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Autore: Itsamess    20/04/2017    7 recensioni
[13 Reasons Why - Tredici]

Non esiste nessun manuale di istruzioni che ti dica cosa fare, in questo caso.
Puoi solo procedere per tentativi, e sperare che basti.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A chiunque stia leggendo queste parole: questa storia si ispira alla serie Netflix di 13 Reasons Why, non al romanzo da cui è tratta, per questo ho messo l'avvertimento Movieverse.
La canzone che dà il titolo e l'introduzione alla storia è How to save a life dei The Fray. Nel videoclip della canzone si possono leggere alcune delle voci - ovvero dei "modi di salvare una vita" - tratte da un elenco più lungo, complessivamente di 99 voci. Io ho semplicemente scelto quelle che mi ispiravano di più.
Credo sia tutto. Se vi va - e se arrivate a leggere fino in fondo, cosa non scontata - ditemi cosa ne pensate.


Itsamess



 
How to save a life
 

 
Where did I go wrong? I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life

 
 
 
Le persone soffrono.
Per motivi diversi, in modi diversi. C'è chi abbraccia il dolore come se fosse un vecchio amico e chi si ostina ad ignorarlo, continuando a rispondere Tutto bene a chi chiede “Come stai”, perché il più delle volte “come stai?” è solo un modo di iniziare una conversazione e non una vera domanda.
 
Esistono segnali di avvertimento –  cose come un taglio di capelli o una chiamata persa o un silenzio insolitamente lungo – ma bisogna saperli cogliere. Ti deve importare della persona per fare caso a questi dettagli.
Se ti importa, se ti importa abbastanza, forse riuscirai ad accorgerti che un amico accanto a te sta soffrendo. Potrai desiderare di aiutarlo, di salvarlo – come se sapessi come.
 
Non esiste nessun manuale di istruzioni che ti dica cosa fare, in questo caso. Puoi solo procedere per tentativi, e sperare che basti.
 
 
1) Love
 
L’armadietto di Hannah è stato temporaneamente trasformato in un santuario.
 
Drappelli di studenti vengono a portare mazzi di fiori, peluche, lettere e biglietti. Abbassano la voce quando ci passano davanti, come se si trovassero in chiesa, eppure non avevano alcun rimorso a parlare alle spalle di Hannah quando era viva, perché tutti sono così gentili fino a quando non ti spingono ad ucciderti e a quanto pare riescono ad esserlo anche dopo.
 
Clay avverte un forte senso di nausea e cerca di ricacciare indietro la colazione. Odia tutto questo, odia i poster anti-suicidio attaccati alle pareti, odia il modo in cui hanno trasformato Hannah in un’eroina di cui si dimenticheranno nel giro di due settimane. Una parte di lui vorrebbe distogliere lo sguardo dall’armadietto, tuttavia non può evitare di notare una nuova aggiunta, appiccicata sopra alla foto di Hannah tratta dall’ annuario. Si tratta di un cartoncino rosso. È stato ritagliato a forma di cuore e sopra, nella paffuta calligrafia di un adolescente, campeggia la frase:
 
“Se l’amore avesse potuto salvarti, allora saresti vissuta per sempre”
 
Probabilmente chi l’ha scritto non la conosceva nemmeno.
 
Clay invece Hannah la conosceva.
Clay invece Hannah l’amava.
 
Forse se avesse avuto il coraggio di dirglielo tutto questo non sarebbe successo.
 
 
63) Be true
 
Nei sogni non le ripete altro che non sia ti amo, resta e per favore.
Nessuna stupida citazione da Strictly Ballroom, nessuna risatina imbarazzata, nessun silenzio.
Solo una lunga sequenza di resta resta resta resta
 
 
43) Laugh
 
[Sei mesi prima]
Lavorare al Crestmont ha così tanti lati negativi che Clay non si stupisce di essere stato assunto tanto facilmente: addio venerdì sera, gomme di masticare appiccicate ovunque, puzza di popcorn salati che ti impregna i capelli anche a giorni e docce di distanza. Inoltre, Clay ha scoperto che la gente ama uscire dalla sala commentando il finale dei film, per cui per evitare spoiler inizia a canticchiare fra sé e sé ogni volta che vede sciamare il pubblico verso l’uscita. Hannah lo trova buffo, ma lei trova buffe molte cose di lui.
 
Lei è l’unico motivo per cui Clay continua a lavorare lì.
Quando i posti in sala non sono esauriti – e non lo sono mai del tutto, perché è un piccolo cinema in una piccola città e comunque agli spettacoli pomeridiani vanno soltanto gli anziani –  Hannah e Clay si imbucano dentro.
Si siedono nelle ultime file e guardano spezzoni di film a caso, alzandosi di tanto in tanto per controllare che non ci sia nessuno in coda per loro al bar. Tecnicamente farebbero a turno, ma in realtà è sempre Clay ad alzarsi, in parte per una forma di galanteria, in parte perché lo mette a disagio infrangere le regole tanto apertamente.
 
Quando poi rientra in sala, si risiede accanto a lei.
Nel buio, gli occhi di Hannah brillano come specchi d’acqua quando lei si protende verso di lui e gli sussurra all’orecchio quello che si è perso.
 
A volte gli racconta anche come andrà a finire il film, perché ha sentito degli spettatori parlarne la settimana prima e sa già che alla fine i due non si metteranno insieme perché la protagonista parte per Parigi per inseguire il suo sogno, tuttavia quello spoiler non da fastidio a Clay.
 
Il proprietario del Crestmont non scopre mai delle loro pause clandestine.
Ad entrambi, nella busta paga di giugno, regala un biglietto omaggio per Guardiani della Galassia ed è strano, per una volta, vedere un film come spettatori paganti e in regola, con tanto di popcorn e posti nelle file centrali. Sembra quasi un appuntamento, se non fosse che loro sono soltanto amici.
 
«Wow, semplicemente wow… » sospira Clay, visibilmente entusiasta «Non era grandioso?!»
 
«Sì, dai… era carino» gli concede lei, anche soltanto per continuare a vederlo sorridere «Certo, non era Strictly Ballroom, ma  comunque carino… anche se non ho ben capito perché si alleano con l’albero e il castoro-»
 
«Procione» la corregge Clay.
 
«Fa lo stesso» ribatte lei alzando le spalle con scetticismo «E le cassette poi! Ok che è un film di fantasia, ma chi è che le usa ancora?»
 
Clay ci pensa un attimo su.
«Tony»
 
Hannah sgrana gli occhi.
«Tony guida una Mustang. E porta la brillantina… Lui non conta!» dice prima di scoppiare a ridere
 
Hannah ha una risata bellissima.
Alex avrebbe dovuto scrivere questo nella lista.
 
Clay impreca mentalmente contro se stesso. Non vuole pensare alla lista. Non vuole pensare a nient’altro che alla risata spensierata di Hannah Baker in una sala cinematografica ancora buia, mentre l’epica colonna sonora di Guardiani della Galassia suona in sottofondo e sullo schermo si susseguono migliaia di nomi sconosciuti.
 
Dopo qualche istante, Hannah torna seria. Preoccupata, quasi.
Si guarda intorno con aria spaesata.
«Il film è finito… perché la gente non si alza?»
 
«Aspettano» le risponde semplicemente lui.
 
«Aspettano cosa?»
 
«Davvero non lo sai?»
 
Hannah scuote la testa, divertita e irritata nello stesso tempo.
 
Clay sospira.
Se fino a quel momento Hannah Baker poteva non aver fatto caso al suo enorme lato nerd, la sua risposta segnerà un punto di non ritorno, ma gliela dà comunque: «La scena post-credits. Tutti i film Marvel ne hanno una, proprio dopo i titoli di coda… è un po’ come se fosse l’equivalente cinematografico della ghost track, sai, quella traccia in più che si trova a volte alla fine di un album...»
 
«Sei proprio un nerd, lo sai?»
 
Non c’è scherno nella sua voce, solo una traccia della risata di poco prima. Clay capisce che è possibile ridere senza essere crudeli; è possibile prendersi in giro senza ferirsi.
 
 9) Amaze yourself
 
[Sei mesi prima]
Quando Clay la invita a vedere l’eclissi penumbrale di Luna non è sicuro che accetterà, perché dopotutto le sta semplicemente domandando se vuole infrangere le regole del Crestmont e una dozzina di norme di sicurezza per guardare un fenomeno astronomico minore da una vecchia insegna pericolante, ma Hannah dice di sì.
 
È una notte tranquilla e senza nuvole.
La luna sembra la stessa di sempre, perché la porzione oscurata dall’ombra della Terra è tanto piccola da non essere quasi visibile, se non si sa dove guardare.
 
«Cosa dovrei vedere?» domanda infatti Hannah, seduta accanto a lui sul cornicione. Il vento le scompiglia i capelli ricci e lei deve continuamente passarsi una mano sulla fronte per levarseli dagli occhi.
 
«Un’ombra… un’ombra sulla Luna» balbetta Clay «che cresce a poco a poco. Devi guardare attentamente»
 
«La vedo» esclama lei dopo un po’, raggiante come se avesse scoperto un nuovo pianeta e non semplicemente messo a fuoco una macchiolina grigia. È così bella quando sorride e di nuovo si passa una mano fra i capelli, aggiungendo: «Fa un po’ paura»
 
«Fa paura?» domanda Clay senza capire, per poi rendersi conto che non gli importa. Hannah si è avvicinata ancora e riesce a sentire il calore del suo corpo seduto accanto al proprio e ha paura di poter fare o dire qualcosa di male, ma lei appoggia semplicemente la testa sulla spalla, sospirando: «Che bel momento per essere vivi»
 
 
 
 
22) Cry
 
Inizia a farlo per caso, per via del vago senso di sollievo che gli dà piangere nella doccia. Forse è per l’assurda speranza che l'acqua possa lavare via il suo dolore, forse è perché si è convinto che il rumore riesca a coprire i suoi singhiozzi.
 
Inutile dire che si sbaglia in entrambi i casi: la mattina dopo, a colazione, sua madre gli fa trovare un flacone di pillole accanto all'aranciata.
Clay le svuota nel lavandino del bagno.
L'acqua corrente le trascina via.
 
 
97) Watch what you say
 
[Cinque mesi prima]
È naturale che quando una delle due sale dei Crestmont proietta l’ultimo Fast and Furious – sette, otto, chi se lo ricorda più? – l’intero liceo della città si riversi al cinema.
 
È venerdì sera e Hannah è di turno in cassa, ma non appena chiude la biglietteria verso le dieci e mezza può andare a dare una mano a Clay con il bar.
Un tempo sfruttavano l’occasione per chiacchierare, ma con tutto quel via vai di gente è difficile intavolare una vera e propria conversazione che non verta sulla temperatura della macchina dei popcorn e sulla durata dell’intervallo.
 
«Eccoli che arrivano» sospira Clay, vedendo avvicinarsi al bancone un gruppo di ragazzi di circa la sua età. Atleti, più che altro, visto che giustamente hanno deciso di presentarsi al cinema con la felpa della squadra di football. Clay cerca di ignorare il senso di malessere e si volta verso Hannah, sussurrandole: «Sei pronta agli spoiler?»
 
«È Fast and Furious!» esclama lei divertita «Quale vuoi che sia la trama?» Hannah si passa mani sul grembiule, sfodera un sorriso e con voce professionale domanda: «Come posso aiutarla?»
 
Tutto sommato, riescono a cavarsela abbastanza bene, a dimostrazione del fatto che Clay Jensen e Hannah Baker sanno anche lavorare sul serio, al Crestmont. Servono qualcosa come ventisei Coca Cole e trentun pacchetti di popcorn, tuttavia questo è l’ultimo spettacolo prima della fine del turno.
Come sempre, torneranno a casa insieme, Clay che porta a mano la sua bici e  Hannah che gli regge il casco. Forse lui riuscirà a trovare il coraggio di invitarla ad uscire. Da amici, ovviamente.
 
Ma prima resta ancora un cliente da servire.
Un tipo alto, ben messo, dai tratti orientali.
Sorpresa, sorpresa, ha indosso la felpa della scuola.
L’azzurro non gli dona, ma questa è solo un’opinione personale.
 
«Una Coca Cola media e un pacchetto di Cheetos» domanda il ragazzo, rivolgendosi direttamente ad Hannah come se fosse l’unica persona in cassa.
 
«Al formaggio o piccanti?»
 
«Al formaggio»
 
«Ottima scelta» commenta lei, porgendogli il pacchetto di patatine con un sorriso insolitamente lungo e sincero. Il tipo di sorriso che di solito riserva solo a Clay, di certo non agli spettatori casuali del Crestmont. «Sono anche le mie preferite, anche se ovviamente non c’è un grammo di formaggio vero, dentro… Ok, sono due dollari e ottanta»
 
Il ragazzo con la felpa paga e nel passarle le banconote sfiora appena le dita di Hannah. Lei sembra non farci caso.
 
Quando scompare dietro alla porta della sala 2.
Un altro fan di Fast and Furious, ovviamente.
«Lo conosci?» domanda Clay, ostentando indifferenza.
 
«Sì, si chiama Zach, mi pare» replica Hannah con noncuranza, prima di voltarsi a guardarlo «Cos’è quella faccia?»
 
«Niente»
 
«Che c’è, non posso conoscere di vista un ragazzo?»
 
Ha una voce un po’ più dura di quanto Clay si aspettasse, eppure è lei che stava flirtando su un pacchetto di patatine al formaggio, no? È inutile che faccia finta di niente. Clay fa spallucce e si volta a guardarla.
«No, è solo che…  è nella squadra di football»
 
«E quindi?»
 
«Credevo ne avessi abbastanza dei tipi alla Justin Foley» sbotta allora Clay, senza riuscire a trattenersi.
Non ha dimenticato quello che è successo fra Hannah e Justin – quello che si dice che sia successo fra Hannah e Justin. Sono girate foto, voci, insulti… come può Hannah passarci sopra con tanta leggerezza?
 
«L’ho solo salutato. Non significa che sono interessata a lui» ribatte lei tagliente.
Ha le labbra ridotte ad una linea sottile e gli occhi pieni di lacrime di rabbia.
 
«Ok»
 
«E allora smettila di fare quella faccia. Non sei il mio ragazzo, non hai il diritto di essere geloso»
 
Quelle parole lo colpiscono come un pugno nello stomaco.
«Non si tratta di essere geloso, io-» inizia a dire Clay, prima di rendersi conto che non ne vale la pena. Alza le mani in segno di resa e se ne esce con una frase che Hannah non merita, ma che gli sale alle labbra prima che possa fermarsi: «Anzi, sai cosa? Lascia perdere… esci pure con Zach, Justin, l’intera squadra di football, se ti va. Non mi importa»
 
È una bugia – perché gli importa, altrimenti non si sentirebbe morire a vederla anche soltanto sorridere ad un altro – ma questo ad Hannah non lo dice.
Torna a casa da solo, sotto all’ultimo temporale della stagione.
 
Due giorni dopo, a scuola, Hannah si comporta come se fra loro non fosse successo nulla, sedendosi con lui a pranzo e chiacchierando di cose normali come i compiti e il clima, senza accennare al litigio al cinema.
 
Clay non riesce a capire se Hannah lo ha perdonato o se ormai è tanto abituata ad essere considerata la ragazza più facile della scuola che un commento casuale come quello di Clay non le fa davvero male.
 
 
2) Listen
 
La voce di Tony è ferma quando dice: «La prossima è la tua»
 
Clay sapeva che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi.
Ogni volta che sentiva un nome diverso dal suo ha avvertito un temporaneo senso di sollievo all’idea di poter rimandare ancora il momento in cui avrebbe sentito Hannah dire «Clay Jensen, benvenuto alla tua cassetta» e avrebbe avuto la certezza di aver in qualche modo causato la sua morte.
Come se solo in quel momento sarebbe diventato reale. Come se fino a quel momento lui sarebbe rimasto innocente.
 
Aveva provato ad ascoltarla al parco giochi da solo e poi ancora in auto con Tony, ma è mai riuscito ad andare più avanti che di pochi minuti. Non appena sente Hannah pronunciare il suo nome – Clay? Casco? – istintivamente preme il tasto PAUSA.
 
«No» ripete per l’ennesima volta, scuotendo la testa «Non ce la faccio, non ci riesco»
 
Non ha il coraggio di guardare Tony, perché sa che questo lo autorizzerebbe ad iniziare un’altra filippica qual è, piena di conosci le regole, devi farlo e respira. Ma Tony per una volta non dice niente, tiene gli occhi fissi sulla strada. Per una volta, non sfodera la sua saggezza da inutile Yoda e resta in silenzio, lasciandogli tempo e spazio.
 
«Ok, ok» mormora Clay, più a se stesso che a lui «Ci provo»
 
«Fare o non fare, non c’è provare» risponde gentilmente Tony, abbozzando un mezzo sorriso che riesce in parte a calmare Clay.
 
Rimette le cuffie e preme PLAY.
Hannah sta raccontando di quello che è successo fra di loro alla festa ed è strano sentirsi ripetere la propria storia da qualcun altro. Gli sembra quasi di riuscire a vedersi, dall’esterno, mentre chiacchiera con Hannah sull’orlo di un divano sovraffollato, a bordo piscina sotto lo sguardo attento di Jeff, in cima alle scale davanti ad una porta chiusa. La storia a dire il vero lui se la ricorda leggermente diversa, ma immagina che questo sia quello che Tony chiama la verità di Hannah e smette di giocare a Cerca la Differenza. Arriva fino al punto in cui loro si ritrovano soli, al piano di sopra, prima che tutto quello che, fino a quel momento, era sembrato giusto, diventasse terribilmente sbagliato-
 
«Basta»
Clay interrompe di nuovo la registrazione.
Deve fermarsi. Non vuole sentirsi raccontare anche quella parte della storia.
 
L’auto rallenta.
«Vuoi che mi fermi?»
 
«No… Sì!» risponde Clay di impulso, prima di cercare di dare una forma coerente ai propri pensieri e formularli in modo che anche Tony possa capirlo: «Ma racconta cosa succede dopo? Voglio dire, racconta quello che ha fatto? Spiega perché?»
 
«Sì» risponde Tony con la sua solita voce calma.
 
«Oh»
La verità di Hannah.
Una parte di lui non aspetta altro che scoprire cosa sia successo – dove abbia sbagliato – ma un’altra non può fare a meno di pensare che di tutti i modi in cui avrebbe voluto scoprirlo, quello è l’ultimo.
«E quindi Alex, Zach, Justin… l’hanno ascoltata tutti? E Ryan, e Tyler?»
 
«Certo»
 
«Certo» ripete Clay dopo qualche secondo, chiedendosi perché mai pensasse di avere diritto ad un trattamento diverso «Sono come tutti gli altri»
 
 
25) Don't hurt anybody
 
Tredici motivi, tredici cassette, tredici persone.
 
Avevano ferito Hannah con una crudeltà fine a se stessa, solo per il gusto di farlo – ed era stato come incidere il proprio nome sulla corteccia di un albero solo per lasciare segno che si è passati da lì.
 
 
 
52) Scream out 
 
Una bugia, ripetuta così tante volte da iniziare a sembrare reale.
«La conoscevo a malapena»
 
Clay si domanda se non ci sia un fondo di verità in quelle parole, perché se davvero avesse conosciuto Hannah avrebbe capito, avrebbe colto i segnali, l’avrebbe salvata. E invece le ha fatto i complimenti per il suo taglio di capelli, perché è un idiota e pensava di farle piacere.
 
Clay piange schiacciando la faccia contro il cuscino e gli manca il respiro, e gli manca Hannah.
 
 
50) Don't lie to yourself
 
Non ha ucciso Hannah Baker. Lui non c’entra nulla con quelle cassette. È possibile che gli siano state consegnate per errore, o per una sadica forma di crudeltà?
 
Sa che ci sono persone che le hanno ascoltate tutte di seguito, ma lui personalmente non riesce ad ascoltarne più di una al giorno – non riuscirebbe ad andare più in fretta di così, è già abbastanza difficile, grazie.
Ascolta di tutto quello che Hannah ha passato e dentro si sente crescere una rabbia cieca e irrazionale che gli fa prendere a pugni il cuscino e rigare macchine altrui, come se questo potesse cambiare qualcosa.
 
È strano. Un senso di colpa gli opprime il petto con tanta forza da non lasciarlo respirare, eppure guardando indietro non gli sembra di aver fatto niente di male.
E poi capisce.
 
Non sono tanto le cose che ha fatto – ma quelle che non ha fatto.
Clay riascolta le cassette e si ritrova a dire a se stesso «Voltati, torna indietro, idiota» oppure «Diglielo. Diglielo ora», ma il passato resta lo stesso, impresso su nastro e siglato di smalto blu.
 
 
3) Breathe
 
Il senso di colpa continua ad opprimergli il petto la maggior parte del tempo, ma non oggi.
 
Quando Tony gli ha proposto una camminata, Clay se la immaginava in orizzontale e in sicurezza, tanto che una volta giunto di fronte alla parete di roccia non sapeva bene cosa farci.
 
«La scaliamo» ha risposto Tony, con la nonchalance di chi ti porge un frappè e ti chiede se vuoi assaggiarlo, se non fosse che Clay non ha affatto sete di avventura e soffre di vertigini.
 
Venti minuti dopo sono in cima. Clay non riesce a credere di avercela fatta, e invece.
L'adrenalina gli fa battere il cuore a mille, coprendo momentaneamente il dolore, e non c'è nient'altro che cielo sopra di lui.
 
Tony si pulisce sui pantaloni le mani ancora sporche di gesso.
«Come ti senti? Meglio?»
 
«Vivo» risponde Clay sinceramente, inspirando a pieni polmoni l’aria azzurra intorno a loro «Mi sento vivo»
 
 
45) Touch
 
La ferita alla fronte è quasi guarita, ma Clay continua ad indossare il casco.
In parte perché vorrebbe evitare un’altra cicatrice, in parte perché metterlo gli ricorda Hannah e quel soprannome che lei gli aveva affibbiato il giorno stesso in cui si erano conosciuti.
 
Clay ha sempre odiato sua madre per averlo costretto a metterlo, perché dopotutto ha diciassette anni, è al liceo e la gente lo prende già abbastanza di mira, ma Hannah lo chiamava Casco con un tono di voce dolce e divertito al tempo stesso, in grado di lasciar intravedere l’affetto che provava per lui sotto alla patina di un soprannome che probabilmente avrebbero capito solo loro.
Per questo Clay continua ad indossarlo.
 
Sono quelle cose che restano sempre lì, a fare compagnia.
 
 
 
41) Dance
 
Clay Jensen è un uomo d’onore e quando perde una scommessa ne accetta le conseguenze. È solo per questo che si trova al centro della palestra – eccezionalmente trasformata in pista da ballo – con indosso uno smoking affittato apposta per l’occasione e la sensazione di essere ridicolo.
 
In realtà il ballo c’è stato mesi e mesi fa, ma evidentemente il cervello di Clay ama fargli rivivere i momenti più imbarazzanti della sua vita quando lui sta dormendo e non può opporre resistenza.
L’unica cosa che rende quell’immagine un sogno e non un incubo è che c’è Hannah fra le sue braccia, ancora viva, splendida e sorridente.
 
«Non te la stai cavando tanto male, sai?»
 
 «Ho preso lezioni di ballo» scherza Clay, facendole fare una giravolta che fa fluttuare la gonna del suo abito viola fin sopra le ginocchia.
 
Questo glielo aveva detto anche nella realtà, ma per il resto il sogno è mille volte meglio.
Continuano a ballare sulle note di una sola canzone, sempre la stessa, in un loop infinito di passi in avanti e passi all’indietro, come del resto è la coreografia di tutta la loro storia. Hannah ha intrecciato le dita dietro al collo di Clay, e tiene gli occhi fissi nei suoi, ma il ragazzo non riesce a sostenere il suo sguardo per più di qualche secondo, perché d’accordo che è un sogno ma lui è sempre Clay.
Non le è mai stato tanto vicino e si sente mancare il respiro.
 
 «Hai intenzione di restare fino alla fine?» sussurra Hannah.
 
Clay annuisce, perché se c'è una cosa, una cosa soltanto, di cui è certo nella vita è che vorrebbe che quel sogno durasse per sempre.
Ma bisogna restare in due, altrimenti non è un restare ma è un restare soli .
 
«E tu vuoi restare?» le chiede Clay e non è una domanda quanto una preghiera «Puoi farlo? Puoi restare?»
 
Hannah ride e getta la testa all'indietro.
«Intendo, restare fin oltre la fine»
 
«Oltre la fine?» ripete Clay stupidamente, senza capire.
 
«Sì, per l'afterparty… a casa di Sheri, ricordi?»
 
Clay non fa in tempo a scoprire se nel sogno partecipano a questo afterparty o no, perché si sveglia madido di sudore in un letto vuoto per metà.
Il fantasma di Hannah svanisce lentamente davanti ai suoi occhi come una Polaroid invertita, la sua risata ancora nelle orecchie e quelle parole – restare fin oltre la fine – che suonano amare dette da lei che invece se n’è andata.
 
 
18) Talk with somebody
 
Parlare di lei non è facile.
Clay odia usare l’imperfetto, odia raccontare a qualcun altro di momenti felici che appartengono solo a lui e ad Hannah, perché gli sembra di rovinarli, come fiori di campo che passando di mano in mano si sgualciscono.
Però deve parlare di lei, perché se non lo fa sarà come se Hannah non fosse mai esistita se non sotto forma di voce registrata e non è così che Clay la vuole ricordare.
 
Tony è l’unico con cui Clay riesca ad aprirsi.
Forse perché è l’unico che sembra capire come si sente, forse perché urlare contro un cuscino non equivale esattamente a sfogarsi.
 
«Stanotte l’ho sognata di nuovo» inizia a dire, continuando a tenere gli occhi sulla strada che scorre veloce dietro al parabrezza. È più facile parlare durante i viaggi in auto, non bisogna guardarsi per forza. E se invece Tony insiste per farlo, Clay si sente autorizzato ad dargli un pugno sul braccio dicendogli di stare attento alla strada, cazzo. Ma Tony questa volta non lo sta guardando e confidarsi con lui riesce naturale come versare acqua da una brocca.
«Eravamo al ballo della scuola, quello in cui c’eri tu a mettere la musica… e c’era quella canzone, l’unico lento della serata»
 
«The Night We Met» sospira Tony «Me lo ricordo»
 
«Ballavamo solo quella canzone, ancora e ancora e ancora»
 
Clay non sta neanche più guardando il panorama. Ha gli occhi chiusi, nota Tony con la coda dell’occhio, forse sta tentando di ritrovare quell’immagine. Deve essere stato difficile svegliarsi da un sogno del genere.
 «È una bella canzone» dice soltanto, lasciando che sia Clay, se vuole, a parlare ancora.
 
 
Dopo qualche minuto, la canzone nel sogno deve essersi interrotta, perché Clay torna alla realtà e con voce esitante mormora: «Tony»
 
«Sì?»
 
«E se…» esita Clay, tormentandosi la pellicina del pollice «Così per ipotesi…. secondo te è possibile che esista, non so, una quattordicesima registrazione?»
 
Lo sguardo di Tony si addolcisce.
«Sul lato B dell'ultima cassetta?»
 
Clay annuisce.
 
Ha gli occhi pieni di un’irrazionale speranza e Tony odia quello che sta per dire, ma lo dice lo stesso: «No… ho provato ad ascoltarlo, ma era solo silenzio. Mi dispiace, niño»
 
«Oh… ok» risponde Clay dopo un’infinità di tempo ed è una cosa che fa spesso, quella di dire Ok quando le cose sono tutto tranne che ok. Torna a guardare fuori dal finestrino, con la fronte aggrottata e gli occhi lucidi, e dopo un po’ aggiunge, scrollando le spalle la testa: «È solo che… solo che pensavo che lei avesse lasciato qualcosa»
 
Ha lasciato qualcosa. Ha lasciato le cassette
 
«Pensavo che avesse lasciato qualcos’altro» si corregge Clay.
 
Tony non ha il coraggio di ribattere.
 
 
 
81) Have faith
 
Hai intenzione di restare fin oltre alla fine?
 
Clay prende in mano la scatola da scarpe che contiene le cassette e ne estrae l'ultima, la settima. Sul lato A, Hannah ha scritto, come sempre, un numero con lo smalto blu.
13
 
Se la rigira fra le mani, chiedendosi se non abbia completamente perso la testa a credere a quello che una ragazza morta gli ha detto in un sogno, ma tentare non costa nulla.
 
Prende un profondo respiro e poi inserisce nel walkman il lato B della cassetta, sussurrando ti prego ti prego ti prego Hannah e continuando a ripeterlo per un sacco di tempo prima di trovare il coraggio di premere PLAY
 
E aspettare.
La cassetta è una C60, quindi può contenere circa 30 minuti di registrazione.
I primi 28 sono di puro silenzio – neanche l’impercettibile battito cardiaco della cassetta dedicata a Tyer, quando Hannah si era appoggiata il microfono sul cuore – e poi un nome.
 
«Clay-»
 
 
7) Forgive
 
«Clay, sei tu?»
 
Clay deve mettere in pausa la registrazione, perché il cuore gli rimbomba nel petto tanto violentemente che non riuscirebbe a sentire nulla comunque.
La voce di Hannah è incerta, ma velata di speranza, come quella di un bambino che chiede se durante la notte ha davvero nevicato.
 
 «Certo che sei tu. Nessun altro ascolterebbe queste registrazioni anche oltre la loro fine ufficiale, ma tu sì. Lo so che sei diverso»
 
Hannah sospira e per un irrazionale attimo Clay spera che abbia avuto un ripensamento, ma poi ricorda che questa è solo una cassetta e se la sta ascoltando è perché è già troppo tardi.
 
 
«Se uno come Justin Foley si è meritato due cassette, il minimo che posso fare è registrarne un'altra per te… quindi vedila un po' come la nostra traccia fantasma. Fantasma è la parola più appropriata, date le circostanze»
 
Clay stringe con forza i pugni per impedirsi fisicamente di prendere il walkman e scaraventarlo contro il muro. Le unghie gli si conficcano nei palmi e il dolore gli dona la lucidità necessaria per continuare.
 
«Non credo di avertelo mai detto, ma ho sempre ammirato questo tratto di te, Clay. Non la definirei proprio “pazienza”, quanto più “fiducia nel fatto che aspettando qualcosa di bello arriverà”. Esiste una parola per questo, Clay? Esiste una parola per l’attesa di qualcosa di meraviglioso ma non certo? Esiste una parola per quando guardi il cielo sperando di vedere una stella cadente, o per quando ascolti un album sperando che alla fine ci sia una canzone scritta solo e soltanto per te? Non so se c’è, ma dovrebbe esistere»
 
«E tu dovresti essere viva» si ritrova a dire Clay, come se lei potesse sentirlo.
 
Non sa cosa si aspettava di sentire su quella cassetta, ma di certo non questo.
Non riesce a sentire Hannah parlare di attese, perché se soltanto non avesse aspettato a dirle quello che provava lei sarebbe ancora viva e queste cose gliele direbbe a voce.  Clay è quasi felice che Hannah abbia sprecato 28 minuti di cassetta restando in silenzio, perché quello che sta dicendo gli fa più male di quanto potesse mai immaginare.
 
«Sei più bravo di me, ad aspettare. e per questo ho cercato di imitarti e attendere che le cose migliorassero. Ho provato a dare un’altra possibilità alla vita, ma non sono stata fortunata. Nessuna stella cadente per me, nessuna ghost track... Ma in ogni caso adesso basta parlare di me. Ho avuto tredici cassette per farlo. Questa è per te, Casco. Per dirti che mi dispiace»
 
«Cosa?!»
 
Clay ferma la registrazione.
Non è possibile.
Hannah non può averlo detto.
Probabilmente ha capito male, oppure è passato dalle semplici allucinazioni ad un vero e proprio delirio.
 
«Mi dispiace tanto» ripete Hannah.
 
Le trema la voce, ma non è niente in confronto a quella di Clay.
«Cosa cazzo stai dicendo… cosa cazzo stai dicendo, Hannah»
 
Non è lei quella che dovrebbe essere dispiaciuta, lei è la vittima e lui l’assassino.
Non dovrebbero andare così le cose.
È tutto così sbagliato.
 
«Mi dispiace di per averti trascinato in questa storia. Te l’ho detto che ti avrei rovinatoLa verità è che non dovresti essere su queste cassette. Tu non sei una delle ragioni per cui ho deciso di morire, tu eri, forse, l'unica per cui sarei potuta restare»
 
«E allora resta» singhiozza Clay, premendosi con forza le cuffie contro le orecchie come se potesse trattenere Hannah con sé. La voce di lei gli rimbomba nella testa forte e chiara quando aggiunge:
 
«Quindi scusami per il dolore che ti ho causato. Spero che con il tempo che riuscirai, se non a capirmi, a perdonarmi. Perdonami. Io ho già perdonat-»
 
Non fa in tempo a finire la frase che la cassetta finisce.
 

13) Make everyone secure
 
Non racconta a nessuno della traccia fantasma, neanche a Tony.
È un segreto che vuole conservare per sé.
 
Ascolta la cassetta tante di quelle volte da impararla a memoria, come se si trattasse di una poesia o di una preghiera, e quando è certo di saperla, usa la cassetta per registrare la confessione di Bryce.
Per qualche motivo ha la sensazione che sia la cosa giusta da fare – coprire la voce di Hannah che gli dice di averlo perdonato con quella di Bryce che ammette di averla stuprata, perché gli sembra di ristabilire ordine nelle cose.
Non è innocente, nessuno di loro lo è.
Il perdono di Hannah è una valuta straniera che non sa come spendere.
 
 
11) Remember
 
A volte la vede ancora, con la coda dell'occhio.
Gli capita di scorgere il suo viso nella folla o di sentirla chiamare «Hey, Casco» con un tono di voce che è già una risata. Non si volta – sarebbe stupido farlo, la gente lo trova già abbastanza strano – ma fra sé e sé mormora: «Hey, Hannah»
 
 
70) Make the difference
 
Sono secoli che Clay non entra da Monet’s, eppure il posto non sembra essere cambiato di una virgola. C’è sempre quel chiacchiericcio discreto di sottofondo e l’atmosfera rilassante data dall’enorme stampa delle Ninfee che filtra la luce della vetrina.
Anche la barista è la stessa, per fortuna.
«Un caffè nero. Espresso» domanda Clay gentilmente.
 
Skye gli lancia un’occhiata torva e diffidente.
 «Il nome? » gli chiede giusto per dargli fastidio, dato che ricorda benissimo come si chiama. Probabilmente sta decidendo in che modo originale storpiare Clay, oggi.
 
«Skye» risponde Clay con un sorriso «Si scrive S-K-Y-E»
 
«Che nome di merda» commenta Skye, senza cambiare espressione.
 
«Non è il mio, sto aspettando un'amica» replica lui. Si svuota le tasche nel barattolo per le mance, poi si protende verso Skye con l’aria di chi vuole confidare un segreto e aggiunge: «Il caffè è un'offerta di pace, quindi per favore fallo bene»
 

 26) Keep moving
 
Alla fine si guarisce, o almeno ci si prova.
 
Jessica torna a frequentare gli allenamenti; Clay inizia a dare ripetizioni al cuginetto di Jeff, che ha i suoi stessi occhi o la stessa incapacità di strutturare un tema argomentativo; Justin si trasferisce momentaneamente a casa di Zach.
 
Insieme vanno a fare visita ad Alex, non appena esce da Terapia Intensiva.
L’infermiera sorride di fronte alla banana split da asporto che Jessica ha ordinato apposta da Monet’s, ma ovviamente ad Alex non è consentito mangiarla
 
Sembra che si sia salvato per miracolo.
I medici continuano a parlare di incidente, ma i tre ragazzi sanno benissimo che una persona non si spara in testa per sbaglio. Si chiedono solo come hanno potuto ignorare i segnali – la rissa nel parcheggio, il tuffo nella piscina – e fa male perché si erano ripromessi che quello che è successo ad Hannah non sarebbe successo mai più.
 
Justin ha il volto rigato di lacrime, ma se le asciuga prima di entrare nella stanza.
Alex è pallido e ha la testa avvolta da bende spesse e pulite.
La stanza è piena di fiori.
 
Lui e Clay non sono mai stati davvero amici, eppure Clay è il primo a precipitarsi accanto a lui. Lo abbraccia con l’affetto e la disperazione con cui abbraccerebbe Hannah, se potesse.
Clay lo abbraccia come se fosse Hannah, e in un certo senso lo è.
 
 
 
 
23) Accept
 
Tony Padilla e i lunghi viaggi in Mustang: una storia d'amore dal 1999.
 
La meta non è chiara – qualcosa come South Lake City – e dato che Skye e Brad non sono ancora riusciti a mettersi d'accordo è meglio non sollevare l’argomento, ma a Clay comunque non interessava più di tanto. Lasciano la città – è questo l’importante. Le strade di periferia sono pressoché deserte, la domenica mattina.
Va tutto bene.
 
«Mettiamo una cassetta?» domanda ad un certo punto Tony, che per deformazione professionale non perde mai occasione di sfoggiare la propria vasta e onestamente impeccabile cultura musicale.
 
Clay vorrebbe dirgli di sì, perché Tony ha davvero buon gusto in fatto di musica e di sicuro in auto avrà uno dei suoi mix indie rock, ma la verità è che non riesce a guardare una cassetta senza pensare ad Hannah. Forse il click della cassetta nel registratore non gli farebbe alcun effetto, forse lo farebbe scoppiare a piangere prima ancora che la musica cominci a suonare. Clay ci sta provando, davvero, a superarla, ma è dura. Vuole solo passare una domenica mattina con gli amici.
«Perché non sentiamo la radio?» propone allora, in tono apparentemente casuale.
 
Scorge un lampo di comprensione negli occhi di Tony, che risponde: «Buona idea» e preme sull’acceleratore.
 
Viaggiano ancora su una strada vuota e assolata che sembra uscita da un libro di Kerouac. Skye giocherella con i suoi braccialetti di pelle e Brad tenta di fare conversazione raccontando di un suo zio emigrato in Australia, ma Clay non riesce davvero a seguire il discorso. Sta pensando che è felice e si chiede se ha il diritto di esserlo. Probabilmente no. Ma il sole che filtra attraverso il finestrino è caldo sulla sua pelle e il vento gli scompiglia i capelli e va tutto bene. Clay pensa ad Hannah sul tetto del Crestmont che dice  «Che bel momento per essere vivi »e si ritrova a pensare che i capelli, a quest'ora, le sarebbero già ricresciuti oltre le spalle.
 
La strada continua a scivolare sotto di loro.
Tony tiene il braccio fuori dal finestrino, tamburellando con le dita a ritmo di musica, alzando il volume per sovrastare il soffiare del vento.
 
La radio è stata una buona idea.
Di tanto in tanto Tony ha mormorato qualcosa come  un riff di chitarra davvero spettacolareNon ne fanno più di pezzi così. Ad un certo punto, Clay lo sente parlare di come gli Oasis siano la prova vivente che una band formata da musicisti seri può sopravvivere anche dopo essersi sciolta e si domanda se questo possa valere anche per lui, se possa farcela anche da solo.
 
Il ricordo di Hannah è dolceamaro nella sua memoria, ma costante e fedele. Lei gli fa visita in sogno e nel dormiveglia, durante le ore buche e i viaggi in autobus con gli occhi chiusi e la fronte appoggiata al finestrino. Il suo fantasma sembra abitare sotto le sue palpebre ed è come se non se ne fosse mai andata, a volte.
 
La radio si sintonizza su un vecchio successo dei The Fray e Clay si ritrova a pensare che ad Hannah forse questa canzone piaceva quanto piace a lui.
E a Tony, evidentemente.
 
«Oh, adoro questo pezzo… mi passeresti una cassetta, Clay?» domanda indicandogli il vano portaoggetti «Quella verde, grazie»
 
Clay gli passa la cassetta, senza capire.
 
Tony la inserisce nel lettore.
Click
«Le cassette» gli spiega sollevando un sopracciglio, come se fosse la cosa più ovvia del mondo «sono riscrivibili»
 
 
 
  
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