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Autore: Agapanto Blu    27/04/2017    0 recensioni
[All For The Game (Nora Sakavic)]
Vivere in Germania sta insegnando a Nicky come amarsi di nuovo, lentamente ma per certo.
***
[[Hurt/Comfort che diventa Fluff, in pratica, perché amo Nicky davvero, davvero tanto e voglio che riceva tanti abbracci e baci.] [Coppie: Erik Klose/Nicky Hemmick] [ATTENZIONE: Riferimento a passati omofobia e abusi per motivi religiosi]]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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[Fandom: All For The Game (The Foxhole Court/The Raven King/The King's Men), di Nora Sakavic
Personaggi principali: Nicky Hemmick; Erik Klose.
Coppie principali: Nicky Hemmick/Erik Klose.
ATTENZIONE: La storia include riferimenti a -Disturbo Depressivo Maggiore; -Passati Abusi in Campo di Conversione; -Passati Abusi Domestici; -Tendenza Suicide; siate cauti.]




Langsam aber sicher 

(Lentamente ma per certo)


 

È così fioco, che all’inizio si perde nel suono delle lenzuola sgualcite e dei respiri veloci, della pelle che sfiora altra pelle e negli schiocchi gentili di labbra umide.

Nella notte tarda la luna è solo un ricordo perduto dietro una coltre di nuvole nere di una lontana tempesta di fulmini che si accende di luce ogni tanto. La pioggia ticchetta piano contro il vetro della finestra alla sua sinistra, le tende aperte sul paesaggio tedesco, e aiuta a nascondere il mormorio, i suoni annaspanti fatti d’aria più che di voce.

Erik si ritrae piano dal lasciare baci sulla gola del suo amante, all’inizio solo per seguire impulsivamente un curioso flash della sua mente, ma quando solleva lo sguardo e si accorge di quale sia l’origine della litania che sente, is suoi occhi si spalancano.

“Nicky…?” prova, ma il ragazzo nel suo letto scuote la testa furiosamente, i pugni stretti sulle lenzuola e il petto nudo coperto da un sottile strato di sudore.

I capelli appiccicati alla pelle scura sembrano di puro nero nella notte, e persa è la sfumatura di castano cioccolato caldo e gentile che al sole piace baciare. Le labbra, di solito tirare nel più brillante dei sorrisi, sono pallide e strette in una linea sottile che trema per la pressione. Gli occhi sono invisibili, strizzati chiusi sotto lunghe ciglia e palpebre rugose. Sta respirando pesantemente attraverso il naso, ma il modo in cui il suo petto si alza e si abbassa, rapido e spasmodico, tradisce che qualcosa non va.

Erik è seduto ed ha una mano sulla sua guancia in un secondo, le loro precedenti attività ora l’ultimo dei suoi problemi. “Nicky? Nicky?!”

L’unica risposta che ottiene è che il ragazzo sobbalza e le sue labbra si aprono su un singhiozzo, e volta la testa da un lato per spingerla nel cuscino solo un secondo troppo tardi per nasconderla.

Ora, Erik sta andando in panico a sua volta. Continua a chiamare il nome di Nicky a bassa voce, cercando di non lasciar trapelare la sua paura, e con le dita sposta le ciocche per vedere meglio la sua espressione. Le labbra si muovono, le parole quasi troppo sottili perché il più grande possa capirne il senso.

Riconosce la lingua dopo un attimo, un inglese che suona in qualche modo strano alle sue orecchie prima che riesca a riconoscerne le forme antiche, e quindi si piega in avanti per provare a coglierne il significato e il sangue gli si gela nelle vene.

Nicky si fa strada singhiozzando attraverso già un altro “Santa Maria,” prima che le spalle di Erik crollino e i suoi occhi si spalanchino in vero orrore per ciò che sta succedendo.

“Nicky!” 

“—Madre di Dio,—”

Non riesce a raggiungerlo. La voce fortemente accentata che chiama il suo nome affonda troppo presto, nello spazio vuoto tra le loro bocche che sembra una scogliera mortale, e il suo corpo inizia a tremare contro il materasso. Erik osa far correre le mani lungo le braccia e le spalle dell’altro, ma Nicky è perso da qualche parte nella propria mente, in un posto scuro che contiene davvero poca santità.

“—prega per noi peccatori,—”

“Nicholas!”

Il nome lo fa sobbalzare, spezzando la cantilena di parole che suona più come la supplica di una vittima che la preghiera si un uomo devoto. Cade come dall’alto e le sue gambe hanno uno spasmo sotto le cosce di Erik, ma questo non si sposta.

Aspetta, i suoi occhi verde pallido cercano la faccia del compagno, fino a quando Nicky muove la testa per incontrare il suo sguardo, e solo allora ha il coraggio di esalare un respiro. Le mani di Erik si sollevano per posarsi a coppa sulla faccia dell’amante e cullarla dolcemente, i pollici che carezzano le guance.

“Mi dispiace…” Nicky singhiozza, lacrime grosse che gli rotolano dagli angoli degli occhi. Va bene, Erik pensa, perché è meglio di avere l’altro che si tiene tutto dentro e poi ha un improvviso crollo come ora. Sceglierebbe un Nicky che piange al posto di uno delirante ogni giorno: con questo, lui può aiutare. “Mi dispiace tanto, Erik, mi dispiace… Mi dispiace…”

Erik non è certo di con chi Nicky stia parlando per davvero. Forse con lui o forse con i suoi genitori oltreoceano, ancora così oppressivi con le loro grinfie sempre violentemente strette attorno al collo del loro unico figlio. Luther e Maria, Erik non li ha mai visti prima, eppure ha già deciso che non si meritano il suo perdono, per quanto Nicky sia disperato nell’offrire il proprio.

“Mi d—”

“Nicholas. Nicky. Ehi,—”  Usa il fianco del palmo per asciugare le lacrime dalla faccia di Nicky e lo sente tremare e spingersi contro il tocco, affamato di contatto, “—va tutto bene, sonnenstrahl*. Sono qui. Sei al sicuro, adesso, te lo prometto. Stai bene, va tutto bene.”

Sono passati tre mesi da quando Nicholas Esteban Hemmick è atterrato all’STR, la testa incassata tra le spalle e gli occhi vuoti di una bambola senza vita. Erik lo ha visto da lontano e aveva sentito come un pugno allo stomaco alla vista di tanta devastazione; ma nell’istante in cui Nicky lo aveva notato, la maschera era salita immediatamente. Sorrisi e un’attitudine amichevole potevano coprire la maggior parte della sua tristezza, ma in quegli occhi gentili era rimasto comunque un indizio di perdita, una supplica per la salvezza, per tutto il primo mese.

Con il tempo, Erik ha visto la tristezza seccare e cadere, e un’onesta felicità sostituirla in forma di squittii eccitati e bronci offesi e abbracci appassionati per qualsiasi membro della famiglia Klose. Nicky era generoso nelle sue effusioni specialmente verso la madre di Erik, e Klauda era ben felice di reciprocare ognuna di queste.

Ma felicità e accettazione e amore non curano l’impronta di un padre così in fretta. Calmano il dolore e aiutano a creare qualcosa di nuovo, ma per costruire una diga bisogna comunque tenere conto del fiume.

Il passato di Nicky non era un segreto. Il ragazzo americano era il tipo di persona che aveva bisogno di vicinanza e contatto fisico per guarire, e anche se non aveva ricevuto niente di ciò dalla famiglia biologica, tanto e anche più gli era arrivato da quella adottiva. Erik era ancora certo che morte delle storie sul campo di conversione cui Nicky era stato mandato fossero state pesantemente censurate quando condivise con loro, ma gli andava bene non forzare la mano sull’argomento. Il solo sapere che qualcuno così genuinamente entusiasta e positivo come Nicholas fosse stato portato ad un passo dal commettere suicidio era sufficiente per dargli una vaga idea di quanto terribile dovesse essere.

Erik preme la fronte contro quella di Nicky, lo ascolta ritrovare il ritmo del proprio respiro e sconfiggere i singhiozzi. Una mano gli tocca lo sterno e lui resta fermo, il suo peso sorretto soprattutto dalle gambe e da un braccio, per permettere al compagno di sentire il suo battito attraverso le pelli che si toccano.

Aspetta, ma continua a sussurrare. Soprattutto il nome di Nicky, e gentili rassicurazioni. Pensa per un attimo di chiamare sua madre, una psicologa preparata, ma alla fine cambia idea perché il pensiero di lasciare l’altro da solo anche solo per un attimo sembra un’assurdità. Quindi aspetta e parla.

Piano, Nicky sembra allontanarsi dal panico. Qualsiasi cosa fosse, dovunque sia stato portato, la figura di Erik sopra di lui come un caldo rifugio di carne solida, lo aiuta a fare a pezzi le illusioni nella sua mente.

La preghiera spezzata sulla sua lingua sa di cenere e voti infranti.

Erik gli bacia le labbra.

“Stai bene?”

L’annuire di Nicky è tutto meno che credibile. Erik ha imparato in fretta nella permanenza dell’altro che è più probabile che Nicholas si prenda cura di altri che di se stesso, e che la metà dei suoi sorrisi nasconde un pensiero auto-denigratorio.

Lo bacia ancora, e questa volta ottiene una piccola reazione. Si tira indietro per osservare la sua espressione. “Sei sicuro?”

La tempesta si sta avvicinando, ora. La pioggia è più forte contro il vetro e i fulmini ruggiscono attraverso le sue ossa come vecchietti borbottanti. I lampi di luce riflettono sulla pelle di Nicky dandole una strana sfumatura, quasi malaticcia.

“Ti amo.” Nicky sobbalza alle parole, i suoi occhi che si spalancano in sorpresa, ma Erik li sostiene fermamente, senza vergogna. “Non voglio che mi rispondi. Voglio solo che tu lo sappia, perché è vero. Ti amo. Vorrei voi americani aveste un’altra parola per dirlo così sapresti per certo che lo intendo esattamente con lo stesso senso con cui mio padre lo dice a mia madre. Ti amo nel senso di baci e un letto matrimoniale e invecchiare mano nella mano.”

Erik non è certo che questo sia il momento giusto per aprirsi così — non vuole che sembri che stia dicendo cose solo per calmare l’altro —, ma sa che Nicky ha bisogno di sentirsi dire quanto le persone lo amino e abbiano bisogno di lui. La sua famiglia è complicata, Erik ha capito quel tanto, e sembra che nessuno là sia proprio un fan del contatto fisico, se non forse la madre di Nicky, Maria, e lui stesso. Con come le cose sono andate a finire più di un anno prima, ogni dimostrazione di affetto è stata tolta al ragazzo ed Erik gliele offrirà tutte, in parole e tocchi e tutto ciò di cui il suo amante possa aver bisogno. Quindi al diavolo il momento giusto, coprirà Nicky di amore ad ogni occasione che avrà.

C’è un fruscio leggero contro il suo bicipite che strappa Erik ai suoi pensieri, e Nicky è lì, sdraiato sulla schiena con la pelle morbida esposta nella fioca luce notturna e la sua impronta è marchiata nel materasso. Le sue dita tremano mentre passano in punta su e giù per il braccio del compagno e le sue labbra si aprono e chiudono un paio di volte prima di sistemarsi in un sorriso malinconico.

Erik sa che la maschera sta tornando al suo posto, sa che nel giro di un minuto Nicky farà una battuta solo per fingere di stare di nuovo bene e sa che nel tempo che occorrerà all’erba fuori per asciugarsi il sorriso di Nicky sarà di nuovo luminoso quanto il sole stesso. Un po’ lo fa a pezzi, e un po’ lo rassicura, perché il suo ragazzo è semplicemente così tanto testardo.

“Vuoi che recuperi i nostri vestiti?,” chiede invece, piegandosi in avanti per baciare la punta del naso di Nicky e lasciarsi riempire dal sollievo quando questi ridacchia in risposta.

Nicky non risponde. Raramente si fa sentire quando sono in intimità, ed Erik si chiede a volte se sia solo la sua personalità o se da qualche parte nella sua mente ci sia ancora un istinto che gli urla di stare in silenzio e non farsi catturare. Invece, Nicky sposta la mano sulla nuca di Erik e lo tira giù per un bacio sulle labbra.

È quanto di più vicino ad un ‘continua’ Erik possa ottenere al momento. Nicky è una frana con le parole: o ne usa troppa e ne impiega venti per intenderne quattro, o semplicemente non riesce a spiegarsi e finisce per essere offensivo o inopportuno senza volerlo. Così quando si tratta di cose importanti, quando tiene veramente a qualcosa e si sta sforzando per non rovinare tutto, diventa silenzioso e si mostra negli atti. Il suo corpo parla meglio delle sue labbra, spesso, ed Erik si ritrova a fissare, sopraffatto, lo spettacolo della figura di Nicky che si orienta verso Klaudia quando si trovano in una stanza piena di gente, o che si allontana minimamente dal prete, o la sua mano che corre ad avvolgere l’angolo del tavolo da pranzo quando uno dei cugini piccoli della loro famiglia arriva correndo in cucina. È istintivo per lui ed Erik lo ama, non riesce a immaginare di non farlo.

Si baciano ed è dolce ed è caldo ed Erik si accascia un po’ di più contro Nicky per lasciare che i loro corpi premano l’uno contro l’altro. Le loro erezioni si stano già afflosciando di nuovo, l’eccitazione soffocata da vecchi ricordi e paure primitive, ma i loro petti sono ancora arrossati e sudati e Nicky sforza il collo per inseguire le labbra di Erik quando questo prova a tirarsi indietro. 

Nicky mette su un mezzo broncio. Ci sono ancora esitazione e stanchezza sul suo volto e le linee attorno agli occhi, ma il suo labbro inferiore è un po’ spinto in avanti; nulla di paragonabile al broncio vero, quello che il padre di Erik ha iniziato a considerare un’arma letale, ma è un inizio.

Erik vuole baciarlo stupidamente, o almeno così crede dicano in America. Non che Nicky sia stupido, ma sa fingere di esserlo molto spesso. È il motivo per cui i bambini della famiglia Klose lo amano già come fosse il loro zio preferito. Ed Erik non è mai cresciuto per davvero, comunque.

Bacia le sue labbra. “Possiamo sempre fermarci se non ne hai voglia.”

La risposta di Nicky è di alzare i fianchi per sfregare contro quelli di Erik. Ha un sopracciglio alzato e la sua voce è un po’ roca quando dice “Baciami ancora”.

Erik obbedisce e approfondisce il contatto questa volta, esplora e gioca e gonfia il petto mentalmente ad ogni respiro spezzato e gemito che riesce a strappare a Nicky. Strati e strati più a fondo, sa che c’è ancora il suo compagno entusiasta, e lo rivuole indietro quindi si sposta a baciargli la mascella dopo un attimo.

Le mani di Nicky si infilano nei suoi capelli e afferrano e tirano e fa un po’ male ma è una reazione così fisica e presente, così migliore di pugni stretti sulle lenzuola, che Erik non riesce a preoccuparsene. Si sposta ancora più in basso, invece, e bacia la gola e la clavicola e il petto. I suoi occhi verdi scattano verso l’alto con malizia quando fa una piccola deviazione e va a succhiare un capezzolo, e Nicky gli tira l’orecchino che ha sull’orecchio sinistro, per ripicca.

Bene, Erik pensa, perché vuol dire che sta tornando.

“Impaziente,” ribatte nel tornare alla sua scia di baci giù per gli addominali di Nicky, e questa volta riceve indietro una tirata ai capelli e gambe avvolte alla sua vita.

“Lumaca.”

Abwarten und Tee trinken.**

“Questa è la cosa più stupida che tu mi abbia mai detto a letto. Neanche mi piace il tè! A me piace il gelato e sai cosa succede se lasci il gelato nel sedile posteriore e te la prendi con calma? Si scioglie tutto, ecco cosa! Sciocco tedesco.”

Erik sbuffa una mezza risata contro un ciuffo di peli pubici. “Sei ridicolo.”

Nicky sorride. È uno spettacolo per il quale Erik pagherebbe il biglietto, ogni giorno della sua vita, al punto che non riesce a credere che questo ragazzo lo regali così facilmente. È un mosaico di raggi di sole e birra al limone e delle sfumature più chiare del legno di un tavolo da pranzo prima che sia apparecchiato per una cena di famiglia; l’oro della sabbia e il bianco della never, il calore della cioccolata e degli abbracci.

Con i pollici, Erik accarezza le fossette sotto le ossa della vita dell’altro e pensa. Non è certo che sia una buona idea andare avanti, al di là di quello che Nicky dica. Magari proprio perché Nicky lo dice. Nicky direbbe qualsiasi cosa pensi che l’altra persona voglia sentire, se tiene a lei; si farebbe a pezzi da solo per lei. Quindi, invece di scendere ancora, risale la sua scia di baci con le labbra per un po’. Il pene di Nicky non reagisce nemmeno quando il suo petto gli preme contro.

Sì, decisamente non nella mente giusta per il sesso. Erik può gestirsela.

Bacia gli addominali uno dopo l’altro e, quando sente Nicky sollevare la testa per lamentarsi, soffia una pernacchia contro il suo stomaco.

Fuck!” Nicky soffre il solletico come tutto. Erik lo adora, anche se le mani del suo compagno ora gli stanno schiacciando le guance e il naso nel tentativo di spingerlo via dalla pelle sensibile. “Questo non è sexy, Klose. Decisamente no. Tieni per te le tue perversioni europee.”

È una battuta ricorrente che tutto ciò che a Nicky non piace sia automaticamente una “perversione europea”. È stato esilarante quando hanno dovuto spiegarlo a Klaudia dopo che Nicky se l’era lasciato scappare appena rientrati in casa dopo essere stati sorpresi da un’acquazzone. E il solletico è ovviamente finito quasi immediatamente nella lista.

Erik bacia il palmi che stanno ancora forzando la sua faccia in una parodia dei suoi soliti lineamenti, ma Nicky aggrotta la fronte, decisamente non impressionato. Lo fissa a lungo prima di sospirare.

“Ho rovinato il momento, vero?” chiede, a voce bassa perché Nicky è così. Rumoroso e forte e resiliente e terribilmente insicuro. Non dice mai se fosse così anche prima del campo, e Erik ha paura di chiedere. Non cambierebbe nulla comunque, e non gli dispiace aggiungere qualche rassicurazione alle loro solite conversazioni o all’intimità.

Erik scuote la testa per quanto possa nella presa dell’altro. “Non è colpa tua, lo sai.”

Nicky non sembra convinto, ma sposta le mani perché cullino la faccia del compagno anziché distorcerla. Per quanto divertente, lui è un ragazzo molto superficiale e Erik è davvero sexy: sarebbe un crimine rovinare quella sua faccia. Stupidi geni tedeschi con i loro occhi verdi e i capelli biondi e visi scolpiti e muscoli e fondoschiena da urlo. Stupidi geni dei Klose.

Erik lo sta ancora guardando come se facesse sorgere il sole ogni mattina, e non come se lo avesse appena interrotto dopo illuso per una notte di sesso. Nicky a volte non lo capisce, si chiede se sia tutto un test, se qualcuno spunterà dal nulla per dirgli che ha fallito e deve tornare al campo.

Non può tornare al campo. Ne è a malapena uscito vivo la prima volta, e Dio sa che non durerebbe un giorno se fosse gettato là di nuovo. Non può, sa che non può, e onestamente non ne varrebbe nemmeno la pena, quindi se deve tornare laggiù non lotterà questa volta, la farà semplicemente finita una volta per tutte perché davvero non vale la pena di andare attraverso tutto quello un’altra volta, non può, non può non può non—

“Nicky.”

Torna al presente con un sobbalzo, per un bacio al palmo e dita delicate che gli si avvolgono ai polsi come per tenerli insieme e impedirgli di squartarseli. Erik si piega un po’ più in avanti, imprigionandolo. È come un peso tiepido che lo ancora e che trattiene Nicky quando i suoi pensieri sono una tempesta d’odio e disgusto e rifiuto, ed è bello, così bello. Nicky era così disperato per il tocco di qualcun altro quando è arrivato in Germania che la prima volta che Klaudia lo ha abbracciato lui ha iniziato a tremare nel tentativo di non scoppiarle a piangere su una spalla.

Pensa che Erik sappia, ma non ne hanno mai parlato. Ogni volta che Nicky cerca il contatto fisico, Erik provvede senza fare domande, le sue braccia sempre aperte per accoglierlo e i suoi palmi caldi nel correre su e giù per la sua schiena e la sua spalla uno scomodo ma adorato cuscino che profuma un po’ di muschio e cannella.

Non crede di stare esagerando quando pensa che Erik gli ha salvato la vita.

Gli occhi di Erik sono verdi, piccoli nei tagli affilati delle palpebre, ma così gentili. Sono brillanti attraverso le linee di ciglia bionde un po’ piegate verso il basso. Chiedono una domanda gentile alla quale Nicky annuisce.

Baciare Erik è diverso da quello che Nicky si era aspettato all’inizio. I soli ragazzi che avesse baciato prima erano solo questo, ragazzi. Nascosti dietro le scale antincendio della scuola e tra muri di mattoni crepati, scalciando ciuffi di erbacce che spaccavano l’asfalto con sfida, tentando di apparire indifferenti e di nascondere il proprio disagio. Erik, invece, è già un uomo; le sue spalle sono più larghe e indossa una fascia per capelli per tenere le ciocche indietro e fuma Marlboro rosse e ha un orecchino verde al lobo sinistro e lo tiene per mano in pubblico e presenta Nicky sempre come il suo bellissimo fidanzato Americano e ride quando i suoi amici gli danno del bastardo per essersi procurato uno così sexy. Inoltre, lui ha una barbetta incolta la maggior parte dei tempo, perché odia svegliarsi presto e Klaudia deve urlargli contro almeno tre volte ogni giorno per farlo alzare, perciò quando si baciano Nicky si trova sempre le labbra un po’ arrossate.

Cazzo, lo fa impazzire.

“Devi davvero raderti domani, cavernicolo.” Erik sbuffa contro la sua pelle nel baciare la guancia di Nicky e poi una palpebra. “Che cosa stai facendo, me lo spieghi? Lo so che la tua vista fa schifo, ma dovresti capire che quella non è la mia bocca, o stai peggiorando? Oh! Dovrai tenere gli occhiali anche quando facciamo sesso? Perché ti stanno benissimo, tesoro, non ne hai idea. Devo riconoscere a tua sorella che ha scelto proprio bene gli occhiali per te, oh sì. Non che abbia qualcosa contro tua sorella, lo sai che la amo. In un modo molto omosessuale, però, tipo amici. E tu sei comunque più sexy di lei. Non dirle che l’ho detto, però, non voglio che mi metta di nuovo il sale nel caffè, non posso vivere senza caffè al mattino.”

C’è qualcosa di rilassante nel sentire Nicky che blatera di qualsiasi cosa. Normalmente, Erik lo trova adorabile; quando si tratta della famiglia Klose, gli si stringe il cuore dalla felicità per quanto Nicky sembri amarli. In momenti come questi, è un sollievo.

Erik rotola su se stesso senza perdere la presa sui fianchi dell’amante. Nicky lancia un mezzo grido, ma si limita a mandargli un’occhiataccia prima di aggiustarsi nella nuova posizione, sdraiato sopra l’altro. Incrocia le braccia sul petto di Erik e vi posa sopra il mento mentre ricomincia il suo continuo chiacchiericcio, sentendosi felice solo che le mani che disegnano arabeschi sulla sua schiena nuda, anche se queste si abbassano a dargli un pizzicotto sul sedere quando gli scappa un commento salace riguardo una certa zia di Erik e il suo riprovevole uso di tinta per capelli.

Ogni volta che ride, si piega in avanti e la sua fronte tocca la gola di Erik e può sentire il battere del suo cuore ed è calmo ed è fermo, proprio come lui, e lo culla lungo nuovi pensieri — più gentili, in cui è amato e curato —, quindi verso la calma e infine al sonno.

Si sveglia la mattina dopo con Klaudia che urla ad Erik di alzarsi ed essere presentabile quando scenderanno per colazione prima che la zia Adelheid passi per una visita, e pensa che è okay, davvero okay.

Nicky è okay.

(Erik è più che okay, ma questo è un altro discorso.)

 

 


*Sonnenstrahl: "Raggio di sole"

**Abwarten und Tee trinken: "Aspetta e bevi té", cioè "Sii paziente".





Ed eccomi qui. Di nuovo. Di nuovo per questo fandom. Amo questi libri, non ne avete idea. E Nicky. E Erik. E tutti quanti.
Ma soprattutto Nicky.
La storia di Nicky mi ha colpita moltissimo, il suo carattere allegro e aperto in contrasto con ciò che gli è stato fatto mi fa venire voglia di abbracciarlo e coprirlo di coperte e non lasciarlo mai più. Seriamente, se lo merita.
Sperando che il fandom italiano cresca,
a presto!

Agapanto Blu

  
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