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Autore: Angorian    19/04/2017    0 recensioni
«Non dovresti fidarti di me» mormorai, continuando ad accarezzarlo. Era strano che mi sentissi in dovere di rammentarglielo, nonostante fosse la sua fiducia a mantenermi in vita in quella casa.
«Lo so» rispose, l'accordo della sua voce talmente basso da risuonare nel mio petto.

***
Anno 2204. Quando il Sole è diventato velenoso, gli esseri umani hanno cercato una soluzione nell'ingegneria genetica, mutando il DNA di alcuni soggetti per sopravvivere. La mutazione ha però dato vita a una nuova razza dominante, che ha bisogno di sangue per sopravvivere. L'ultimo baluardo della società umana si è dovuta nascondere sotto terra, mentre coloro che vengono catturati diventano prede e giocattoli dei nuovi padroni della Terra.
Quando Shari viene catturata sa già che per lei è la fine: è una Selvatica, e sarà brutalmente dissanguata per il piacere dei suoi cacciatori.
Ma tra di loro c'è Gareth, fratello del Reggente di Londra, che vede in lei l'ultima speranza di essere perdonato per le atrocità commesse.
Riuscirà a salvarla?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Eccola! L'ho vista!» 
Sentii i grossi cani abbaiare, rivelando la mia posizione nel sottobosco.
Masticai un'imprecazione e mi affrettai a rialzarmi, celando il piccolo pugnale alla vista e spingendolo dentro lo stivale con consumata agilità.
Ebbi solo una fugace visione dei vampiri che mi stavano inseguendo, prima di tuffarmi con prontezza tra i cespugli alti e sentire lo scatto dei fucili da caccia. Il terreno era accidentato, disseminato di pietrisco e rami che avrebbero rallentato qualsiasi umano che si fosse trovato impreparato in quella situazione; ma conoscevo bene quel bosco, e superai gli ostacoli che mi si paravano davanti senza mai rallentare la mia corsa.
Scartai alberi e tronchi marci caduti, mentre spine e rametti impietosi si conficcavano sulla mia pelle graffiandola e impigliandosi tra i miei abiti; non vi badai, nonostante i muscoli chiedessero una tregua che non sarebbe venuta.

Se mi fermo, sono perduta.

I miei inseguitori non erano Cacciatori, altrimenti non si sarebbero mai spinti tanto ad ovest, rischiando una battuta di caccia poco proficua. Sapevano troppo bene che i Rifugi umani più vicini erano tra Londra e Canterbury, ed era là che infatti si concentravano coi loro fucili di precisione a sonnifero.
No, i vampiri che mi inseguivano erano qualcosa di molto peggio: rampolli annoiati che cacciavano per divertimento, desiderosi di sanguinaria violenza.
Cercai di dileguarmi fra gli alberi fitti, ma i cani avevano individuato il mio odore e non mi davano alcuna tregua. Era stato già troppo tardi quando mi avevano fiutata, lo sapevo; ma non avevo alcuna intenzione di dimostrarmi una facile preda. Finché non fossi stata sotto tiro, i vampiri non avrebbero sparato: non avrebbero perso l'occasione di giocare e di farmi implorare per una morte veloce.
Non mi accorsi dell'ombra nera sugli alberi, e quando riuscii a scorgerla fu troppo tardi. Mi sentii sbalzare a terra mentre artigli feroci affondavano nella mia carne, dolorosamente, strappandomi un urlo di sorpresa e rabbia.
Il vampiro che mi era saltato addosso m'inchiodava a terra, stringendomi i polsi dietro la schiena e impedendomi di raggiungere il coltello nascosto nello stivale. Provai a divincolarmi, ma il vampiro era più alto e forte, e mi trattenne facilmente a terra finché non fu raggiunto dai suoi compagni. Respiravo polvere e odio.
«Guardate qui, è una ragazzina.»
A parlare fu il vampiro che m'imprigionava. La sua voce era cavernosa, burbera, e mi strattonò per mettermi in ginocchio, affinché gli altri potessero vedermi meglio.
Un secondo vampiro si avvicinò, e piegò un ginocchio sul terreno in modo che i nostri occhi si trovassero alla stessa altezza.
Era giovane, più di quanto avessi creduto. Bello come tutti i vampiri, i suoi occhi erano granati rossi sotto le ciglia lunghe, e mi scrutavano attenti.
«Sembra un Artificio.»
Un terzo vampiro si chinò a guardarmi, ma non s'inginocchiò. Imbracciava ancora il fucile, e aveva un sorriso lezioso che mi dava il voltastomaco.
Strinse il mio cappellino di lana tra le dita e me lo tolse con uno strattone, tirandomi i capelli. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e una cascata rossa mi si riversò sul viso, oscurandomi per un attimo la vista.
«Gareth ha ragione. E' troppo carina per essere una Selvatica.»
«Un Artificio in fuga?» ipotizzò il mostro che mi teneva stretta, ma dal tono di voce sembrava escluderlo.
Il vampiro chiamato Gareth mi strinse il mento tra le dita, costringendomi ad alzare lo sguardo su di lui. La sua presa era ferrea, ma non mi fece del male.
«No, è macchiata. Che razza di Artificio avrebbe le lentiggini
Improvvisamente sentii il respiro caldo del vampiro che mi teneva stretta sul collo, fra i capelli. Le sue labbra si posarono per un breve istante sulla carotide.
«Io dico che è una Selvatica. Nessun Artificio ha un odore così buono.»
La sua risata roca fra i capelli mi spinse a tentare di divincolarmi ancora, ma la sua stretta non lasciava scampo.
Il vampiro dal sorriso lezioso si avvicinò, e riuscii a vederlo bene: un viso angelico deturpato da un'espressione di golosa ingordigia, serici capelli biondi stretti in una coda severa. Mi afferrò il polso e scoprì la pelle nuda strattonando il maglioncino nero che la copriva, e i suoi occhi rossi ebbero un lampo.
«Direi che c'è solo un modo per esserne sicuri.»
Non potei fare altro che guardare con orrore i canini del vampiro affondare nella carne pallida del polso, e un dolore lancinante si irradiò per la lunghezza del braccio tremante. Quando sentii il vampiro suggere il sangue dalle mie vene, il disgusto mi fece rimestare lo stomaco e una lacrima mi sfuggì dalle ciglia quando sentii il polso intorpidirsi.
Non volevo piangere. Non volevo mostrare a quei mostri il mio terrore.

Oh, Cami

Il vampiro biondo staccò le labbra dalla mia pelle, il sangue che gocciolava oscenamente sul suo mento.
«E' una delizia.»
Quando tornò a chinarsi sulla ferita aperta, il vampiro di nome Gareth lo fermò. Strinse il mio polso ferito strappandomi un gemito e lo allontanò dalla bocca del suo compagno.
«Hai avuto l'uomo prima di lei, Gaspar. Questa è mia
La delusione fanciullesca che apparve sul volto di Gaspar fu quasi teatrale, ma mi lasciò andare, e il vampiro di nome Gareth prese a legarmi i polsi con una corda di nylon nero.
«Cosa stai facendo? Non starai pensando di portartela dietro, spero.»
A parlare era stato il vampiro che mi aveva catturata. Adesso che potevo vederlo, mi parve il più vecchio dei tre. I suoi capelli scuri erano cortissimi, con un taglio militare, e un tatuaggio dai motivi geometrici gli risaliva per il collo e parte della guancia sinistra, un arabesco d'inchiostro che sembrava parlare di guerra e ferocia. Sembrava anche il più brutale, e guardava Gareth di traverso, gli occhi ridotti a due fessure.
«Perché no? Tutti noi abbiamo pensato che fosse un Artificio.»
«Ma non lo è.»
«La tua capacità di puntualizzare l'ovvio è, come sempre, ammirevole.»
Un ringhio basso di avvertimento scosse il petto del vampiro, ma neanche allora Gareth sembrò interessarsi alla diatriba. Continuava a trafficare con la corda e quando ebbe finito, frugò nelle proprie tasche.
«Deve morire, Gareth.»
Riuscii ad avvertire nell'aria l'improvvisa tensione che emanava il corpo di Gareth e con orrore mi accorsi che i suoi occhi di granato erano diventati neri come abissi.
«Morirà quando io deciderò che deve morire» sibilò, aggressivo. Chiuse gli occhi per un attimo, e quando li riaprì questi erano tornati del loro naturale rosso profondo. «E' bella abbastanza da diventare una Compagna, se non mi stancherò di lei prima di tornare a Londra.»
Il gelo seguì quell'affermazione.
Il mio cuore era in tumulto, pompando sangue e adrenalina con un ritmo forsennato.

Mi vuole come Compagna.

Poi, il silenzio venne spezzato dalla risata di Gaspar.
«Una Selvatica come Compagna? Ti ucciderà appena le volterai le spalle.»
«Allora» replicò Gareth con ostentata leggerezza, «sarà bene che non lo faccia.»
«E' una follia. Ambrose la ucciderà comunque appena gliela metterai davanti agli occhi. Sveniamola qui, e che sia finita.»
Gareth lo ignorò, e mi guardò. Un vago sorriso aleggiava sulle sue labbra, e non riuscii a fare a meno di pensare che niente di tanto bello avrebbe dovuto essere foriero di così tante insidie.
«Come ti chiami?» Mi chiese, con tono gentile.
Sputai su quel bel viso con tutta la rabbia che riuscii a racimolare nel mio corpo pesto.
La risata di Gaspar risuonò nella foresta, e anche il vampiro con il tatuaggio sembrò divertito. Li odiai.
«Ha gli artigli, la gattina. Vedrai, sarà una Compagna davvero incantevole.»
Gareth si pulì la guancia con una manica, senza mai distogliere lo sguardo igneo da me.
«Oh, lo sarà. Non è vero, Kitty





   
 
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