Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: _Clare_    23/04/2017    0 recensioni
Ci sono momenti che non si dimenticano, nella vita. Emozioni che strisciano sotto alla pelle, baciano le ossa e intrecciano le budella fino a strozzare il respiro.
Che quel giorno non lo dimenticherà mai, Nichole lo sa nell'istante stesso in cui mette piede nell'appartamento del suo nuovo datore di lavoro, tale Sig. Hills, che di signorile non ha proprio niente, se non un sacco di soldi.
Tra pop bands alla ribalta, situazioni equivocabili, fraintendimenti, seri problemi di dipendenza, lunghe nottate passate a cercare il senso della vita e infelici cliché da quattro soldi, chissà che due opposti polari non riescano a trovare il proprio completamento?
"-Sai che cosa mi fa impazzire di te, Nicky?-
Lei scosse la testa e il ragazzo sorrise selvaggiamente. Non svelò subito la soluzione. Restò a fissarla per attimi che sembrarono secoli, quasi stesse cercando sul suo viso risposte per misteri irrisolvibili e proprio per questo tanto accattivanti.
-Tu sei così... pura- disse infine. -Così ingenua, così innocente, così pulita. E ogni volta che ti guardo mi vengono in mente un miliardo di modi diversi in cui potrei sporcarti, e poi penso che... che cosa ne sarebbe, allora, di me?-"
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1 – Un incontro.

-Pensi che ti troverai bene?-
King Street era bordata di luci, quel mercoledì pomeriggio. Con l'arrivo del periodo natalizio, Manchester si trasformava in un enorme caleidoscopio di led, neve e persone troppo indaffarate a correre da una parte all'altra della città per guardarsi negli occhi. Seguendo il rettilineo della strada, si incontravano pub, mercatini dell'usato, botteghe artigianali ed enormi negozi pieni di vestiti e profumi talmente dolci da dare il voltastomaco. Tuttavia, c'era qualcosa di inspiegabilmente nostalgico nell'atmosfera, una magia che riusciva sempre a scaldare l'osservatore.
-Non lo so- rispose Nicky, sbirciando da sopra alla spalla un emporio con le insegne dipinte di arancio chiaro. In vetrina c'era ancora quel bel vestito acquamarina che aveva adocchiato tempo prima. Dopotutto, un regalo per Natale avrebbe anche potuto concederselo...
Un secondo dopo, Hannah si infiltrò nella sua visuale, riportandola bruscamente alla realtà: con tutte le cose che aveva da pagare, decisamente no. -I Murphy mi piacevano. Erano regolari nei pagamenti e lavorare per loro mi lasciava il tempo di studiare. E poi mi ero affezionata a Ralph e Vera, anche se erano due pesti. Mi hanno promesso che mi chiameranno, qualche volta.-
Hannah arricciò le labbra, scivolando al suo fianco e prendendola a braccetto. Come sempre, c'erano almeno una decina di nuovi acquisti che le penzolavano dai gomiti. Doveva essere proprio divertente avere tanti soldi, a Natale. -Magari ti capiterà qualcosa di meglio- congetturò la bionda, portandosi un dito smaltato di rosso al mento. -Qualche anziana signora che ti prenderà sotto alla sua ala protettiva e farà di te una ricca ereditiera!-
Nicky scosse la testa e sospirò. Una grossa nuvola di vapore prese il volo dalle sue labbra. -Temo che quel genere di cose accadano solo nei film, Hannie.-
-Questo è perché tu, cara la mia Nichole Bennet, non sai sognare. E fin quando non avrai imparato, non potrà mai succederti niente di interessante- fece sicura l'amica.
Quelle parole confermavano la sua teoria, lo studio universitario della filosofia poteva sortire solo due effetti sull'essere umano: trasformare le persone in inguaribili romantiche con la testa tra le nuvole (che era il caso di Hannah) oppure in individui con i piedi talmente ben piantati al suolo da risultare quasi deprimenti.
Lei, purtroppo, rientrava nella seconda categoria.
-Ah, beh, grazie tante!- esclamò di rimando, tornando poi a contemplare la lunga sfilza di negozi che avevano davanti agli occhi.
Tutt'a un tratto, Hannah inchiodò nel bel mezzo della strada, sporgendosi oltre di lei per osservare i prodotti in esposizione in uno store di elettrodomestici. Un enorme televisore al plasma trasmetteva il video musicale di una canzone pop un po' retrò. Sullo schermo si susseguivano immagini multicolori che facevano molto "figli-dei-fiori", e riprese di quattro ragazzi (rigorosamente mezzi nudi) mentre ci davano dentro con i loro strumenti.
-I BTT8...- farfugliò distrattamente Hannah, accostandosi di più all'espositore.
-Che?- domandò Nicky, confusa.
-I Back to the 80's- ripeté l'altra, quasi incantata. -Ci sarà un loro concerto al Paradise, il giorno della Vigilia. Se solo non dovessi tornare a Londra dai miei, andrei volentieri a sentirli...-
-Ti piacciono?- le domandò lei, osservando con maggiore attenzione il programma. Doveva ammettere che la melodia, per quel poco che riusciva a cogliere dall'esterno, sembrava orecchiabile. Quanto al testo, Nicky capì solo qualcosa riguardo a una ragazza crudele che doveva aver dato un due di picche grande quanto una casa al cantante.
-Li adoro- sottolineò Hannah, battendo la punta delle scarpe a terra a ritmo di musica. -Stanno riscuotendo un successo planetario, in questo periodo... sapevi che sono proprio di Manchester? Suonano pop di qualità, hanno un sound molto vintage, e i testi di Matt sono pura poesia!-
Beh, se si trattava di "pura poesia", Nicky decise che sarebbe valsa la pena spendere qualche altro minuto del suo tempo a studiare la band tanto osannata dalla sua migliore amica. -"Matt" sarebbe questo qui?- domandò, indicando il tipo con il microfono in mano.
Hannah, che nel frattempo aveva iniziato anche a canticchiare, annuì.
Nicky lo analizzò con cipiglio severo. Dei quattro, era il più basso ed esile, con una cascata di ricci nerissimi che gli incorniciavano il viso, un accento british da fare invidia alla Regina e il portamento di un ubriaco. Occhio e croce, doveva avere sui trent'anni. Tutto in lui urlava: "Oh, guardatemi, sono così alternativo!". -E scommetto che il fatto che sia esattamente il tuo tipo non abbia alcuna influenza sul tuo giudizio...-
-Un tantinello- le confessò Hannah, producendosi in una risatina imbarazzata. -Ma hanno quasi dieci anni più di noi... e giuro che sono davvero bravi. Dovresti dare una chance all'ultimo album!-
-Non saprei...- esitò Nicky, riprendendo a camminare e lasciandosi alle spalle i Back to the 80's e il loro televisore al plasma. -A essere onesta, mi sembrano pretenziosi.-
-Pretenziosi?- le fece eco Hannah, indignata. -Oh, certo, perché dal momento che studiamo filosofia alla Manchester University e siamo fighette, noialtre dobbiamo essere per forza così tremendamente critiche del resto del mondo, no?-
Nicky gettò gli occhi al cielo, esasperata. Non riusciva a credere che stessero sul serio affrontando quel discorso. -Io critico solo il consumismo e la strumentalizzazione. Non ti rendi conto di quanto siano commercializzate le immagini di queste celebrità?- domandò, convinta di avere ragione. -Se devo dirla tutta, mi fanno un po' pena.-
Hannah rimase per un po' in religioso silenzio, la bocca spalancata alla ricerca di qualcosa da ribattere. Alla fine, però, fu costretta a sbuffare, sconfitta. -Okay, forse questo è vero- ammise infine. -Ma a me piacciono lo stesso.-
Nicky fece spallucce, rilassata. -E' okay, non è mica un reato- disse. Poi alzò un braccio e scansò la manica della giacca fino a scoprire il polso. Le lancette del suo orologio segnavano le 16:38. Doveva sbrigarsi, se non voleva arrivare in ritardo all'appuntamento.
-Ti sei trattenuta troppo a lungo?- domandò preoccupata Hannah, notando che avesse sbirciato l'ora.
Nicky scosse la testa, sorridendole dolcemente. -No, anzi, avevo proprio bisogno di un bella passeggiata- affermò, prima di stamparle un bacio caldo sulla guancia. -Ora però devo andare.-
-Va bene- assentì l'altra, raccogliendo tutti capelli su una sola spalla. L'oro delle sue ciocche, notò Nicky, contrastava con il rosso del trench, illuminandole ancor di più il viso tondo. -Buona fortuna... e ricordati di credere un po' di più nel Destino!-
-Puoi contarci!- confermò sarcastica lei. Dopodiché ficcò le mani in fondo alle tasche, incassò la testa nelle spalle e allungò il passo, giungendo, in un attimo, alla fine di King Street.

 

* * *


Tirando su col naso, Nicky inchiodò nel bel mezzo di Spinningfields, davanti al numero dieci di Quay Street, un enorme palazzo lastricato di pietra chiara nel cui basamento erano stati allestiti una palestra e un adorabile negozietto di fiori.
Solo guardandolo si poteva affermare che si trattava di un complesso di appartamenti per chi poteva permettersi una bella casa, fiori freschi tutti i giorni, e anche un abbonamento in palestra.
Non che fosse sorpresa: chiunque avesse la disponibilità economica per assumere una donna di servizio, sicuramente non viveva in una topaia.
Si accostò al quadrante dei citofoni e, non appena trovò la targhetta che recitava il cognome "Hills", pigiò il pulsante adiacente. Pochi istanti dopo, una voce metallica e maschile si diffuse nell'aria. -Sì?- domandò.
-Sono qui per conto della ditta di pulizie "Cleansy-Wimpsy".- Aveva quasi dimenticato quanto fosse ridicolo quel nome. -Sono la donna di servizio- terminò.
-Oh, certo- replicò il suo interlocutore nell'altoparlante. -Salga pure. Quinto piano, interno tre.-
-Grazie mille- disse Nicky, poi attese che la serratura del portone scattasse e spalancò l'entrata. L'atrio del palazzo era un enorme ottagono con il pavimento foderato di marmo screziato, invaso da un profumo dolce e artificale. Su ogni lato, grossi vasi di pietra pieni di fiori finti decoravano l'ambiente.
Senza esitazioni, Nicky andò dritta all'ascensore e premette il tasto per la chiamata. Apprese, leggendo sullo specchietto accanto alle porte scorrevoli, che la cabina si trovava al settimo piano, per cui avrebbe dovuto aspettare un po'.
Quando l'aveva avvisata del cambio di programma, Gigì le aveva detto che il suo nuovo datore di lavoro era un uomo, ma non si era lasciata scucire nient'altro. A volte Nicky si chiedeva se la sua ditta considerasse l'effetto sorpresa parte integrante del regolamento aziendale, o se piuttosto non fosse solo Gigì la segretaria più reticente del pianeta.
A ogni modo, a conti fatti, Nicky non aveva la più pallida idea di che cosa avrebbe dovuto aspettarsi.
Una volta salita sull'ascensore e non appena questo ebbe iniziato la sua ascesa verso il quinto piano, percepì una strana stretta attanagliarle lo stomaco. Per una maniaca del controllo come lei, non sapere che cosa aspettarsi era una vera e propria tortura.
Quando si ritrovò sul pianerottolo, impiegò solo pochi secondi a identificare l'interno tre.
La porta era identica alle altre cinque che la seguivano: legno chiaro, con il buco dello spioncino in alto e il nome degli inquilini inciso al lato.
Notò immediatamente che l'uscio era stato lasciato accostato, probabilmente per farla entrare, ma lei preferì comunque suonare il campanello per educazione.
-E' aperto!- urlò un timbro maschile (lo stesso che aveva sentito poco prima), dall'interno. Dal vivo suonava più morbido... caldo e un po' graffiante.
Senza attendere oltre, Nicky sgusciò attraverso l'ingresso, chiudendosi poi la porta alle spalle. Immediatamente fu investita da un forte odore di fumo, tabacco dolciastro, odore di bruciato. Il proprietario di quell'appartamento fumava.
Alzando lo sguardo, si accorse di essere finita in una stanza enorme, con le finestre costituite da lunghe vetrate a muro. Dall'esterno non le aveva notate.
L'ambiente condensava in sé il salone e la cucina, delimitata da un muretto separatorio di mattoni grigi e bianchi alternati. In effetti, il colore predominate era decisamente il bianco.
Bianche erano le pareti, bianchi erano i mobili, bianco era il divano a "elle" che troneggiava nel bel mezzo del locale e bianca era anche la moquette sul pavimento. Solo l'angolo cottura, alla sua destra, sembrava orientarsi su toni più vivaci, rosso, forse.
L'arredamento era minimal, essenziale al punto tale da sembrare quasi scarno, ma i grandi quadri con motivi geometrici e le suppellettili quasi primitive, disseminate in giro, lasciavano intuire una certa coerenza interna.
Prima di muovere anche un solo passo, Nicky si accorse che ai suoi piedi erano state lasciate un paio di babbucce. Di certo, se avesse calpestato la tappezzeria con le sue sneakers sporche e consumate, non si sarebbe dimostrata troppo professionale.
-Signor Hills?- chiamò, allungandosi istintivamente in avanti con il busto. -Vuole che mi tolga le scarpe?- Detta ad alta voce, quella domanda suonava abbastanza ridicola.
Un attimo dopo, davanti a lei fece la sua comparsa il "signor Hills". E Nicky non poté fare a meno di pensare che si trattava decisamente di uno scherzo di pessimo gusto.
Il soggetto che stanziava, scalzo, tra il salone e la camera da letto, non doveva avere più di trent'anni e non appariva né particolarmente alto, né particolarmente robusto. Aveva le spalle larghe, ma sottili, con le clavicole che volavano come ali di gabbiano sotto alla pelle pallida e la vita stretta, con le ossa delle anche sporgenti.
Sembrava fresco di doccia. I capelli corvini, avvitati in una serie di morbidi riccioli, erano umidi, e gli gocciolavano lungo il collo e intorno al viso ovale. Il naso era importante, ma perfettamente dritto, le labbra carnose e umide, le sopracciglia folte, nere e curate, la barba appena fatta, gli occhi piccoli, cadenti ma vispi, di un intenso color nocciola.
Sul suo corpo c'erano tatuaggi sparsi un po' ovunque, lungo gli avambracci, dietro alle scapole e sul bacino, ma quello che spiccava di più era stato tracciato sul petto, proprio in mezzo alla cassa toracica. Si trattava di un enorme cuore con due mani intrecciate e una fascia che le avvolgeva, con su scritto "Love" e "Truth".
Dettaglio secondario, ma non trascurabile dal momento che le aveva permesso di scoprire questi e altri simili dettagli, era che il "signor Hills" si era presentato quasi completamente nudo, con le vergogne celate da un misero asciugamanetto azzurro e un'espressione che tutto faceva trasparire fuorché imbarazzo.
Non appena posò gli occhi su di lui, Nicky si produsse in un'espressione talmente sorpresa che si domandò se non avesse anche spalancato la bocca. Se la vista non la ingannava – cosa che non avrebbe potuto escludere del tutto, in ogni caso – quello che aveva davanti agli occhi era il cantante dei Back to the 80's, la band che aveva visto alla televisione con Hannah appena mezz'ora prima, passeggiando per le strade di Manchester.
"Ricordati di credere un po' di più nel Destino!"
"Ah-ah, molto divertente" pensò amareggiata.
Doveva trattarsi solo di qualcuno che gli assomigliava. Non poteva essere proprio lui.
Quando finalmente si decise a distogliere lo sguardo da quello spettacolo, era ormai troppo tardi: aveva già visto praticamente tutto quello che c'era da vedere. -Ehm, si-si-signor Hills...-
-Oh, per l'amor del Cielo- esordì lui, raggiungendo il tavolino di vetro di fronte al divano e pescando una sigaretta da un pacchetto di Lucky Strike quasi vuoto. -So che questa storia di "signor" e "signora" deve far parte delle vostra etica professionale o qualcosa del genere, ma io ho ventotto anni, Cristo. Chiamami solo Matt o Matthew, se preferisci. "Signor Hills" mi fa sentire vecchio.-
-Va bene... Matt- disse, cercando di capire come comportarsi. "Okay, Nicky, stai calma" pensò, cercando di rimanere impassibile. "Hai affrontato di peggio."
Una parte di lei le suggerì di girare i tacchi e scappare il più lontano possibile, ma l'altra aveva bisogno di soldi per pagare la retta dell'ostello e dell'università. E farsi licenziare dalla "Cleansy-Wimpsy" in quel momento non era affatto una scelta intelligente.
Nel frattempo, Matthew si era acceso la sigaretta e ora aveva preso a squadrarla da capo a piedi come si fosse trattato di una giacca all'ultimo grido. 
-Quanti anni hai, se posso chiedertelo?- domandò all'improvviso.
A cosa gli serviva saperlo? -Venti- rispose, aggrottando involontariamente le sopracciglia. 
-Non so perché, ma credevo che mi avrebbero mandato qualcuno di più... maturo- farfugliò il ragazzo, passandosi una mano tra i ricci.
Cercando di individuare un punto da fissare che non fosse troppo compromettente, Nicky si fece coraggio e parlò. -Sono qui per discutere di...-
-Siediti- la interruppe ancora una volta lui, indicandole con un cenno rapido del capo il divano. -Mi metto qualcosa e arrivo.- Detto questo, sparì nuovamente nell'altra stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Nicky attese qualche istante ancora, impalata esattamente dove si trovava. Infine, si risolse a fare di testa sua. Si sfilò le scarpe e le ripose ordinatamente accanto alla porta, calzò le ciabatte e si fece strada attraverso la stanza, guardandosi intorno circospetta.
Quando approdò al divano, si premurò di sedersi il più esternamente possibile, con la stessa scioltezza che avrebbe potuto avere una statua di marmo: spalle dritte, gambe strette, mani sulle cosce.
Quando Matt sbucò nuovamente sulla scena, lei aveva ormai perso la sensibilità alla metà degli arti inferiori. Il ragazzo le lanciò un'occhiata interdetta, poi attraversò tutto il locale fino all'angolo cottura e spalancò il frigorifero. -Scusa per prima- disse, ficcando la testa dentro allo sportello. -Ero in ritardo e non ho finito di farmi la doccia. Posso offrirti qualcosa?-
-No, grazie- replicò asciutta Nicky, lo sguardo fisso su di lui, oltre il muretto divisorio. Trovava ironico come pochi istanti prima fosse stata lei quella sul punto di offrirgli un paio di mutande e una dignità.
Matt riemerse dalla sua ricerca con una bottiglia di vino rosso. La stappò e se ne versò un bicchiere. Ora indossava una maglietta di cotone nero e un paio di skinny jeans strappati sulle ginocchia che mettevano ancor più in risalto la sua magrezza. I capelli corvini gli ricadevano intorno alla testa in modo così naturalmente perfetto da fare quasi invidia. Inoltre, in mezzo a tutto quel bianco, risaltava come una rosa rossa in un prato di gigli.
-Dunque,- iniziò, avvicinandosi e accomodandosi a sua volta sul divano, anche se dal lato opposto al suo -
sono certo che sia praticamente inutile che mi presenti, dal momento che saprai già chi sono, non è vero?- 
-A dirla tutta, non ne sono sicura- annaspò Nicky, mettendo su un sorrisetto spaesato. -Lei, voglio dire, tu... non sei forse Matthew Hills, il cantante dei Back to the 80's?-
A quelle parole, il suo interlocutore mise su un sorrisino più che compiaciuto. -In persona- confermò, tutto gongolante, poi a
ccavallò le gambe e allungò le braccia lungo lo schienale, completamente a suo agio.
"In persona", aveva detto. Per un istante, lei si sentì mancare. -Certo- disse, abbassando lo sguardo sulle punte proprie dita, immerse nel tessuto dei pantaloni che indossava. -Mi era sembrato un viso conosciuto...- Ormai non c'erano più dubbi: quello era l'unico, vero e inimitabile cantante dei BTT8's e, a giudicare dai precedenti dieci minuti, era anche un tipo decisamente... strano. Qualcuno da qualche parte, lassù, doveva divertirsi molto.
-E tu, invece?- chiese Matt. -Come ti chiami?-

-Nichole Bennet- rispose meccanicamente lei, giocherellando con la zip della tracolla che aveva con sé. Ancora imballata nella giacca a vento, iniziava ad avere caldo.
-Molto bene- sospirò Matt, portandosi il vino alla bocca. -Il motivo per cui sei qui, Nichole Bennet, è che ho bisogno di qualcuno che faccia le faccende di casa al posto mio, dal momento che non ho neppure un secondo libero da dedicare a questo genere di cose- annunciò, come si trattasse di una questione della massima importanza. -E questo comprende fare il bucato, stirare, pulire e rassettare la casa. Anche cucinare, all'occorrenza. Ti darò una copia delle chiavi, così potrai entrare anche quando io non ci sarò. Il che potrebbe accadere più spesso del previsto.-
Dal momento che aveva iniziato a darle disposizioni, Nicky estrasse dalla tracolla un taccuino, una penna e iniziò ad appuntare tutto. Era inaspettatamente diretto e chiaro nell'esposizione delle sue mansioni, e anche un tantino puntiglioso. "Snervante." 
-Sei una persona precisa- notò Matt, osservandola mentre scriveva tutte le sue parole. -Mi piacciono le persone precise. Inoltre, avrei bisogno anche del tuo recapito telefonico...-
-Che?!- esclamò d'impulso lei, alzando la testa. Detta così, sembrava molto una scusa per spillarle il numero.
-In questo modo potrò tenerti informata su tutti gli eventuali cambi di programma- completò lui con la massima tranquillità.
-Oh- si ravvedé Nicky. -Certo.-
"Figuraccia!"
-E' sufficiente che tu venga una volta alla settimana, quando sono in tournée, solo per assicurarti che sia tutto al suo posto e che non si accumuli polvere. Sono un soggetto allergico- continuò a spiegare lui, scolando il resto del vino tutto d'un sorso. -Ah, e anche il giorno prima del mio rientro, per preparare l'occorrente per il mio soggiorno. Ti avvertirò con un messaggio.-
-Va bene- assentì lei, appuntandosi anche quello.  -Altro?- domandò, cercando di dissimulare il fastidio.
-Sì- fece Matt, abbandonando il bicchiere ormai vuoto sul tavolino davanti a lui con un singolo movimento aggraziato. -Quando sarò in città, dovrai venire due volte alla settimana, possibilmente il martedì e il venerdì, perché in genere sono di buon umore. Potrei avere bisogno di te anche in altre occasioni, ma cercherò di avvertirti con un certo anticipo. Ovviamente, gli extra sono retribuiti.-
-Perfetto- decretò lei, felice di aver sbrigato in fretta la questione.
-Puoi iniziare la settimana prossima- aggiunse ancora Matt, lasciando scorrere lo sguardo oltre la finestra, sulla vista dei tetti di Manchester che si susseguivano in un mare infinito. -Sarò in tournée, quindi non avrò modo di controllarti. Vedi di non rubare nulla, o ti denuncio.-
Nicky fece schizzare gli occhi su di lui, e Matt sorrise, scoprendo due file di denti un po' storti, anche se in modo piacevole. Era un sorriso stranamente malinconico, il suo. -Ovviamente, sto scherzando. Non lo verrei a sapere comunque.-
Nicky abbozzò una risatina incerto a sua volta, poi tornò a concentrarsi sui suoi appunti. "Divertente" si disse. "Molto, molto divertente."
Andò alla pagina successiva e scribacchiò il suo numero di telefono, poi strappò il foglio e lo fece scivolare sul talvolo.
-Ecco qui- farfugliò, impacciata. -Con questo dovremmo essere a posto... giusto?- 
Nel frattempo, Matt si era sfilato dalla tasca dei jeans un grosso mazzo di chiavi. -Giustissimo- confermò, lanciandole a lei che le prese al volo. -Da oggi, sono tue. Fanne buon uso- disse.
Nicky 
annuì e, non volendo attendere neppure un istante di più, si tirò in piedi, ficcò nuovamente il blocco note nella tracolla e si fiondò all'ingresso senza guardarsi indietro.
-Grazie mille della disponibilità, sign... ehm, Matt- sorrise cordiale.
-Figurati- fece lui, avanzando con una lentezza a dir poco snervante. -Grazie a te che verrai a sgobbare al posto mio!-
Questa volta, Nicky non ridacchiò, ma si affrettò solo a lasciargli le babbucce e a sgusciare nelle sue adorate scarpe da ginnastica consumate.
-Oh, quasi dimenticavo- proseguì ancora Matt, schioccando due dita di fronte a sé non appena fu giunto a destinazione. -Vuoi un autografo?- le domandò.
Lei non poté fare a meno di sgranare gli occhi, allibita. -Io... io credo di essere a posto così.-
-Molto bene- concluse il ragazzo, prendendosi la libertà di spalancare l'uscita per lei. -Allora ciao.-
-Ciao...- fece solo Nicky, osservando la porta che le si chiudeva in faccia, appena fuori dall'appartamento.
Rimase di sasso. Prendendo un respiro lunghissimo, si fece forza e andò all'ascensore, imponendosi categoricamente di non urlare. Tutto quello che era successo nell'ultima mezz'ora esulava totalmente da ogni evento razionale o possibile. Non solo il suo nuovo datore di lavoro era il cantante di una delle bands più famose del momento, ma era anche un tipo decisamente... strano.
"Pensi che ti troverai bene?" le aveva domandato Hannah. Beh, non era certa della risposta, ma sicuramente ne avrebbe viste delle belle.
E non era necessariamente una cosa positiva.

* * *

La camera del loro dormitorio era piccola ma accogliente, un quadrato di circa venticinque metri quadrati in cui erano riuscite a sistemare un letto a castello, una scrivania, un armadio, una cassettiera e una televisione vecchia, di quelle che ancora prendevano il segnale con l'antenna. 
Quando entrò, trovò Hannah appoggiata con la spalla contro il muro accanto alla finestra, che guardava il buio, fuori, con sguardo assente. Sentendo il cigolio dei cardini, si voltò e le sorrise.
-Hey- la salutò. 
-Hey...- rispose spaesata lei. Si sfilò la giacca a vento, ripose sciarpa e cappello, poi andò a gettarsi sul letto e chiuse gli occhi, cercando di svuotare la testa il più possibile. Anche dopo tutta la strada che aveva fatto per arrivare a Fallowfield e il doppio fishburger da Junkie, ancora non riusciva a credere a ciò che era successo. "Assurdo" pensava. "Assurdo."
-Allora? Come è andata? Come mai hai fatto così tardi? Sono quasi le dieci, lo sai?- la assaltò Hannah, accomodandosi ai piedi del letto e prendendo a intrecciarsi i capelli biondi.
-Non saprei- confessò lei, lo sguardo fisso sulla rete del letto di sopra. -Il tipo per cui lavoro è Matthew Hills, il cantante di quella band che ti piace tanto, i "Back to Mama" o come cavolo si chiamano.-
Per qualche istante, calò il silenzio.
-Ah-ah!- esclamò infine Hannah, allungandosi su di lei, cosicché potesse vedere la sua espressione per nulla divertita. -Spiritosa, signorina Bennet, molto spiritosa. Farai meglio ad andare a nanna, se vuoi essere in orario per il corso di Storia della Logica, domattina.-
-Guarda che dico sul serio- obbiettò lei, mentre l'altra si tirava in piedi e filava in bagno a lavarsi i denti. -Nemmeno io riesco a crederci.-
-Ghà, ghà, è rorio cove dici tu- ciancicò Hannah, già con lo spazzolino in bocca. Sputacchiò. -E' ora di dormire!-
A quelle parole, gli occhi di Nicky si chiusero definitivamente. Si lasciò andare a un lunghissimo sospiro stanco, prima di cadere in un sonno profondo. La sua testa vorticava, leggera come una nuvola, anche se sentiva le gambe pesantissime.
Nella testa, sotto alle palpebre, una miriade di lucidi ricci colore del carbone, odore di fumo, un calice di vino rosso e parole, tante parole.
"Chiamami solo Matt."
"Love."
"Truth."
"Ricordati di credere un po' più nel Destino!"
Tanto, non avrebbe fatto la differenza in ogni caso.

 
   
 
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Clare_