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Autore: Vera_D_Winters    25/04/2017    1 recensioni
Queste sono in realtà tre one shot fini a se stesse, che però possono essere messe in ordine cronologico e formare un'unica storia che parla di un'ipotetica storia d'amore tra appunto Marco ed Ace. Il quarto e ultimo capitolo invece è slegato dai primi tre, e presuppone un Marco innamorato che non è mai riuscito a confessare i propri sentimenti. Ho deciso di raggrupparle tutte assieme dato che comunque parlano tutti della mia Otp di One Piece. Spero possano piacervi :3 Le recensioni sono sempre benvenute, siano esse positive o negative
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Marco, Portuguese D. Ace, Thatch
Note: Lemon, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Marco non aveva mai avuto a che fare con il gusto amaro della gelosia, mai fino a quel momento almeno, e la cosa lo colpì come uno schiaffo in pieno viso, facendolo anche vergognare di se stesso.
Quelli che poteva tranquillamente considerare i suoi migliori amici, stavano chiacchierando amabilmente come accadeva di solito: Ace teneva un braccio attorno alle spalle di Thatch, ridendo per una qualche battuta fatta dal cuoco, e l'altro continuava a ghignare divertito. Nulla di sconvolgente, nulla che non avesse già visto e rivisto, o addirittura nulla a cui non avesse partecipato anche lui. Qualcosa però in quel momento si mosse nello stomaco del comandante dai capelli biondi che si irrigidì dalla testa ai piedi. Non sapeva nemmeno come descriverlo, ma era fastidioso da morire, e metteva a dura prova il suo temperamento di solito sempre molto calmo e ponderante.

Ormai erano mesi che il suo sguardo si soffermava sempre più del dovuto sul pirata più giovane. Si era detto che era solo preoccupazione, solo istinto protettivo nei confronti di quel nuovo compagno,  nulla di strano. Anche con gli altri era sempre molto attento e disponibile. Dopotutto quella era la sua famiglia, e lui ci teneva più che a qualsiasi altra cosa. 
Quella fitta di gelosia che gli aveva chiuso lo stomaco però, non aveva proprio nulla di normale. Gli formicolavano le mani e aveva una gran voglia di mettersi in mezzo e staccare quei due l'uno dall'altro.

-Dovresti sorridere così solo quando sei con me.-

Questo fu il pensiero repentino che lo fece vergognare peggio di un ladro e  che lo costrinse a voltarsi per dare le spalle alla scena. 
Si stava allontanando come se nulla fosse fingendo indifferenza, quando si sentì chiamare. Dannazione Ace l'aveva visto e lo stava salutando, invitandolo a unirsi a loro. Anche Thatch agitava la mano con fare allegro, chiamandolo a sua volta. Dannazione di nuovo...
La fenice li guardò da sopra la spalla forzando un sorriso e scosse il capo.
"Ho un po' da fare al momento, ci vediamo più tardi."
Poteva inventarsi una scusa migliore no? E poi il tono irritato lo aveva riconosciuto con le sue stesse orecchie, figurarsi se gli altri due non se ne erano accorti.
Ripartì a passo svelto, e sbuffò appena, trascinandosi le dita tra i capelli scarmigliati, come se questo lo aiutasse a cancellare i pensieri appena avuti. Peccato però che non fosse così semplice.

"Perchè te ne sei andato così Marco? Sei arrabbiato?"
Ah... ovvio, lo aveva seguito.
"No Ace, ho solo da fare come ti ho già detto."
"Non ascoltarlo, è arrabbiato, si vede lontano un chilometro."
Ah certo anche l'altro era corso dietro a entrambi.
E adesso?
"Non sono arrabbiato. Perchè non tornate a scherzare per i fatti vostri come stavate facendo fino a due secondi fa?"
Quasi abbaiò quella frase. Non era mai stato tanto sgarbato con nessuno, tanto meno con loro: Ace reagì quasi con sguardo ferito da quel comportamento immotivato, mentre Thatch assottigliava lo sguardo, un velo di comprensione nei suoi occhi scuri e un sorriso che alla fenice non piacque affatto.
"Ah, ora capisco, il nostro comandante è geloso!"
Il tono con cui lo disse non era affatto antipatico, ma scherzoso come il solito, eppure tanto bastò a Marco per infuriarsi del tutto. Sbattè con forza il palmo aperto contro la parente in legno alle spalle del cuoco e lo guardò con rabbia ingiustificata:
"Non dire fesserie. E impara a farti gli affari tuoi."
I loro visi erano abbastanza vicini da far mescolare i loro respiri, mentre la minaccia riecheggiava nelle parole del biondo, sotto lo sguardo attonito di un Ace più che mai sconvolto.
No quello non era da lui, questo dicevano gli occhi del ragazzo, e Marco non poteva che convenire.
- Io non sono così-
Senza dire altro arretrò, lasciando al cuoco il suo spazio vitale, per poi riprendere la sua camminata verso la propria cabina. Dove altro ci si poteva nascondere su una nave?
Sentì il moro rivolgersi agitato e preoccupato verso il cuoco, ma non vi badò. Schizzò velocemente sotto coperta e non si fermò fino a che non fu al sicuro nella propria stanza, la porta chiusa dietro le sue ampie spalle.
"Maledizione..."
Imprecò con forza scivolando con la schiena contro la porta, finendo col portarsi le ginocchia al petto, nemmeno fosse un moccioso. Affondò il viso contro le gambe e sbuffò sonoramente, ignorando i pugni che tempestavano l'uscio, le minacce di dargli fuoco e la voce che era un mix di rabbia e ansia dall'altra parte del legno spesso e logoro.
Che cosa diavolo gli stava succedendo? Che cos'era quella smania di possesso che gli bruciava il petto? Che cos'era quella rabbia che gli ribolliva nelle vene?  Che cos'era quella voglia insana di aprire la porta e inchiodare al muro il giovane dall'altra parte, marchiandolo come qualcosa di sua proprietà?
Era un'idea completamente folle. E doveva darci un taglio. E magari chiedere anche scusa a Thatch.Si..Lo avrebbe fatto sicuramente.
Dopo però. Ora doveva combattere contro quel mostro che si era trovato improvvisamente dentro, e con cui non sapeva come scendere a patti.
Se almeno avesse avuto qualcuno a cui chiedere consiglio... ma di solito erano gli altri ad andare da lui, non il contrario. Di parlarne con il Vecchio poi, non se ne parlava. E dunque?
"Ma che meraviglia Marco. Sei proprio fortunato..."
Sospirò rimettendosi in piedi, posando la mano sul pomello della porta pronto ad aprirla e ad affrontare Ace che evidentemente non se ne voleva andare, stampandosi in faccia l'espressione più neutra di cui era capace, anche se ormai era arrivato a un punto in cui non poteva più fingere che tutto fosse normale. Una nuova consapevolezza che aveva ignorato si faceva largo in lui, rendendolo ancora più irritato di prima.
Ma che fosse dannato, non avrebbe rovinato la loro amicizia con qualche stupida confessione. Si sarebbe inventato una buona scusa, poi avrebbe parlato con Thatch, e in qualche modo ne sarebbe uscito senza far trapelare ulteriormente i suoi veri sentimenti.
Quella fu la convinzione che gli permise di aprire la porta, e che andò in frantumi nel momento esatto in cui i suoi occhi incontrarono quelli adirati e preoccupati del moro.
Era fregato.
Completamente, irrimediabilmente fregato.

   
 
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