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Autore: PervincaViola    20/04/2017    8 recensioni
{Terza classificata al Contest 'Notte buia, niente stelle' indetto da Mary Black sul forum di Efp}
Sua madre sta morendo e lei cammina su un letto di petali neri, sfiorando con dita tremanti boccioli sanguigni che già imputridiscono sotto la neve.
{Helena Corvonero/Salazar Serpeverde ♥}
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Corvonero, Helena Corvonero, Salazar Serpeverde, Serpeverde
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Prima che l'inverno finisca


 
È il caso che lo spinge a osservarla aggirarsi nel roseto, tra fiori schiusi e ammassi di rovi marciti, una fanciulla che carezza pensosa corolle sgualcite – per lui, Helena è sempre stata solo una bambina nascosta all'ombra di Priscilla.
È il mero caso che lo costringe a vederla: è inverno, sua madre sta morendo e lei cammina su un letto di petali neri, sfiorando con dita tremanti boccioli sanguigni che già imputridiscono sotto la neve. La figlia è diversa dalla madre.
Per la prima volta, Salazar scorge in lei qualcosa – la purezza della gioventù, la tragedia del tendere verso l'inarrivabile. Tempo dopo capirà.

È sotto un cielo ferrigno che le s'avvicina, è un semplice movimento del suo polso a far tornare alla vita gli arbusti di rose in cancrena. Helena alza superbamente il mento, stringendo rabbiosa la bacchetta che, traditrice, rifiuta di assecondarne l'ennesimo desiderio – un atto contro natura.
«Saranno morte entro l'alba» dice, altera. Salazar sogghigna, finalmente comprende: Priscilla è la conoscenza, l'osservare il mondo con la parvenza impassibile di chi ha veduto ogni cosa, Helena è la fame di realtà – brama di toccare vita e morte.
«Non sta forse nella caducità, la loro bellezza?» asserisce, lusingatore, porgendole una rosa – non aggiunge che il suo stesso fascino è vincolato alla sua fine. «Posso insegnarvi i segreti della morte».
Helena lo osserva con espressione indecifrabile, afferra il fiore senza distogliere lo sguardo, incurante delle spine che le mordono la carne delle mani. Mentre lei annuisce, Salazar sorride e una goccia di sangue stilla e s'allarga sulla neve.

C'è odore di decomposizione, terriccio e neve; il retrogusto dolciastro di quell'amplesso sa di candore corrotto e mille petali marcescenti.
«L'innocenza non può morire una seconda volta» le rivela, e Helena geme, sommessamente appagata, quando le mani di lui stringono le pallide carni delle sue cosce, quando Salazar dilania e uccide la sua purezza, leccandola via famelico dalle proprie dita.
«Esiste un modo di fuggire da lei, vero, Salazar?» domanda allora lei, con lucida follia negl'occhi − forse già lo sa, Helena, che sarà morta prima della fine, con un pugnale nel petto, su un tappeto di rovi.
Quasi intenerito, lui si sazia della sua bellezza decadente, e sorride: i capelli come serpenti d'ombra sulla neve, il sesso schiuso e le labbra livide a baciare fiori neri – è lei stessa un ossequio alla morte. E quasi si sente generoso, Salazar, ad averle regalato una tomba di rose, prima che l'inverno sia finito.
«No» risponde, e la morde piano.

Quella notte la sogna in un roseto ammantato di ghiaccio; “Conosco il mio futuro”, sussurra, un diadema d'argento che le gronda sangue fra le mani e sul volto un'espressione consapevole e addolorata.
Si sveglia che tutto è immerso nell'oscurità; s'alza lentamente nel freddo insopportabile della stanza e s'affaccia alla finestra che guarda sui giardini: tutto è immobile, bianco, morto. Realizza d'improvviso, senza particolare emozione, che Helena è fuggita.
Dietro lei, poggiato sul davanzale marmoreo, è rimasto solo un bocciolo di rosa, coperto in arabeschi glaciali sul nero profondo dei petali putridi, e un'unica goccia di sangue, rosso scarlatto, lungo lo stelo. 

 
 
[500 parole]







 

Angolino della Vì:
Alors, la trama prevedeva inizialmente una storia molto più estesa; il tutto gira attorno ad un'instabile Helena, partendo dal fatto che abbia in qualche modo visto il proprio futuro e la propria morte. Per questo cerca in ogni modo di sconfiggerla, mossa dalla "fame" per la conoscenza, come nel Canon, che tuttavia qui non è fine a se stessa, perché la conoscenza assoluta per lei significherebbe riuscire a controllare il destino e la morte. La realizzazione di Salazar è invece legata alla mia visione del pg: nel mio head canon è meschino, crudele; si offre infatti di aiutare Helena perché intimamente attratto dalla sua consapevolezza della morte, perché in fondo sa che il destino non potrà comunque essere cambiato. Per lui è insomma solo una specie di gioco: una volta "goduto" della sua bellezza, non c'è dispiacere per la fuga di Helena che va incontro alla propria sorte.
Possibili riferimenti a Il bello è ciò che cogliamo mentre sta passando. È l’effimera configurazione delle cose nel momento in cui ne vedi insieme la bellezza e la morte. (Muriel Barbery)

Grazie a chi ha letto e troverà la voglia di recensire 
La storia partecipa al Contest Notte buia, niente stelle indetto da Mary Black
 
   
 
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