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Autore: PeterPan_Sherlocked    27/04/2017    1 recensioni
"Mello però non sapeva, come avrebbe mai potuto sapere, che anche Near aveva perso la ragione per un solo battito del suo cuore.
(...)
Di tutto quello sarebbe rimasto il rimpianto, la più mortale delle sorti. Sarebbero rimaste lacrime su una tomba improvvisata, odio dietro al velo della sofferenza e un addio morto in gola, troppo codardo per diventare suono."
I try to picture me without you but I can't.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Sinner and saint'
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They say we are what we are
But we don't have to be
I'm bad behaviour but I do it in the best way.

 

C'era qualcosa di sbagliato in quel bambino circondato da giocattoli, che completava distrattamente un puzzle totalmente bianco, quello Mello lo aveva sempre saputo. Anche ora che erano cresciuti Near rimaneva inquietante, con i suoi pupazzi da lattante, con la camicia troppo grande e le costruzioni di dadi allineate al millimetro.

Mello sapeva che N era molto più crudele di lui.
Mello sapeva di essere un assassino, ma sapeva anche che quel ragazzino curvo su se stesso era ancora più pericoloso.
Mello sapeva di odiarlo.
Mello sapeva di amarlo dalla prima volta che, per fargli dispetto, gli aveva rubato la camicia bianca, sfiorando per sbaglio una ciocca dei suoi capelli, quella stessa ciocca che Near si torturava senza mai smettere da dieci anni. Prima o poi gliel'avrebbe tagliata, giusto per vedere quegli occhi grigi sgranarsi sorpresi ancora un'altra volta.
Aveva i ricordi così vividi della prima e unica volta che era riuscito a stupire quel genio di un ragazzino. Non erano più tanto piccoli quando Mello aveva inziato a chiedersi che sapore potessero avere le labbra di Near, se erano fresche come la neve o calde e dolci come un marshmallow. Erano comunque bianche, come lui. Bianche e invitanti, come un pezzo di cioccolato fondente che qualcuno si era divertito a cospargere di vernice pallida.
Near però era sempre silenzioso, sempre indifferente, sempre chino su quei giocattoli in un legame morboso quasi quanto la palese dipendenza di Mello dalla cioccolata.
Quel giorno aveva scoperto di avere ragione: le labbra di Near erano dello stesso sapore di una tavoletta fondente, ed erano fredde come una lama affilata. Erano ancora ragazzini, eppure si ricordava perfettamente le pupille dilatate del piccolo, la sua mano che scorreva incuriosita lungo il petto di Mello sempre scoperto, fino a dargli i brividi. Il biondo si ricordava di aver corso, di non averne più parlato e di aver iniziato ad indossare quella collana, che faceva sbattere il ferro freddo contro la sua pelle, come se la mano ghiacciata di Near fosse ancora lì.
Guardarsi negli occhi faceva male, faceva ardere e ghiacciare la pelle di tutti e due, brividi e bollore, senza via di mezzo.
Mello però non sapeva, come avrebbe mai potuto sapere, che anche Near aveva perso la ragione per un solo battito del suo cuore.
Gli occhi grigi del piccolo albino, che si scurivano per poi brillare alla vista del suo rivale, sarebbero stati un incoraggiamento per chiunque, ma non per Mihael Keehl.
Alla fine però, lo aveva chiamato con una scusa e stava andando verso il quartier generale della SPK, non per Kira, ma per lui. Per Near. Stava correndo verso il suo inferno personale per la seconda volta, la sua foto con quel Dear Mello scritto in una calligrafia infantile all'altezza del cuore, la collana che sbatteva fredda contro la pelle, il caschetto a coprire la sua colpa, il suo orgoglio, l'odio e l'amore che cozzavano dentro la sua testa e diventavano un unico sentimento.

Davanti al ragazzino dai capelli bianchi e gli occhi spenti, Mello cercò di darsi un'aria indifferente, se non schifata, cercando di ignorare le fitte alla mente, le immagini che si rincorrevano nel suo cervello, ricordi che si confondevano con sogni fino a diventare un'unica cosa.

"Near."

"Mello." il ragazzino mosse leggermente la mano e subito gli agenti dell'SPK uscirono, come se li avesse già avvisati. Erano rimasti da soli, in quella stanza che stava improvvisamente diventando troppo soffocante per tutti e due.

Mello prese coraggio, in fondo non poteva farsi vedere impaurito da quell'omino bianco, non l'avrebbe fatto vincere ancora una volta.

"Sono venuto per salutarti un'ultima volta." prese un respiro profondo, cercò diperatamente di non far tremare la voce, eppure il suono che ne uscì fu quasi un soffio, una preghiera implorata. "Nate."

Near si arricciò di nuovo quella ciocca di capelli, la stessa in tutto quel tempo, sempre allo stesso modo, sempre fissando Mello. Tutte e due abbastanza intelligenti da capire che non si sarebbero più rivisti, tutti e due così stupidi da non sapere cosa fare. L'orologio continuava a scandire il tempo, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, per ricordare il silenzio che regnava in quella stanza.

Mihael era sempre stato il più impulsivo dei due, gli sembrò quasi un dovere sbloccare quella situazione. Si abbassò lui verso Nate River, seduto per terra, curvo; si abbassò lui e gli alzò il viso, per sapere se le labbra del piccolo sapevano ancora di freddo e di buono. Sarebbe potuto sembrare uguale alla prima volta, con la mano di Near che tornava dove si era fermata, a sfiorare la pelle di Mello, trovandoci una collana in più, eppure non era uguale a cinque anni prima. Erano cresciuti, in fretta e nel buio, ma comunque erano cresciuti. Le labbra del suo omino bianco rimanevano ghiaccio, ora però erano anche amare, come quelle di chi non ha mai riso veramente. Dopo il primo momento di sconcerto, tutto divenne più istintivo e quel contatto sembrava così perfetto da chiedersi se effettivamente potesse esistere l'uno senza l'altro. Si allontanarono per guardarsi e Near passò sorpreso la mano sulle sue labbra, poi andò a sfiorare curioso quelle di Mello. A quel tocco gentile il biondo perse la testa, il raziocinio, i battiti del suo cuore, a quel tocco odiò Nate River fino a voler urlare e lo amò fino a soffocare il suo grido sulle labbra del piccolo.

A quella mancanza di delicatezza fu quasi come se Near si risvegliasse, tirando su la mano bianca e minuta che spuntava dalla camicia enorme, per andare a lasciare una carezza proprio sopra la bruciatura. Mello non capiva, non poteva capire quanto gli faceva male quel bacio, quanto gli faceva bene. Non capiva che quella speranza, la bellezza di quel momento sarebbe appassita, come tutto nel mondo? Ora che Nate River aveva una ragione per vivere, sapeva che gliel'avrebbero portata via, sapeva che la tragedia incombeva sopra le loro teste come la spada minacciava il banchetto di Damocle. Mello sapeva di cioccolata, sapeva sempre di cioccolata, era dolce e letale. Il suo pazzo omicida aveva il sapore più buono del mondo.

"Mi mancherai, omino bianco." gli sussurrò il biondo, lasciandogli un bacio bollente sul collo.

Near sorrise mentre la prima lacrima salata andava a bagnargli le labbra cineree.

"Mi mancherai anche tu, caro Mello." si fermò un attimo e chiuse gli occhi, per imprimere nella mente ogni secondo trascorso con lui. "Caro Mihael."

I'm still comparing your past to my future.
It might be your wound but they're my sutures.

Di tutto quello sarebbe rimasto il rimpianto, la più mortale delle sorti. Sarebbero rimaste lacrime su una tomba improvvisata, odio dietro al velo della sofferenza e un addio morto in gola, troppo codardo per diventare suono.

"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior."

 

I'll try to picture me without you but I can't
'Cause we could be immortals, immortals
Just not for long, for long.

   
 
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