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Autore: _Y u s h i_    27/04/2017    1 recensioni
Sungmin, Hyukjae e Donghae hanno sempre vissuto fingendo di essere una famiglia. Per ognuno di loro il termine 'amore' ha assunto diverse sfumature, costringendoli ad una ricerca sul vero significato di questa parola. Attraverso relazioni confuse, strane amicizie e profonda riconoscenza, i tre ragazzi percorreranno le loro strade per capire quale legame li unisce realmente.
[EunHae]
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Kyuhyun, Sungmin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Lee Brothers
(1/6)

Fandom: Super Junior
Pairing: Broken!HyukMin ; Eunhae ; Kyumin
Rated: NC-12 ; PG 
Capitoli: 6

Note: La storia è molto più banale di quello che la trama la fa sembrare. !!NO NON E' UNA THREESOME!!
Warning: ogni singola parola di questa storia è puro ANGST
 


- Sungminnie aspettaci! -
- Muovetevi o ci scopriranno! -
I tre bambini stavano correndo a perdifiato già da qualche minuto, la sagoma cupa dell'edificio alle loro spalle ormai non era più visibile, ma ancora si sentivano gli schiamazzi degli altri ragazzi provenire dall'interno.
Sungmin sorrise e guardò indietro per assicurarsi che i suoi fratelli fossero riusciti a tenere il passo e lo avessero seguito.
Non succedeva spesso che si sentisse così libero, così leggero e spensierato. Dentro le mura di quella casa lui era il più grande e si sentiva in dovere di dover proteggere i suoi fratelli che, in realtà, erano più piccoli di lui di solo qualche mese, ma sentiva comunque di essere lui il leader, la loro guida e di dover dare il buon esempio.
Sungmin rallentò un poco non appena fu sicuro di essersi allontanato abbastanza dalla sua prigione e si lasciò cadere a terra esausto.
- Sungminnie, Donghae ha le gambe corte, come puoi pensare che riesca a starci dietro! -
Il bambino rise di gusto.
A dire il vero non c'era niente da ridere, ma la situazione in generale lo faceva stare così bene che anche una semplice battuta come quella che era uscita dalla bocca di Hyukjae, gli faceva venire voglia di svuotare i polmoni in una grande risata.
Hyukjae si distese accanto a suo fratello, appoggiando la testa sul suo ventre e trascinando Donghae giù con loro.
Per qualche secondo l'unico rumore fu quello dei loro respiri pesanti e del venticello fresco che portava un buon profumo nel campo dove si erano fermati i tre bambini.
- Dovremmo tornare prima che qualcuno si accorga che non ci siamo. - Piagnucolò Donghae e si fece più vicino agli altri due.
- Vi devo far vedere una cosa. - Fu la risposta di Sungmin, ma nessuno dei tre accennò a muovere un dito.
 
I 'Fratelli Lee', ecco come erano ormai conosciuti.
Non che fossero davvero fratelli, non di sangue per lo meno, ma qualcosa li aveva spinti a legarsi l'uno con l'altro e a formare un profondo rapporto, di quelli che solo tra fratelli si riesce a comprendere.
Segnati da un destino comune, i Fratelli Lee vivevano assieme a tanti altri bambini abbandonati o rimasti orfani come loro, in una casa famiglia nella più lontana periferia di Seoul.
Erano già passati quattro anni dalla prima volta in cui i tre fratelli avevano messo piede all'interno di quella struttura e, sfortunatamente, non ne erano mai più usciti. Ogni giorno trascorreva allo stesso modo per i tre bambini, ogni giorno avevano dovuto imparare ad adattarsi, a comportarsi in maniera impeccabile, a condividere con gli altri, ad accettare il fatto che non c'erano abbastanza soldi per tutti e che non c'erano nemmeno abbastanza famiglie disposte ad adottare tutti loro: se eri fortunato passavi nell'istituto solo qualche anno e poi ti trasferivi con una famiglia che tutti li dentro sognavano, ma più anni passavano, più i bambini crescevano e più era difficile per loro venire adottati e i Fratelli Lee, ormai, avevano raggiunto i cinque anni.
 
Lee Sungmin era stato abbandonato, appena nato, davanti alla porta di entrata dello stesso ospedale dove era stato messo al mondo, era un bambino solare e vivace, un po' ribelle ma dotato di un ottimo senso di responsabilità. Compiuto un anno di vita, dopo aver attraversato l'intera regione e non aver trovato casa in nessun paese, trovò finalmente l' “SM-Institute” disposto ad accoglierlo a braccia aperte. Sungmin diceva sempre di non ricordare la sua vita prima di arrivare in quel posto e nessuno lo aveva mai visto piangere o lamentarsi della sua condizione, anzi lui stesso amava ripetere come sarebbe riuscito a crearsi da solo una vera famiglia, un piccolo ambiente tutto suo, circondato da persone da amare e da cui essere amati e, a forza di convincersi, ci era riuscito davvero.
All' “SM-Institute” i bambini imparavano ad aiutarsi e sostenersi l'un l'altro ancora prima di imparare a camminare e Sungmin aveva scelto attentamente di chi prendersi cura e accettare all'interno della sua nuova famiglia. Non seppe mai cosa lo spinse verso quei due ragazzini, ma ogni giorno ringraziava Dio di averli al suo fianco e non si pentì mai della sua scelta.
 
Lee Hyukjae era un bambino silenzioso e buio. Lui, a differenza di Sungmin, aveva vissuto il suo primo anno con i genitori che però presto non furono più in grado di sostenere le spese per poter accudire il figlio e a malincuore lo dovettero lasciare all'istituto. Hyukjae non volle mai più vedere i suoi genitori, nonostante questi fossero tornati qualche volta a fargli visita, ma il bambino soffriva ancora del senso di abbandono e, orgoglioso com'era, rifiutò ogni tipo di contatto con loro e si legò invece a Sungmin che considerava come un fratello maggiore. In un qualche modo, Sungmin era riuscito a rompere il muro di ghiaccio del minore e a convincerlo a raccontargli ogni sua preoccupazione e Hyukjae alla fine aveva ceduto, vedendo in quel bambino sorridente la sua ancora di salvezza da un mondo fatto di rancore e rimpianti.
 
Infine arrivò Lee Donghae, il più piccolo dei tre, il più coccolato e il più viziato per quanto lo potesse essere un orfano. Aveva un carattere mite e insicuro, aveva sempre preferito stare da solo e non familiarizzare con gli altri bambini dell'istituto.
Come gli altri due ragazzi era stato preso in custodia dalla direttrice del posto all'età di un anno, non aveva mai voluto sapere cosa fosse successo realmente ai suoi genitori, ma l'urlo della madre e il rumore di due auto che cozzavano brutalmente tra di loro lo avevano perseguitato a lungo, rispondendo non volutamente alla sua silenziosa domanda.
Sungmin lo aveva accolto sotto la sua protezione spinto da un senso di dovere nei suoi confronti, lo aveva osservato a lungo seduto in un angolo a tenersi le ginocchia abbracciate contro il petto prima di afferrare la mano di Hyukjae e trascinarlo davanti a Donghae, presentandolo come loro nuovo fratello.
 
 
I bambini ripreso il loro cammino, i due più piccoli si lasciarono guidare da Sungmin, come tante volte nella loro vita avevano fatto e poco dopo giunsero in una piccola valle ricoperta di fiori e piante selvatiche. Ai confini della valle c'era un piccolo ruscello che scorreva veloce e un salice faceva ombra all'estremità del campo.
Tutto intorno regnava la natura, dai colori vivaci che i bambini non erano più abituati a vedere, al rumore dell'acqua che scorreva e del vento che faceva danzare le foglie del salice.
- Wow! -
Donghae sapeva stupirsi per la più piccola e semplice delle cose, ma questa volta Hyukjae dovette concordare con lui, era uno spettacolo mozzafiato.
I tre bambini abituati a giocare all'interno delle mura dell'istituto, non avrebbero mai potuto immaginare un tale paradiso a così pochi passi dalla loro casa e rimasero immobili per qualche minuto, assicurandosi di scrutare quel posto millimetro per millimetro.
- Minnie è bellissimo! -
Hyukjae si accucciò ad accarezzare un fiore e respirò a fondo l'aria pulita, sentiva come se fosse diversa dal solito, odorava di buono, di fresco e di libertà.
- Non dovete dirlo a nessuno, chiaro? Sarà il nostro nascondiglio segreto! D'ora in poi ogni volta che siamo tristi o non vogliamo stare con gli altri bambini, verremo qua. -
Sungmin allungò una manina verso i suoi fratelli, incitandoli a fare lo stesso e suggellando quel patto con un abbraccio a tre.
 
Era già passata un'ora, sebbene non lo sembrasse per niente, quando Sungmin vide avvicinarsi una nuvola più scura delle altre e si rese conto che sarebbe stato meglio tornare verso l'istituto. A malincuore prese per mano i suoi fratelli e insieme se ne tornarono verso casa, parlando per tutto il tempo di quel favoloso posto che avevano appena scoperto e che in cuor loro speravano di poter visitare presto.
A mano a mano che i tre fratelli si avvicinavano a casa, cominciarono a farsi silenziosi, pensando a cosa sarebbe successo se qualche tutore li avesse scoperti e cercando una valida scusa per la loro assenza.
Ma quando i Fratelli Lee arrivarono alla porta d'ingresso, si accorsero che questa era aperta e dall'interno arrivava la voce di Miss. Yoon tutt'altro che preoccupata o arrabbiata, anzi, sembrava fosse di buon umore.
- Sungmin! - Miss. Yoon guardò il bambino con uno sguardo di finto rimprovero mentre i fratelli cercavano di far ritorno alla loro stanza senza essere notati.
I tre bambini abbassarono immediatamente la testa in segno di scusa e a Donghae vennero gli occhi lucidi.
Non gli piaceva essere sgridato e sapeva che quello era il modo migliore per ottenere ciò che voleva.
- Scusa Miss. Yoon giocavamo in giardino e ci siamo persi. -
Sungmin fece un piccolo inchino e lanciò un'occhiata ai suoi amici per assicurarsi che lo avessero imitato.
- Niente storie, oggi è un giorno felice per voi, farò finta di crederti. - La donna sorrise caldamente e si fece da parte voltandosi verso un gruppetto di persone che nessuno dei tre bambini aveva notato prima.
- Sungmin, Hyukjae, Donghae. - Miss. Yoon fece un ampio gesto con il braccio e indicò gli sconosciuti. - Vorrei presentarvi la famiglia Lee. Loro, sono qua per voi. -
I due più piccoli si voltarono immediatamente verso Sungmin, come facevano ogni volta che non capivano cosa stesse succedendo, allora il maggiore si avvicinò a loro e gli prese una mano ad entrambi per rassicurarli.
- Che cosa intende dire? - Chiese titubante.
- Sungmin, da oggi avrete una famiglia, sono qui per portarvi a casa con loro, capite? -
A quelle parole Hyukjae spalancò gli occhi e corse incontro alla famiglia Lee con sguardo speranzoso.
- Volete adottriarci? -
Chiese con un filo di voce, subito seguito da Donghae che gli si attaccò alla maglietta, troppo timido per affrontare faccia a faccia quelle persone.
- Vivremo tutti insieme? -
Una delle due donne davanti a loro si mise a ridere dolcemente e si inginocchiò davanti ai bambini appoggiando una mano sulla spalla del più piccolo.
- Ci chiamiamo entrambe Lee di cognome, ma in realtà siamo due famiglie diverse. - Indicò poi un uomo dai capelli grigi accanto a lei. - Lui è mio marito, noi ci prenderemo cura di.. mmh... Lee Sungmin? -
- Sono io. - Disse il bambino senza emozioni.
- Loro invece sono nostri amici di vecchia data, ci conosciamo molto bene e spesso tendiamo a formare un'unica grande famiglia. Loro si occuperanno di voi due, immagino. -
Il sorriso formatosi sulle labbra di Hyukjae scomparve in un lampo.
- NO! - Il bambino corse indietro verso Sungmin, trascinandosi dietro il minore. - Non potete separarci! Noi siamo fratelli! -
I due uomini e le due donne in piedi risero di nuovo, commossi da quel gesto di lealtà.
- Non vi preoccupate, viviamo uno accanto all'altro, sono solo pochi metri di distanza, Sungmin può venire a trovarci quando vuole, la nostra porta sarà sempre aperta per lui. -
A quelle parole i tre fratelli urlarono di felicità, anche Sungmin che aveva preferito rimanere in disparte si era unito all'esulto. Avevano perso le speranze, non pensavano che a quell'età qualcuno li avrebbe più adottati e sapere di avere di nuovo una famiglia e di poter rimanere assieme, era per loro il regalo più grande.
I Fratelli Lee corsero su per le scale e si fiondarono dentro la loro stanza ad impacchettare i pochi averi che possedevano, nessuno di loro avrebbe rimpianto quel posto e anche il paradiso che avevano scoperto solo qualche ora prima sembrava essere passato in secondo piano. Donghae pianse inevitabilmente per la felicità e Hyukjae lo prese in giro per tutto il viaggio fino alla loro nuova casa.
E finalmente arrivarono.
I tre bambini si misero in schiera davanti alle due antiche case in stile tradizionale dove avrebbero passato i loro prossimi anni, accanto a loro solo uno zaino e qualche pupazzo, dietro a loro, le loro nuove famiglie e nel loro cuore, la voglia di iniziare questa nuova avventura.
 
*****
 
Erano le sei e quaranta del mattino e come tutte le mattine, la sveglia suonava precisa.
Come tutte le mattine Hyukjae aprì un occhio innervosito dal suono che odiava più al mondo e come tutte le mattine, la sua fronte corrugata si rilassò non appena percepì due braccia avvolgerlo completamente.
- Buongiorno Hyuk. -
La voce soffice del ragazzo accanto a lui lo fece sorridere e gli diede un motivo per essere felice di aver aperto gli occhi.
- Buongiorno. - Rispose il ragazzo accoccolandosi di più in quell'abbraccio caldo e rassicurante.
- Dormito bene? - Hyukjae rispose con alcuni suoni sconnessi e si abbandonò alla dolcezza di quelle labbra che gli stavano sfiorando una spalla e che presto avrebbe reclamato.
- Lo sai che devi alzarti, hai lezione stamattina. -
Hyukjae finalmente trovò la forza di rotolare sul fianco fino a trovarsi di fronte al bellissimo volto del suo ragazzo. Lo guardò intensamente chiedendosi come potesse diventare ogni giorno più bello e posò un casto bacio sulle sue labbra.
- Lo so, ma oggi non ho proprio voglia. -
- Hyuk, lo sai che abbiamo un patto, voglio che almeno tu riesca a laurearti e trovare un lavoro migliore del cassiere di un mini-market. -
- Perchè? Sarei il cassiere più sexy sulla faccia della Terra! -
- Mi dispiace, quel posto spetta già a me. -
I due ragazzi risero facendo scontrare la punta dei loro nasi e finendo inevitabilmente in un nuovo bacio. Hyukjae si lasciò trasportare da quel momento, amava le effusioni di prima mattina e soprattutto amava sentirsi al sicuro ogni volta che si trovava in presenza del ragazzo accanto a lui.
- Sungminnie? -
- Quando la smetterai di chiamarmi così? -
- Min? -
- Mmh? -
- Devo proprio andare adesso o Donghae mi ucciderà. -
- Ultimo bacio? -
Le loro labbra si incontrarono nuovamente, tutta la delicatezza e la purezza del bacio precedente che veniva a meno non appena Hyukjae decise che aveva bisogno di approfondire quel contatto.
- Hyukjae... dobbiamo andare. -
La voce dietro di lui fece sobbalzare il ragazzo che arrossì leggermente.
Donghae era in piedi davanti alla piccola entrata dell'appartamento con già la borsa dell'università sulle spalle e la giacca addosso.
Non li stava guardando, non lo faceva mai, Donghae sapeva quando Hyukjae e Sungmin volevano la loro privacy e sapeva che abitare con loro comportava anche il fatto di doversi subire tutte le smancerie da coppietta innamorata dei due ragazzi.
Hyukjae diede un ultimo veloce bacio sulla fronte del suo ragazzo e corse dentro all'unico bagno dell'appartamento per prepararsi.
Nel frattempo Donghae si lasciò cadere sul piccolo divano del salotto, perchè sì, la loro casa non era di certo grande abbastanza per tutti e tre e il letto di Sungmin era stato dovuto mettere nella loro sala, già piccola di suo, così che fosse la prima cosa che si vedeva non appena si apriva la porta di casa.
- Hyung lavori oggi? - Chiese Donghae cercando di iniziare una qualche conversazione, negli ultimi tempi il loro rapporto era diventato sempre più freddo e distaccato, o meglio, Donghae lo era diventato.
- Sì e mi sa che tornerò a casa abbastanza tardi, tu e Hyukjae mangiate in mensa? -
Il minore annuì e si morse un labbro.
- Vi ho lasciato dei soldi sopra il tavolo nel caso vi servissero mentre sono via, non mi aspettate alzati, potrei davvero fare molto tardi. -
A Donghae gli si strinse il cuore.
La loro non era una bella situazione, dopo che i loro ‘genitori’ avevano lasciato la Corea per lavoro, i tre ragazzi avevano deciso di tornare a vivere assieme, come un tempo.
Non sentendosi a loro agio a sfruttare i soldi di quelle persone che già li avevano aiutato tanto nella loro vita, avevano rifiutato di continuare a vivere nelle casette tradizionali dove avevano passato l'infanzia e avevano optato per trasferirsi in un piccolo monolocale in centro, più vicino all'università di Hyukjae.
Ovviamente, però, in qualche modo dovevano pagare l'affitto e fu per questo che Sungmin, come aveva fatto per tutta la sua vita, aveva messo da parte i suoi sogni per poter permettere ai suoi fratelli un futuro migliore. A soli diciannove anni il ragazzo aveva cominciato il suo primo lavoro, dove passava l'intera nottata dietro la cassa di un supermercato a imbustare la spesa e a pulire i pavimenti.
Non era un gran lavoro, anzi, la paga era pessima e il tempo richiesto anche troppo, ma era l'unico modo che Sungmin aveva per poter pagare la casa e gli studi ai suoi due fratelli.
Erano passati sedici anni da quando si erano lasciati alle spalle la casa-famiglia, ma il loro legame non si era mai spezzato e Sungmin, ancora adesso, avrebbe fatto qualsiasi cosa per loro.
Donghae lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene.
Ecco perchè viveva quotidianamente con il senso di colpa dovuto ai suoi sentimenti contrastanti per i suoi stessi fratelli, perchè lui amava Sungmin e gli era grato, ma amava anche Hyukjae, tantissimo, troppo e non solo come si potrebbe amare un fratello.
Era sempre stato troppo occupato ad ammirare Hyukjae per accorgersi che quest'ultimo si stesse avvicinando invece al maggiore dei tre, e quando Sungmin lo aveva abbracciato dicendogli che lui e il ragazzo dei suoi sogni avevano deciso di cominciare a frequentarsi come due amanti e non più come fratelli, il suo mondo aveva semplicemente perso di significato.
Si era sentito tradito, lasciato in disparte e soprattutto aveva sentito di aver perso una parte della sua vita. Ma non tutto va sempre come si desidera.
Sungmin lavorava tutti i giorni per permettere a Donghae di fare una vita normale e il minore lo ripagava con il silenzio, con finto supporto e fingendo che la cosa non lo disturbasse anche se in realtà, non passava giorno che Donghae non bruciasse d'invidia.
- Eccomi ci sono siamo in ritardo lo so è colpa mia. - Hyukjae non respirò nemmeno nel mezzo, afferrò la sua borsa e si lasciò cadere accanto al letto di Sungmin per potergli rubare un ultimo lungo bacio.
 
E Donghae voltò lo sguardo, e ancora una volta mandò giù il boccone amaro.
Perchè lui amava Hyukjae e Hyukjae amava Sungmin, ma quei due ragazzi erano sempre stati li per lui, erano sempre stati il suo supporto e la sua famiglia e Donghae doveva loro la sua vita, quindi, che altro avrebbe potuto fare?

 


- note -
a chiunque voglia dirmi « eh ma hello baby? », avete perfettamente ragione ma necessitavo di questa enorme lunghissima pausa.
Questa storia è stata scritta più di un anno fa e terminata solo in questi giorni. Q U I N D I ho deciso di pubblicarla proprio perchè è già conclusa, tutti i capitoli sono pronti slo da revisionare e pubblicare.
Purtroppo so che questo fandom non è più attivo e che la Kyumin non viene più vista molto dal matrimonio, infatti non mi aspetto il seguito delle altre storie che ho pubblicato qui. Nonostante tutto vi chiedo di perdere due minuti a dare un segnale di fumo per far vedere che di elf ne esistono ancora, per lo meno ora che si avvicina il comeback anche solo mettendo la storia tra le seguite o ancora meglio, lasciando un commentino o un preferito (a vostro piacere e volere). Avendo passato il mio periodo d'oro su questa sezione ci starei male a vederla morire così.
Detto questo, buona lettura e un grazissimo speciale alla mia hikaru83 che adoro e che mi ha fatto da Beta per tutta la storia sorbendosi tutti i miei dubbi e le mie crisi. Correte a leggere tutte le sue storie che è bravissima >:C
Al prossimo capitolo, 
Shi
  
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