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Autore: KiarettaScrittrice92    24/04/2017    4 recensioni
Juliette e Arno sono i due portatori dei Miraculous della Coccinella e del Gatto Nero. Lei è una nobildonna di buone origini, lui il capitano dei moschettieri del re.
Durante la loro battaglia contro Comt Ténèbre e l'imminente rivoluzione francese, scopriranno il loro folle e passionale amore.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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L'incontro

4 Maggio 1789

Juliette si trovava sulla carrozza che l'avrebbe portata al ricevimento, anche se non aveva assolutamente nessuna voglia di recarsi a Versailles.
Aveva sempre trovato quelle feste di una noia mortale, senza considerare le altre nobildonne che spettegolavano tutta la serata e facevano le civette col primo belloccio di turno che passava di là, loro se possibile erano ancora più insopportabili della noia.
Suo padre però l'aveva quasi costretta ad andare.
«Ormai sei in età da marito! Non puoi startene rinchiusa qui dentro a leggere quintali di libri e aspettare che l'uomo giusto cada dal cielo.»
Lui non sapeva, non poteva sapere che lei aveva già trovato l'uomo giusto, che una notte sì e l'altra no usciva dalla finestra dei suoi appartamenti con le sembianze di Coccinelle, l'eroina di Parigi, e salvava la città dai complotti di Comt Ténèbre al fianco di quel ragazzo magnifico di cui, ovviamente, non conosceva l'identità e lei chiamava solamente Chat Noir.
Si era invaghita del giovane eroe nero pian piano, conoscendolo: non sapeva se il suo charme, la sua eleganza e la sua spigliatezza fossero veri o fosse solo una copertura, ma lei si era follemente innamorata di quel suo lato.
La carrozza si fermò e Juliette fu riscossa dai suoi pensieri, qualche secondo dopo il valletto venne ad aprirle e lei, prendendo i lembi della sua ingombrante gonna, scese la piccola scaletta che terminava proprio a due passi dal maestoso ingresso di Château de Versailles. L'immenso cancello in oro era spalancato di fronte a lei e frotte di dame e cavalieri si riversavano nell'enorme cortile che precedeva l'ingresso vero e proprio.
Nonostante fosse lì controvoglia, indossò il suo miglior sorriso e con un portamento elegante, degno della nobildonna che era, attraversò il cortile, salutando coloro che le rivolgevano la parola.
Arrivata di fronte all'immenso edificio si fermò qualche secondo ad ammirarlo, non era attratta dalla sua maestosità o dalla sua regalità, non che non fosse bello, ma ormai era abituata a tutto quello sfarzo e iniziava a trovarlo anche troppo esagerato, ma in fondo era uno dei castelli più importanti del re Luigi XVI. No, lei non era attratta dalle vetrate, dagli intarsi in oro e dall'architettura del monumento in sé, ma da quei tetti blu che caratterizzavano il palazzo, quegli stessi tetti che più di una volta aveva solcato in compagnia del suo collega a protezione di Parigi.
Dopo quei pochi secondi di ammirazione, mise mano alla sua borsetta e tirò fuori il suo invito mostrandolo al valletto che si trovava proprio di fronte alla porta di vetro centrale. Questi glielo sfilò di mano, scrutandolo per qualche secondo, per poi restituirlo e permetterle di entrare.
La ragazza attraversò l'ingresso con disinvoltura e classe, ritrovandosi nel bellissimo e lussuosissimo corridoio, strapieno di gente.
Per l'ennesima volta si chiese cosa ci facesse lì, certo la musica che l'aveva accolta appena entrata era molto piacevole, colui che suonava il violino in particolare era parecchio bravo, ma non era un motivo abbastanza valido per rimanere lì ed annoiarsi.
Di fianco a lei passò un trio di giovani nobildonne, più o meno della sua età, che ridacchiavano con quella risata trattenuta e davvero poco naturale. Di sicuro avevano visto un qualche giovane uomo, magari un conte oppure un duca, non passò molto che ne ebbe la conferma, riuscendo a percepire uno stralcio dei loro discorsi.
«... e poi quegli occhi, credo di non aver mai visto degli occhi così belli!»
«Vogliamo parlare del fisico?»
«Già, però non dimenticate il suo titolo. Lui non è nobile, è un semplice soldato, nonostante la sua fama.»
«E allora? Che importa se è nobile o no? Anzi, meglio... È ancora più eccitante!»
«Josephine a te basta che respiri.» dopo quella battuta scoppiarono nuovamente a ridere con quell'odiosa risata forzata.
Esasperata si allontanò da lì andando più vicina all'angolo della grande sala in cui vi erano i musici, se doveva rimanere a quella festa almeno voleva godersi quel poco che le piaceva di essa.
Nella sala già vi erano alcune coppie che danzavano, guidate dalla soave musica. Juliette osservava quelle figure riccamente vestite che volteggiavano nella sala con estrema grazia. Anche lei sapeva danzare abbastanza bene, ovviamente da giovane nobildonna che era doveva necessariamente conoscere quell'arte, ma era convinta di avere più grazia quando si trovava nei panni di Coccinelle e saltava da un tetto all'altro di Parigi.
L'ennesima composizione dei musici si concluse, permettendo ai danzatori di sciogliersi dalle loro prese sul partner e regalare un applauso agli artisti, un applauso a cui si unì anche lei.
«Una musica alquanto gradevole, vero?»
Juliette si voltò: colui che aveva parlato era un giovane uomo alto qualche spanna in più di lei, aveva due magnetici occhi azzurro ghiaccio e i capelli color della notte legati in un morbido codino dietro la nuca, indossava l'uniforme rossa e blu tipica dei soldati.
«Sì, direi di sì...» rispose lei un po' imbarazzata, per qualche strano motivo quegli occhi la mettevano a disagio.
«Che sciocco, non credo di essermi presentato, Arno Dumas Pierre capitano della guardia scelta del re, al suo servizio.» si presentò con un ampio inchino.
«Juliette Isabeu Ponthieu.» si presentò anche lei, quando il giovane ritornò in posizione eretta.
«È un enorme piacere fare la sua conoscenza mademoiselle Ponthieu.» disse lui con un tono molto riverente, chinando il capo.
Lei rispose a quei suoi ultimi ossequi con un cenno della testa e un dolce sorriso, che lo colpì dritto al cuore.
Che sciocco, con che coraggio pensava anche solo di guardare in quel modo una nobildonna, non gli bastava già la fama che aveva? In fondo lui rimaneva soltanto un soldato. Eppure fin da quando l'aveva vista poco prima, in un angolo della sala a guardare con aria seria e austera i presenti, l'aveva colpito: non per il suo adrienne di un bel rosso pastello o per il suo portamento elegante da donna a modo, piuttosto era stato attirato dai suoi capelli castani raccolti elegantemente nella tipica acconciatura che portavano comunemente tutte le nobildonne e da quei suoi occhi color del miele che sembrava potessero trasmettere tutta la grazia e la dolcezza che quel corpicino esile, intrappolato in quell'ingombrante vestito, riusciva a contenere.
I musici cominciarono a suonare una nuova composizione e lui decise che era il momento di approfittare della situazione.
«Mademoiselle Ponthieu, se non sono indisponente, potrei chiederle di concedermi un ballo?» domandò, porgendole la mano e facendo un profondo inchino, rimanendo rispettosamente in quella posizione.
«Volentieri, capitano.» sentì di risposta, suscitando in lui un'improvvisa euforia.
Poggiò la mano sulla sua e percepii la delicatezza del suo tocco, strinse leggermente le dita attorno alle sue e sentii la morbidezza della sua pelle. Qualcosa in quel contatto gli provocò una sensazione nuova, qualcosa che nonostante la sua esperienza non aveva mai provato.
Si diressero entrambi verso il centro della sala e, dopo aver preso posizione l'uno di fronte all'altra, cominciarono a danzare sulle note della nuova musica suonata dal piccolo complesso, volteggiando molto elegantemente, proprio come altre coppie intorno a loro.
Nonostante, però, non fossero gli unici a danzare, gli sguardi di coloro che non lo facevano erano tutti rivolti verso di loro e lui sapeva bene il perché, anche lei sembrava aver notato quegli sguardi invadenti e carichi di pregiudizio.
«Forse non è stata una buona idea...» commentò lui, ma lei rispose con un verso stizzito, mantenendo comunque la sua eleganza.
«Non m''nteressano i pettegolezzi, se vogliono giudicarmi perché ho deciso di ballare con un semplice soldato, che lo facciano.»
Gli scappò un sorriso divertito, la ragazza aveva un bel caratterino e sicuramente sapeva farsi rispettare pur mantenendo la grazia e la classe di una nobildonna quale era. Lei però non poteva sapere che quegli sguardi non dipendevano dal fatto che lui fosse un semplice soldato, ma per via della sua fama che aveva lì a Versailles, fama che per fortuna lei sembrava non conoscere.
La musica andò pian piano a sfumare fino a concludersi e di nuovo i musici, scelti apposta per quella festa, ricevettero il loro meritato e breve applauso.
«È stato davvero un onore, per me, danzare con lei mademoiselle.» la ringraziò lui con un altro inchino rispettoso.
«Grazie per avermelo chiesto, monsieur.» rispose lei con un leggero sorriso, sempre molto posato ed elegante.
«Spero di rincontrarla un giorno...» si azzardò a provare a dire lui, accennando anche un'occhiolino.
Lei lo guardò stranita, alzando leggermente il sopracciglio destro e squadrandolo con i suoi occhi color del miele, poi fece una leggera e contenuta risata. A quel suono melodioso e argentino il giovane soldato percepì un brivido lungo la schiena.
«Au revoir, capitano Pierre.» lo salutò educatamente per poi allontanarsi da lui.
Lasciato il suo compagno, uscì dalla sala, senza voltarsi, entrando in uno dei tanti salottini dell'immenso castello. In quello si trovava un elegante divano in velluto rosso su cui era seduta Chantal, quella che considerava la sua unica vera amica.
Chantal era molto più bella di lei: i suoi capelli biondi ed i suoi occhi azzurri facevano sì che ogni uomo cadesse ai suoi piedi. Quel giorno indossava un bellissimo adrienne celeste che s'intonava perfettamente ai suoi occhi color del cielo, occhi che la stavano scrutando sin da quando era entrata nella piccola stanza, come se la stesse aspettando.
«Ti ho vista sai?» disse all'improvviso, mentre lei le si stava sedendo accanto.
«A cosa ti riferisci?» le chiese.
«Hai danzato con il capitano...»
«E allora? Qual è il problema?»
Quella conversazione stava iniziando a diventare strana, Chantal era l'unica, o quanto meno una delle poche, della sua classe sociale che la pensava come lei, quindi perché la rimproverava per quel ballo?
«Juliette, lui è Arno Dumas Pierre, capitano della guardia speciale del re, conosciuto in tutta Parigi come il donnaiolo di Versailles.»

  
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