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Autore: AleDic    22/04/2017    3 recensioni
[4x03 ⎸Sherlock!Centric ⎸What if/Missing moment ⎸lievi accenni a Tematiche delicate e Contenuti forti ⎸496 parole]
Un pizzico. Una nota. Un flash.
È così che Sherlock va avanti da giorni.
È così che, tra cenere e dolore, ricorda.

{Undicesima classificata al contest “Oggetti e giocatoli dimenticati… o ricordati?” indetto da Biancarcano sul forum di EFP}
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Autore: AleDic
Originale o fandom: Sherlock BBC
Titolo: Un pizzico, una nota, un flash
Oggetto utilizzato: violino
Come è stato utilizzato l'oggetto: Sherlock ha sempre pensato che il suo violino fosse quello che i suoi genitori gli hanno comprato quando decise di iniziare ad imparare a suonare; tuttavia, ora sa che quel violino è appartenuto a Eurus. Toccandolo e suonandolo, quindi, cerca di stimolare la sua mente per recuperare tutti i suoi ricordi.

 

 

 

 

Un pizzico, una nota, un flash

 

~ e tutto ricomincia ~

 

 

 

 

 

{ 496 parole }

 

 

 

 

Un pizzico. Una nota. Un flash.
I suoni arrivano all’ippocampo e stimolano le sinapsi e tutto scorre più veloce, mille scariche elettriche che trapassano il cervello.
Un pizzico. Una nota. Un flash.

È così che Sherlock va avanti da giorni.
È così che, tra cenere e dolore, ricorda.

 

L’appartamento 221B di Baker Street è ancora distrutto. Pezzi di mobilio rotti e bruciati sono sparsi per tutta l’area, un campo di battaglia da ricostruire.
Tra quella devastazione, Sherlock è seduto sulla sua nuova poltrona. È completamente indifferente allo scenario che lo circonda, lo sguardo e la mente a miglia di distanza – nello spazio e nel tempo.
     Tra le mani stringe il suo violino, uno dei pochi superstiti dell’esplosione – è sopravvissuto a ben altro, quel violino, ora lo sa. Ora ricorda – le mani più lunghe e sottili che l’hanno stretto e suonato (le stesse mani che hanno sfiorato le sue, quando gliel’hanno consegnato per imparare – non uno strumento, un linguaggio; l’unico che quelle mani avrebbero mai potuto usare per raggiungersi). 

 

Un pizzico. Una nota. Un flash.
Sherlock ripete quel gesto in continuazione, un loop-temporale in cui lui stesso si è confinato  - la sua personale Sherrinford.
     L’indice e il pollice ormai hanno i polpastrelli del tutto consumati e ricoperti di tagli e piaghe; le corde, una volta lucide e candide, sono di un cupo cremisi opaco. Neanche il dolore lo ferma – dopotutto , il dolore non ha mai fermato lei, e Sherlock deve andare avanti, deve sapere di più, ha bisogno di ricordare-

È toppo tardi.

Un pizzico. Una nota.

Un sussurro.

È troppo tardi adesso, Sherlock.

Sussulta, il suo corpo sobbalza in preda a uno spasmo violento – quasi si stesse ribellando a quella tortura.
Riesce a non urlare, ma un gemito lascia le sue labbra senza che lui possa impedirlo. Le unghie si aggrappano ai braccioli della poltrona – infilzano la stoffa, graffiano e strappano e scavano, lasciando scie scarlatte ovunque.
     Non riesce a capire a chi appartenga la voce che ha sentito. Gli è sembrata famigliare ed estranea allo stesso tempo, vicina eppure lontana anni luce  - la sente spesso, da quando ha iniziato quel rituale; è come se gli parlasse da qualche parte ancora sconosciuta dentro di lui (per quel che ne sa, potrebbe anche essere la sua stessa voce).
Il rumore del violino che cade sul pavimento lo riporta alla realtà. Il respiro è più regolare e la vista gli è quasi del tutto tornata; aspetta ancora qualche minuto, per essere sicuro che la sua presa sia di nuovo salda, poi si china a raccogliere il violino.
     Lo poggia sulle ginocchia e lo osserva: il legno è ormai usurato dal tempo, in alcuni punti ci sono segni neri di bruciature; il manico è pieno di graffi e ammaccature, e una corda si è spezzata, arricciandosi su se stessa.
Proprio come lui e Eurus, quel violino si porta addosso le cicatrici di ciò che è andato perduto.  

 

Un pizzico. Una nota. Un flash.
E tutto ricomincia.







Note finali: bisogna che io lo ammetta: non avevo minimamente pensato al fatto che i bambini utilizzino un violino più piccolo, adatto a loro - il che è talmente ovvio che davvero non so come non ci abbia pensato. La storia però è nata proprio dal quel what if in cui il violino di Eurus è lo stesso di Sherlock, quindi è impossibile che io possa modificare quel particolare. Vi chiedo perciò di concedere venia per il mio gigantesco flop e soprassedervi. 
   
 
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