Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: usotsuki_pierrot    21/04/2017    1 recensioni
Finalmente, la mia prima storia in cui rientra Deidara, pg che adoro e che ha un rapporto... particolare con Yami.
Riuscirà a risollevare il morale della ragazza, ancora a terra a causa della morte di Sasori? O lascerà che se ne occupino gli altri membri dell'Akatsuki? E questi ultimi si fideranno ciecamente del biondino e del suo "misterioso piano"?
-
Erano passati pochi giorni dallo scontro in cui Sasori aveva inevitabilmente perso la vita, ma nonostante tutto fu abbastanza semplice per gli altri membri dell'Akatsuki passar sopra l'accaduto e procedere con l'operazione di ritrovamento dei Jinchuuriki. Per tutti, tranne che per Yami.
L'azzurrina si era rinchiusa in camera sua, sul letto, con le gambe piegate e le ginocchia al petto, saldamente avvolte dalle braccia.
Era rimasta lì, con la fronte premuta contro gli arti inferiori, le dita intrecciate e la divisa dell'Akatsuki piegata accanto a lei.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
- Questa storia fa parte della serie 'Sabaku no Yami'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PREMESSA
Ci tenevo moltissimo a scrivere questa fic per tre semplici motivi: Deidara è uno dei miei pg preferiti della serie, voglio costruire un buon rapporto tra lui e Yami, e volevo cimentarmi nella stesura di una storia che includesse tutti i membri dell'Akatsuki. Ho cercato di mantenere i pg quanto più IC, ma mi scuso in ogni caso se per alcuni sono magari uscita un po' dal carattere originale. Chiedo perdono, vi assicuro che ho dato il massimo-
Prima di lasciarvi alla lettura, vi rimando alla mia pagina fb: usotsuki_pierrot.
Bene, detto questo, spero vi piaccia! Buona lettura e alla prossima!



Erano passati pochi giorni dallo scontro in cui Sasori aveva inevitabilmente perso la vita, ma nonostante tutto fu abbastanza semplice per gli altri membri dell'Akatsuki passar sopra l'accaduto e procedere con l'operazione di ritrovamento dei Jinchuuriki. Per tutti, tranne che per Yami.

L'azzurrina si era rinchiusa in camera sua, sul letto, con le gambe piegate e le ginocchia al petto, saldamente avvolte dalle braccia.
Era rimasta lì, con la fronte premuta contro gli arti inferiori, le dita intrecciate e la divisa dell'Akatsuki piegata accanto a lei. Fatto molto insolito, dato che odiava rimanere senza, anche quando si ritrovava da sola, per il semplice motivo che non solo si sentiva quasi nuda senza quella veste che era ormai tanto abituata ad indossare, ma anche perché la aiutava a nascondere quel processo inesorabile a cui la sua pelle era stata soggetta da anni; e in effetti, non appena si posizionò di fronte allo specchio di camera sua, con una semplice maglia a maniche corte e un paio di pantaloni indosso, e fissò il suo sguardo nella figura riflessa, il suo cuore perse un battito alla vista delle sue stesse braccia completamente ricoperte di legno, insieme alle mani – dalle dita delle quali era partito tutto –, a una piccola porzione del collo e alla guancia destra.
Tirò un sospiro, chiudendo gli occhi e tornando a sedersi sul letto, posando i palmi accanto a lei sulle coperte.
Sollevò nuovamente e con calma le palpebre, fissando lo sguardo a terra e mantenendo un silenzio eterno, glaciale, solenne.


«Dobbiamo fare qualcosa», sentenziò Itachi in una delle altre stanze.
«E cosa proponi di fare, Itachi-san?». Kisame, seduto accanto alla scrivania di fronte al letto del corvino, osservava incuriosito il viso impassibile del ragazzo, cercando di capire dove avesse voluto arrivare con quella frase.
L'Uchiha si lasciò andare ad un impercettibile sospiro, socchiudendo gli occhi rossi.
«Si allenava fino all’altro giorno con te, no?».
«Sì, ma non l'ho mai vista nemmeno io in quello stato. Era Sasori quello che più la conosceva tra tutti noi».
«Mh». Con un lieve cenno di disappunto, Itachi si portò la mano al mento, in un processo di riflessione che sembrava appartenergli in qualunque momento.
«Non vorrei interrompere il vostro discorso», una terza voce appartenente ad un ospite indesiderato capace di attraversare i muri e provvisto di un folto fogliame a circondare la testa bicolore giunse alle orecchie dei due ninja traditori presenti nella stanza.
«Zetsu, hai novità per caso?», chiese l'uomo-squalo, che aveva incrociato le braccia rivolgendo un'occhiata al nuovo arrivato.
«Veramente pare che Deidara sia in movimento».
«Deidara? E cosa vorrebbe combinare lui? Far saltare in aria la sua stanza?». Con uno sguardo colmo in parte di curiosità, in parte di rimprovero, Kisame continuò a guardare Zetsu, che in tutta risposta ricambiò l'occhiata per qualche istante, prima di scomparire man mano nella parete. «Sembra intenzionato a voler “sistemare la situazione”, qualsiasi cosa questo significhi nel suo vocabolario».


E in effetti proprio il biondino dagli occhi azzurri era appena uscito dalla sua stanza, e stava percorrendo il lungo corridoio che separava la camera da quella di Yami. Camminava a testa alta, con le pupille che non si scostavano di un millimetro e la determinazione stampata sul volto, che di tanto in tanto attirava l'attenzione dei membri dell'Akatsuki ai quali passava di fianco.
Alcuni si erano fermati ad osservarlo, e a riflettere se ciò che aveva in mente fosse qualcosa di cui preoccuparsi seriamente; fu il caso di Konan e di Kakuzu in particolare, nonostante quest'ultimo ebbe ben poco tempo per pensarci attentamente. Un certo immortale di sua conoscenza con cui stava camminando infatti non aveva preso molto bene l'improvvisa sosta, l'aveva rimproverato con alcuni "Kakuzu! Kakuzu, muoviamoci, mi si congelerà il culo a stare qui in mezzo!!", minacciandolo di sfoderare la potente falce e di punirlo in nome di Jashin, e l'aveva infine obbligato a riprendere il cammino per sfinimento.
Altri invece avevano ripreso velocemente il proprio lavoro, come Pain, che aveva scoccato un'occhiata intrisa delle mille parole non dette e che racchiudeva minacce velate come "se osi far danni non vedrai più la luce del sole", o "non provare a far esplodere qualcosa, ché poi a saltare in aria sarai tu", per poi tornare al proprio dovere come se nulla fosse successo.
Come ciliegina sulla torta, ciliegina che tanto saporita non era in fin dei conti, incrociò Tobi, proprio quando stava per giungere dinanzi alla porta chiusa della ragazza.
«Mmh? Deidara-senpai, cosa succede?? Non è che stai andando da Yami-senpai? Posso venire anch'io??». Non che il ninja amante delle esplosioni tollerasse più di tanto la voce del mascherato in situazioni normali, ma il tono da lui usato, quell'ingenuità che traspariva da tutti i pori, quella genuina e semplice curiosità messa in mostra senza pensarci lo avevano decisamente irritato più del solito. Tanto che proprio quest'ultimo non lo fece nemmeno finire e gli scoccò uno sguardo carico di rabbia che non solo fece intuire al più grande che _forse_ quel giorno il compagno non era dell'umore giusto, ma gli spedì una serie di brividi che gli salirono per la colonna vertebrale e gli fecero rizzare qualche ciocca di capelli alla base del collo. Decise di indietreggiare di qualche passo, e anche in fretta, nascondendosi dietro l'angolo che permetteva al corridoio di svoltare e proseguire dritto.
Il biondino intanto aveva tirato un profondo sospiro e aveva azzerato la distanza che lo separava dalla porta della camera di Yami. Alzò il braccio e bussò, facendo sobbalzare, dall'altro lato, la diretta interessata.
Quest'ultima si separò svogliatamente dal letto, tanto che non si accorse di non indossare più la divisa dell'Akatsuki; difatti, non appena giunse davanti alla porta e abbassò la maniglia per aprirla, si ritrovò di fronte ad un Deidara che dapprima sembrò essere in procinto di parlare, ma che si fermò immediatamente, posando gli occhi cristallini sulla figura della kunoichi.
«Deidara-senpai?».
Lo sguardo un poco corrucciato del più alto si posò inizialmente sulle sue braccia, poi sulla mano libera dalla presa alla maniglia e distesa pigramente sul fianco, infine sul collo e sul viso dell'azzurrina - in particolare sulla guancia destra -.
«Voglio parlare con te, mh».
La testa di lei si inclinò da un lato, osservando confusa l'espressione quasi tesa del compagno, e dopo qualche attimo di riflessione annuì, spostandosi di poco per permettergli di entrare.
Lo scenario che si parò di fronte agli occhi chiari di Deidara fu non proprio piacevole. Sapeva che avrebbe trovato chissà quali "porcherie", così le aveva sempre definite con Sasori, legate alle marionette, ma mai avrebbe immaginato che la passione per le teste mozzate della ragazza fosse così forte, anzi, preoccupante avrebbe osato dire.
Da qualsiasi lato della stanza tentasse di girarsi, trovava mucchi e mucchi di quella precisa parte del corpo che alla più piccola faceva particolarmente gola; negli angoli, sui mobili, appese al soffitto. Ognuna aveva gli occhi aperti, ma il biondino non riuscì a soffermarsi per più di due secondi anche solo su uno degli sguardi raccapriccianti di quelle teste ordinate per la maggior parte quasi troppo accuratamente.
Sul letto - sul quale si era nel frattempo seduta Yami - vide poi l'unico capo che era stato posizionato con attenzione ma completamente da solo: quello di Sasori, che per giunta era il solo a cui l'azzurrina aveva abbassato le palpebre.
Deidara deglutì rumorosamente, mentre una goccia di sudore freddo scivolava sulla sua tempia e ogni piccola parte del suo corpo lottava contro il desiderio impellente di fuggire da quella stanza dall'atmosfera così pesante e quasi asfissiante.
«Deidara-senpai?». La voce di lei lo risvegliò dai suoi pensieri, rassicurandolo per quanto poté, mentre gli occhi si fissarono rapidamente su di lei nel tentativo di non concentrarsi sull'ambiente circostante.
«Ti senti bene, Deidara-senpai?».
«Dovrei essere io a chiederlo a te, mh!». Il tono impettito del biondino fece intuire a Yami quale fosse il motivo di quella visita inaspettata, e in un batter d'occhio abbassò lo sguardo posandolo prima sulle ginocchia, e successivamente sul pavimento della stanza.
Il corpo del ninja si fece pian piano più rilassato e tranquillo; non che si stesse abituando all'atmosfera così... particolare, semplicemente la sua attenzione era ricaduta totalmente sulla figura tesa della compagna. Un leggero broncio comparve sul suo viso, mentre incrociava le braccia in segno di superiorità e alzava di poco il mento.
«Avanti, dimmi cosa ti sta succedendo, mh!».
A quella domanda indiretta, che aveva tutta l'aria di essere più un ordine, la marionettista tirò un piccolo sospiro, chiudendo gli occhi verdi per poi riaprirli di poco qualche istante dopo.
«A te non manca proprio per niente Sasori-sama?». Il tono di voce dell'azzurrina era così flebile che persino il ragazzo, nonostante si trovasse a pochi passi dal letto e non ci fossero altri rumori, fece fatica a sentirla. Ma il nome dell'ex compagno bastò per irrigidirgli in parte i muscoli, e fargli mordere il labbro.
«Devi dimenticarti di lui, mh! Ormai è morto!».
Il volto della giovane si rabbuiò, mentre iniziava a stringere i pugni tanto che se ci fosse stata ancora pelle le sarebbe uscito sangue a causa della pressione delle unghie.
«Questo lo so!!», sbottò tenendo lo sguardo fisso a terra, gli occhi nascosti dai lunghi capelli.
Il biondino la guardò di sfuggita, e allentò la presa alle braccia che aveva incrociato.
"Cosa sto combinando?! Son venuto qui apposta per consolarla e ho solo peggiorato la situazione!". Quelle frasi gli frullavano per la testa, insieme al pensiero che probabilmente se Tobi fosse davvero entrato con lui nella stanza avrebbe risolto la questione in un baleno. Al contrario di lui, che nemmeno riusciva ad avvicinarsi senza far danni. Si sentiva uno stupido.
Gli occhi azzurri gli si posarono nuovamente sulle braccia ricoperte di legno. Lo sguardo si rilassò improvvisamente e anzi arrivò ad assumere un'espressione quasi sconsolata. Le pupille iniziarono a percorrere le dita strette a pugno, il dorso della mano più vicina a lui, il braccio destro, fino a giungere al gomito e risalire lentamente. Senza accorgersene, il biondino si era avvicinato a passi lenti e silenziosi al letto, vi si era seduto azzerando la distanza che lo separava dalla ragazza, e senza distogliere nemmeno un attimo lo sguardo dai lineamenti dell'arto, aveva posato la mano sull'avambraccio.
Non appena le dita vi entrarono in contatto, Deidara fu quasi tentato di allontanare subito le falangi dalla superficie rigida del legno, sensazione fin troppo strana. Ma resistette all'impulso di rovinare tutto nuovamente, e iniziò ad accarezzare la "pelle" di lei, sfiorandole il polso e il dorso della mano e sussurrando un flebile "ti fa male, mh?".
A quelle inaspettate carezze da parte del più grande, l'azzurrina sospirò rilassando i muscoli contratti a causa della rabbia.
«Sento poco...».
Il ninja mantenne un rigido silenzio per qualche istante, dopodiché portò le mani sulle sue spalle, facendola lentamente voltare verso di lui. Le posò le mani sul viso, premendo con i palmi per creare maggiore contatto.
Gli occhi azzurri incrociarono i verdi della ragazza, che fissò le pupille sullo sguardo stranamente serio del più grande.
Rimasero qualche istante immobili; solo le dita di lui si spostavano sulle guance della kunoichi, che dal canto suo iniziava a percepire un calore che man mano le stava permettendo di rilassarsi.
«Yami», riprese a parlare il biondino, senza distogliere per un momento lo sguardo. «Sasori-danna mi ha parlato del tuo rapporto con quel Jinchuuriki, mh».
L'immagine di Gaara si fece strada nella mente della ragazza, che non riuscì a non irrigidirsi nuovamente. Tentò di discostare l'attenzione dal viso del compagno, ma la pressione delle sue dita non le permisero di spostarsi di un millimetro.
«È anche colpa sua se stai così, mh?».
«Deidara».
«Per il fatto che è morto? Perché l'abbiamo ucciso?».
«Deidara, non saprò come farti saltare in aria ma se continui un modo per uccidere te lo trovo».
Un leggero broncio prese piede sul volto del più grande, che sembrò non curarsi – o perlomeno, non troppo – delle minacce nemmeno tanto velate della compagna.
«Devi dimenticarti anche di lui, mh. Di quel Jinchuuriki, dico».
Yami a quel punto lo squadrò con un'espressione che dava vita nel modo più adatto e conciso possibile ai suoi pensieri di quel momento. “Ma questo qui è proprio idiota di suo o ha battuto la testa in combattimento?”.
«Sei proprio sicuro di stare ben-». L'azzurrina non fece in tempo a finire la frase. Il più grande avvicinò il viso al suo, portando una mano a reggerle il mento. Socchiuse poi gli occhi azzurri, lasciando che si posassero dapprima sul naso della ragazza, poi sulle pupille, mentre le guance della stessa si facevano sempre più rosse – o quantomeno le parti non ancora ricoperte dal legno -.
«D-Deidara-senp-».
Le labbra del biondo si posarono rapidamente ma con una delicatezza decisamente insolita da parte sua su quelle di lei, gli occhi cristallini si chiusero senza fretta, assaporando quel contatto così intimo; il viso della marionettista divenne in poco tempo paonazzo, le palpebre si erano serrate immediatamente, le mani si erano appoggiate sulle coperte, con le braccia tese un po' a causa dell'imbarazzo, un po' per riuscire a raggiungere con più facilità l'altezza del compagno.
Le dita del ninja si infiltrarono in un attimo tra i lunghi capelli azzurri, il palmo si posò sul collo della più giovane, e quando il contatto si fece più intenso, la lingua presente al centro della mano si mosse lentamente sul legno, provocando leggeri brividi nel corpo della ragazza.
Fu a quel punto che, con un piccolo ghigno dipinto sul volto, il più grande spezzò l'intimità nella quale erano caduti e si concesse qualche istante – durante i quali ritornò a posare la mano sulla coperta - per osservare il viso completamente rosso della compagna; quest'ultima, dal canto suo, riaprì di poco gli occhi verdi e assunse un'espressione quasi delusa e insoddisfatta.
«Non avevi mica detto che “sentivi poco”, Yami?».
A quel tono quasi malizioso del biondo, l'interpellata gonfiò le guance, distogliendo lo sguardo e farfugliando qualche parola sconnessa.
«A me sembrava proprio che l'avessi sentita bene, invece, mh...».
Con un gesto rapido, com'era suo solito fare, Deidara prese il viso dell'azzurrina tra i palmi, lasciando che le labbra incontrassero nuovamente le sue, che divenivano sempre più calde e accoglienti, anzi, quasi desiderose di ottenere di più.
Quella volta, entrambe le mani del biondo andarono a posarsi sul suo collo, ma le lingue non ottennero il permesso di poter uscire dalle sue "bocche extra"; le sue dita, abituate a modellare l'argilla, si infilarono ancora tra i lunghi capelli di lei, e si posero sulla nuca per permettere a quel contatto di aumentare d'intensità.
E ogni volta, non appena la passione raggiungeva il culmine, il biondo si staccava rapidamente dalla ragazza, per poter sentire il suo respiro farsi sempre più pesante, la sua voce sempre più debole mentre pronunciava il suo nome nel vano tentativo di farlo smettere.
Poi, passati quei pochi secondi, dopo aver sfoderato un piccolo ghigno, il ninja riprendeva a baciarla, ripetendo quello che pareva a tutti gli effetti un gioco per lui e una tortura per lei.
Le mani della giovane marionettista si erano mosse per ricercare un appiglio, e lo trovarono nella maglia di Deidara, alla quale le dita si aggrapparono.
I baci del biondo si fecero man mano più brevi e dolci, mentre gli occhi azzurri si riaprivano lentamente e le dita accarezzavano con delicatezza il legno e la guancia sinistra della kunoichi.
La presa alla maglia del ragazzo da parte di quest'ultima allentò sempre più, il viso perse parte del rossore esplosivo che l'aveva colto in precedenza, il corpo si rilassò e il respiro si fece pian piano regolare sulle labbra di lui, non appena si furono completamente e definitivamente allontanate, seppur di poco.
Gli occhi verdi si aprirono, fissandosi in quelli chiari di Deidara, il quale separò con delicatezza le dita da quel viso caldo per posarsi poi sulle spalle, in un gesto di affetto che l'azzurrina non era abituata a ricevere dal compagno.
Il più grande si abbassò quel poco che gli consentì di imprimere un leggero bacio sulla guancia sana; dopodiché le labbra si schiusero in un "non permetterò a nessun altro di ridurti così, mh" sussurrato accanto all'orecchio della diretta interessata, che si sentì quasi più imbarazzata - di quanto non fosse già - di fronte a quel tono basso, che le si insinuò nella mente mentre quella frase veniva ripetuta in loop dal suo cervello.
Non appena il biondo ritornò a sedersi in un modo perlomeno decente, con la schiena rivolta al muro e il viso fisso avanti a sé, e non appena Yami fu in grado di elaborare pensieri di senso compiuto, si accorse di quanto anche lui fosse imbarazzato e rosso in viso; era solo molto più bravo a non farlo intravedere.
E non bastò nemmeno la folta ciocca di capelli che teneva di fronte all'occhio sinistro per nasconderlo; tanto che in una manciata di secondi la compagna riuscì ad allungarsi quel poco verso di lui da raggiungere con le dita la sua fronte, così da liberare la metà del viso coperta e osservare, con un piccolo sorriso soddisfatto dipinto sul volto, il rossore accennato sulle guance del ragazzo e gli occhi azzurri che brillavano più del solito.
«Mmh?». Il più alto le rivolse uno sguardo genuino, adornato da un'espressione confusa e innocente, che all'azzurrina parve per qualche attimo appartenere ad un bambino.
Si fissarono per secondi interminabili, finché le guance di lui non si gonfiarono in un lieve broncio imbarazzato, momento in cui il viso si allontanò rapidamente da quello della ragazza, le pupille si fissarono sul pavimento della stanza e le braccia si incrociarono al petto. Come per dimostrare - o per meglio dire convincersi - di non essere in realtà così positivamente "turbato" da quella strana quanto insolita situazione.
E dopo una piccola risata che non celava nulla di denigratorio quanto piuttosto un sentimento di felicità e spensieratezza che Yami non aveva provato per anni, anche Deidara fu costretto a cedere e a lasciarsi andare ad un impercettibile sorriso, rivolto quanto più a se stesso che all'azzurrina, che infatti probabilmente non l'aveva nemmeno notato.
Uno sbadiglio prese il possesso del viso stanco della marionettista, che istintivamente si portò una mano a strofinare l'occhio destro, con le labbra ancora curvate all'insù.
Il ninja la notò senza però voltarsi completamente verso di lei, e allungò un braccio che la circondò e la costrinse delicatamente ad appoggiarsi alla sua spalla.
La kunoichi fece fatica ad elaborare cosa stesse succedendo, tanto che il calore al livello delle guance giunse solamente dopo qualche istante.
Deidara teneva gli occhi chiusi, il mento leggermente alzato e un broncetto decorava il suo viso ancora rosso.
«Avanti, mettiti a dormire, mh!».
L'azzurrina però prima di rilassarsi completamente parve ricordarsi di un elemento fondamentale, che la fece sussultare di poco quando la scintilla le colpì la mente. Così si allungò posando una mano sulla gamba del ragazzo che prese a guardarla confuso ripetendo "ohi, Yami!" seguito da un "cosa stai cercando adesso?".
Finalmente, le dita sottili della marionettista riuscirono a raggiungere i capelli rossi della testa di Sasori, che ancora riposava sull'angolo remoto del letto; l'avvicinò a sé senza percepire l'aura di disappunto condita da un pizzico di disgusto del biondino, che però non disse nulla per non farla agitare - di nuovo -.
L'azzurrina posò la testa in questione sulle proprie gambe, avvolgendoci pigramente le braccia attorno, e sistemandosi contro il petto di Deidara che intanto aveva tirato un piccolo sospiro e l'aveva stretta a sé.
I polpastrelli della più piccola affondarono nei corti capelli rossi, mentre gli occhi verdi si chiudevano lentamente e le labbra lasciavano trapelare un flebile "buonanotte Sasori-sama, Deidara-senpai".
A quella frase, la mente del biondino fu invasa di ricordi, ricordi che però risultarono sbiaditi e lontani, con gli occhi azzurri che tentavano di rimanere aperti, colti anch'essi dal sonno contagioso scaturito dalla più piccola.
«Buonanotte, mh...».


 

«Pare si siano addormentati». La voce dello Zetsu nero si diffuse per il corridoio, non appena ritornò completamente dalla stanza nella quale aveva sbirciato.
«È già un passo avanti...». Kisame aveva tirato un piccolo sospiro, incrociando le braccia al petto. «Itachi-san, vuoi controllare?».
«No, non è necessario...». Il corvino chiuse gli occhi rossi e cominciò ad allontanarsi dalla porta della camera, seguito dal compagno che cominciò a ripetere quanto fosse sollevato e di quanto avesse avuto paura degli ipotetici e alquanto probabili disastri del biondo.
Anche Pain si era lasciato andare ad un sospiro più profondo di quello dell'uomo-squalo, a braccia conserte e appoggiato alla parete dall'altro lato del corridoio, accanto a Konan che non riuscì a non concedersi un piccolo sorriso compiaciuto.
«Per fortuna è andato tutto bene».
«Hai ragione...».
I due si separarono dal muro al quale erano appoggiati e si incamminarono nella direzione opposta a quella intrapresa dai due.
«... Anche se avrebbe potuto trovare un altro metodo per-».
Una lieve e quasi impercettibile risata da parte della violetta bloccò il più alto, e un effetto ancor di più forte ebbe la frase pronunciata successivamente proprio da lei.
«Sembri quasi suo padre...».

 

«Mh? Tobi, sei ancora qui?».
«Mmh?». Il mascherato si separò dalla porta che aveva aperto di poco senza far rumore non appena tutti i presenti se ne furono andati; e, alzato lo sguardo, incrociò quello di Kakuzu che, affiancato ad Hidan, stava passando per il corridoio.
Il corvino annuì, e drizzò la schiena aprendo le braccia.
«Deidara-senpai e Yami-senpai si sono baciati!!».
Un silenzio tombale ricadde sui tre, compreso – stranamente – Hidan, che tuttavia si era ammutolito più per realizzare la frase appena proferita dal mascherato che altro, quasi come se il suo cervello non fosse completamente riuscito ad elaborare la notizia appena appresa.
«HAAAAA?!».
Tobi sobbalzò dallo spavento per l'urlo lanciato dall'immortale, mentre Kakuzu, dopo qualche secondo di confusione, allungò una mano a bloccare la bocca del compagno, il quale si dimenò subito per poter aver via libera.
Versi disconnessi uscirono dalle labbra bloccate dal palmo del più alto, che chiuse gli occhi per mantenere la calma che lo contraddistingueva, e poco dopo soffermò le pupille sul mascherato.
«Scusalo, non sa quello che fa».
Hidan riuscì poi con più forza a divincolarsi dalla presa del compagno sul suo viso, riprese quel poco di fiato che aveva perso e riprese a sbottare.
«Kakuzu! Ma hai sentito quello che ha detto?!».
«Sì che ho sentito...», rispose l'altro con un tono a metà tra l'arrabbiato e lo sconsolato.
«Come può quel bastardo aver messo quelle schifose mani mutanti su Yami-chan?!».
«Detto da te mi pare il colmo...».
«Kaaaakuzu!!».
Dopo un lieve sospiro da parte del più alto, il grigio mise il broncio e incrociò nuovamente lo sguardo di Tobi, o per meglio dire, la sua maschera.
«Adesso che Yami-chan non si allenerà più con quella pinna umana è sotto la mia responsabilità e-».
«Responsabile tu? Non sapevo conoscessi questa parola...».
«KAKUZU, vuoi che ti ammazzi?!».
«Hidan, non credi che dovresti aspettare quantomeno che Yami si alleni con te prima di rovinare l'esistenza anche a lei?».
«Non appena riuscirò a mettere le mani su quell'idiota di Deidara gli romperò il culo e lo userò come sacrificio a Jashin-sama!!».
«Si, si...». Il più alto afferrò l'orecchio di Hidan e prese a camminare trascinandolo, sotto lo sguardo confuso di Tobi e tra i lamenti dell'immortale, che tra un “lasciami, Kakuzu!!” e un “... per favore, Kakuzu-chan?” fin troppo smielato per convincere il compagno, prese a dimenarsi tentando di ritrovare la libertà.
Non appena i due si furono allontanati, Tobi aprì di più la porta, e dopo aver dato un'occhiata all'esterno per essere sicuro che non arrivasse nessuno, entrò nella stanza, chiudendosela alle spalle.
Il corvino dovette portarsi “metaforicamente” le mani sulla bocca, posandole sulla maschera arancione, per non cacciare un urlo a causa delle varie teste che decine di minuti prima avevano spaventato e turbato il biondo. Deglutì rumorosamente, cercando di non prestare attenzione a quegli occhi spalancati e vuoti che sembravano fissarlo, e non appena l'occhio si posò sulla figura di Deidara e Yami addormentati, un lieve sorriso comparve sul suo viso, nascosto.
Lo sguardo iniziò a vagare per gli angoli della camera, in cerca qualcosa, un qualcosa che trovò non appena si fu recato davanti all'armadio e lo ebbe aperto; una coperta. Il mascherato la distese, sbattendola un paio di volte in un angolo vuoto della stanza, per far si che la polvere residua abbandonasse il tessuto.
Dopodiché si avvicinò al letto, posandola sui due ragazzi addormentati, lentamente per non svegliarli. L'azzurrina tuttavia sembrò accorgersene, tanto che per qualche secondo si mosse, intenzionata ad aprire gli occhi.
Il corvino posò a quel punto la mano sulla testa della più piccola, accarezzandogliela e scompigliandole un poco i capelli, sussurrando un “va tutto bene senpai, torna a dormire...”.
La kunoichi riuscì in poco tempo a realizzare a chi appartenesse quella mano, nonostante gli occhi verdi fossero ancora socchiusi e appannati dal sonno interrotto.
Un piccolo sorriso donò al suo viso un'espressione serena e tranquilla, mentre uno sbadigliò la coglieva improvvisamente e le dita iniziavano a strofinare piano l'occhio sinistro.
«Finalmente sei arrivato anche tu, Tobi...».
«Certo che si, Yami-senpai!», sussurrò lui, nonostante non avesse capito fino in fondo dove la ragazza volesse arrivare.
«Non ti ho dato la buonanotte...». Un altro sbadiglio si impossessò del corpo dell'azzurrina, sotto lo sguardo del mascherato che ancora le teneva la mano sui capelli.
«Puoi farlo adesso, se mi prometti che poi torni a dormire, senpai...».
La marionettista annuì, appoggiandosi nuovamente al petto del biondo che riprese a stringerla nel sonno.
«Buonanotte, Tobi...».
«Anche a te, Yami...».

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: usotsuki_pierrot