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Autore: ladyzaphira    20/04/2017    1 recensioni
[Megaman NT warrior/Megaman EXE]
Tratto dalla storia:
-... In principio non ero niente più che un dispositivo, una macchina, un intelligenza artificiale con nessun’altro scopo nella vita che non fosse servire nel sistema per cui era stata creata.
Poi tutto è cambiato.
E’ accaduto qualcosa, non saprei spiegare di preciso cosa, ma qualcosa!!
Il professor. Yuuichiro Hikari, il mio creatore, mi aveva reso diverso rispetto a qualsiasi altro programma per computer, SPECIALE ...-
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato. 

Respirare l’aria fresca. 
Camminare a piedi nudi sull’erba, sentendone il solletico dei fili tra le dita.
Toccare l’acqua che scorre in un ruscello e sentire le piccole, fredde, goccioline che ti scivolano lungo le punte delle dita …

… Sdraiarsi sulla spiaggia a sentire il calore del sole sul viso se è giorno, o a contare le stelle se è notte. 

Se penso a quanto sono migliorato rispetto a ciò che ero prima, è davvero un miracolo.

In principio non ero niente più che un dispositivo, una macchina, un intelligenza artificiale con nessun’altro scopo nella vita che non fosse servire nel sistema per cui era stata creata.

Poi tutto è cambiato. 

E’ accaduto qualcosa, non saprei spiegare di preciso cosa, ma qualcosa!!

Il professor. Yuuichiro Hikari, il mio creatore, mi aveva reso diverso rispetto a qualsiasi altro programma per computer, SPECIALE.

Grazie al suo lavoro un sentimento di consapevolezza mi aveva illuminato, il quale mi permise di uscire dal baratro della meccanicità, bypassanso qualsiasi altra forma tecnologica. 
Un improvviso, strano, desiderio di conoscenza mi pervase. 
Cominciai a pormi delle domande e, gradualmente, a cercarne le risposte.
Così mi scoprii in grado di elaborare e memorizzare miliardi e miliardi di micro particelle di dati informatici che fossero utili allo scopo, in modo più veloce ed efficiente di qualsiasi altro programma. 

Più ne elaboravo, più ne volevo trovare di nuovi, e la mia consapevolezza continuò a crescere, crescere sempre di più.

Solo una cosa sfuggiva alla mia comprensione.
Solo una domanda a cui non riuscivo a trovare una risposta che mi soddisfacesse. 

Perché?

Perché ero così?!

Perché questo programma mi aveva reso in grado di pensare, pormi domande e provare il desiderio impellente di trovare le risposte?
Un qualcosa che nessun’altra macchina avrebbe mai potuto sviluppare.

Una COSCIENZA.

Le persone la chiamano “anima” e non so se nel mio caso possa definirsi così ma era MIA, la coscienza era mia.

Come se si fosse fermato solamente a questo poi … 
… No, con il passare dei giorni, oltra alla coscienza arrivò molto, molto altro.

Arrivarono le EMOZIONI.

Una alla volta. 

Una dopo l’altra, in modo tanto rapido quanto inaspettato e destabilizzante, tanto che all’inizio pensavo fossero errori di programma. 

Delle specie di bug nel mio sistema di percezione.

Il professor. Hikari, che veniva a controllarmi ogni due, tre giorni, all’epoca, mi diceva di non preoccuparmi, che aveva tutto sotto controllo …

… Che era NORMALE.

Non ero certo di credergli.

Ormai ero perfettamente consapevole di chi ero, o comunque COSA ero.
Un programma, e come tale non ero in grado di provocare le reazioni chimiche che permettevano di sentire cose come tristezza, felicità, rabbia o i sentimenti di affetto e attaccamento tipici degli esseri organici. 

Eppure …

Giorno dopo giorno, ora dopo ora, sentivo quelle emozioni farsi strada nella mia coscienza.

Mi spingevano a provare gioia quando il professor. Hikari veniva a trovarmi, a provare preoccupazione se ritardava più del previsto.
A provare orgoglio quando lo battevo a scacchi, in quei momenti in cui doveva controllare il mio processo di apprendimento, e irritazione quando invece era lui a vincere e molto, molto altro.

E fu così che la domanda tornò di nuovo. 

Perché?!

Che cosa aveva fatto il mio creatore per fare di me quel che ero? E perché non esisteva nessun’altro programma in grado di farlo? 

Perché mi sentivo così … così SOLO?

La distanza fisica che c’era tra me e le persone vere, le persone VIVE, che ogni giorno vedevo passare aldilà degli schermi del SciLab aveva cominciato a farmi male.

Come se la realtà della rete non fosse il mio posto.

Poi, finalmente, il mio creatore mi diede la risposta.
Mi disse che aveva preferito aspettare che fossi pronto prima di darmela, per spiegarmi il mistero che c’era dietro al quei fastidiosi “perché” e che i miei complicati codici binari sembravano incapaci di raggiungere. 

I perché che mi stavano ossessionando, e che la cui risposta alla fine era molto più semplice ed intuibile di quanto mi aspettassi.

Io ero UMANO …

… O perlomeno ero NATO come tale.

A malapena un paio d’ore che seguirono la nascita mia e del mio gemello i medici mi diagnosticarono l’HBC*.
L’HBC è una malattia progressiva che raramente lascia scampo, provocando gravi danni  al cuore e, di conseguenza, un indebolimento inesorabile dell’intero sistema cardiovascolare.

Il fisico debole, la pressione sanguigna fuori controllo, il respiro affaticato …  

Sin da subito fu evidente che non sarei sopravvissuto.  

Riuscirono a tenermi in vita all’incirca per un anno, prima che le mie statistiche peggiorassero, fino alla morte.

Yuuichiro Hikari, mio …
… mio padre. 

Non riuscì ad accettarlo.

Già da diverso tempo aveva iniziato a lavorare su un programma informatico particolare, in previsione di ciò che sarebbe accaduto, mancava soltanto il tocco finale.

Il mio DNA.

Non so ancora come e, forse, non lo saprò mai ma in qualche modo mio padre, riuscì a convertire un frammento del mio DNA in dati digitali.
Sarebbero stati quest’ultimi a completare il programma su cui stava lavorando.

Il primo NetNavi.

La prima intelligenza artificiale in grado di interagire con l’uomo e provare empatia verso quest’ultimo.   

Quella risposta mi turbò così profondamente da mandarmi in stan by per diversi giorni.

Quando mio padre riuscì a sbloccarmi mi sentii diverso, perfino più … consapevole di prima, di me stesso e di ciò che mi circondava.

Passò diverso tempo.

La rete informatica mondiale nel frattempo si era sviluppata a tal punto da creare un vero e proprio mondo parallelo, un mondo dove io e tutti gli altri NetNavi che vennero creati sulla base del mio programma potessimo vivere.
Non più semplici impulsi elettrici, ma coscienze corporee che si muovevano su uno spazio fisico.   

Ci vollero ben cinque anni per ottenere questo risultato.

Io ero morto, ma mio fratello aveva vissuto.

Le emozioni base che avevo imparato a conoscere ed accettare avevano rivelato sfumature più intricate, particolari. 

Particolari come il rimpianto, la nostalgia, l’amarezza … la gelosia.

Ebbi nuovamente bisogno dell’aiuto di mio padre per comprendere quest’ultima.

Era quindi gelosia quella che provavo vedendo le persone al di là degli schermi?
Era gelosia quella che sentivo accerchiarmi la testa, portandomi a serrare la mascella e stringere i pugni quando vedevo Netto giocare con la mamma sul prato di casa? 

Ero geloso perché loro … 
… perché LUI, era dall’altra parte ed io invece no?

Si, lo ero.

Fu la gelosia l’emozione che più mi riempì la coscienza per tutto quel lasso di tempo.

Ciò mi portò ad aggiungere un altro tipo di sentimento al mio repertorio: La vergogna.  

Provai un immensa vergogna nel pensarmi geloso di Netto.
La gelosia non era un sentimento positivo e mi faceva male provare una cosa del genere proprio nei confronti di mio fratello, il quale non aveva alcuna colpa se le cose erano andate come erano andate.
Lentamente imparai a sbarazzarmene, concentrandomi soltanto su quella morbida sensazione di calore che avvertivo ogni qualvolta vedevo Netto sorridere.

Allora conobbi il sentimento più importante di tutti.

L’affetto.

Capii che finché il mio fratellino sarebbe stato felice lo sarei stato anch’io perché …
… Perché gli volevo bene.

Quel giorno mio padre mi disse che ero pronto per diventare il NetNavi di Netto.

Non avrei mai cancellato quell’evento dalla mia memoria.
Netto era così felice che papà gli avesse permesso, dopo tante richieste, di tenere un NetNavi personalizzato.

Anch’io lo ero.

Dopo undici anni di distanza forzata, a vederlo crescere da lontano. 

Mai stato più felice di potergli parlare, potergli stare accanto così come avrebbe dovuto essere da sempre.    

Dopotutto, eravamo FRATELLI no?

Nonostante Papà mi avesse vietato di rivolgermi a Netto come tale.
Il mio gemello infatti non aveva la minima idea delle circostanza che avevano portato alla mia creazione.

Non aveva idea che il primo NetNavi ad essere stato creato ero io, prima di tutti gli altri. 

Non avrebbe mai potuto immaginare che tutto il mio essere era ANCHE tutto ciò che restava di suo fratello.
E che se è vero che esiste un’anima, quella di Saito Hikari vive dentro di me.

“Sei stato grande Rockman!!” 
 
Rockman exe. è quello il mio nome ora …
… Non Saito.

“Eheheh!! E’ anche merito tuo se abbiamo vinto Netto-kun, siamo una squadra no?”

“Eccome!!” 


Vorrei tanto potergli raccontare la verità, ma papà dice che non è ancora il momento, che non è ancora pronto.

“Buonanotte Rockman …”

“Buonanotte Netto-kun”


Ed io non posso fare altro che aspettare il giorno in cui lo sarà.

“… ti voglio bene” 

“Anch’io ti voglio bene, fratellino …” 

........................

*HBC è la malattia che ha tolto la vita a Saito Hikari, il fratello gemello di Netto, dal cui DNA il professor. Hikari ha creato Megaman.

Prima fanfic che scrivo sulla serie "Rockman EXE / Megaman NT warrior", dedicata al mio personaggio preferito Megaman per l'appunto anche se ho preferito usare i nomi originali giapponesi ^^
  
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