozzo. – Il mio nome è Luna – singhiozzo. – Non “Lunatica” – singhiozzo.

Blaise storse appena la bocca. – Ah, sì? Beh, è uguale, no? Senti, se non hai nulla da dir... – venne interrotto un'altra volta.

Lunatica aggrottò le sopracciglia, assumendo un'aria seria, quasi minacciosa. Poi emise un altro singhiozzo, un altro piccolo “hic”, distruggendo la sua smorfia adirata. – Non è la stessa cosa – singhiozzo. – Per niente – singhiozzo. Era una sua impressione, oppure la sua voce si stava alzando rapidamente di qualche ottava? – Se mi chiiiamo “Luna” – singhiozzo. – … ci sarà un motivo, no? – singhiozzo. – Non sono nemmeno Lunatiiica! – terminò la frase con un buffo “hic”, talmente acuto che Goyle si mise a sedere di scatto, grattandosi la testa.

Quella palla di lardo era così idiota che rimase a fissarli inebetito, più addormentato che sveglio. – Mmh, è già pronta la colazione, mamma? – bofonchiò, fissando Blaise con occhi la cucciolo obeso.

Zabini lasciò vagare lo sguardo da Goyle a Lunatica, sempre più perplesso.

La ragazza picchiettò un indice contro il suo petto: la sua faccia era contratta nel tentativo di sembrare minacciosa, come se una reazione simile fosse contro la sua natura. – Ti chiami Blaise, no? – HIC! – Ti piacerebbe se ti chiamassi – Hiic! – Blazer? – esclamò infine, stringendo le labbra in una smorfia rabbiosa.

Goyle ridacchiò svogliatamente, ricadendo tra i cuscini. – Blazer, che roba... – bofonchiò, appallottolandosi tra le lenzuola.

Lunatica si ridestò improvvisamente, drizzando la schiena e allontanandosi di un passo. Gli sorrise, amabile, come se non fosse successo nulla. – Dovresti infilarti un paio di pantaloni, Harry ti cercava – lo informò, sbattendo le ciglia in modo innocente.

Blaise aprì la bocca per chiederle se c'era qualcosa che non andava, ma Luna uscì dalla stanza trotterellando, sbattendo la porta con troppa energia.

Lunatica.

Aveva detto di non essere lunatica? Zabini aveva qualche dubbio a riguardo.

Guardò la porta perplesso, prima di infilarsi sotto le coperte, pronto a riprendere sonno.

Un singhiozzo minaccioso, acuto e attutito dalla porta, lo vece sobbalzare.

Doveva ammettere di essere un po'... ecco... intimorito.

Alzando gli occhi al cielo, svogliatamente, si infilò un paio di pantaloni.

 

[Una piccolissima aggiunta: Luna potrebbe esservi sembrata un po' OOC, ma vi assicuro che, per quanto mi è possibile, il suo personaggio manterrà le sue caratteristiche originarie, solo che... beh, diciamo che anche lei è cresciuta, la Guerra e la prigionia le hanno reso difficile sopportare le prese in giro. Ricordatevi che tutti ne hanno passate tante e che sto solo provando a dare una mia versione dei fatti e dei caratteri post-Voldy. Abbiate pietà, soprattutto per i nomi che mi invento al momento per le uscite stravaganti di Luna! Okay, parentesi chiusa: buona lettura!]

 

***

 

Hermione Granger era abituata a non guardare la strada davanti a sé: solitamente, mentre camminava, un'ingente pila di libri le ostruiva la visuale. In più di un'occasione Harry le aveva evitato degli spiacevoli incontri ravvicinati con le colonne del corridoio del sesto piano.

Tuttavia, quella sera, urtò contro qualcosa che, tutto sembrava, tranne che una colonna del millecinquecento.

Udì un sonoro tonfo e, con qualche secondo di ritardo, si rese conto di aver sbattuto con il sedere a terra e di avere un gomito in più conficcato nella cassa toracica.

Quando aprì gli occhi, si ritrovò a pochi millimetri di distanza dall'espressione schifata di Draco Malfoy. – Granger! Non ti azzardare a tocc...! – .

Hermione lo liquidò con uno sbuffo esasperato, affrettandosi a rimettersi in piedi. – Lo so, Furetto, lo so! – alzò le mani in aria, scocciata.

Malfoy si mise in piedi, spazzolandosi i pantaloni del pigiama: erano di pura seta nera. Hermione ringraziò di non aver indossato uno dei suoi, di pigiami: la situazione era già abbastanza critica.

Malferret posò lo sguardo sulla mano destra di Hermione, ancora stretta al biglietto che le aveva consegnato la fenice. – Anche tu, hai...? – chiese, mostrandole, a sua volta, la lettera che aveva ricevuto lui.

Hermione annuì mesta. – Hai letto...? – provò a dire, agitata al solo pensiero di ciò che conteneva quella missiva.

Draco Malfoy scosse appena il capo. – Tu? – ribatté, diviso tra la curiosità e il terrore.

Hermione gli mostrò il biglietto che, seppur stropicciato, era ancora sigillato. – Quindi volevi... – lasciò la frase a metà, palesando l'ovvio.

Entrambi avevano ricevuto quel biglietto.

Entrambi avevano avuto timore di aprirlo.

Entrambi avevano cercato l'altro, per organizzare un piano.

Chissà come, chissà quando, erano diventati una squadra operante.

Una squadra operante pessima, certo, ma pur sempre operante.

Malfoy si strinse nelle spalle. – Solo per organizzarci – spiegò, arrossendo leggermente.

Hermione annuì. – Sì, è quello che ho pensato anche io – concordò, rilassando finalmente le spalle.

Rimasero a fissarsi per circa quindici secondi, durante i quali si chiese se le avrebbe mai chiesto di parlare della questione.

Alla fine, come era prevedibile, fu Hermione a cedere. – Da me o da te? – chiese, sbrigativa.

Malfoy alzò un sopracciglio, sicuramente per ribattere in modo malizioso, ma si bloccò, posando lo sguardo su Lily, ferma alle spalle di Hermione. – Da me. Meno gente – grugnì, rendendosi conto della piccola folla di Grifondoro che li circondava.

Hermione arrossì violentemente, annuendo velocemente.

Si scambiarono un ultimo sguardo, prima di avvicinarsi entrambi alla scala a chiocciola. Come prevedibile, in due, fianco a fianco, non ci passavano.

Hermione fece per scostarlo e passare avanti, quando Malferret, con non poco disgusto, si ritrovò ad afferrarle il polso, trattenendola. – Furetto! – esclamò la riccia, scioccata. – Sbaglio, o mi hai appena toccata volontariamente? – lo prese in giro, fingendosi allarmata.

Draco Malfoy grugnì, accentuando ancora di più la smorfia schifata. Hermione non ebbe il nemmeno il tempo di dire che grugnire in quel modo non era affatto elegante, quando lui parlò. – Non ho intenzione di guardare il tuo deretano tutto il tempo, Granger – chiarì lui, lasciando la presa.

Hermione impiegò qualche secondo, per decifrare la frase che aveva appena detto. Nel frattempo, molti Grifondoro li fissavano con malcelata curiosità, drizzando le orecchie per captare qualsiasi tipo di suono.

Draco Malfoy non voleva guardarle il deretano.

Quella piccola constatazione la lasciò perplessa: nemmeno il suo deretano voleva essere fissato da quell'ammasso di sterco di drago!

Poi capì, suo malgrado, che, salendo per prima su quella scala a chiocciola, il suo sedere sarebbe stato disgraziatamente a non meno di cinque centimetri dal viso di Malferret.

Scoppiò a ridere. – Puoi guardare gli scalini, sai? – si asciugò gli occhi, lucidi per le risate. – A volte mi chiedo come fai a farti venire queste paturnie esistenziali, sai? – aggiunse, sinceramente scioccata.

Malfoy drizzò il naso in aria, assumendo una posa austera che, sicuramente, nella sua mente avrebbe dovuto mortificare Hermione. – Non credo che tu possa afferrare l'essenza dei miei pensieri sopraffini – ribatté lui, senza nemmeno guardarla.

Hermione sbuffò dal naso, divertita. – Oh, scommetto che fai un sacco di pensieri sopraffini sul mio deretano. Deretano che, tra parentesi – aggiunse, abbassando la voce in modo che potesse sentirla solo lui. – Hai già toccato – quella provocazione le costò un improvviso rossore in viso.

Ne era valsa comunque la pena: ricordargli il loro spiacevole incontro nella Stanza delle Necessità lo metteva sempre in difficoltà.

Certo, metteva in difficoltà anche lei, se proprio doveva ammetterlo, ma vedere Malfoy boccheggiare per la stizza, non aveva prezzo.

Il biondo le puntò un indice contro, rabbioso – Primo, ti ho già ripetuto un centinaio di volte che quella sera non ero capace di intendere e di volere. E, anche se avessi minimamente voluto o cercato una cosa simile, di certo sarebbe stato per dispetto verso la Donnola! Non certo per te, i tuoi capelli da ricovero e la tua linguaccia saccente – disse tutto d'un fiato, per poi prendere un bel respiro e ricominciare. – Secondo, credo proprio che il tuo deretano non sia abbastanza guardabile perché mi stia a pochi centimetri dalla faccia – digrignò i denti, guardando Hermione e sapendo esattamente cosa stesse pensando. – Terzo, smettila di parlare di quella sera: è imbarazzante e mortificante per me almeno quanto lo è per te. Discorso chiuso. – concluse, azzardando un passo per salire le scale.

Hermione lo afferrò per la manica del pigiama. – Dove credi di andare, Furetto? Cosa ti fa pensare che io voglia guardare il tuo deretano per tutto il tempo? – ringhiò lei, gli occhi fiammeggianti.

Draco Malfoy ghignò. – Prima di tutto, ho un gran bel deretano – disse, liberandosi della presa della Mezzosangue. Da qualche parte, alla loro destra, Mary sussurrò “può dirlo forte”, scatenando l'autocompiacimento tipicamente Malfoyano. – Sono un essere terribilmente affascinante – elencò, contando con le dita, come per enfatizzare quella lista mentale delle sue virtù. – Hai avuto modo, non molto tempo fa, di apprezzare la mia persona. Quantomeno fisicamente: non mi aspetto che tu abbia un certo gusto, in fatto di uomini, Mezzosangue – ci fu un sonoro sibilo di protesta da parte dei Grifoni, quando Malferret la chiamò in quel modo. – Infine, cammino in modo sopraffino. Quindi deduco che, salendo le scale senza mantenere una distanza di sicurezza, potrebbe causarti un attacco cardiaco. Dunque, per quanto mi piacerebbe molto vederti stramazzare a terra, mi servi ancora e, di conseguenza, per la tua salute mentale e fisica, è meglio non starmi attaccata – concluse, compiaciuto.

Hermione lo fissò per qualche secondo, incapace di decidere se fosse serio, se credesse realmente a quanto aveva appena detto o se fosse un idiota vanesio ed egoista.

Probabilmente, Draco Malfoy era un irritante mix di tutte e tre le cose.

Hermione prese un respiro profondo. – Okay – disse infine, lasciando esterrefatto il Furetto. – Ti prego di apprezzare, per quanto ti è possibile, lo sforzo immane che sto facendo per non ucciderti a mani nude qui, sulle scale, davanti a tutti. Quindi cosa proponi di fare, per far fronte all'indicibile problema che ci ha sottoposto il fato? – chiarì, non senza una punta di acidità.

Malfoy alzò gli occhi al cielo, digrignando i denti. – Conta fino a venti, poi sali le scale – disse, sbrigativo, arrampicandosi lungo i gradini che portavano ai dormitori maschili.

Erano passati poco più di otto secondi, quando Hermione salì le scale, stizzita e spazientita da tutta quella situazione. Per poco non si scontrò nuovamente con Malfoy, impalato difronte al dormitorio maschile. Dall'interno si sentivano chiaramente dei suoni attutiti.

Hermione incrociò le braccia sul petto. – Cosa ti prende, adesso? – sibilò, esasperata.

Malfoy le lanciò uno sguardo obliquo, imitando la sua posa. – Loro sono lì dentro – si limitò a dire, con voce affranta. – Ero andato a letto sperando di non rivederli fino a domani... ma sono tornati – bisbigliò, come se stesse parlando di Voldemort e dei suoi adorati Mangiamorte.

Hermione sbuffò e alzò gli occhi al cielo. – Sei un dannato codardo, Furetto! – esclamò, aprendo di scatto la porta della stanza e ritrovandosi davanti a una scena a dir poco agghiacciante.

Hermione fece per aprire la bocca e strillare, ma Malferret, che ormai aveva imparato a prevedere alcune sue mosse, le ficcò, prontamente, una mela in bocca.

E per poco, Hermione Granger non si strozzò.

 

***

 

Lily vide chiaramente Hermione, la schiena ritta e l'espressione adirata, mentre saliva rapidamente le scale a chiocciola che conducevano ai dormitori maschili.

Alzò appena le sopracciglia, chiedendosi con quale fegato potesse trasgredire le regole e, soprattutto, perché fosse così impaziente di passare del tempo con Blackie, suo acerrimo nemico.

Mary, a pochi centimetri da lei, sogghignava compiaciuta. – Hai visto quei due? – le diede una gomitata nelle costole, con fare cospiratorio.

Lily scrollò le spalle, spazientita e confusa. – Già, ho visto! Com'è possibile che Hermione possa violare le regole in quel modo! Sta andando nel dormitorio dei ragazzi, capisci? Non esiste nulla di meno appropriato! Soprattutto con due Black nei dintorni. – concluse, mordicchiandosi un labbro.

Mary alzò sfacciatamente gli occhi al cielo, esasperata. – Oh, Lily! Ma in che mondo vivi? Possibile che tu non si mai salita nel dormitorio maschile? Hai diciassette anni, per l'amor del cielo! – scosse appena in capo, incredula. – Comunque, per quanto mi auguri che quei due finiscano per rotolarsi fra le coperte, in preda alla più profonda passione, temo che non andrà così. Hermione era preoccupata per qualcosa, qualcosa che riguarda lei e Draco. – concluse, con perspicacia.

Lily sospirò pesantemente, incrociando le braccia sul petto. – Sì, questo lo avevo capito, ma non saprei davvero come aiutarla. Hai visto il modo in cui lui le parla? È cattivo con lei, cattivo per davvero. Non vorrei che si confidasse con un essere così viscido e crudele – mormorò, ricongiungendosi al suo “io” materno.

Mary sbuffò appena dal naso, attenta a non farsi sentire da Lily.

Le sorrise con dolcezza, conscia dell'ingenuità dell'amica: stando a stretto contatto con degli adolescenti nove mesi l'anno, Mary aveva sviluppato un certo “occhio” per delle particolari situazioni. Non che la situazione in questione necessitasse dell'intervento di chissà quale psico-mago pluri-premiato, ma a lei appariva tutto molto chiaro: la mente di Blackie non aveva ancora subito il passaggio da “bambino pestifero” a “adulto moderato”, così come la maggior parte dei ragazzi diciassettenni di Hogwarts. D'altra parte, Hermione sembrava proprio il tipo di ragazza che era nata moderata, coscienziosa ed emotiva.

Insomma, non poteva esistere luogo comune più comune dell'amore nascosto tra il “bello e dannato” e la “ragazza comune”.

Purtroppo, Lily era del tutto incapace di cogliere il rapporto amore-odio tra Draco ed Hermione, proprio perché anche lei era invischiata in una relazione simile.

Lily e Potter erano stati il suo punto fisso per anni, un pallino che non riusciva a togliersi dalla testa: insieme erano così carini, che a Mary sembrava un'attentato ai romanzetti d'amore, non farli mettere assieme. Ci aveva provato, intensamente e costantemente, per ben sei anni, fino a quando Lily l'aveva implorata di smettere di incoraggiare Potter. Aveva ubbidito, per quanto le fosse possibile, per tutta l'estate, fornendo dei vaghi resoconti a Jamie, senza farsi scoprire dall'amica.

In quel momento, però, Mary fu colta da un'improvvisa idea.

Un'idea brillante.

Un'idea geniale.

Doveva, assolutamente, aprire gli occhi a Lily e – perché no? – rendere felice un'altra adorabile coppia.

Sorrise maliziosamente, prima di stamparsi sulla faccia un'espressione falsamente preoccupata: il suo piano era già in atto. – Hai ragione Lily, dobbiamo assicurarci che Hermione non si faccia raggirare da Blackie e dal suo culetto d'oro! – la assecondò, afferrandola per un gomito e trascinandola verso la scala a chiocciola che conduceva ai dormitori maschili.

Lily puntò i piedi per terra, con un'espressione di totale disapprovazione. – Mary, io non intendo entrare nel dormitorio di Pott... dei maschi, okay? – sibilò, scandendo bene parola per parola.

La mora si dovette trattenere dal sorridere compiaciuta, alla semi-confessione di Lily: era chiaro che non voleva incontrare l'amore della sua vita.

Perfetto.

Mary assunse un'espressione rassicurante e sicura. – Lily, non è il momento di fare la bambina! Hermione e Blackie sono chiusi in un dormitorio, totalmente soli, a fare chissà cosa con quei dannati biglietti! – esclamò, sottovoce, per non farsi sentire dagli altri studenti.

Lily, come aveva previsto l'amica, capì solo una cosa. – Come fai a sapere che sono soli? Ci saranno anche gli altri, no? – chiese, titubante, cercando di non far trasparire il suo terrore.

Mary, ancora una volta, si dovette trattenere dal ghignare: aveva sempre saputo di essere una Serpe mancata. – Draco l'ha portata di sopra perché nel nostro dormitorio ci sarebbe stata “troppa gente”, quindi suppongo siano soli. Inoltre, Jamie e gli altri saranno sicuramente nelle cucine a rimediare gli alcolici per una festa clandestina – spiegò, gesticolando appena, mentre la trascinava sui primi gradini.

Lily parve assecondare l'amica, percorrendo almeno metà scala. – Okay – borbottò in fine, remissiva.

Mary esultò silenziosamente, sempre più compiaciuta.

Mentre raggiungevano il pianerottolo che le avrebbe condotte ai dormitori maschili, la giovane si chiese se fosse il caso di menzionare un certo quadro del settimo piano, dietro al quale si celava un corridoio angusto e polveroso, che conduceva direttamente a una botola, accuratamente nascosta sotto un tappeto orribile rubato da casa Black, che si affacciava proprio sul pavimento della Torre di Grifondoro.

No, forse non era il caso il parlarne.

 

***

 

Zabini si stava ancora chiedendo perché fosse entrato in quella stanza, quando si rese conto che, con molte probabilità, non ne sarebbe uscito vivo.

Persisteva un buio agghiacciante, quasi un presagio di morte certa.

L'aria aveva una strana consistenza, quasi fosse stata contaminata dai Dissennatori: era fredda e pesante come un macigno, difficile da respirare.

Tutto emanava un odore dolciastro e stucchevole, disgustoso, inumano.

Era stato privato di tutti i suoi sensi, dalla vista, al tatto, all'olfatto, fino all'udito: era inerme, accerchiato, spacciato.

Deglutì a vuoto, avanzando lentamente e a tentoni nel buio: i suoi occhi, che si stavano lentamente abituando a quel paesaggio infernale, iniziarono a scorgere i profili di ombre buie e oscure, minacciose.

Cercò di aguzzare la vista e l'udito, per scovare ciò che cercava, inutilmente.

Era evidente: il male sapeva come nascondersi.

Forse quelle belve feroci si erano rintanate nel buio più profondo, aspettando il momento propizio per saltargli addosso, sfregiarlo e cibarsi della sua splendida carne di Purosangue.

Una volta morto, giurò a se stesso, il mio fantasma perseguiterà per sempre quello sciagurato di Draco Malfoy.

Fece un altro passo il avanti: il suo piede si scontrò contro un oggetto sconosciuto e un sonoro scricchiolio echeggiò ovunque.

Gli si mozzò il respiro e il suo cuore perse un battito, mentre tutto si immobilizzava in una calma apparente.

Udì distintamente un respiro vicino, minaccioso e assassino.

Chiuse gli occhi, strizzando le palpebre, provando a star fermo, impedendosi di scappare.

Ciò che udì, fu il presagio di una morte lenta e crudele.

Clic.

Luna-Lunatica Lovegood, con la bacchetta, picchiettò contro la lanterna appesa sull'uscio, illuminando la stanza come se fosse giorno.

Blaise aprì gli occhi di scatto, terrorizzato, nello stesso momento in cui le due bestie si alzarono di scatto, rivelando la loro natura feroce.

Pansy Parkinson e Daphne Greengrass puntarono i loro occhi iniettati di sangue su di lui, lo Scocciatore.

Entrambe avevano i capelli arruffati e crespi, gli occhi cisposi e le labbra riarse.

Terribile.

Il senso estetico di Zabini andò a suicidarsi, mentre il suo spirito di sopravvivenza se la fece nelle mutande.

Fu in quel momento che, con sorprendente audacia, si fece avanti Lunatica, chiaramente incapace di cogliere i segnali del pericolo imminente.

La bionda sorrise conciliante. – Mi dispiace, hic, disturbarvi a quest'ora, hic, ma mi sembrava giusto avvisarvi che stiamo per andare a cercare indizi sulla scomparsa di Hermione e Draco. – spiegò, singhiozzando. – Blaise, hic, aveva già aderito all'iniziativa ieri sera, così come Pansy, hic, ma sei vuoi unirti a noi, Daphne, sei la benve-hic-nuta – concluse, battendo le mani.

Blaise, che la sera prima aveva accuratamente evitato la Greengrass per evitare che lo interrogasse su quanto era accaduto con Potter, si ritrovò a dover fronteggiare due occhi fiammeggianti.

Si sarebbe anche sentito in colpa, se le domande insistenti non gli dessero così noia!

Pansy, d'altra parte, udito il nome di Draco, si stampò in faccia un'espressione da mogliettina in apprensione, scivolando fuori dalle coperte in fretta.

Lunatica, dal canto suo, se ne stava in disparte, girando su se stessa con il naso per aria, ridacchiando.

Daphne, invece, scostò le lenzuola con studiata lentezza, senza mai distogliere lo sguardo da quello di Zabini. – E quando, esattamente, avevi intenzione di dirmi che avresti cercato Draco con i Paladini della Giustizia, scusa? – domandò, fingendosi amabile e docile.

Zabini ebbe l'istinto di lanciarsi un Avada Kedavra da solo, pur di morire velocemente.

Luna si fermò di colpo, puntando i suoi grandi occhi vitrei su di loro. Sorrise nuovamente, singhiozzando. – Oh! Ieri sera, quando ha litigato con Harry! – esclamò, tutta contenta.

Blaise si chiese distrattamente se non le facesse un po' male la faccia, a forza di sorridere.

Daphne alzò un sopracciglio. – Ah, ti riferisci a quella conversazione “inutile e incomprensibile” che hai avuto con Potter ieri sera? – si picchiettò il mento con un indice, avvicinandosi in modo minaccioso al ragazzo. – Quella conversazione in cui Draco non era nemmeno stato menzionato? – rincarò la dose, bloccandosi a pochi centimetri da Zabini.

Blaise deglutì a vuoto, nel panico. – Beh, diciamo che non è stata propriamente inutile e incomprensibile... – fece un vago gesto della mano. – Ma tu... domande... sonno di bellezza... domande... stanco! … Potter e le sue idee... Draco se la fa con la Granger... non sapevo... arrabbiato! … quello sciagurato!... sonno di bellezza! – balbettò a metà tra l'inferocito e l'impaurito.

Daphne alzò un sopracciglio, scettica. – Fammi capire bene, Zabini, nonostante io sia la migliore amica di Malfoy, tu mi hai tenuto totalmente all'oscuro del fatto che ti sei alleato con Potter e che Draco è scappato con la Granger, con cui si presume si stia accoppiando proficuamente, perché dovevi fare il tuo sonnellino di bellezza e perché ti scocci a rispondere a delle domande? – sibilò, minacciosa.

Blaise sbatté le palpebre un paio di volte. – Esattamente! Sono felice che tu abbia capito l'incresciosa situazione in cui gravavo, Daphne! Ah, sai, non mi sei mai stata molto simpatica, forse per colpa delle tue gambe lunghe e del busto piccolo, chi lo sa? Ma sei così comprensiva! È bello capirsi, non trovi? – esclamò, sfoderando uno dei suoi sorrisetti più affascinanti.

Daphne, per quello che parve un lunghissimo istante, lo fissò a bocca aperta, incredula e scettica. – Oh, Santo Salazar, fa che scovi quell'imbecille di Malfoy prima di decapitare il suo amico cretino! – esclamò, alzando le braccia al cielo.

Zabini rimase chiaramente interdetto, mentre guardava la ragazza raggiungere Pansy in bagno. – Ma cosa ho detto di male? – chiese ad alta voce, più a se stesso che a qualcuno in particolare.

Luna gli si avvicinò, trotterellante: era così taciturna e inquietante che era facile dimenticare la sua presenza. – Credo, hic, che sia colpa dei Nargilli, hic, confondono le idee! – esclamò, come se il caso fosse stato brillantemente risolto.

Blaise lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, esausto e spossato: quante altre persone – donne – mentalmente instabili e incuranti del suo sonno di bellezza avrebbe dovuto affrontare, per Draco Malfoy?

 

***

 

Hermione sputò con veemenza la mela che, con molta poca delicatezza, le era stata conficcata in bocca.

Con il senno di poi, avrebbe di gran lunga preferito inveire contro i modi barbari di Malfoy, ma la scena che le si parava davanti era così orribile e sconcertante, che la voce le morì in gola.

Draco, dal canto suo, fu grato a Santo Salazar per essere riuscito a zittire la Granger, prima che attirasse l'attenzione della Megera.

James Potter, in tutto il suo regale metro e ottanta abbondante, lievitava a mezz'aria, con addosso solo un paio di mutande e una federa rossa legata al collo, a mo' di mantello.

Sirius Black, con il suo portamento così Purosangue, saltava sul letto di Draco, indossando un pigiama di seta nera molto simile a quello del biondo, peccato che fosse totalmente slacciato e che, sul suo petto, fosse stato scritto con un rossetto rosso (Hermione non voleva sapere dove lo avesse recuperato) “Non ci sono pulci, qui sotto. Provare per credere”, il tutto seguito da una freccia scarlatta che puntava verso il suo... ombelico.

Remus leggeva un libro al contrario, mentre tracannava un liquido ambrato da una bottiglia di vetro e, di quando in quando, accarezzava svogliatamente la testa di un elfo domestico, come se fosse un cuscino morbido.

Peter, pace all'anima sua, era tutto preso da una corsa sfrenata, inseguito da una palla di pelo: James, con gesti rapidi della bacchetta, stava facendo levitare in aria quello che sembrava un grosso gatto obeso (ma che, a una seconda occhiata, appariva decisamente come un coniglio di dimensioni epiche), per di più rabbioso, che provò ad azzannare ripetutamente il deretano di Minus.

A contornare quel quadro idilliaco, fu la schiera di elfi domestici che, con assurde riverenze e con gioia inspiegabile, imboccava i Malandrini con cibi pregiati e golosi.

James sorrise estasiato, vedendoli sull'uscio della stanza, e allargò le braccia, nuotando nell'aria per avvicinarsi. – Benvenuti, amici! – esclamò, sbracciandosi per avvicinarsi ai due ragazzi. – Non sapevamo dove fossi, Draco! Sei stato via per oore! – esclamò, la voce acuta e strascicata.

Malfoy alzò un sopracciglio. – Sono stato fuori per meno di un minuto – mormorò, guardando terrorizzato la Granger. – Come Salazar hanno fatto a fare tutto questo in mezzo minuto? E da dove sono sbucati? Non erano in camera fino a poco fa! – esclamò, gesticolando velocemente: se quei quattro idioti potevano entrare nella Torre senza essere visti, esistevano alte probabilità di non riuscire a stare da solo nemmeno per un secondo.

Un suono secco alle loro spalle, fece sobbalzare tutti, coniglio obeso compreso.

Sulla soglia della porta, vi erano niente di meno che Lily e Mary. – Oh, Culetto D'Oro, non ti preoccupare, c'è un passaggio segreto – spiegò velocemente la mora, spingendo l'amica al centro del dormitorio. – Allora, questa festa? – chiese pochi attimi dopo, trasfigurando la sua divisa scolastica in un pigiama striminzito.

Sirius sorrise, allargando le braccia. – Mi dai un po' di zucchero, amore mio? – tuonò, balzando giù dal letto di Draco e barcollando pericolosamente.

Mary storse appena il naso. – Qualcuno dovrebbe dirgli che è astemio – borbottò, scansandolo con una leggera spinta.

James Potter, che sembrava essersi fatto passare la sbronza in fretta e furia, scrollò le spalle. – Lo sai che è inutile dirglielo, Mary: la sola idea gli fa venire voglia di bere – spiegò, prima di voltarsi verso Lily, lo sguardo da predatore. – Evans, Evans, Evans... Cosa devo fare con te? – chiese, retorico, sorridendo di sbieco.

Lily, che non lo aveva degnato nemmeno di uno sguardo da quando era entrata nella stanza, si limitò a puntare il naso ancora più in alto, sbuffando sonoramente. – Proprio niente, Potter – rispose con stizza. Sicuramente non si era ancora resa conto della nudità del ragazzo, altrimenti non gli avrebbe parlato con così tanta tranquillità.

La rossa si limitò a fissare con rabbia l'amica, che sembrava averle fatto un torto indicibile. Hermione non poté non chiedersi in che modo Mary avesse spinto la ragazza a salire ne covo di Potter. Forse Lily era davvero innamorata di Potty?

James si avvicinò di mezzo passo, stando bene attento a non finire a tiro di bacchetta. Quando Mary gli fece capire, tramite dei gesti confusionari alle spalle di Lily, che l'amica non aveva con sé la sua unica arma di difesa, Potter ghignò soddisfatto, avvicinandosi con disinvoltura. – Ah, sì? Allora perché mi ronzi sempre attorno, Evans? Dai, siamo tra amici, puoi ammettere il tuo amore sfrenato per il sottoscritto – la provocò, cingendole le spalle con un braccio tonico.

Lily scattò come una molla, sobbalzando e puntando in fretta lo sguardo su Jamie, furibonda. – Lasciami andare, maniaco pervertito! Sei sempre il solito cretino, Potter! Stai sempre lì, impalato, a dire cose senza senso, come se potessi anche solo prendere in considerazione il fatto che... – Hermione vide chiaramente le pupille della ragazza dilatarsi improvvisamente, facendo affogare il verde nel nero più profondo. – … Sei nudo! – terminò la frase, sconcertata, incapace di staccare gli occhi dai boxer attillati del ragazzo.

Hermione a cui era già capitato di assistere allo spettacolo di un Potter in mutande, anche se in circostanze completamente diverse, sogghignò davanti a quella scenetta ridicola, chiedendosi in che modo, esattamente, quei due fossero finiti all'altare.

Insomma, James Potter era davvero un essere insopportabile: non poteva certo biasimare Lily! Come poteva averla accalappiata? Jamie era così rude, infantile e scorbutico!

Lanciò un'occhiata obliqua a Malfoy: sì, quei due erano proprio uguali.

Il ragazzo sogghignò. – Sono mutande, Evans. Fingi che sia un costume – la tranquillizzò, cercando di trattenerla tra le sue braccia.

La rossa gli azzannò una spalla, facendolo urlare di dolore e costringendolo a mollare la presa. Quando finalmente fu libera, si affiancò ad Hermione, rossa in volto e visibilmente scioccata.

Malfoy sbuffò dal naso, lanciando a Potter un paio di pantaloni che giacevano sul pavimento. – Per Salazar, Sfregiato, mettiti qualcosa addosso prima che vomiti la cena di natale di due anni fa – sibilò, palesemente disgustato.

James ridacchiò. – Sai, Blackie, sei un vero spasso... – bofonchiò, infilandosi i pantaloni della tuta. – Ma mi spieghi perché “Sfregiato”? – domandò, curioso.

Hermione strabuzzò gli occhi, strozzandosi con la sua stessa saliva. Iniziò a tossire rumorosamente, sforzandosi di sembrare convincente. – Beh, perché... perché – annaspò Malfoy, aggrottando appena le sopracciglia.

Hermione, accidentalmente, diede il via a una nuova serie di grugniti e gemiti indistinti.

Lily le poggiò una mano sulla spalla, preoccupata. – Vuoi bere un po' d'acqua, Hermione? – chiese, con delicatezza.

La riccia scosse energicamente il capo, lanciando uno sguardo significativo a Malfoy. – Furetto, cof cof, verresti in, cof cof, bagno con me? Cof! – chiese, avvicinandosi con finto passo malfermo.

Draco arricciò il naso con disgusto. – Per fare cosa? Sto pregando tutti i più grandi maghi affinché tu ci rimanga secca, Granger. Va' a morire lontano da qui! – le ordinò, allontanandola con un gesto regale della mano.

Hermione gli afferrò malamente un braccio, trasportandolo quasi di peso nella stanzetta vicina. Lo lasciò in prossimità della tazza del water, in modo che, perso l'equilibrio, ci finisse seduto sopra. Poi, con un ultimo “cof” molto poco convincente, si chiuse la porta alle spalle.

 

***

 

Ginny picchiettava ripetutamente il piede per terra, aspettando che qualcuno, chiunque, dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.

Erano le tre e quarantacinque di lunedì mattina.

E sì, lei era sveglia.

E sì, lei era con Harry.

E no, non si stavano rotolando tra le lenzuola. Figurarsi.

Harry Potter non era affatto quel tipo di ragazzo: lui si alzava nel bel mezzo della notte per organizzare una rivolta.

Dunque sì, erano le tre e quarantasei di lunedì mattina, si trovava in un corridoio semibuio del quinto piano con Harry Potter, aspettando ansiosamente l'arrivo di Luna.

Ron, dal canto suo, aveva una cera terribile: pareva che avesse avuto uno spiacevole incontro con un barattolo gigantesco di cipria. Era così pallido e svogliato, che Ginny si chiedeva come avesse fatto ad alzarsi dal letto.

Beh, la risposta era alquanto ovvia: Hermione.

Tuttavia, Ginny era piuttosto sicura che Ron si stesse chiedendo perché si fossero radunati lì, quando la situazione era fin troppo chiara, per lui.

Povero Ronnie, sempre troppo tonto per andare oltre l'apparenza: era così terrorizzato dall'idea che Malfoy gli avesse soffiato Hermione, che si era già convinto della loro fuga romantica, senza nemmeno averne le prove.

Harry, d'altra parte, non voleva nemmeno che venissero pronunciati i nomi “Malferret” ed “Hermione” nella stessa frase. Aveva vaneggiato per ore sulla possibile storia amorosa nata tra quei due, giungendo alla brillante conclusione che, senza ombra di dubbio, Malfoy doveva aver trovato un modo per resuscitare Voldemort, in modo da scagionare i suoi genitori e vivere il resto dei suoi giorni da Mangiamorte, dilettandosi di quando in quando nell'uccidere poveri coniglietti e bambini indifesi.

Certo, ne era davvero convinto. Ma, d'altra parte, come poteva biasimarlo? Dopo aver scoperto che Voldemort era appiccicato alla nuca di Raptor, dopo aver scoperto che Ginny era stata posseduta da Tom Riddle, dopo aver condiviso per anni la stanza con colui che aveva tradito i propri genitori e dopo aver capito di non aver mai parlato con Malocchio Moody... beh, Harry aveva iniziato a vedere le cose in modo piuttosto tragico.

“E Ginny?” direte voi. Beh, Ginny era, sicuramente, l'unica che aveva afferrato la situazione: semplicemente, Hermione era scomparsa e andava ritrovata. Se, nel caso, Malfoy fosse scappato con lei per vivere il loro amore alla luce del sole, poco importava. Il succo della faccenda era trovare la sua migliore amica, sana e salva.

Poi, avrebbero fatto i conti.

Per quanto riguardava Voldemort, Ginny era piuttosto sicura che fosse ancora morto stecchito, sotto almeno sei piedi di terra e tre barriere magiche indistruttibili.

Dunque, quando vide spuntare dietro l'angolo Luna, fu felice di vedere qualcuno con un briciolo di buon senso (sì, Ginny sapeva perfettamente quanto ciò potesse suonare assurdo). Tuttavia, non si aspettava il corteo di Serpi alle sue spalle.

Fecero la loro apparizione niente meno che Daphne Greengrass, Pansy Parkinson e Blaise Zabini.

Ginny fece una smorfia buffa e schifata. – Cosa ci fanno loro, qui? – sibilò a Luna, una volta vicina.

La bionda la guardò per qualche secondo, estasiata. – Har-hic-ry mi ha detto di chiamare Blazer – si limitò a dire, singhiozzando.

Zabini sussultò appena nell'udire il suo nome storpiato in quel modo, fissando l'amica per qualche secondo infinito, quasi stesse decidendo se strozzarla o ignorarla.

In ogni caso, non ebbe il tempo di fare granché, dal momento che l'Uragano Potter si abbatté sui nuovi arrivati, sfoderando la bacchetta. – Sì, vi ho fatti chiamare io – puntualizzò lui, come se tutti aspettassero una sua conferma. – Come tutti sapete, Malferret ed Hermione sono scomparsi – Ginny notò Daphne lanciare uno sguardo di fuoco a Zabini, per poi borbottare “idiota”. – Mi sembra ovvio che la cosa migliore sia collaborare – concluse, ruotando appena la bacchetta, che stringeva mollemente tra le mani. Ginny si chiese cosa avesse in mente.

Pansy sbuffò dal naso, incrociando le braccia sul petto. – Non mi sembra affatto ovvio, Sfregiato. Se voi, piccoli, insulsi, idioti non sapete dove cercare la Zannuta, non sono problemi nostri – scrollò le spalle, alzando il naso per aria.

Sorprendendo tutti quanti, fu Daphne a farsi avanti per rispondere alla compagna di Casa. – Pansy, capisco che Malfoy scateni i tuoi ormoni, ma non dire stronzate. Con ogni probabilità quell'idiota si è andato a ficcare nell'ennesimo casino. – sospirò appena, stringendo le labbra con forza. – Mi dispiace ammettere che forse, per questa volta, dovremmo pregare che sia con la Granger. Se non altro, quella ha più di sette vite – concluse, lanciando una rapida occhiata a Potter.

Ginny sgranò appena gli occhi: aveva appena sentito una Serpe, una appartenente a una delle stirpi più nobili, sperare che un Purosangue come Malfoy fosse con Hermione?

Ora poteva dire di averle viste tutte, letteralmente.

Zabini sbuffò teatralmente. – Come al solito, siete giunti alla conclusione sbagliata. – fece un vago gesto della mano, poggiandosi contro la parete. – Quei due volevano solo della sacrosanta intimità, no? Ecco, lasciamoli lì dove sono. Torneranno quando la Granger avrà sfornato il settimo figlio, tranquilli – sibilò, affascinante, abbassando il tono della voce pronunciando l'ultima parola.

Harry inspirò sonoramente, stizzito. – Zabini, non ho né la voglia, né il tempo per discutere le tue idee cretine. Ora fatemi vedere le braccia – aggiunse, inchiodandolo alla parete con uno sguardo glaciale.

Daphne alzò un sopracciglio biondissimo, divisa tra la stizza e la sorpresa. – Come, scusa? – sbottò, incredula.

Harry strinse appena la bacchetta tra le mani. – Ho detto che voglio vedere le vostre braccia – ripeté, tranquillo.

Zabini sbatté le palpebre un paio di volte, prima di scoppiare a ridere. – Parlando di idee cretine, Potter... ti devo rinfrescare la memoria? Ricordi che hai ucciso l'Oscuro Signore tre mesi fa, vero? – chiarì, scandendo bene le parole parole, una a una.

Pansy alzò gli occhi al cielo. – Cosa c'entra la Guerra, adesso? – chiese, con fare ingenuo.

Zabini le lanciò uno sguardo di sufficienza. – Beh, Pansy, dato che ti servono i sottotitoli... Potter ha gentilmente insinuato che potremmo essere dei Mangiamorte in incognito al servizio di... un cadavere? – chiese, fingendosi ingenuo, come se non fosse sicuro della risposta.

Harry digrignò appena i denti. – Voldemort è già tornato in vita una volta, quindi... – sbuffò, frustrato.

Zabini scoppiò a ridere. – Sei un bambino capriccioso, Potty? Ammettilo, ti manca la tua nemesi, non è così? – scosse appena il capo, incredulo. – Lascialo marcire all'inferno, per una buona volta! Sai che il mondo va avanti anche se non infili il suo nome in ogni frase, vero? – lo scimmiottò, con le lacrime agli occhi. – Cosa ti aspettavi, scusa? Che l'Oscuro Signore saltasse fuori da dietro la cattedra di Pozioni e urlasse... –

– Eccomi! Ce l'ho fatta! – tuonò una voce roca alle loro spalle.

L'intero gruppetto sobbalzò per lo spavento.

Si voltarono all'unisono verso la figura in ombra che, rapidamente, si stava avvicinando.

 

***

 

Draco sbatté con regale grazia contro la tavola del water.

Ogni principe ha il trono che si merita, no?

Alzò lo sguardo sulla Granger. – Non ho intenzione di fare sesso con te – disse, di getto, come se fosse una constatazione necessaria.

La riccia lo fissò stralunata, la faccia paonazza e i capelli che andavano in tutte le direzioni. – Oh Godric! Cosa devo fare con te, Malfoy? – sibilò, avvicinandosi in fretta. – Sei uno stupido ragazzino, lo sai? Io? Sesso? Con te? Non farmi vomitare, per favore – lo liquidò con un gesto della mano, scuotendo appena il capo.

Draco alzò un sopracciglio. – Sì, tu! – si infervorò, gesticolando. – Tutto quel teatrino! Lo sapevo, l'ho sempre saputo! I bei ragazzi sono sempre soggetti a pericoli indicibili... Uno se ne sta lì, tranquillo, a insultare Potter... e il minuto dopo subisce delle pesanti molestie sessuali. – calcò sull'ultima parola, giusto per farla arrabbiare.

Hermione Granger digrignò rumorosamente i denti. – Oh, ora sono io la maniaca sessuale, vero? Ti ricordo che sei stato tu a provocare me nella Stanza delle Necessità! – tuonò, fendendo l'aria con il suo indice accusatorio.

Draco alzò gli occhi al cielo: ancora con quella storia? Quante volte doveva fustigarsi, ripetendosi che non era in grado di intendere e di volere? Era ovvio che, cadendo a terra, le sue funzioni cerebrali fossero state momentaneamente danneggiate. Dal momento che provava la solita sensazione di “schifo misto a vomito”, solo incontrando il suo sguardo, poteva dedurre di essersi completamente ristabilito. – Ah, questa poi... Mi hai aggredito! Avevo sbattuto la testa! Probabilmente lo spirito della Donnola deve essersi impossessato di me, a un certo punto! – si alzò dalla tavoletta del water. – Come osi rinfacciarmi una cosa tanto schifosa? Semmai dovresti sentirti una privilegiata, dato che, come ben sai, si è trattato di un atto di pura beneficenza – sorrise, cattivo. – Cosa credevi, eh? Che fossi segretamente attratto da te? Da cosa, poi? Da una nanetta tutta denti e capelli? Da un corpicino da dodicenne? Mi dispiace distruggere il tuo sogno da Femme Fatale, Granger – terminò, con il fiato corto.

Per un attimo rimasero a guardarsi negli occhi, stranamente atoni, quasi calmi.

Draco pensò che, se davanti a lui ci fosse stata qualsiasi altra ragazza, l'avrebbe baciata, solo per sfruttare l'atmosfera. Ma, dal momento che si trattava di quella, emm, ragazza, il problema non si poneva nemmeno.

Vide chiaramente l'idea formarsi negli occhi della Granger, per un infinito millesimo di secondo. Pensò quasi che stesse per baciarlo, quando annullò la distanza che li separava, rapida e decisa.

Lui non si mosse, troppo incredulo.

Un sonoro “ciaff” echeggiò per tutta la stanza, zittendo perfino i pensieri di Malfoy.

Per la secondo volta in tutta la sua vita, Draco venne schiaffeggiato.

Per la seconda volta in tutta la sua vita, Draco venne schiaffeggiato dalla Mezzosangue.

Per la seconda volta in tutta la sua vita, chissà perché, non reagì affatto.

 

***

 

Ginny scoprì ben presto che “l'Oscuro Signore 2.0” era, di fatto, Neville.

Il ragazzo, in ritardo di ben venti minuti, si affrettò ad affiancare Luna, arrossendo improvvisamente quando lei gli sorrise affettuosamente. – Perché quelle facce? E cosa ci fanno qui i Piscioverde? – chiese, alzando in fretta un sopracciglio scuro.

Ginny non si era ancora abituata a quel Neville impavido e sfacciato, tanto che si ritrovò a strabuzzare gli occhi.

Daphne Greengrass alzò le sopracciglia perfette, sbuffando dal naso. – Non so perché, ma ho la netta sensazione che qui, qualcuno, finirà male – bofonchiò a mezza voce, facendo sogghignare Zabini.

Harry alzò gli occhi al cielo, disperato. – Loro ci aiuteranno a cercare Hermione e Malferret, Neville – spiegò, frettolosamente. – Però, prima, dovranno dimostrare di non avere il Marchio Nero – minacciò, fulminando con lo sguardo le tre Serpi.

Pansy Parkinson scoppiò a ridere, scuotendo il capo. – Non so se sei più idiota tu o i tuoi amici, che ti danno pure retta – sghignazzò, asciugandosi teatralmente una lacrima.

Ron sospirò pesantemente, abbattuto. – Se vi sembra tanto stupido, perché non alzate le maniche e non la facciamo finita? – insinuò, imporporandosi.

Pansy alzò un sopracciglio, inviperita. – Non mi abbasso a obbedire agli ordini di uno stupido Grifonscemo – alzò il mento in segno di sfida.

Zabini si staccò dalla parete, svogliato. – Già, Pansy... tutti noi sappiamo che ti abbassi solo in casi molto particolari – insinuò, facendo imporporare la ragazza.

Neville, che non aveva afferrato la battuta, si fece avanti. – Fammi vedere il marchio, Zabini, o finirai male. Molto male – ringhiò. – Ron ha ragione, non ci si può fidare di voi – aggiunse, spalleggiando l'amico.

Il ragazzo, bello come una statua, si fece avanti con passo lento e misurato, da perfetto cattivo.

Blaise sogghignò appena. – Dunque, messo alle strette, mi vedo costretto a confessare... – mormorò, lasciando tutti di stucco.

Si passò una mano tra i capelli, inchiodando tutti con lo sguardo.

Ginny lanciò un'occhiata a Daphne, che sembrava quella più assennata tra le Serpi, e la vide alzare gli occhi al cielo, spazientita.

Zabini assunse un'espressione sofferente. – Vedi, Potter, quando Draco ha richiamato il fantasma dell'Oscuro Signore, cercando in tutti i modi di restituirgli un corpo umano... beh, qualcosa è andato storto. Pensavamo che fosse tutto perduto, poi Draco ha avuto un'idea. È per questo che gli serve la Granger, per il suo diabolico e spietato piano di conquista... solo lei può riportare voi-sapete-chi in vita! – esclamò, esagerando con il pathos.

Harry si era pietrificato sul posto, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

Zabini lo afferrò per le spalle, disperato. – Il punto è, Potter, che anche la sua magia è instabile... e quando ci ha marchiato... Lui... – voltò la testa di scatto, emettendo un piccolo gemito di sofferenza.

Harry strabuzzò gli occhi. – Cosa, Zabini? Lui cosa? strillò, in preda al panico.

Blaise strizzò gli occhi, lasciando la presa sulle spalle del Grifondoro, allontanandosi di qualche passo. – Lui... Lui... – si passò una mano sul volto, sconvolto. – Io... – abbassò lo sguardo, mordendosi un labbro. – Lui ha sbagliato e... – Ginny quasi si aspettò che urlasse “mi restano tre mesi di vita!”, quando si decise a completare la frase. – Lui mi ha marchiato una chiappa! – inutile dire che Zabini non riuscì a trattenersi oltre e scoppiò a ridere, subito seguito da Pansy e da una reticente Daphne.

Anche Ginny abbozzò un sorriso, stupendosi della facilità con cui ci erano cascati quei tre molluschi dei suoi amici.

Come potevano essere tanto idioti?

Neville lanciò uno sguardo perplesso a Ron, che si strinse nelle spalle, borbottando “Io le chiappe non glielo controllo, sia chiaro”.

 

***

 

Mary osservò Hermione sparire oltre la porta del bagno, tossendo in modo molto poco convincente.

James poggiò il gomito sulla sua spalla, grattandosi svogliatamente il mento. – Quei due si amano, te lo dico io – esclamò, la voce abbastanza alta affinché anche Lily lo udisse.

La rossa in questione, difatti, si voltò rapidamente, alzando un sopracciglio. – Ma piantala! Quei due non si amano affatto: si odiano, è così difficile da capire? – tuonò, incrociando le braccia al petto con stizza.

Mary lanciò uno sguardo obliquo a Jamie, ancora poggiato alla sua spalla e, in qualche modo, nel giro di un millesimo di secondo, diedero il via all'ennesimo Piano di Conquista. – Lily, Lily, Lily... quanto sei ingenua! – la riprese l'amica, alzando gli occhi al cielo.

James annuì, come se fosse un esperto in materia. – Vedi, Evans, quando una ragazza ti trascina in bagno, fingendo un malessere improvviso, vuole fare solo... – non terminò mai la frase, poiché ci pensò direttamente il fato.

– ...Sesso! – strillò Hermione dall'altra parte della porta.

Lily sobbalzò, guardando sconcertata la soglia oltre la quale i due nuovi arrivati stavano facendo chissà cosa.

James fece un sorrisetto furbo, lanciando uno sguardo a Rem che, dall'altra parte della stanza, faceva le coccole a un elfo domestico, scambiandolo per il suo coniglio. – Cosa ti avevo detto, Lunastorta? – lo rimbeccò, prima di essere nuovamente interrotto da un altro strillo.

Sì, tu! – urlò Draco, con tono talmente roco che Lily Evans arrossì fino alla punta dei capelli.

Che quei due stessero realmente...?

Mary si mordicchiò appena il labbro, desiderosa di sbirciare dalla serratura della porta cosa stesse effettivamente accadendo dall'altra parte del dormitorio.

– ...tu a provocare me... – ribatté con ferocia Hermione, la voce densa di passione.

Sirius fischiò appena. – La situazione si sta scaldando, attenzione! – esclamò, balzando giù dal letto e avvicinandosi a Mary. – Sai, amore mio, tutto questo origliare mi ha fatto venire voglia di... – insinuò, prendendola per la vita e scostandola dalla presa di Jamie.

Mary alzò gli occhi al cielo, allontanandolo con un gesto svogliato della mano. – Non ti spulcio, che sia chiaro! – ironizzò, accennando alla scritta scarlatta che si era dipinto sul petto.

Jamie, a sua volta, cogliendo l'opportunità, si avvicinò cautamente alla Evans, che cercava di origliare la conversazione tra Draco ed Hermione. – Sei curiosa di sapere cosa stanno facendo? – le sussurrò in un orecchio.

Lei sobbalzò appena, arrossendo vistosamente. Tuttavia, il fatto di averlo a pochi centimetri da sé, quasi del tutto nudo, sembrò distrarla non poco: per la prima volta, in tutta la sua vita, Lily Evans non arrossì né per la rabbia né per l'imbarazzo.

Cos'era quella strana sensazione che provava? Cosa si aggrovigliava nella sua pancia? Che avesse contratto una rara forma di virus intestinale letale?

Deglutì a vuoto, fissando timidamente Potter negli occhi. – Tu... –

Mi hai aggredito! – tuonò la voce di Draco, a qualche metro da loro, appena attutita dalla porta.

Entrambi sobbalzarono, come se si fossero dati la scossa. James Potter poté vedere chiaramente quella luce svanire dagli occhi di Lily Evans, poco prima che lo spintonasse lontano da lei.

Ma ormai il danno era fatto: lui aveva scorto un barlume di interesse nei suoi confronti e il Piano di Conquista era stato appena avviato. Inutile dire che si aspettava di portarla all'altare durante le vacanze natalizie.

– ...Donnola! – incalzò nuovamente la voce di Malfoy, scatenando l'interesse di Sirius.

Il bel ragazzo alzò gli occhi di scatto, sull'attenti. – Strano, non avevo mai sentito parlare di una posizione simile... – pensò, un po' ubriaco, ad alta voce.

Quello, a quanto sembrava, parve l'ultima goccia che fece traboccare il vaso: Lily Evans alzò le braccia al cielo, chiedendo pietà a qualsiasi identità divina conoscesse. – Potreste smetterla con queste insinuazioni? Lasciamoli stare, per una buona volta! – strillò, rossa in volto. – Dovete smetterla di impicciarvi dei fatti altrui! Si amano? Si odiano? Non me ne importa un fico secco! Lasciate che se la sbrighino da soli, per l'amor del cielo! – con un ultimo sbuffo indispettito, girò i tacchi e uscì dalla porta.

Per un lunghissimo minuto nessuno disse niente, nemmeno Draco ed Hermione, dall'altro lato della porta. Poi, con la sua solita delicatezza, Sirius si fece avanti, poggiandosi alla spalla di Jamie. – Ricordami di chiedere a Draco della posizione della Donnola, sembra interessante... – strascicò, infine, ridacchiando appena.

 

***

 

– Cerca di essere meno idiota, Zabini – lo rimbeccò Daphne, prendendo finalmente in mano la situazione, già catastrofica.

Blaise emise un sonoro e regale sbuffò, incrociando le braccia al petto, senza degnare la ragazza di una vera e propria risposta. Daphne non gli prestò minimamente attenzione, aprendo un poco la bocca, pronta a snocciolare un discorsetto esemplare a quegli schiopodi che si era ritrovata come compagni d'avventura, quando venne preceduta da una voce poco familiare: – Io sono di Corvonero, hic, quindi presumo di essere territorio neutrale – proruppe una ragazzina bruttina e con l'aria trasognata, che (Daphne ne era sicura almeno al novantacinque percento) aveva un nome bizzarro, Mezzaluna o qualcosa di simile. – Come la famosa terra dei Libilli Blu, per intenderci: libera come il vento che soffia da ovest! – trillò, estasiata, come se fosse convinta che tutti stessero capendo almeno la metà delle frottole di cui blaterava. – Beh, hic, credo di doverv-hic-i ricordare che Draco ed Hermione potrebbero, hic, essere ovunque – già, bella scoperta – Pertanto, dal momento che siamo le persone a loro più hic-vicine, dobbiamo perlustrare tutto il castello, da cima a fondo hic – fece una piccola pausa, sventolando un ventaglio giallo canarino davanti al suo visino paonazzo: stava bene? Sembrava ubriaca... – Niente, hic, deve essere lasciato al caso! Ma se, come credo bene hic, non venissero ritrovati nel Castello, hic, dovremmo pensare a un piano per uscire fuori da qui – concluse, guardando poi uno strano orologio da polso, di un argento volgare, con il quadrante grande quanto un pompelmo, che pendeva instabile sull'esile braccio della giovane: da quanto poteva scorgere Daphne, non era costituito né da lancette né da numeri, ma da tante pietre gialle che si muovevano in libertà. – Da quanto vedo, Gazza ora non è nelle vicinanze, quindi, se per il momento siamo tutti d'accordo con quanto detto, Mangiamorte e deretani tatuati esclusi, direi di rivederci questa sera, allo stesso posto, poco prima del coprifuoco – esclamò, tutta pimpante, alzando i grandi occhi vitrei e posandoli su tutti i presenti, come per saggiarne il consenso. – hic – concluse, ponendo definitivamente fine a tutta quell'assurda conferenza di menti dalla dubbia intelligenza.

Non conosceva bene Mezzaluna, ma da come la guardavano i Grifonscorfano, sembrava non essere avvezza a certi comportamenti autoritari, non che Daphne ne fosse sorpresa: persino uno Snaso avrebbe avuto più autorità e prontezza di spirito di Potter Coso e quel decerebrato di Zabini.

Con una regale alzata di spalle che, per quanto le riguardava, poteva perfino chiudere qualsiasi rapporto umano con i presenti, Daphne girò i tacchi e si incamminò lungo il corridoio, udendo Zabini sbadigliare, mentre diceva: “Tutto questo teatrino per giungere a una conclusione tanto scontata quanto mortificante? Almeno le mie chiappe sono un argomento di interesse universale”.

Daphne pensò, sconsolata, che nessuno di quegli imbecilli sarebbe mai cambiato più di tanto e la conferma le arrivò, dolce e delicata come un sussurro portato dal vento, quando, imboccando un corridoio laterale, quegli strambi amici proseguirono quella già bizzarra conversazione. – Hei, Luna, come fai a capire che ore sono, con questo coso? – chiese la voce tonta di Weasel. Sentì un sospirò trasognato, poi, arrivò la risposta: – Mica guardo l'ora, Ronald! Mi piace guardare le pietre che si muovono! –.

 

***

 

Hermione si buttò pesantemente sul letto, il biglietto portato dalla fenice ancora sigillato e stretto tra le mani.

Era terribilmente stanca e spossata: tutto quel viaggiare nel tempo, quella sensazione di impotenza e i litigi infuocati con Draco Malfoy, l'avevano distrutta.

Non riusciva a sostenere tutti quel cambiamenti, tutti quegli ostacoli. Non da sola.

Poco prima, nel dormitorio dei ragazzi, aveva letto nello sguardo di Malfoy la furia più cieca: sapeva che con quello schiaffo, aveva eretto l'ennesimo muro tra di loro.

Non sapeva come affrontare quell'enorme quantità di guai: nonostante avesse dovuto far fronte a molte difficoltà fin da piccola, non era mai stata sola.

Dopo essere fuggita dal dormitorio dei ragazzi senza nemmeno dire una parola a Malfoy, si era sentita esattamente in quel modo: sola al mondo.

Nessuno conosceva Hermione Granger, nel passato e nessuno aveva il diritto di conoscerla per ciò che era veramente: avrebbe dovuto fingere sempre, costantemente.

In aggiunta, vi era pure quel dannato bigliettino sigillato.

Sospirando, si disse che, in ogni caso, non ne avrebbe discusso con Malfoy, quindi tanto valeva leggerlo subito.

Scartò il biglietto come se fosse stato una sacra reliquia babbana: lesse quelle parole oblique con attenzione, chiedendosi cosa avesse fatto di male per meritarsi tutto quello.

Silente, nel suddetto biglietto, non parlava affatto di espulsione, ma la invitava a prendere un tè con lui, la mattina seguente, prima dell'inizio delle lezioni.

Strinse con forza le mani attorno alla carta pregiata: cosa avrebbe dovuto affrontare, la mattina seguente? In che guaio si era cacciata? Perché era sempre, costantemente, tutto così difficile?

Si passò una mano tra i capelli, accartocciando il biglietto e gettandolo nella pattumiera.

Per una volta, Hermione Granger si ritrovava a non avere nemmeno più la forza di preoccuparsi.

Con lentezza, si fece una doccia rigenerante e, per la prima volta in tutta la sua vita, mandò a quel paese i libri, i problemi, l'apocalisse, Voldemort e Draco Malfoy, sprofondando in un sonno profondo e senza incubi.

 

Cosa posso dire di questo immenso capitolo? 
sono molto felice di essere tornata, spero in un modo molto mite e divertente, senza sconvolgere troppo la storia. Come avrete già intuito, sono tutti un po' matti.... ma lascio a voi l'arduo compito di recensire! 
Vorrei proprio sapere cosa ne pensate dell'evolversi dei personaggi e, soprattutto, cosa vi aspettate prossimamente ;)
Un bacio!

-Rose x

   
 
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