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Autore: ArtistaMaeda    25/04/2017    0 recensioni
Le storie di alcuni personaggi peculiari, dal passato travagliato, corrotti, abusati, o semplicemente fuori di testa, che convogliano tutte nello stesso posto e s’intrecciano in un turbine di emozioni e sparatorie. Nessun colpo escluso, né basso né ingiusto, nessuno si salva, neppure bambini e anziani, e le donne sono gli individui più pericolosi…
Ispirato ad un gioco di ruolo.
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Si svegliò di soprassalto disturbata da una turbolenza passeggera.

“Tutto bene, Lyn?”

La bambina annuì.

“Dove vai?”

Mamma non era molto contenta che Lyn se ne andasse in giro per l’aereo da sola.

“Lasciala andare, mamma! Dove vuoi che vada?”

“Alex, tesoro, ma l’aereo è grande, se si perde?”

“Non mi perdo, mamma! È la terza volta che fo la cabina avanti indietro per intero…”

“Tu cosa?”

Non restò lì a sentirla, la scavalcò, e poi ringraziò quel galante di suo fratello che la lasciava passare, e si avviò per il corridoio di sinistra.

“Non andare troppo lontano!”

“Mamma!”

Osservò le innumerevoli facce della gente, ogni fila 10 posti, due corridoio, e l’aereo era quasi pieno, claustrofobico. Ma la gente dormiva, le luci soffuse, fuori dai finestrini il buio. Quando fu davanti alla porta della toilette, sentì il campanellino delle cinture, e notò che i segnali di allacciarsi le cinture si erano effettivamente accesi sul pannello sopra ogni sedile, accanto ai segnali perennemente accesi di non fumare. Con un sospiro decise di aprire comunque la porta della toilette, e incrociò lo sguardo con una stewardess che si era da poco alzata e camminava sul corridoio. Subito si chiuse nella toilette e girò la serratura.

La stewardess arrivò alla porta e cominciò a bussare delicatamente, tenendosi alla maniglia ed alla parete mentre veniva sballottolata dalle turbolenze crescenti.

“Piccola? Sei nel bagno? Fai svelta che devi tornare seduta, il segnale di allacciare le cinture è acceso, okay?”

Il tono molto gentile e calmo, ma la faccia preoccupata. Una sua collega arrivò al suo fianco, tenendosi anche lei alla parete.

“Mandala a posto. Il comandante ha detto che ci sarà da ballare. Lo sai che quando dicono così non si scherza”

Lo dice con il sorriso, ma gli occhi preoccupati. Quella gentile annuisce e sorride timidamente, e l’altra si avvia a esaminare ogni fila che i passeggeri si stiano allacciando le cinture, svegliando chi dorme.

“Bambina?”

Lyn aprì la porta con cautela, anche lei dovendosi tenere.

“Hai finito?”

Lyn annuì.

“Bene, ti accompagno!” disse la stewardess, tendendole la mano. Lyn l’accetto e si fece accompagnare al proprio posto.

“Lyn! Siediti subito, che il comandante ha acceso il segnale delle cinture. Visto? Che ti avevo detto?”

“Mamma! Per favore!” protesta Alex, stufo della madre. Mamma sbircia Papà, che ancora dormiva, e viene svegliato ora dall’altra stewardess.

“Tom! Dì qualcosa ai tuoi figli! Non vogliono ascoltare”

“Ehm? Che?” Papà non aveva la più pallida idea di cosa parlasse, si limitò ad allacciarsi la cintura come ripeteva l’insistente stewardess.

Lyn riprese posto e si allacciò la sua cintura, e poi osservò fuori dal finestrino le ali che traballavano nella turbolenta aria un velo sopra una cappa di nuvole. La luce della luna le permetteva di vedere che le nuvole si estendevano piatte per un’infinità, tutto il mondo era coperto, e ogni tanto quel mondo là sotto si illuminava di saette.

“Ma è un temporale?” chiese Lyn a Mamma, e poi, ripensandoci, allungò lo sguardo ad Alex e ripeté la domanda, tanto Mamma era comunque impegnata a parlare con Papà.

“Sì, sembra di sì. Non aver paura. Questi aerei ci possono volare dentro ai temporali”

“Sì, lo so, Alex. Però, siamo sopra all’oceano, no?”

“Sì, dovremmo essere vicino alle Hawaii, forse”

Lyn si appiccica di nuovo al finestrino, appannandolo con il suo alito. Sperava forse di scorgere le isole Hawaii in mezzo al mare grigio di nuvole.

“Ma quando dici ‘vicino’, in termini di aerei, parli di…”

“Centinaia di miglia, sì. Lo so”

Lyn, preoccupata, sbirciò il fratello, che gli sorrideva insicuro, e poi tornò a fissare fuori dal finestrino. Disegnò un cuoricino sul vetro appannato. Poi, mentre rimuginava sulla sua immagine riflessa…

 

BOOM!

 

Un tornado improvviso in cabina. Le urla. La bocca spalancata di Lyn che cerca disperatamente aria, e non trovandola, si porta le mani al collo e…

 

“Ah!”

“Tutto bene, Lyn?”

Seby è lì accanto a lei, sul sedile dell’autobus, non è più piccina, è di nuovo sé stessa, ha di nuovo i suoi 16 anni e sorride nel rivedere la faccia del suo coetaneo.

“Soliti sogni?”

Lyn annuisce, diventando seria e chiusa. Seby capisce l’andazzo e tace fino alla loro fermata. Poi si alzano e scendono. Il bus riparte e loro sbarcano davanti ad un 7-11. Nel negozio, sempre aperto anche a queste ore tarde, Lyn nota il negoziante, un tipo di carnagione scura, fattezze indiane, e di una certa età, leggere una rivista adocchiando di tanto in tanto gli scaffali alimentari.

“Stasera c’è il capo” dice Lyn.

“E vabbeh, che ti frega”

“Come che mi frega? Quello c’ha la chiave del cassetto”

“Quello del Remington?”

“Sì. Quell’arnese ti fa un buco nel petto che ci puoi guardare attraverso”

“Ma vabbeh, anche quando c’è il figlio c’ha le chiavi”

“Sì, ma il figlio non lo sa usare, Seby, il padre sì”

“Eh vabbeh, il vecchio non ce la fa in tempo ad aprire il cassetto, te lo posso assicurare”

Seby sfila gli occhiali da sole dal taschino della camicia e li indossa. Poi Lyn fa lo stesso.

“Siamo pronti” dice Seby, e fa strada all’interno.

Il negoziante li riconosce subito e comincia ad agitarsi.

“No, no! Fuori!”

“E dai, amico!” protesta sarcasticamente Seby.

“No, no! Fuori! Voi fuori!”

“Ma vogliamo comprare roba da te, amico! Siamo clienti!”

“No, voi ruba, io mi è stancato ora. Voi va via subito, non causa problemi, io non chiama polizia”

Intanto Seby si dilegua tra gli scaffali e comincia a sgraffignare fumetti vari e infilarli nelle tasche interne del cappotto. Lyn fa finta di niente e s’infila tra gli scaffali delle caramelle e comincia a intascare dolciumi. Il negoziante si altera e abbandona il bancone per andare a braccare i giovani delinqenti.

“Ora voi fa incavolare me, ora io manda via”

“Dai ciccio, sto scegliendo un fumetto… Oh Lyn, guarda, papa ciccio ha preso i nuovi manga!”

Lyn si sente presa in causa e abbandona lo scaffale dolciumi con le mani sporche di zucchero e si avvia a quello dei fumetti.

“Voi va via o io chiama polizia”

“Dai ciccio, stai calmino!”

Seby tiene calmo l’uomo mentre Lyn esamina le nuove uscite. Si carezza una delle due code di cavallo che ha, ugendosi i capelli con l’appiccicaticcio delle caramelle.

“Uuuuh, c’è Bleach, Death Note, c’è pure Full Metal Alchemist”

“Papaciccio! Ti sei aggiornato!”

“Voi va via ora!”

L’uomo diventa isterico, e alza la voce, chiaramente arrabbiato adesso. Seby si volta a guardare Lyn e le lancia un segnale semplicemente sgranando per un attimo gli occhi. Lyn lo capisce e si mette sull’attenti, e risponde con un sorriso complice.

“Ora io arrabbia! Voi va via prima che io chiama polizia!”

L’uomo si avvia di nuovo al bancone e Seby s’intasca un volume ciascuno dei tre manga nominati da Lyn e poi prende un volume di Spider Man e lo porta alla cassa per pagare. Tira fuori i soldi e li mette sul bancone mentre l’uomo è intento a comporre un numero. Ma si ferma con la cornetta in mano a guardare la faccia da schiaffi di Seby.

“Voi ragazzi siete proprio delinquenti. Voi perde tempo e rovina vita. Qua noi lavora tutto giorno e voi arriva e prende in giro. Va a casa da vostra madre”

“Seby, quale madre? Quale casa?” ridacchia Seby, adocchiando Lyn che dopo aver intascato un paio di barrette di cioccolato, arriva anche lei al bancone.

“Io non ho colpa se voi orfani. Io aiuta, ma voi non prende in giro”

“Non ti prendiamo in giro, papaciccio, vedi? Questo te lo pago!”

Seby posa la mano sul volume di Spider Man. In quel momento dalla porta entra una donna con il caschetto biondo e la faccia fin troppo seria per la sua bellezza sobria. Corporatura robusta e vestiario casual, si fa i fatti propri adocchiando il primo scaffale delle bibite gassate, ma poi incrocia lo sguardo già sgranato di Lyn e la riconosce. Lyn distoglie lo sguardo e interpella Seby con una gomitata. Lui si volta a guardarla ancora con il sorriso, e lei, con un semplice e furtivo gesto della testa, lo porta a far caso alla donna appena entrata. Lui diventa serio e annuisce discretamente. Lyn ha il cuore in gola, non sembra aver più voglia di bighellonare, e tiene d’occhio la donna che, notando lo stato alterato del negoziante, procede in aiuto dello stesso avvicinandosi al bancone. Lyn dà un’altra gomitata a Seby.

“Dai papaciccio, accetta ‘sti soldi su”

“No, tu paga per tutto”

“Va bene va bene”

Lyn intanto nota che la donna si è accostata al bancone vicino a loro, compromettendo la loro via di fuga verso l’uscita. Lyn mette l’occhio sullo scaffaletto degli articoli del checkout, unica barriera che la separa dalla donna. In quel momento Seby mette le mani in tasca ma quando le tira fuori, anziché mettere soldi sul bancone, afferra lo scaffalino che affolla il bancone di cianfrusaglie dell’ultimo minuto e lo scaraventa contro l’uomo. Si gira di scatto verso Lyn e le fa:

“Vai!”

Lei rimane folgorata a guardarlo per un momento. Si sente spingere da lui, così si volta e si ritrova la donna già in posizione di placcaggio. Di prontezza, afferra lo scaffale del checkout e lo spinge addosso alla donna, rovesciandole tutti prodotti del checkout tra gomme da masticare, bottigliette gasate e cioccolata varia. In un lampo i due adolescenti sono alla porta e sgattaiolano fuori, poco dopo seguiti dalla donna che li rincorre a grandi falcate. Seby è esilarato, mentre Lyn corre a più non posso impaurita. Seby esulta. Si sta proprio divertendo. Lyn gli grida dietro.

“Ma cosa ti ridi, stronzo!”

Ma poi si lascia andare alle risate anche lei.

   
 
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