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Autore: ShanHoward    19/04/2017    0 recensioni
Seguito di My Unintended...Era trascorso poco più di un anno dagli ultimi eventi narrati. Nuove esperienze, nuove risate, nuovi colpi di scena e chi più e ha più ne metta...Cosa succederà ai nostri personaggi? Per scoprirlo vi basti cliccare e leggere!!!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona lettura e commentate please!!! <3 (Chiedo venia per il ritardo astronomico) 


It's you and me babe, survivors...


Aleggiava del silenzio all’interno della stanza.
Ero ancora seduta sulle gambe di Dominic che osservava, con sguardo fisso, un punto imprecisato della parete difronte a noi.
Lo guardavo in religioso silenzio, tentando di non interrompere il flusso dei suoi pensieri.
 
 
“Sei sicura dell’esito?” disse riscuotendosi
“E’ il secondo test che faccio. Stesso risultato per entrambi” annuii
 
 
Sorrise, alzandosi in piedi e girovagando per la stanza, tentando di metabolizzare e valutando cosa bisognasse fare.
Cinque minuti dopo, tornò a posizionarsi davanti a me, fissando intensamente i miei occhi, quasi stesse scegliendo le parole giuste da dire.
Prese la mia mano conducendomi verso la porta. Con sguardo confuso, mi feci trascinare.
Si bloccò all’improvviso, ed inevitabilmente gli finii addosso, scoppiando a ridere di gusto. 
 
 
“Si può sapere che ti prende?” domandai ridendo
“Nulla…stiamo scendendo a dirlo a tutti, vero? O non è questo che vuoi?” rispose
“Ti sto seguendo, quindi mi sembra ovvio che sono d’accordo”
“Ok, sei pronta?”
“No” sorrisi
“Nemmeno io!” esclamò scoppiando nuovamente a ridere
 
 
Erano tutti in salotto davanti il camino scoppiettante a discutere del più e del meno. Entrammo silenziosi come una folata di vento, le nostre mani strette l’una in quella dell’altro, elettrizzati e nervosi al contempo, per la notizia che eravamo in procinto di rivelare. Si schiarì la voce in un suono leggero, ma che ebbe come risultato, quello di far voltare i presenti nella nostra direzione. Attenti e pazienti, attendevano immobili.
Aveva deciso di prendere lui le redini della dichiarazione, io avevo accettato senza alcuno sforzo, perché lo capivo alla perfezione. Leggermente emozionato, mentre cercava di trovare le parole giuste, lo guardavo teneramente; aveva ancora incastrata fra le ciglia chiare, una traccia delle lacrime che fino a qualche minuto prima aveva versato; alcuni capelli erano in disordine per via delle mie mani che li avevano stretti.
Era la cosa più dolce del mondo.
Tergiversava e girava intorno al discorso tentando, invano, di trovare le parole.
 
 
“Dillo e basta, Dom”  sussurrai al suo orecchio
“Ehm, ecco…volevamo dirvi che, aldilà dello spiacevole episodio accaduto questa mattina, che se sarete pazienti abbastanza, fra qualche mese avrete un altro nipote da poter viziare…”
 
 
Diede modo a tutti i presenti di capire a fondo ciò che aveva appena detto.
Un silenzio immobile aleggiò nella stanza. Dom ed io eravamo sulle spine, ma tutto il nervoso iniziò a sparire nell’esatto istante in cui degli affettuosi sorrisi iniziarono a dipingersi sui volti di tutti loro.
Ben presto, il silenzio si interruppe lasciando il posto ad urla di gioia ed abbracci. Accolsi ogni singola stretta o bacio che mi veniva regalato, con la più pura naturalezza del mondo e con il sorriso sulle labbra.
Nessuno di loro però, riuscì a superare la reazione del mio tenero, adorabile, egocentrico Matt.
Non riuscì ad avvicinarsi neanche di un millimetro, rimase fermo immobile davanti il camino, fissando il via vai di persone senza battere ciglio. Solo dopo aver abbracciato Spencer, mi resi conto di quanto in realtà stesse cercando di trattenere le proprie emozioni.
Con un velo di rossore sulle guance, ed un sorriso dolce sulle labbra, avanzai verso di lui, lenta, con le braccia aperte, per poterlo stringere a me. Dapprima, rimase immobile fissandomi mentre mi avvicinavo; quando poi lo circondai con le braccia e poggiai il capo sul suo petto, finalmente si lasciò andare.
Mi strinse anche lui, poggiando il mento sopra la mia testa, trattenendo a stento le lacrime.
 
 
“Tesoro, io…” pronunciò piano
“Lo so, Bells, lo so…ti voglio bene anche io” risposi baciandolo su una guancia
 
 
Mi staccai un momento  per guardare in quell’oceano che erano i suoi occhi, e questa volta, accertandomi che stesse meglio ed avesse riassunto il controllo di sé stesso. Mi sorrise, ma prima di separarsi da me, avvicinò il viso al mio orecchio.
 
 
“Dimmi la verità…” sussurrò  con un sorriso sulle labbra “quanto ha pianto Dom, quando glielo hai detto?”
“Come una fontana!” dissi arricciando il naso “ma non dirgli che te l’ho detto” sorrisi
 
 
Per un momento ebbi seriamente paura che non appena ci fossimo separati, sarebbe corso dal suo migliore amico per prenderlo in giro.
Contro ogni previsione, Matt gli andò incontro, e non servirono cenni o parole per esprimere le reciproche emozioni che stavano provando; si guardarono intensamente, con gli occhi colmi di lacrime, poi si abbracciarono in un modo così fraterno e pieno d’amore, che tutti noi arrossimmo difronte ad un legame tanto forte.

 
 
“Beh, direi di festeggiare, no?”  propose George
“Oh, tesoro, preparerò tutti i tuoi piatti preferiti!” continuò la mamma di Dom
“Sul serio, basterà una semplice cena. Sarei più che felice di aiutarla” proseguii io
“Non dire sciocchezze, cara, è il vostro giorno! Prometto di non esagerare, ma ho voglia di cucinare qualcosa di buono per tutti” sorrise
 
 
Stavo per ribattere, quando Dom mi suggerì di non provare a contraddirla. Era tipico di sua madre, voler cucinare a tutti i costi quando qualcosa la rendeva estremamente felice. 
Così, la lasciammo fare, a patto di farsi aiutare.
In breve tempo, ognuno di noi assunse un ruolo ben preciso: Dom, Matt, Chris e George, uscirono per comprare qualche ingrediente mancante e qualcosa da bere; Kelly si occupava di William; Spencer apparecchiava la tavola ; io aiutavo la madre di Dom in cucina. Ogni tanto ci sorridevamo, incapaci di dire qualunque cosa.
La cena andò a meraviglia, e ben presto mi sentii in leggero imbarazzo per via delle continue parole di incoraggiamento e battute varie. Soprattutto di Matt che, in un momento in cui credette non lo ascoltassi, disse a Dom qualcosa come : “Vecchio scopatore seriale, vuoi spodestare i Wolstenholme?”
Vidi Chris e Dom esplodere in una risata di puro gusto, di quelle da mano sullo stomaco, mista ad un velo di imbarazzo.
 
 
 
Il mattino dopo, mi alzai prima di tutti. Ero agitata alla massima potenza all’idea di dover lasciare Will.
Tom era riuscito ad organizzare le 5 date previste in Inghilterra, in modo che potessi partecipare anche io. Alla vecchia maniera, ci saremmo spostati con un tourbus che avremmo diviso tra noi, ma ovviamente, ciò voleva dire che Will non sarebbe potuto venire con me.
La signora Howard si era gentilmente offerta di occuparsi lei di Will, pregandomi di andare a godermi la mia breve vacanza.
Partimmo prima di pranzo, saremmo dovuti tornare a casa, prendere le valigie ed attendere che Tom passasse a prenderci.
Ma qualcosa andò storto: mentre stavamo recuperando le ultime cose da portare con noi, io e Dom discutemmo in maniera accesa.
Tutto nacque nel momento in cui gli dissi che sua madre mi aveva proposto di trascorrere il periodo della gravidanza a casa sua.
Ciò che lo fece uscire di testa, fu il fatto che io l’avessi presa anche solo in considerazione. Urlammo e ci punzecchiammo fino all’arrivo degli altri; abbandonammo momentaneamente l’argomento, evitando di dare fastidio al resto del gruppo.
In breve arrivammo al tourbus e tentammo di sistemarci come meglio potevamo.
 
 
“Noi tre divideremo la stanza a sinistra, tu e Dom potrete stare in quella a destra” disse Tom
“Grazie” risposi
“Ascolta…” aggiunse avvicinandosi “vi ho visti un po’ nervosi. In camera nostra c’è un letto in più, Dom può dormire con noi nel caso in cui la faccenda diventasse seria” ammise
 
 
Sorrisi imbarazzata, non sapendo cos’altro dire.
Partimmo in un battibaleno diretti verso la prima tappa di quella settimana.
Quando arrivò la sera, ci fermammo per prendere qualcosa da mangiare. In un momento di assoluto silenzio, Matt notò che qualcosa non andava e Dom non poté fare a meno di raccontare la faccenda rendendola di dominio pubblico.
Nel giro di un secondo, mi ritrovai addosso sguardi preoccupati ed indecisi, oltre a qualcuno di rimprovero.
 
 
“Questo è tutto. Ora ditemi che sono pazzo” sentenziò Dom “ditemi che è una bellissima idea e che andrà tutto a meraviglia!” chiese alzando la voce
“Adesso basta!” urlai, battendo i pugni sul tavolo “ho capito, Dom: è stata un’idea del cavolo, ok? Non ne faccio una giusta! Se me l’ha chiesto di sua spontanea volontà, vuol dire che per lei non è di alcun problema. Ma a quanto pare, per te non è così” ribattei alzandomi in piedi
“Smettila di dare la colpa a me!!! Tu, laggiù, non ci vai. Punto!”
 
 
Guardai i volti del resto dei Muse, che mi guardavano imbarazzati.
 
 
“Sissignore” dissi, sprezzante, mimando un saluto militare.
 
 
Feci per andarmene, lasciandoli tutti lì a parlare liberamente tra loro.
 
 
“Bambolina…”
“Mh?” risposi nervosa
“Tieni”
 
 
Mi porse un bicchiere quasi colmo di un liquido nero/rossastro, che bevvi tutto d’un fiato.
Mi voltai e mi diressi verso la mia stanza.
Un attimo prima di riuscire ad aprire la porta, mi ritrovai faccia a faccia con Dom.
 
 
“Che cosa hai bevuto?” domandò
“Nulla”
“Non prendermi in giro!”
“Succo di mirtillo” risposi roteando gli occhi
“Non è vero!” rispose
“E’ succo di mirtillo” ribattei
“Non ti credo!”
“Baciami!”
“Che cosa?”
“Baciami, ho detto!”
“Stiamo litigando, non mi sembra il caso”
“Vuoi sapere cosa ho bevuto? Fallo!”
 
 
E lo fece…quel tanto che bastava a lasciarci entrambi, in poco tempo, senza respiro.
Ci staccammo lentamente, guardandoci dritti negli occhi.
 
 
“Allora?” lo incitai
“Succo di mirtillo” ammise sconfitto
“Bene…ora se non ti dispiace, vorrei andare a dormire”
 
 
Chiusi la porta, lasciandolo lì a rimuginare.
Il giorno seguente, li seguii silenziosamente passo dopo passo. La colazione, la visita del luogo in cui la sera stessa avrebbero suonato e il pranzo. Tutto nei limiti del silenzio; o meglio, parlavo lo stretto necessario. Sembravo più che altro una bambina che lentamente veniva scortata da un luogo ad un altro. Quando arrivò il momento del live, non rimasi nei camerini e non attesi nel backstage; mi sedetti vicino a Tom e lo osservai nel suo lavoro. Per la prima volta, mi resi conto che doveva essere tutto in perfetta sincronia: il suono, le luci, il fumo, i droni e i coriandoli.
Non c’era spazio per nessun margine di errore.
Mi sorrise dandomi una piccola spallata.
 
 
“Ehy…mi spiace che abbiate discusso, ma andrà tutto bene” suggerì
“Già…” risposi a capo chino
“Ma si, vedrai. In fondo, vi sposerete, no? Non ci starai mica ripensando!”
“Oh, no, no, no. Lo amo da quando avevo 14 anni, non potrei mai ripensarci. È vero, abbiamo discusso e ti chiedo scusa, perché sembra sempre che io e lui non facciamo altro che litigare, ma non è così. Noi…”
“Stai tranquilla, posso garantirti che nessuno di noi ha mai pensato una cosa del genere. Nessuno. È vero, ammetto che all’inizio ho creduto saresti stata una delle migliaia di ragazze con cui Dom si divertiva, e quindi non riuscivo a darti molta importanza, e per questo ti chiedo di perdonarmi. Ma, ci sono stati due momenti in particolare che mi hanno aperto gli occhi. Quando mi hanno detto che Ethan ti aveva picchiata a sangue, non volevo crederci. Tu…tu lo hai sfidato per difendere Dom, e nessuno che non fosse innamorato avrebbe fatto una cosa del genere. Di rimando, lui quella sera si è fatto picchiare ed ha picchiato Ethan, per te. L’altro episodio, è stato quando ti ha mandata in quell’istituto; credimi, tutti i giorni veniva da me tremando, con gli occhi gonfi, chiedendosi se tu saresti stata capace di amarlo ancora. Siete cresciuti insieme questi anni, voi due, e nessuno potrà separarvi, neanche uno stupido litigio come quello di ieri sera. Sembrerà infantile dirlo ma, ti voglio bene piccola combina guai”  disse abbracciandomi
“Hai detto ‘migliaia di ragazze’?”
“Fai sul serio?” mi chiese “se è così, hai scelto il Muse sbagliato, tesoro”
“Ti ho ascoltato, Tom” sorrisi “e ti ringrazio molto. Hai detto delle cose molto carine. Ti voglio bene anche io” conclusi abbracciandolo.
 
 
Subito dopo il concerto, dissi a Tom che non sarei uscita a cena con loro; non avevo molta voglia di stare in mezzo alla gente. Mi diede le chiavi del bus, promettendo di spiegarlo lui a Dom, al posto mio.
Cenai velocemente e decisi di mettermi comoda a letto a leggere un libro; era tutto talmente silenzioso da far quasi paura.
Li sentii rientrare verso le 02:00, tentando di essere il più silenziosi possibile. Chiacchierarono, qualcuno fece la doccia, qualcun altro parlò del live, finché si infilarono nei propri letti, sotto le coperte.
Circa dieci minuti dopo, quando stanchi crollarono, si udiva solo un ticchettio di tasti, veloce.
 
 
Sms: Sei sveglia?
Sms: Si
Sms: Sei ancora arrabbiata con me?
Sms: Un pochino
Sms: Posso dormire con te?
Sms: Mhh…forse…
 
 
Poco tempo dopo, aprì lentamente la porta chiudendola alle sue spalle.
Si avvicinò al letto con quel suo sorriso indifeso. 
Mi tirai su sedendomi a gambe incrociate, e lui si sedette difronte a me, in silenzio.
Lo fissai per diversi secondi, trovando le parole adatte da dirgli.
 
 
“Ascolta Dom, mi dispiace per ieri. Non avrei dovuto prendermela così. Ho esagerato” ammisi
“E’ un po’ anche colpa mia. Non avrei dovuto urlarti contro” rispose
“ Non credevo che prendere in considerazione l’idea di tua madre, riuscisse a scatenare un tale putiferio. Mi sembrava un gesto carino il fatto di non far scomodare tua madre, visto che la prima volta è stata così gentile con me. Ho pensato che sarebbe stato di aiuto e bello passare del tempo insieme a lei, evidentemente non è così per te”
 
 
Aggrottò le sopracciglia interdetto, spaesato.
 
 
“Che cosa?”
“Che c’è?” chiesi
“Aspetta…credi che io non voglia che tu trascorra del tempo a Teignmouth con mia madre? Dio, non è per quello! Nella maniera più assoluta. Non voglio che tu vada lì, perché a due isolati da casa di mia madre, c’è casa di Ethan!” esclamò
“Ethan…” sussurrai piano
 
 
La realtà della cosa, mi colpì come un secchio d’acqua gelata. Come una stupida, avevo pensato a mille motivi per i quali Dom non mi volesse a Teignmouth. Avevo  creduto a un semplice capriccio da bambino; al fatto che non volesse che frequentassi sua madre. Avevo valutato anche il semplice fatto di non ritenere Teignmouth una cittadina in cui crescere dei figli, ma di Ethan mi ero totalmente e completamente dimenticata.
Erano trascorsi solo pochi giorni dal funerale, eppure sembrava una vita.
 
 
“Ascolta…” riprese, interrompendo le mie riflessioni “io…io, credo che non ci sia nulla che mi renderebbe più felice, del vederti passare le giornate con mia madre. Will starebbe più tempo con sua nonna, e tu saresti più tranquilla con una persona in più a casa” sospirò “però amore, credimi, so già che rovinerei tutto. Non voglio…mi dispiace. Non voglio doverti chiamare mentre sei a far la spesa, solo perché hai 10 minuti di ritardo. Non voglio uscire a fare una passeggiata fino al molo con te, ed aver paura anche solo di abbassare lo sguardo, per paura di perderti. Non voglio passare notti insonni, pensando che da lui, ci separano solamente due isolati. Non voglio avere attacchi di panico quando sarò fuori con la band, perché avrò sempre il pensiero di quel verme vicino a te. Io…”
“Non importa, Dom” dissi prendendolo fra le braccia “avevo pensato di accettare, perché nonostante le mie preoccupazioni, con te vicino non avrei avuto paura. Ho dato per scontato che saresti venuto con me. Quando tua madre chiamerà di nuovo, gli dirò che non posso andare e saprà capire. E magari verrà lei da noi, a Londra. Voglio che tu sia tranquillo, e non costretto e agitato in un luogo che ti fa stare male”
“Dici sul serio?” sussurrò indifeso con la testa sulla mia spalla
 
 
Afferrai il suo viso fra le mani, e lo guardai dritto negli occhi.
 
 
“Bimbo…non vado da nessuna parte, se tu non sei con me”
 
 
Mi sorrise sollevato, infilandosi sotto le coperte al mio fianco. L’indomani avrei chiamato sua madre e gli avrei spiegato tutto.
Forse aveva ragione Dom; forse, era meglio così. Mi addormentai con la consapevolezza di aver chiarito e fatto pace con Dominic.
 
 
Si svegliò di soprassalto, con addosso la strana sensazione di non avermi più al suo fianco nel letto. Si guardò intorno, cercando a tentoni il cellulare: erano le 6:00 del mattino. La stanza era buia; dalla tapparella sulla finestra, si riusciva ad intravedere una luce fioca, segno che all’esterno, il sole era in procinto di sorgere. Un rumore gli diede il giusto incipit ad uscire dal letto.
Uscì dalla stanza, ed ancora insonnolito, entrò in bagno.
 
 
“Serve una mano?” esordì, ironico
 
 
Ero seduta a terra, tentato di far sparire il senso di malessere che regnava nel mio stomaco; con la fronte poggiata contro la ceramica del water.
 
 
“Siamo già alle nausee? Devo iniziare a cercarti in giro per casa già da adesso?!” disse a braccia incrociate
“Non sei affatto divertente, Howard!” risposi
 
 
Sorrise scuotendo la testa un paio di volte, avvicinandosi piano a me. Si sedette a terra, assicurandosi che non avessi bisogno di qualcosa, tenendomi una mano sulla fronte. Qualche secondo dopo, mi fece sdraiare a terra e poggiare la testa sulle sue gambe; con una mano, accarezzava i miei capelli.
 
 
“Stavo scherzando, prima, acidona” disse dolce
“Lo so, brutto idiota” risposi
 
 
Dopo cinque minuti, mi ero completamente ripresa, ma ero talmente comoda in quella posizione, da non volermi assolutamente muovere.
 
 
“Tutto a posto voi due?” Matt, in tuta, era poggiato alla porta
“Tutto ok, Bells. Puoi prendergli un bicchiere d’acqua, per favore?”
 
 
Tornò pochi secondi dopo porgendomi il bicchiere colmo d’acqua fresca, mentre terminavo di lavarmi i denti.
 
 
“Vai a riposarti, stellina, domani starai meglio”
 
 
E così feci. Mi gettai nuovamente fra le coperte calde, crollando come una bambina a cui è appena stato fatto un bagno.
Mi svegliai diverse ore dopo, con in testa il vago ricordo di Dominic che mi prometteva di poter stare con loro, a patto che però fossi stata meglio. Ero in procinto di mangiare qualcosa, quando udii il telefono squillare.
 
 
“Signora Howard, salve” risposi nervosa “l’avrei chiamata fra poco”
“Buongiorno, bambina mia, come stai?” ribatté “Dominic mi ha detto che sei stata poco bene” disse preoccupata
“Si, è vero…Aspetti, esattamente, quando ha parlato con Dom?” chiesi confusa
“Oh, questa mattina alle 9:30. Ti ho chiamata a quell’ora ed ha risposto lui. Mi ha detto che dormivi perché non stavi bene. A parte sapere se ti senti meglio, volevo dirti che domani pomeriggio inizierò a sistemare la camera di Dominic in modo da poter avere tutto ciò che ti serve. Comprerò qualche pacco di pannolini, libererò qualche cassetto per i tuoi vestiti, faremo spazio per le cose di Will. Troverai tutto pronto per…”
“Come scusi? Tutto pronto? Per cosa? Dom ha detto…”
“Tranquilla cara, penserò a tutto io. Dominic ha detto che verrete a stare a Teignmouth con me”
 
 
Appena dopo l’esibizione, che quella sera era stata fissata per le 19:30, i ragazzi rientrarono nel bus tutti euforici. Matt e Chris andarono a cambiarsi in camera, Tom telefonò a sua moglie come faceva sempre e Dom, invece, si fiondò dritto in bagno, sotto la doccia.
Riuscì a trattenere una breve risata, non appena mi vide che lo stavo attendendo, in silenzio, sotto il getto dell’acqua. Mi guardò enigmatico, fino a quando non si convinse a raggiungermi. Mi era mancato da morire, e ci misi meno di una frazione di secondo a convincerlo del fatto, che lo volevo in quel momento.
Lo facemmo nel modo più silenzioso ed esilarante possibile.
Mentre ci insaponavamo a vicenda, sentii il bisogno di un attimo di serietà.
 
 
“Dom…perché hai detto a tua madre che andremo a Teignmouth?” chiesi
“Perché è quello che faremo” rispose
“Si, ma…voglio sapere perché hai cambiato idea!” proseguii
“Ci ho pensato molto e, non mi va che si debba rinunciare a cambiare un po’ aria; frequentare ambienti nuovi  o perché no, fare una passeggiata al molo, solo perché io sono spaventato. Ci tengo veramente a questa cosa…a te, a mia madre a Will. Ho detto di si, perché non voglio essere egoista. Ci trasferiremo  per un po’, e ti mostrerò tutti i luoghi in cui sono cresciuto; porteremo Will al parco e faremo anche un giro in barca. Lo so che prima o poi, in un giorno o un momento qualunque, lo rincontreremo…ma ti prometto, che non farò nulla che non sia necessario. Prometto tutto questo, solo se tu sarai con me quando tutto andrà bene e, soprattutto, quando e se diventerò odioso” sorrise arricciando il naso
“Te lo prometto” risposi baciandolo
 
 
All’improvviso, la porta si aprì e Tom entrò con disinvoltura, diretto verso il water.
 
 
“Dom e muoviti! Possibile che riesci a monopolizzare sempre il bagno!” esordì Tom
“Ho quasi finito” rispose con una mano sulla mia bocca per non farmi parlare
“Ti ricordo che abbiamo una cena”
“Si, si” disse impaziente “ora vai via!”
 
 
Non appena richiuse la porta, iniziammo a ridere silenziosamente. Uscendo dalla doccia mi resi conto di non aver preso il mio accappatoio dalla valigia.
Iniziai a guardarmi intorno, fin quando anche Dom si accorse dell’inconveniente.
Sentimmo la voce di qualcuno avvicinarsi e, in una frazione di secondo, Dom avvolse entrambi nel suo accappatoio, esattamente un attimo prima che Matt spalancasse la porta.
Un sorriso divertito predominava sulle sue labbra; si avvicinò al lavandino, lavò i denti e finalmente si girò.
 
 
“Oh, scusate. Ho interrotto qualcosa?” disse fintamente sorpreso
 
 
Stretti una difronte all’altro in un abbraccio che più stretto non si poteva, tentavo di contare fino a 10, prima di rispondere.
 
 
“Matt”
“Oh, ma fate con comodo, non mi disturbate affatto”
“Matt…” incalzò Dom
“Tranquilli, sul serio.  Cosa vuoi che sia? In fondo, ho già avuto modo di ascoltare le vostre effusioni; anche se, dall’altro lato del muro. E per giunta in casa mia!! Non ti ricordi, stellina? E io che ti facevo una dolce e pura ragazza” ghignava divertito
“Sai Matthew?” risposi voltata di spalle “puoi fare lo spiritoso quanto vuoi, ma ricorda, che Spencer non sa nulla dello sfortunato giorno in cui mi hai quasi uccisa”
“Io…ehm…” balbettò bianco in volto
“Forse…e dico, forse, potrebbe accidentalmente sfuggirmi di bocca, la prossima volta che ci vediamo”
 
 
Dom abbassò lo sguardo su di me, sorridendo complice. Proprio mentre Matt  tentava, invano, di trovare una scusa adatta, la porta si aprì di nuovo.
 
 
“Se tu e il tuo amico Tom, avete finito di fare i coglioni, dovremmo andare a cena. E per favore Matt, questi giochetti sono divertenti per poco. Lasciateli in pace”
 
 
La provvidenza, nei panni di Chris, scacciò Matt dal bagno  e mi porse il suo accappatoio per poter quantomeno uscire e rifugiarmi in camera.
 
 
“Grazie Chris” sussurrai
“Di nulla, bambolina”
 
 
Poi, rivolgendosi a Dom…
 
 
“Siamo nel ristorante  all’angolo della strada. Sbrigati, Steve e Ben, ci aspettano lì”
“Ricevuto!” rispose lui
“Non fateci aspettare troppo” aggiunse Matt, la cui risata si interruppe all’occhiataccia di Chris
 
 
Steve e Ben, erano due vecchi amici dei Muse, conosciutisi una decina di anni prima, fra i tavoli di un pub a Cardiff. Tra una chiacchierata e l’altra, scoprirono di avere molti interessi in comune, ed in un paio di occasioni, avevano suonato insieme.  Per puro caso, Ben aveva scorto Tom fuori dall’arena prima del Live ed avevano atteso che terminasse, per potersi rivedere dopo tanto tempo.
Io e Dom arrivammo alla porta del ristorante, quando il mio cellulare prese a suonare, e lo esortai ad entrare, dicendogli  che lo avrei raggiunto presto. Salutò i suoi vecchi amici e si accomodò al tavolino, poggiando la giacca dietro la sedia.
Steve e Ben, nonostante la serietà con cui Matt e Chris mi avevano descritta, non facevano altro che inondare Dominic di domande. Quando 10 minuti dopo, nessuna ragazza era ancora al tavolo con loro, si convinsero addirittura del fatto che io non esistessi affatto; era solo un debole tentativo di convincerli del fatto, che Dom se la passasse bene.
 
 
“Eccola!” affermò Chris mentre mi avvicinavo
“Quella?” indicò Steve “non ce la vedo con lui. Ha un faccino da furba”
“Non immagini quanto” sorrise Matt
“Non me la bevo” rispose Ben “ci prendono per fessi, Steve!” azzardò
“Se è veramente lei, ci sarà da divertirsi” sorrise l’altro
“Stai attenta a loro” mi avvertì Dom ridendo una volta giunta al tavolo
“Piacere” dissi io, sorridendo
 
 
Notai che nel nostro tavolo da 6, era rimasto solo un posto libero a capotavola, in fondo. Chris tentò di spostarsi, ma gli dissi che non sarebbe  stato un problema. Per una sera, potevo anche non stare vicino a Dom. Andò tutto liscio come l’olio, finché Ben non decise di farmi il terzo grado, o perlomeno, cercare di smascherare Dom.
 
 
“Allora…sei una groupie dei Muse?”
“Beh no, due su tre sono sposati”
“Ma c’è ancora il caro vecchio Dominic” sorrise “non so se ne sei al corrente, ma è il più tremendo di tutti” ribatté Steve
“Non preoccuparti, lo conosco molto bene” sorrisi a Dom
“Dai Steve” si intromise Ben “non dire così. Ora che anche Matt si è accasato, Dominic avrà una vasta scelta di donne. Voglio dire” disse rivolgendosi a me “francamente non credo che durerà molto fra voi; tu sei una bambina, arrossisci per ogni minima cosa. Le spezzerà il cuore, credetemi”
 
 
I Muse al completo, mi osservarono ansiosi.
 
 
“Grazie Ben, terrò a mente i tuoi consigli”
“Mi fa piacere!” rispose estatico
“Non credo, però, che mi conosciate così bene” aggiunsi tranquilla
“Non conosceremo te, ma conosciamo questi tre artisti; e soprattutto, conosciamo Dom”
“Se ne siete convinti…” risposi mangiando un pezzo della mia pizza
“E’ testarda la ragazzina” sorrise Ben “probabilmente ti avrà rimorchiata in qualche locale”
“No; direi proprio di no” affermai
“E le vostre dolci metà?” chiese Ben
“Kelly è andata con i bambini a trovare sua madre”
“Spencer è a Teignmouth da mia madre; si sta occupando di nostro nipote William” lanciò lì Matt
“Oh, Spencer!” esclamò Steve “dio quanto mi manca! È stata bellissima quella vacanza a Los Angeles tutti insieme. È simpaticissima e molto bella. La adoro!” disse
“Sai Dom, ti ci vorrebbe una come lei; metteresti la testa a posto, ti sposeresti anche, e addirittura potresti avere un figlio. Non che tu non sia bella o simpatica, anzi; ma diciamoci la verità, da quanto state insieme?” disse mimando le ultime parole fra virgolette
“Ad occhio e croce…saranno 4-5 anni” risposi
 
 
Per poco non andò la birra di traverso a tutti e due.
Dom sorrise sotto i baffi, conscio che li stavo distruggendo con la più totale maestria.
Sbiancarono completamente sulle loro sedie, non riuscendo neanche a parlare.
 
 
“4-5 anni?! A-Allora…come vi siete conosciuti?” Steve
“Mhh, pessima domanda” suggerì Dom, dando una gomitata a Chris “ora arriva la stoccata finale. Un gran bel colpo di grazia” rise di cuore
“Oh no” rispose Matt “quando scopriranno proprio tutto tutto, allora sì che avranno voglia di suicidarsi”
“Pronti?” rise Chris “vai bambolina, è il tuo momento”
“Cavoli, è così tremendo?” chiese Ben
“Beh, vedi…hai presente la grande e famosa Spencer? Dolce, carina, piena di talento che qualche anno fa è approdata in Inghilterra e che poi è convolata a nozze con nientemeno che Matthew Bellamy? Ecco…io, sono sua sorella!”
 
 
Trattenevano le più sfiancanti risate, mentre li guardavano cambiare colore dal bianco al rosso e viceversa per almeno tre minuti.
Dopodiché, tentarono delle misere risate imbarazzate anche loro.
 
 
“Dio, quanto ti amo!” esclamò Dom, battendomi il cinque
“Vi ha distrutti, mi dispiace” proseguì Matt
 
 
Proprio in quel momento, Tom rispose al telefono e, una volta riagganciato, chiamò il cameriere chiedendogli qualcosa per brindare.
 
 
“Dato che siamo in vena di festeggiamenti, vorrei fare un brindisi. Ho appena parlato con il mio amico tour manager e sono riuscito ad organizzare ed aggiudicarci un ulteriore tour per il mondo nelle arene” esclamò
 
 
Estremamente entusiasti, ci mettemmo in piedi ed alzammo i bicchieri, attendendo l’annuncio di Tom.

 
“Un brindisi ai Muse, ed al loro nuovo tour di due mesi!”
 
 
Li guardai vuotare i bicchieri uno dopo l’altro, completamente nel panico. Due mesi! Da quando c’eravamo conosciuti, io e Dom non eravamo mai stati lontani per tutto quel tempo. Tentai di dissimulare, ma non mi sfuggì il suo sorriso che andava piano piano spegnendosi mentre ci guardavamo. Sorrisi verso gli altri, per poi abbassare lo sguardo, in attesa della fine del brindisi.
Poi presi la giacca ed andai verso Dom e Chris.
 
 
“Ehm ragazzi…dato che Ben e Steve viaggeranno con noi per i prossimi due giorni, sarà meglio che io vada a preparargli dei letti in cui dormire”
“Noi abbiamo un letto in più” suggerì Chris
“Si ma, non possiamo far dormire l’altro da solo” dissi io “li sistemiamo nella stanza matrimoniale. Io posso stare benissimo nella sala relax” confermai
“Vengo con te” disse Dom
 
 
Uscimmo dal ristorante. Gli altri erano ancora dentro e ci osservavano da una delle finestre che davano sulla strada.
 
 
“Mi sa che abbiamo fatto un’enorme figuraccia” suggerì Steve
“E anche bella grossa” rispose Matt calmo “lei lo ama da secoli e lui l’ha adorata, praticamente da quando è scesa da quell’aereo. E’ molto autoironica e spiritosa, ma spero che tutte le domande e le frecciatine che le avete lanciato, fossero semplicemente per ridere perché, nel caso non ve ne foste accorti, lei indossa un anello. È ancora da decidere la data, ma stanno per sposarsi”
 
 
Videro Dom sistemarmi il colletto del cappotto, e poi darmi un bacio sul naso.
 
 
“Non è tutto, vero?” chiese Ben all’occhiata di Matt
“Il piccolo William, di cui parlavamo prima, è loro figlio” aggiunse Chris
“E non può bere alcol, perché è incinta, di nuovo” concluse Matt
“Maledizione!” esclamarono all’unisono
 
 
Sospirando sconfitti, presero i cappotti ed uscirono per dirigersi tutti sul tourbus. Sedettero in un silenzio tombale sul mini divano difronte alla porta d’ingresso, mentre mi guardavano fare avanti e indietro fra lenzuola e cuscini. Scambiavano qualche battuta con gli altri, e poi tornavano muti al mio passaggio. Dopo averli informati che era tutto pronto, entrai nella mia “camera” e li lasciai a godersi il resto della serata. Chris informò John, il nostro autista, e nel giro di un quarto d’ora, stavamo percorrendo la strada, diretti verso la città successiva. Dom si ritirò verso le 2:00 del mattino, preoccupato del mio stato d’animo, facendomi sedere in braccio a lui e avvolgendoci con una calda coperta. Ci addormentammo così, sopra una enorme poltrona reclinabile, cullati dal motore del bus.
Il mattino seguente, mentre ci fermavamo in una stazione di servizio, Matt intimò al resto del gruppo di non farmi agitare, poiché, il mio viso ed i miei occhi, rivelavano che avessi pianto per diverso tempo.
 
 
“E’ colpa nostra?” chiese Steve
“E’ colpa mia” s’intromise Tom “lei e Dom non sono mai stati lontani per più di due settimane. Questo nuovo tour li distruggerà”
“Soffriranno un po’ è vero, ma vorrei ricordarvi, che un amore come quello, non cesserà mai di esistere” disse Matt, indicandoci
 
 
 
Tre giorni dopo, eravamo tornati a Londra  e un cielo nero come la notte, preannunciava la nostra futura separazione. Con l’auto stracolma di valigie, giochi, vestiti e libri, Dom avviò il motore dirigendosi verso Teignmouth. Trascorremmo le ore in auto cantando a squarciagola e tentando di suonare con ogni oggetto in circolazione. Una volta arrivati, fummo accolti in cortile dagli schiamazzi di Will che correva verso di noi barcollando.
 
 
“Daddy!!!” urlò saltandogli addosso
 
 
Lo prese al volo facendolo roteare un paio di volte, seguendo l’eco delle sue risate.
 
 
“Che fai? Non saluti la tua mamma?” gli chiese
“No!” rispose ridendo e correndo verso sua nonna
“Avrà tempo per stare con sua madre” sorrisi
 
 
Si fermò giusto il tempo di scaricare le valigie, dopodiché lo accompagnai all’esterno. Ci fermammo vicino la macchina, ma nessuno dei due sembrava riuscire a dire qualcosa; io mi dondolavo poggiando il peso da un piede all’altro a capo chino; lui, non faceva altro che far ruotare le chiavi dell’auto intorno al dito indice. Qualche secondo dopo, si avvicinò lentamente, cingendomi i fianchi con le mani.
Un sospiro, si disperse nell’aria.
 
 
“Ehy, bel broncio…non mi guardi?” disse inclinando la testa
 
 
Finalmente ebbi il coraggio di alzare il viso e poggiare il mento sul suo petto, guardandolo dritto negli occhi.
 
 
“Dom” sussurrai con voce rotta
“Niente addii lacrimosi…” suggerì dolce
 
 
Tirai su con il naso, istintivamente a quelle parole. Abbassò un po’ la testa per darmi un ultimo bacio, ma Will ci corse incontro urlando.
 
 
“Nooo. Daddy no!” urlava tirandolo per i pantaloni
 
 
Chissà perché, non sopportava l’idea che Dom mi baciasse.
Si staccò sorridendo.
 
 
“Cerca di stare attenta, ok?” disse avviando il motore “non farmi preoccupare e nel caso dovessi incontrarlo, stai alla larga da lui! Torna a casa e non uscire!”
“Te lo prometto” sorrisi
 
 
Attesi insieme a Will, che la macchina sparisse dietro l’angolo, e finalmente tornammo in casa.
Iniziai a disfare le valigie con cala e a sistemare ogni cosa al proprio posto; tutto, in un assordante silenzio. Le settimane presero a susseguirsi con estrema velocità. Al mattino facevamo colazione, poi la spesa. Se il tempo lo concedeva, portavo Will al parco nel pomeriggio e verso sera, mi rintanavo nella mia stanza. Dom mi mancava terribilmente, nonostante mi telefonasse non appena aveva 10 minuti liberi, oppure mentre finalmente era andato a letto. Tentavo di essere il più sollevata possibile quando ci sentivamo, e lo ero realmente, ma lui era ben consapevole del fatto che piangessi da sola in camera mia, quando nessuno era in grado di vedermi. Evitai di dirgli che, in un paio di occasioni, mi fossi sentita osservata da qualcosa o qualcuno. Non volevo e non potevo farlo preoccupare per qualcosa che molto probabilmente, altro non era che una pura e semplice autosuggestione. Ne parlai invece con mia sorella, quando venne a stare da noi per una settimana; passeggiando insieme, un pomeriggio, mi confessò di aver avuto la stessa identica sensazione. L’argomento, terminò lì.
 Una sera, verso le 22:00, la mamma di Dom era ancora sveglia. Guardava la tv in salotto, quando bussarono alla porta.
Con le sopracciglia aggrottate, aprì il portone quel poco che bastava per far sbucare il suo viso.
 
 
“Salve signora!” … “so che è tardi, ma mi chiedevo se potesse farmi entrare”
“Mi dispiace, Ethan” disse sprezzante “stavo andando a dormire”
“La prego, solo dieci minuti” disse calmo
“Sono desolata. So chi stai cercando ma,non la troverai qui. Ora se non ti dispiace, gradirei che te ne andassi”
 
 
Mezzora dopo, digitava numeri alla svelta, e attese che rispondessero all’altro capo.  
 
 
“Pronto?”
“Dominic…tesoro, ti ho svegliato?”
“Mamma? No, tranquilla, guardavo la tv. Tutto ok?” chiese
“No…Si…Non proprio” sospirò
“Mamma…”
“Quel cafone, maleducato, impostore, ha avuto la faccia tosta di bussare alla porta! È incredibile quanto continui a perseverare nei suoi biechi giochetti. Gli ho detto di andarsene alla svelta se no avrei chiamato la polizia. Quella povera bambina” sbuffò “finirà mai di torturarla?”
“Lo sapevo!” esclamò “è andato via? State tutti bene?” disse
“Ma certo, caro. Ha usato come scusa il fatto di volerle parlare solo per dieci minuti. Da un paio di giorni mi sembrava di intravederlo nascosto da qualche parte a spiarla, e avevo ragione!”
“Che cosa? La spia? Lei lo sa?” disse allarmato
“Credo che lei non ne sia del tutto certa. Forse ha solo creduto di averlo immaginato. Saranno una decina di giorni che la vedo un po’ strana…povero tesoro. Ho avuto la conferma quando gli ho detto che sarebbe stato inutile farlo entrare, perché non l’avrebbe trovata in casa. Ha mormorato qualcosa come ‘Non è ancora rientrata’.”
 
Un sospiro impaziente all’altro capo del ricevitore.
 
 
“Dominic!”
“Mh?”
“Sta bene, non preoccuparti. E tutti e due i tuoi figli stanno bene. È venuta a trovarla Spencer e sono andate a cena fuori, per svagarsi un po’. Le manchi molto sai? Dopotutto, una serata fuori le farà più che bene. Dovrò dirglielo, però…le parlerò con calma e ti prometto che non le permetterò di andare in giro da sola”
“Si, va bene, però…”
“Pazienta, tesoro mio. Mancano solo due settimane” sorrise
“Lo so. E so che non passeranno mai” … “Mamma?” aggiunse
“Si?”
“Grazie…”
“Di nulla. Questa storia deve finire al più presto”
 
 
Il mattino dopo, durante la colazione, la madre di Dom mi raccontò ogni cosa: dalla visita di Ethan, alla telefonata a Dom. Fu allora, che presi coraggio e le raccontai dei miei sospetti. Ci trovammo in completo accordo, nel decidere che non saremmo uscite se non insieme. Almeno in quel modo, le cose sarebbero un minimo migliorate. Ne parlai anche con Dom che si ritenne un briciolo più sollevato.
Un pomeriggio ventoso di qualche giorno dopo, uscii in giardino a riordinare i giocattoli lasciati in giro da Will: macchinine, peluche, costruzioni e dinosauri, erano sparsi sull’erba in un caos tremendo.
Il vento soffiava in raffiche gelide, che preannunciavano un gran bel temporale. Tentai di sbrigarmi come meglio potevo, altrimenti mio figlio avrebbe dato in escandescenze.
Ero voltata di spalle e non mi curai per niente dei rumori provenienti alle mie spalle. Ipotizzai fosse Sam, un cagnolino senza padrone che spesso si dilettava scavando qualche buca in giro per la cittadina. Tutti lo conoscevano e tutti lo sfamavano quando potevano, e lui ne era ben felice. Udii un rumore di foglie calpestate, poi all’improvviso un paio di braccia mi afferrarono. Una mano stretta in vita, un’altra a coprire la bocca e impedirmi di urlare.
Una pioggia pari alla portata di una marea, si impossessò di Teignmouth, una raffica di pugni si scontrò contro una vecchia giacca.
Accecata dal vento e dalla pioggia, urlavo a non finire.
 
 
“Non farlo mai più! Sei uno stupido, un cretino, un deficiente! Non azzardarti a farlo mai più!” tuonavo in preda alle lacrime
“Hai finito?” rideva composto
“No che non ho finito, razza di coglione! Che diavolo ci fai qui?”
“Che accoglienza” rispose serio “hai intenzione di salutarmi come si deve, o preferisci inveirmi contro?” le braccia incrociate al petto
“Ho voglia di sbraitare ancora un po’” risposi secca
“Ok, allora mi siedo a terra e aspetto che finisci di fare il tuo monologo”
“Ah-ah-ah” finsi una risata “il tour in giro per il mondo ti ha reso molto più simpatico di prima, Howard!”
“Ah, davvero? Se vuoi, allora, ne programmo un altro”
“Non pensarci nemmeno” dissi tirandolo per la camicia
 
 
Mi strinse forte, sollevandomi da terra e stritolandomi in un abbraccio e dandomi un bacio da mozzare il fiato. Non mi importava nulla della pioggia, del vento o della possibilità di beccarsi una febbre stroncante, volevo rimanere lì anche per tutta la vita.
 
 
“Ciao Strega!” sorrise
 
 
 Nonostante fossi al settimo cielo per il fatto di riavere Dom con me, quella sera andai a dormire presto, lasciandolo a parlare con sua madre fino a tardi.
Aprii gli occhi dopo quelli che sembrarono solo cinque minuti; mi stiracchiai nel letto alla luce del mattino, voltando la testa dal lato opposto. Dominic era lì che mi guardava sorridendo.
Gli sorrisi di rimando, arricciando il naso mentre lui mi spostava i capelli dal viso.
 
 
“Come mai sei tornato prima?” chiesi sospirando
“Le ultime tre date sono state rinviate, e poi mi mancavi da pazzi. Non potevo continuare a svegliarmi senza te vicino” ammise
“Oh Howard, per decenni non hai fatto altro che svegliarti nel letto con milioni di altre donne” lo sfidai
“Si…ma le altre non si avvicinano neanche lontanamente a te” arrossì
“Diciamo che faccio finta di crederti” gli sorrisi
“Mi dispiace averti spaventata a morte, ieri” tornò serio
 
 
 
Strinsi le labbra e feci spallucce, segno del fatto che ormai era tutto passato.
Il weekend successivo , Teignmouth avrebbe ospitato una enorme fiera, e Dom aveva fatto progetti in modo e maniera, che fossimo completamente soli. Matt, e Chris sarebbero arrivati entro venerdì, dopo aver accompagnato Spencer a casa, di ritorno da Liverpool. La signora Howard e Marylin, si offrirono volontarie per portare William un po’ in giro e poi dritto a nanna. Quando il giorno tanto atteso arrivò, Dom   era una sorta di Matthew Bellamy alle prese con le sue manie di controllo; io, ero tutta ormoni e voglia di caramelle. Verso le 10:00 del mattino, Matt fu informato dalla signora Howard, che io e Dom eravamo già usciti, ma che poteva cercarci in giro. Attraversando il vialetto a piedi, notò una sagoma dietro un albero; strizzò gli occhi un paio di volte, e no vide più nessuno.
Arrivato nei pressi della fiera, ci vide fermi in fila nei pressi di una giostra; ma qualcosa bloccò il suo intercedere. Sbuffando di rabbia, si avvicinò alla bancarella del tiro al bersaglio, afferrando per il colletto della giacca, il soggetto del suo fastidio.
 
 
“Adesso mi hai veramente stancato!” urlò trascinandolo dietro un tendone
“Levati di torno, Bellamy, non sto facendo nulla” rispose tagliente
“Ah no? Mi è giunta voce, che sono settimane che la stai perseguitando. Non credi sia ora di smetterla?”
“Non infrango alcuna legge, e se anche fosse, questi non sono affari tuoi” rispose saccente
“Tu credi?” tuonò “vuoi vederla? Eh? Vuoi vedere dove va e cosa fa? Perfetto! Vieni con me; voglio farti vedere il motivo per cui i tuoi tentativi saranno sempre e solo inutili”
 
 
Si lasciò trascinare tra la folla sotto qualche sguardo curioso, fino ad arrivare nei pressi dell’auto di Matt. Lo costrinse a salirci sopra, avviò il motore ed inserì la sicura alle portiere. Per tutto il giorno lo trascinò da un luogo all’altro, tenendosi a debita distanza e commentando ogni singola scena a cui assistevano. Le giostre, il tiro al bersaglio, il pranzo sul prato mentre guardavamo volare le mongolfiere, lo zucchero filato…
Aveva organizzato tutto nel migliore dei modi, e aveva l’aria molto soddisfatta. L’esatto contrario dello stato d’animo che aleggiava nell’auto ferma all’angolo della strada. Matt lo teneva sotto controllo, mentre lo osservava innervosirsi lentamente. Quello che stava guardando, lo disturbava non poco.
Era sera ormai, e qualcuno aveva avuto la brillante idea di lanciare un paio di lanterne cinesi in aria; io e Dom passeggiavamo mano nella mano diretti verso casa. Condividevamo una bustina di caramelle gommose e ridevamo perché Dom aveva proposto di saltare sul letto a ritmo di musica come ai vecchi tempi. Ci fermammo qualche secondo sul pianerottolo, affinché potesse baciarmi il meno castamente possibile, lontano da tutti.
 
 
“Adesso sei contento?” domandò Matt
“Certo che si…non hai notato che razza di superficiale sia il tuo amico?” rispose
“Su-Superficiale? Non mi sembra sia stato superficiale il bacio che si sono dati poco fa.” Sospirò “ Hanno un figlio, Ethan. Stanno per sposarsi…non c’è riuscita Spencer a separarli, né il crollo nervoso di lei e credimi, tu sei l’ultima persona che potrebbe farcela. Perciò, toglitela dalla testa, basta! Si amano, Ethan, solo questo conta; e ti dirò, sono felice che si siano finalmente ritrovati dopo due mesi in giro. Di rado se ne vede di magia come quella”
 
 
Detto ciò, lo riportò a casa e se ne andò, senza neanche un lieve saluto. Rimuginò a lungo, Ethan, sulle parole dette dal suo ex amico; ma qualcosa nella sua testa, gli suggeriva che non tutto fosse perduto. Sarebbe riuscito ad avvicinarsi in un modo o nell’altro ed avrebbe messo finalmente fine a tutta quella montatura.
Due sere dopo, mentre parlavo con Dom seduta sul letto, ricevetti un sms.
 
 
Sms: Ho bisogno di parlarti
 
 
Voltai lo sguardo verso la finestra e , puntando gli occhi verso il cortile, vidi Ethan sbucare da dietro un albero ed osservarmi. Sbuffando, lanciai il telefono sul letto.
 
 
“Ora ne ho abbastanza!” esclamai uscendo di corsa dalla camera
 
 
Seguendo i miei stessi passi, Dom guardò dalla finestra, per poi precipitarsi verso le sale che portavano al piano inferiore. Correndo, incrociò Matt con una tazza di thè in mano, che lo guardò spaesato.
 
 
“Chiama la polizia, Matt” esclamò
“La polizia! Ma che stai dicendo, Dom?” ribatté
“Di a mia madre di restare in casa con Will, e chiama la polizia” rispose
 
 
Solo nel momento in cui Dom aprì il portone di casa, realizzò il motivo di tutto quel trambusto. La conversazione era già iniziata da qualche minuto, e già qualcuno del vicinato era uscito di casa per capire cosa stava succedendo. Dom, Chris e Matt avevano sceso i tre scalini del portico, e rimasero fermi immobili ad ascoltare le urla di quella discussione.
 
 
“Si può sapere che cosa vuoi da me?” urlavo
“Voglio che esci da questa farsa e torni con me”
“Tornare con te? Ethan, non siamo mai stati insieme io e te!”
“Siamo stati felici, un tempo” affermò
“Diciamo che ci siamo tollerati un po’ di più, ma è stata colpa mia, perché credevo che ci fosse del buono in te”
 
 
Nel frattempo, altra gente si avvicinava, creando una piccola folla lungo la strada ed il marciapiede.
La polizia rimase seminascosta in attesa.
 
 
“Siamo stati molto felici, forse momentaneamente, non ricordi” disse tentando di carezzarmi il viso
 
 
Mi scostai dal suo tocco; stava tentando di farmi passare per stupida davanti a tutti.
Stava dando spettacolo.
 
 
“Non devi toccarmi!” lo avvisai
“La sera della premiazione, però, no la pensavi così o sbaglio?” mi sfidò
 
 
Dom, ai piedi delle scale, contrasse la mascella, infuriato.
 
 
“Vuoi che dica a tutti come è andata a finire quella sera?” risposi a tono
 
 
Il suo ego, parve scalfirsi.
 
 
“Vuoi sentirti dire che ti amo? Perfetto! Ti amo…ma questa non è la verità. Non ho mai voluto nulla da te se non amicizia; e questo è stato sempre messo bene in chiaro. Tu non hai voluto sentire ragioni ed hai continuato ad insistere e importunarmi, nonostante sapessi che ero innamorata di qualcun altro” dissi
“Oh bambina” disse avvicinandosi “le infatuazioni adolescenziali, finiscono, prima o poi”
“E’ proprio questo il punto!” urlai “non è mai passata; non è mai finita! Tu hai fatto del male, Ethan; a me e alle persone che amo, e questo non sarò capace di perdonartelo mai. Perché non riesci a capire che non è di te, che ho bisogno nella mia vita? Perché non vuoi capire e accettare che ho voluto sempre e solo Dom? Che si è trattato e sempre si tratterà solo di lui?”
“Perché ha rovinato tutti i miei piani!” scoppiò in fine
“Quindi, aggredirmi, farmi schiaffeggiare in pubblico da tua madre e minacciarmi, farebbe tutto parte dei tuoi piani? Credi che ti avrei amato dopo essermi fatta picchiare? Non sono un oggetto che puoi prendere e farci ciò che vuoi a tuo piacimento”
“Avrei dovuto accertarmi che morisse spezzandosi l’osso del collo, quando l’ho spinto contro quella maledetta vetrata!” tuonò dandomi uno schiaffo
 
 
Dom corse in avanti, ma venne trattenuto con difficoltà da Chris che gli intimò di aspettare. La folla era aumentata, ed ognuno di loro aveva il volto segnato da espressioni di disgusto verso colui che, fino a qualche ora prima, avevano sostenuto.
La polizia si fece avanti con cautela.
 
 
“Se questo era il tuo scopo, forse hai ragione. Avresti dovuto accertarti che morisse, e a quest’ora staresti scontando il tuo ergastolo” dissi con una mano sulla guancia “fortunatamente per me, ma soprattutto per te,  questo non è accaduto. Avrei reso la tua vita un vero e proprio incubo. Sono stanca, Ethan. Stanca di vederti, di sapere che mi segui notte e giorno da quando ho messo piede in questa casa poco più di due mesi fa. Questa storia deve finire e deve cessare questa notte stessa! Non ho voglia di reagire allo schiaffo, vorrei solo tornare a casa e dormire con Dominic; perché lui è tutta la mia vita e lo sposerò con o senza il tuo volere” affermai con orgoglio
 
 
Mi afferrò il polso strattonandomi con violenza. Gli agenti ci vennero incontro, pronti a svolgere il loro lavoro e ristabilendo l’ordine in strada.
 
 
“Signor Cross, credo sia ora di andare via!” formulò uno degli agenti
“Non me ne vado finché non arrestate lui!” urlò indicando Dom
“Mi dispiace, ma questo non accadrà. È pregato di seguirci…” proseguì
“Io non mi muovo” ribatté
 
 
Il secondo agente estrasse la pistola dalla fondina e gliela puntò contro. Gli intimò che il tempo dei consigli era finito e che la mossa successiva avrebbe avuto come unica conseguenza, l’uso delle maniere forti. Mi strattonò ancora una volta, strappandomi un lembo di manica della maglietta e inducendomi a lamentarmi per il dolore al polso.
 
 
“Adesso basta! Lasciala stare!” urlò Dominic facendomi sussultare
“Perché dovrei?” domandò perfido
 
 
Soppesò le parole cercando di non aggravare la situazione, ma non aveva altra scelta, se non quella di dire la verità.
 
 
“Perché…” respirò profondamente “…perché è incinta” confessò  “lasciala andare o ti spezzo le gambe”
 
 
Vidi tutto come se stesse accadendo al rallentatore: i volti delle persone che spalancavano occhi e bocca per la sorpresa; quelli di Dom che si chiudevano sconfitti; Chris che allentava la presa sulle spalle di Dom; gli agenti che saldavano la loro presa sulle armi ed Ethan che mi guardava fisso, incredulo. Allentando la presa sul mio polso, si inginocchiò ai miei piedi, cingendomi le gambe con le sue braccia; fino a che non scoppiò in un pianto a dirotto, poggiando la testa contro il mio ventre.
Lo arrestarono dopo circa tre minuti, nei quali tutti trattenevamo il minimo briciolo di emozione.
Rimasi talmente immobile e sconcertata, da non capire che dopo quell’affermazione e dopo aver letto negli occhi di Dom la verità, Ethan si era semplicemente arreso. Aveva smesso di credere in tutto, e la fiamma che ardeva da sempre nei suoi occhi, lasciò il posto alla delusione, alla sconfitta, al nulla più assoluto, alla consapevolezza di non poter fare più nulla per me, se non lasciare che vivessi la mia vita accanto a chi, la mia vita, l’aveva cambiata da quando ero solo una qualunque ragazzina.
Non appena fui libera dalla sua stretta, mi resi conto di aver trattenuto il fiato più del necessario, e ripresi a respirare solo nell’esatto istante in cui sentii Dom, tenermi stretta contro il suo petto, mentre venivo colta da un’ondata di brividi.
 
 
“E’ finita, bimba. È finita…Siamo solo io e te, amore…torniamo a casa” sussurrò baciandomi i capelli. 
   
 
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