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Autore: emme30    28/04/2017    9 recensioni
[Victor/Yuuri] [Otabek/Yuri]
“Tibià liubliù,” mormorò Victor contro i suoi capelli.
“Come dici?” domandò Yuuri, chiedendo cosa avesse appena detto.
“Niente,” fu la risposta fornita da Victor nel suo inglese fortemente accentato.
Yuuri si allontanò da lui e arricciò il naso. “Davvero, cosa hai detto? Era russo?”
Tutto si sarebbe aspettato, tranne di vedere Victor Nikiforov arrossire violentemente e sciogliere l’abbraccio. Yuuri si mise a sedere e recuperò gli occhiali dal comodino, estremamente incuriosito dal comportamento del fidanzato.
“Non ho detto nulla, era un modo per dire… buongiorno! Sì, in russo si dice così.”
Yuuri non ci credette neanche per mezzo secondo.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Languages of the Heart




Ormai era da un po’ che Victor aveva un comportamento strano.

Non che già normalmente fosse un adulto con la testa sulle spalle e con una quantomeno accettabile capacità di giudizio, ma c’era qualcosa nell’aria che lo rendeva più distratto e pasticcione del solito.

Yuuri lo aveva notato una mattina presto, quando erano ancora a letto e si stavano baciando languidamente, entrambi troppo pigri per uscire da sotto il piumone. In quel periodo dell’anno c’erano davvero delle temperature polari a San Pietroburgo, soprattutto nell’appartamento di Victor.

Yuuri si allontanò da lui con un sonoro schiocco e ridacchiò al sorriso sulle labbra dell’uomo che lo stava stringendo. Si accoccolò sotto il suo mento e gli lasciò un altro bacio sul collo, sospirando felice per quel calore e per quanto fosse bella la sua vita in quel momento.

Tibià liubliù,” mormorò Victor contro i suoi capelli.

“Come dici?” domandò Yuuri, chiedendo cosa avesse appena detto.

“Niente,” fu la risposta fornita da Victor nel suo inglese fortemente accentato.

Yuuri si allontanò da lui e arricciò il naso. “Davvero, cosa hai detto? Era russo?”

Tutto si sarebbe aspettato tranne di vedere Victor Nikiforov arrossire violentemente e sciogliere l’abbraccio. Yuuri si mise a sedere e recuperò gli occhiali dal comodino, estremamente incuriosito dal comportamento del fidanzato.

“Non ho detto nulla, era un modo per dire… buongiorno! Sì, in russo si dice così.”

Yuuri non ci credette neanche per mezzo secondo. Tuttavia preferì non indagare, visto che Victor scomparve in bagno per farsi una doccia.

Quella sera si ripeté una scena quasi analoga, la quale fomentò ancora di più i dubbi di Yuuri.

Il ragazzo era in cucina e stava preparando la cena per entrambi quando sentì la porta di casa aprirsi e chiudersi. Avevano provato le loro coreografie insieme per tutta la giornata, ma Victor aveva insistito a rimanere un po’ di più al palazzetto del ghiaccio dato che aveva passato più di un anno senza allenarsi; Yuuri aveva quindi approfittato della sua assenza per mettere un po’ a posto casa e preparare il suo piatto preferito.

Fece una piccola risata nel momento in cui sentì Makkachin correre incontro al suo padrone e il tono di voce dolcissimo di Victor risuonare nell’ingresso. Nel frattempo, apparecchiò il tavolo e tirò fuori le bacchette dal cassetto delle posate.

Sorrise radioso quando vide Victor comparire sulla porta della cucina, la felpa della nazionale bianca e rossa aperta e un’espressione beata sul volto.

Dobre viecer,” lo salutò squillante, sperando di aver azzeccato gli accenti.

Victor replicò con una risata melodiosa. “Konbanwa!” esclamò, facendo un piccolo inchino, per poi scuotere la testa e guardarlo adorante. “Qualcuno sta imparando il russo, vedo.”

Yuuri alzò le spalle. “Qualcosina,  giusto quello che Mila ha voglia di insegnarmi… visto che Yurio con me ci parla poco,” sospirò, volgendo poi la sua attenzione alla pentola sul fuoco.

“Cosa hai preparato di buono?” Victor lo abbracciò da dietro, approfittando della differenza d’altezza per sbirciare da sopra la spalla di Yuuri.

Il ragazzo tolse il coperchio e si voltò per ammirare gli occhi di Victor brillare di felicità.

“Katsudon? Davvero? Vkusna!”

Yuuri rise e si fece baciare il collo da Victor, il quale lo strinse fortissimo a sé. “Sono davvero un uomo fortunato ad averti con me, mio meraviglioso Yuuri. Tibià ocin liubliù.”

Girò il capo per baciarlo sulle labbra, ma si allontanò quando si rese conto di quello che aveva detto. “Che vuol dire l’ultima frase?”

“Niente... solo che sei bellissimo,” rispose Victor, avvampando completamente e staccandosi dalla schiena del ragazzo. “Vado a lavarmi le mani, così ceniamo! Sto morendo di fame!”

Yuuri incrociò le braccia al petto e osservò in basso Makkachin, il quale lo stava fissando scodinzolante con la lingua di fuori. “Qui c’è qualcosa che non va,” mormorò più a se stesso che al cane. Allungò una mano per fargli una carezza sulla testa e decise che il giorno dopo sarebbe andato a fondo in quella faccenda.
 

*

 

Yuuri approfittò del fatto che Victor fosse concentrato sul proprio esercizio per andare a ottenere una risposta al suo quesito.

Si avvicinò a Yuri lentamente e senza far rumore, cercando di non disturbarlo dal momento che stava facendo stretching contro la balaustra della pista di pattinaggio e, nel mentre, controllava la home di Instagram.

Lo squadrò in silenzio per qualche istante, facendo scivolare i pattini sul ghiaccio, finché un sospiro pesante non gli arrivò alle orecchie.

“Che vuoi, Katsudon?”

Yuuri decise di non arrabbiarsi per il solito soprannome e sfoggió uno dei suoi migliori sorrisi. “Volevo chiederti una cosa... se potevi aiutarmi a-”

“No, non ti insegno ad atterrare con il braccio alzato. Ora puoi andare, ciao ciao.”

“Veramente, non c’entra il pattinaggio,” continuò Yuuri, tentando di ottenere l’attenzione del giovane russo. “Si tratta di Victor.”

A quel nome, finalmente, Yuri alzò il naso dal suo cellulare e lo guardò torvo. “E lo chiedi a me?”

“Beh, sono un paio di giorni che Victor-“

“Fermo lì! Cosa ti ha fatto pensare che voglia sapere dei vostri problemi amorosi? Fatti passare la depressione ingozzandoti finchè non torni ad essere un maialino pronto da fare allo spiedo. Sciò.”

In quell’istante, Yuuri ringraziò di essere una persona veramente tanto paziente.

“Mi serve solo sapere cosa significa una frase in russo,” spiegò con calma. “Cosa vuol dire Tibià liubliù?”

Yuri sgranò gli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte. “Sul serio non lo sai?”

“Sono due volte che Victor me lo ripete e non ho proprio idea cosa voglia indicare questa espressione.”

“Dio, sei proprio un porcello ignorante.”

“Yurio, potresti per una volta-“

Tibià liubliù vuol dire ti amo, idiota.”

Yuuri rimase completamente atterrito da quella frase. Fissò il ragazzo con le palpebre spalancate e si premurò di attaccarsi alla ringhiera, dato che era abbastanza sicuro che sarebbe scivolato e caduto da lì a poco.

Victor lo amava. Victor Nikiforov, l’uomo della sua vita, lo amava.

“Ohi, ti sta per venire un attacco di cuore? Guarda che io non la chiamo l’ambulanza.”

La voce di Yuri lo riportò alla realtà e fu proprio in quel momento che si rese conto del fatto che fosse arrossito come una fragola matura e che avesse cominciato a respirare molto più velocemente.

“Sto... bene…” sussurró molto poco convinto, per poi lanciare uno sguardo al ragazzo di fronte a sé, corrugando le sopracciglia. “Sei proprio sicuro che voglia dire Ti amo e non qualcos’altro?”

Yuri sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Figurati, mica parlo russo da sedici anni... la mia lingua madre! Sicuramente mi sto sbagliando,” commentò acido.

“Ma se mi ama…” Yuuri si morse il labbro, insicuro. “Perché me lo dice in russo? Lo sa che non lo parlo!”

“Non lo so e non lo voglio sapere. La vita sentimentale tua e di Victor è l’ultima voce sulla lista di cose di cui non m’importa un cazzo,” spiegò Yuri impassibile, continuando ad armeggiare con il suo cellulare.

Yuuri lo studiò per qualche attimo e attese che il suo cuore tornasse a battere normalmente prima di ribattere. “Non ti pare davvero romantico il fatto che due persone che non parlano la stessa lingua abbiano modi differenti per dirsi che si amano?”

“Cosa non hai capito del fatto che non me ne può fregare un emerito cazz-“

Per esempio, tu e Otabek come ve lo dite? In russo o in kazako?”

Si godette con un gran sorriso l’immagine del volto di Yuri diventare viola per l’imbarazzo e ridacchiò alla frase “Fatti i cazzi tuoi” che biascicò il collega pattinatore un attimo prima di dileguarsi.

Yuuri rise soddisfatto e si appoggiò con i gomiti alla ringhiera della pista, posando lo sguardo su Victor che ancora stava eseguendo il suo esercizio. Cielo, quanto lo amava.

Era così concentrato sui movimenti sinuosi dell’uomo che volteggiava sul ghiaccio da non accorgersi che Otabek lo avesse raggiunto. Trasalí letteralmente quando udí la sua voce profonda.

“Che è successo a Yuri? Non mi vuole rivolgere la parola e ha dato la colpa a te.”

Yuuri sghignazzò divertito e lo guardò scuotendo la testa. “Niente… vedrai che entro sera gli è passata.”

Il ragazzo al suo fianco si limitò ad annuire e volse anche lui lo sguardo all’esercizio di Victor.

Fu in quel momento che a Yuuri venne in mente un modo per ricambiare tutto l’amore che gli stava quasi facendo esplodere il cuore nel petto.

“Otabek, tu parli russo?”

“Certo, è la mia seconda lingua.”

“Avrei bisogno di un favore, allora...”
 

*

 

Yuuri attese.

Attese a lungo che Victor facesse un altro passo falso, che gli sussurrasse ancora quelle parole sovrappensiero.

Attese esattamente una settimana, prima di avere la sua occasione.

Erano a letto avvolti tra le coperte, Makkachin dormiva ai loro piedi ed erano immersi nel silenzio della casa. Erano entrambi rilassatissimi, abbracciati e senza intenzione di fare nulla più, in attesa di addormentarsi dopo una giornata estenuante di allenamenti.

“Oggi sei stato superbo, mio bellissimo Yuuri,” gli sussurrò Victor a un orecchio. “E’ sempre una gioia vederti pattinare.”

Il ragazzo arrossì e si accoccolò ancora di più a lui. “Non è vero e lo sai benissimo.”

Victor rise. “Che posso farci se mi emozioni così tanto?”

Gli prese il viso tra le mani e lo baciò dolcemente sulle labbra. “Tibià liubliù,” mormorò contro di esse, baciandole ancora una volta e facendolo di nuovo adagiare contro il suo petto.

Però, questa volta Yuuri era pronto: sapeva benissimo cosa dire e come rispondere. Ignorò il cuore che gli batteva in gola e si schiarì la voce.

Ia toje tibià liubliù.”

Sentì il corpo di Victor irrigidirsi e, per un attimo, si chiese se avesse davvero fatto bene a rispondergli in russo a quel modo. Si allontanò da lui per cercare una risposta in quelle iridi azzurre e profonde come il mare. Si sentì arrossire fino alla punta dei capelli quando si rese conto che aveva appena lasciato Victor senza parole.

Si baciarono dolcemente, stretti in un abbraccio, felici e con il cuore che martellava così forte da fare quasi rumore.

Victor si allontanò da lui per guardarlo innamorato, far scontrare il naso contro il suo e accarezzargli la guancia. Il tocco freddo del suo anello fece rabbrividire Yuuri.

“Alla fine lo hai scoperto.”

“Perché me lo continuavi a dire in russo?”

“Perché…” Victor sospirò e sorrise. “Mi scappava sempre, senza che potessi rendermene conto seriamente. Ti amo così tanto che mi viene naturale dirtelo.”

Yuuri sentì gli occhi pizzicare e decise di ricacciare indietro le lacrime baciando le labbra di Victor e lasciando che tutto il suo amore gli riempisse ogni poro della pelle.

Terminato il bacio, lo guardò negli occhi e gli scostò un ciuffo dalla fronte. “Suki desu yo,” gli mormorò nella sua lingua natale.

Victor gli sorrise con tenerezza e appoggiò la fronte alla sua. “Tibia liubliù.”

Poco importava in quale lingua se lo dicessero, Yuuri capì quella sera che l’amore che provava per Victor aveva lo stesso suono in tutte le lingue del mondo.

 
Dizionario Russo/Giapponese/Italiano:
 
Tibià liubliù: Ti amo
 Dobre vecer: Buonasera
 Konbawa: Buonasera

 Vkusna!: Che buono!
 Tibià ocin liubliù: ti amo tantissimo
 Ia toje tibià liubliù: ti amo anche io
 Suki desu yo: Letteralmente significa "Mi piaci", ma in Giappone viene usato per dire "Ti amo"

Victor e Yuuri sono una delle cose più belle che esistono a questo mondo e già che c'ero ci ho infilato in mezzo i miei bellissimi Otayuri ❤ Viva le OTP che parlano un sacco di lingue diverse e possono dirsi ti amo in mille modi ❤
GRAZIE a chi ha letto ❤

Beta reading: Ilaria
   
 
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