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Autore: Deadpool96    26/04/2017    0 recensioni
Un dialogo fra un uomo tanto potente quanto arrogante che ama però la sua famiglia più di ogni cosa al mondo e un uomo ormai distrutto dalle ferite del suo passato e in cerca di vendetta.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Pioveva a dirotto, nessuno se non quei due uomini era fuori dalla propria stanza, in cui volenti o nolenti, alloggiavano.
“Jaegar si salverà?”
L’uomo al suo fianco alzò un sopraciglio, aveva forti dubbi che la motivazione del invito del suo interlocutore fosse quella di chiedere le condizioni del chojin che aveva poco prima ridotto in fin di vita sul ring.
Tuttavia non vi era alcuna ostilità in quel preciso momento nella voce del plutoniano, inoltre non era stato obbligato a raggiungerlo, anzi l’uomo si era scusato per l’aggressività dimostrata precedentemente e gli aveva chiesto se volesse seguirlo per parlare ( e vista la situazione ogni momento era buono per provare a raccattare qualche informazione) di conseguenza si limitò a rispondere in modo veloce e asciutto.
“Gli verranno prestate le migliori cure come al suo compare Bone Cold, si salveranno entrambi, ma dubito che lei mi abbia scomodato fin qui per parlare delle condizioni di salute del tedesco, o sbaglio signor Arthas?”
L’uomo dalla pelle color bianco perla gli rivolse uno sguardo veloce, per poi tornare a fissare le gocce di pioggia che cadevano a terra velocemente al di fuori del piccolo portico che offriva riparo ai due uomini.
“Ne sono felice…”
Ci fu un momento di silenzio fra i due, Howard Lancaster non è che avesse esattamente  fatto un piacere a quell’uomo dissotterrando la moglie uccisa da uno dei suoi uomini umiliandone ancora di più le spoglie, ma adesso Arthas non sembrava più volerlo uccidere e sopra ogni cosa ferire la sua bambina, come lo stesso plutoniano gli aveva comunicato mentre si scusava con lui per l’impeto d’ira.
C’era qualcosa di dannatamente diverso in lui, non era come gli altri sei chojin suoi alleati, in un certo senso quell’uomo lo rispettava: aveva una fermezza mentale e sangue freddo degne della più ammirevole note, nonostante tutte le sofferenze che doveva aver passato.
“Comunque ha ragione signor Lancaster ma prima di procedere le chiederei gentilmente di far allontanare quell’uomo che mi sta puntando con un Barret m95 di deporre l’arma e tornarsene a casa o non farà una bella fine, inoltre le ricordo che se avessi voluto ucciderla l’avrei già fatto e senza alcuna fatica.”
Howard alzò un sopraciglio, doveva ammettere che Arthas era veramente un uomo dalle notevoli capacità, ma non si scompose si limitò a sbattere a terra con signorilità il bastone da passeggio tre volte e l’uomo si allontanò.
“Soddisfatto adesso?”
“La ringrazio della cortesia.”
“È il minimo.”
“Si risparmi falsità e inutili gentilezze non sono un idiota.”
“Come desidera.”
“Molto bene signor Lancaster e ora che ci creda o no sono venuto qui per raccontarle una storia, ma la prego perché essa la coinvolga di più chiuda gli occhi giuro sul mio onore che non è una trappola e che nessuno la ferirà anche se sono pronto a scommettere che non sarebbe così facile.”
Conoscendo quanto valesse l’onore per gli abitanti di Plutone Howard si limitò a chiudere gli occhi.
“Molto bene, ora la prego di immaginarsi ogni singola cosa che le racconto.
È un giorno di pioggia proprio come questo, lei sta tornando a casa dopo tanto tempo, al riparo sotto un ombrello trasparente, che le permette di osservare le goccie d’acqua colare sulla sua superficie, sembrano lacrime.
Pensa al suo passato, per quanto abbia agito sempre in nome di una buona causa sa che la sua coscienza non è del tutto pulita e sulle spalle ha delle vite, spezzate da lei o comunque finite per una su scelta sbagliata.”
Da qui Howard intuì che probabilmente Arthas era un soldato in passato e anche abbastanza esperto a giudicare dalla facilità con cui aveva individuato un cecchino posto a diverse centinaia di metri di distanza.
“Cammina fino a giungere a quel piccolo sentiero che porta alla sua dimora, lo percorre e alla fine di esso la vede: ha gli occhi umidi, dalle lacrime e non dalla pioggia, i capelli mossi dal vento e rimane ferma lì per un istante a guardarla, poi improvvisamente si getta fra la vostre braccia e vi bacia, con tanta passione e con una dolcezza infinita.
Quella donna è sua moglie, in quel momento fra le braccia ha tutto ciò che le è più caro al mondo.
Pensa a quanto le sono mancate quella labbra così morbide e calde pensa a quanto le è mancato fare l’amore con lei a quanto desiderasse perdersi nuovamente nei suoi meravigliosi occhi e…”
Qui la voce dell’uomo si incrinò cominciando leggermente a singhiozzare.
“E si chiede come una creatura tanto bella e pura possa amare un uomo come lei, si chiede cosa abbia fatto nella vita per meritare tutto questo, per essere così fortunato, vi baciate e tornate nella vostra calda dimora.
I mesi successivi passano sereni, lei ha ritrovato la felicità e la gioia che un tempo aveva perso.”
Howard strinse il pomello del suo bastone, capendo dove la storia stesse andando a parare e cercando di immedesimarsi il meno possibile, d’altronde quella descrizione non lo rappresentava più di tanto ma non era così facile come pensava estraniarsi, avrebbe voluto aprire gli occhi ma, ormai era una questione quasi di orgoglio personale, non avrebbe mostrato al suo nemico (perché Arthas nonostante in quel momento fosse cordiale un nemico rimaneva) che era turbato.
“Un giorno lei cammina lungo lo stesso vialetto, è stato in città a comprare qualche scorta di cibo e il necessario per la casa, ma a metà strada vede un’enorme nuvola di fumo venire dalla sua casa, sa benissimo che sua moglie è lì dentro.
Lascia cadere ciò che ha fra le mani e si getta in una corsa disperata ha il cuore in gola, sa benissimo che nelle vicinanze gruppi di mercenari stavano scontrandosi in una guerriglia per conto di chi sa quale governo e per chi sa quale motivo.
Giunge finalmente a destinazione e trova la casa in fiamme.
Urla in preda alla disperazione il nome di sua moglie, riceve solo una appena udibile risposta da dentro la trappola di fuoco che è ora la vostra abitazione.
Vi si getta dentro, senza esitazione e la vede.
Il suo mondo crolla come un castello di carte, vorrebbe solo svegliarsi da quell’incubo ma sa che non può farlo.
Lei è sdraiata a terra, riversa nel suo sangue con segni di violenza sul corpo, sul suo corpo così delicato e bello.
Urla il suo nome e si getta su di lei abbracciandola fra le lacrime, hanno compiuto su di lei le peggiori atrocità, vede i candidi seni martoriati, le sue labbra così belle ora sanguinano copiosamente, l’intero suo corpo è coperto da ferite e le sue gambe sono spezzate.
Lei la stringe a se fra le lacrime, le dice che va tutto bene che la salverà che vivrete insieme e quello sarà solo un brutto ricordo.
Sapete entrambi che è una bugia, ma non riesce a dire altro mentre sente il suo respiro diventare sempre più debole e la sua vita scivolarle via dalle mani.
Lei le accarezza il volto le sorride dopo l’ennesimo bacio che vi scambiate in quella situazione tanto disperata, la ringrazia della vita che le hai regalato, le dice che l’ha resa la donna più felice della galassia, che sarà sempre con lei al suo fianco, la prega di essere felice e di continuare a vivere e che la ama.
Sta per risponderle che anche lei la ama più della sua stessa vita, ma lei è morta.
Il suo intero mondo le è stato strappato via da dei proci che lo hanno fatto solo per sollazzarsi e divertirsi un po’ con una poveretta che non c’entrava niente.
Ora pensi che il nome di quella donna sia Janice.”
Le ultime parole del chojin fecero scattare le mani di Howard che mentre la narrazione proseguiva erano scivolate lungo l’asta del bastone, spezzandolo.
Quella di Arthas non era una minaccia, voleva fargli immaginare anche solo per un istante tutto il dolore che lui aveva provato e a Howard era più che bastato, nessuno fino a quel momento lo aveva turbato tanto con delle semplici parole.
Sapeva bene che Arthas aveva personalmente recuperato e cremato le spoglie della moglie, probabilmente quella era la sua vendetta per lo "scherzo" subito, per quel che riguardava Connors bhe se non fosse riuscito a impedirlo era più che sicuro che Arthas lo avrebbe fatto fuori con sommo piacere.
“Scommetto che i colpevoli morirebbero di una morte orribile, o sbaglio Lancaster?”
“No non sbaglia per niente”
“Come sospettavo, le auguro buona notte, cerchi di fare bei sogni.”
“Non le lascerò uccide Michael Connors.”
“Mi creda che Michael Connors sarà il primo a desiderare la morte quando metterò le mani su di lui.”.
E detto questo sparì nel edificio dietro di loro. 
  
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