Il Sait?

 

Victor Trevor, amico di vecchia data di Sherlock era arrivato in città per una delle sue conferenze che costantemente lo trascinavano in ogni parte del globo. Durante la sua prima sera di permanenza lì, Sherlock optò di uscire e di portarlo da Angelo’s, senza privarsi però della compagnia di John. Li presentò prima di entrare e quando arrivarono al tavolo, Sherlock e John presero posto sul divanetto davanti la grande vetrina e Victor sulla sedia a lato. Non aveva potuto far a meno di notare come Sherlock avesse fatto strada a John prima di sedersi e come la sua mano avesse indugiato per qualche secondo in più sulla schiena del più basso.

Erano passati solo cinque minuti e già John e Sherlock erano passati dal raccontargli dei casi più divertenti, al fare delle battute su assassini che capivano solo loro. Era una sorta di mondo a parte in cui Victor non si sentiva proprio inserito per bene. Anzi, più di una volta si era sentito estremamente a disagio, di troppo anche se poi Sherlock, con un po’ di difficoltà, aveva provato a spiegargli di cosa stessero ridendo di preciso. E lui non trovava quelle battute poi così divertenti. Da quando Sherlock era diventato un tipo divertente, comunque? 

Erano strani quei due, ma in modo positivo.

Non appena ebbero finito la cena, continuarono a parlare di ciò che avevano affrontato e mentre loro due si perdevano a raccontare alcuni particolari precisi, si guardavano di continuo e si sorridevano, aggiungendo l’uno dettagli a ciò che stava raccontando l’altro. Si completavano e ormai Victor era appoggiato al tavolo con il gomito e il mento sulla mano che li fissava quasi divertito. Li stava studiando attentamente nel loro linguaggio del corpo, come John fosse completamente aperto verso Sherlock (una mano sullo schienale dietro le spalle del detective e l’altro braccio posato sul tavolo) e di come Sherlock fosse assolutamente a suo agio nello spazio personale di John, senza provare a ritrarsi nemmeno una volta, anzi, a volte gli parve di vederlo inclinarsi di più verso di lui, quasi a sfiorargli il braccio.

Poi li interruppe.

“Il sait?”* Domandò all’improvviso, guardando Sherlock fisso negli occhi, pronto ad intercettare qualsiasi luce sarebbe passata nel suo sguardo. Ma il detective rimase in silenzio senza capire, mentre John non aveva invece capito nemmeno che lingua avesse appena parlato.

“Quoi?”** Chiese in risposta e Victor si lasciò scappare una piccola risata, lasciando che John fraintendesse quella scena. Il dottore stava già immaginando una battuta che non aveva compreso. Mosse la testa dall’uno all’altro, sperando di riuscire a cogliere almeno mezza parola. Poi Victor parlò di nuovo, facendo un piccolo cenno con la testa verso John, ma senza staccare gli occhi da Sherlock. “Que tu es tombé amoureux avec lui.”*** Victor sorrise dopo quelle sue stesse parole e Sherlock arrossì tutto d’un botto. 

Victor aveva affinato le sue tecniche deduttive o lui era diventato così ovvio?

John, che continuava a non collegare nemmeno mezza parola, erroneamente pensò che Victor gli avesse fatto un complimento e per quello era arrossito così violentemente. 
S’ingelosì scioccamente. 

Ovviamente, John non aveva capito assolutamente niente.







* Lo sa?
** Cosa?
*** Che ti sei innamorato di lui.







Angolo della scrittrice:
beh, questa sicuramente non è una grossa OS né una fan fic angst o mega fluff come ultimamente sembro preferire, ma è il frutto di un mio headcanon in cui Victor e Sherlock parlano in francese tra di loro e John non riesce a capire niente e per questo si arrabbia e si ingelosisce spesso. Peccato che non abbia nessuna idea del fatto che Victor non è cieco e non è stupido... 
Era solo un mio pensiero che ho voluto mettere giù per mantenerne traccia! Spero sia gradito comunque :)