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Autore: Lady_Marmalade    08/06/2009    0 recensioni
One-shot sul fandom "Ragazza di Pechino" di Chun Shu
“G, G, sei in casa?” una voce risuonò nell’ingresso, mentre la mano leggera di Xu Juan faceva forza sulla maniglia della porta che ci eravamo dimenticati di chiudere a chiave per paura di perdere tempo prezioso.
“Oh, merda!” imprecai stretta a G, mentre la porta si apriva lentamente. “Altro che fortuna…dannati biscotti” pensai amaramente, mentre la luce del corridoio colpiva il mio viso…
Seconda classificata al contest "Fortune cookies" delle Olimpiadi indette da Writer Arena e CoS
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: questa è la mia fic, partecipante e (ancora non ci posso credere) seconda classificata al concorso "Fortune Cookies", tratto dal progetto Olimpiadi del CoS e del Writers Arena . Si tratta di una One-shot sul fandom "Ragazza di Pechino" di Chun Shu. La frase da me scelta per la discussione nella fic è: "Perduto è tutto il tempo che in amor non si spende" di Torquato Tasso (la suddetta frase l'ho trovata in un sito che dava tutte le possibili frasi contenute nei biscotti della fortuna). Il piatto cinese da me descritto è invece quello dei ravioli al vapore. Questa shot non è stata betata. Ringrazio infinitamente i giudici, e Vengeance che ha fatto gli stupendi bannerini^^. Buona lettura, spero vi piaccia. Commenti, critiche, recensioni et similia, sempre molto gradite e apprezzate^^.



Oh shit!

-DAMNED COOKIES-

 

 

 

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Ravioli al vapore. Io e G ne mangiavamo a quintali, in quelle deliziose serate passate in camera sua. Quel pomeriggio avevamo cazzeggiato alla grande per Pechino, ed eravamo capitati nel classico quartiere di ristoranti a “portar via” per stranieri: involtini primavera, hun tu, manzo in agrodolce, anatra all’arancia… i classici piatti della cucina cinese. Io e lui però, non avevamo voluto rinunciare ai nostri adorati ravioli. L’unica aggiunta forzata nel menù, era stata quella dei biscotti della fortuna (“Omaggio della casa”, come aveva sostenuto la commessa al bancone).

Fortuna che sarebbe stata auspicabile, dato che i suoi genitori avrebbero potuto rincasare da un momento all’altro, mentre noi due eravamo occupati a ingozzarci di ravioli, sdraiati seminudi nel suo letto.

Al momento però ero troppo presa a godermi la cena, per preoccuparmi dei genitori di G. I ravioli si scioglievano in bocca, lasciando il palato col sapore appetitoso della carne di maiale mista a carote, sedano, cipolla e quella giusta dose di salsa di soia che andava a nozze con la verza che accompagnava il tutto. Se il paradiso avesse avuto un sapore, probabilmente sarebbe stato quello. Ero tutta presa a gustarmi il mio angolo di beatitudine, quando il mio ragazzo prese a frugare nel cartone del ristorante: sembrava un bambino perso in chissà quale gioco.

“Che stai facendo?” domandai incuriosita, dopo aver ingollato l’ultimo gigantesco boccone di ravioli.

“Ta-dà!” Esclamò con un gesto plateale, estraendo qualcosa dal contenitore. “Non ti sarai dimenticata dei biscotti della fortuna?” fece lui, quando con un sorriso che gli illuminava il volto. Mi caddero letteralmente le braccia. “Dai G, è solo una stronzata per turisti. Tu che ti vanti tanto di essere un ribelle, non dovresti cedere a queste cose così commerciali” ribattei io. Non solo i biscotti della fortuna mi avevano sempre dato un’idea di falsa conoscenza, e pura illusione, ma ero anche piuttosto nervosa. L’effetto calmante dei ravioli infatti, si stava già dileguando, e l’unica cosa che volevo al momento era rivestirci, per poter andare in sala ad aspettare i suoi. Sua madre e io avevamo un rapporto già abbastanza complicato e pieno di rancore, perché ci beccassero insieme quando io avrei dovuto essere a casa mia già da un pezzo.

“Eddai Jiafu, per favore…” fece lui, implorandomi con quegli occhi neri, schermati dai ciuffi di capelli tinti di platino. Odiavo non sapergli resistere.

“Fai un po’ come ti pare” risposi burbera, incrociando le braccia e mettendo su il broncio.

G spezzò a metà il dolcetto, estraendone un fogliettino ripiegato.

“Dice il saggio: perduto è tutto il tempo che in amor non si spende” lesse, con tono da finto guru. “Bhè, mi sembra piuttosto chiaro quello che il biscotto vuole dirci…” sussurrò poi, avvicinandosi.

“Alt! Ferma tutto!” urlai io a pieni polmoni. Non ero certo il tipo di ragazza che si tirava indietro, ma, se c’era una cosa che volevo evitare, era l’ennesimo litigio con Xu Juan, la diabolica madre di G.

“E poi ragiona, noi in realtà non stiamo perdendo tempo. Sono qui con te, il mio amore, a mangiare i nostri amatissimi ravioli; quindi in realtà sto già occupando al meglio tutto il tempo a mia disposizione” cercai di arrampicarmi sui vetri, tirandomi il lenzuolo più su, in modo che potesse coprirmi almeno un po’.

“Sì, Jiafu, hai ragione anche tu. Ma dato che il tempo da passare è ancora tanto, perché non sfruttarlo fino in fondo?” sorrise lui, persuasivo, mentre mi spostava un ciuffo verde dietro l’orecchio sinistro.

“No, su questo punto non mi smuovi. L’ultima volta che tua madre mi ha beccato in camera tua, voleva chiamare la polizia. Vorrei evitare di farmi scortare a casa mezza nuda in una volante delle forze dell’ordine. E, se mi ami, non vorresti certo farmi fare questa figuraccia. Quindi dato che stai combattendo contro l’amore, in realtà quello che perde tempo sei proprio tu, tesoro” esclamai trionfante, con le braccia ancora incrociate, mentre un sorriso di vittoria si apriva sulle mie labbra.

“Sì, ma sei tu quella che si sta perdendo il meglio” sussurrò lui, ormai a pochi millimetri dal mio viso. Il suo alito aveva ancora quel sentore agrodolce dei ravioli al vapore. L’odore del paradiso tornò a colpirmi forte le narici: ero spacciata prima ancora di rendermene conto. Tanto più che gustare quel sapore afrodisiaco direttamente dalle sue labbra sarebbe stato semplicemente perfetto...

“Oh, al diavolo tutto!” pensai distrattamente, mentre mi scioglieva le braccia dal nodo in cui le avevo strette e se le passava dietro al collo. “Forse, il saggio di quel dannato biscotto della fortuna, questa volta ha ragione” riflettei ottimisticamente: dopotutto, anche G aveva affermato che avevamo ancora tanto tempo che non poteva certo essere buttato via…

“G, G, sei in casa?” una voce risuonò nell’ingresso, mentre la mano leggera di Xu Juan faceva forza sulla maniglia della porta che ci eravamo dimenticati di chiudere a chiave per paura di perdere tempo prezioso.

“Oh, merda!” imprecai stretta a G, mentre la porta si apriva lentamente. “Altro che fortuna…dannati biscotti” pensai amaramente, mentre la luce del corridoio colpiva il mio viso…

 

 

 

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