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Autore: itscupcake    29/04/2017    0 recensioni
Dunque penso: “E’ così che si ci sente, è questo l’amore?” E non so rispondermi. E’ sorprendente quanto le parole possano risultare inutili a volte.
Una storia breve, raccontata quasi sotto forma di sogno, in una notte dove il sonno non voleva essere mio amico.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 "You saw her bathing on the roof
Her beauty and the moonlight overthrew you{...}
And I've seen your flag on the marble arch

And love is not a victory march
It's a cold and it's a broken Hallelujah..."

Ho scritto questa sorta di sfogo con questa canzone di sotto fondo quindi ho ritenuto appropriato metterla qui.



L’aria mi scompiglia i capelli impregnati di smog. Non avrei mai pensato di poter arrivare fin qui.
L’odore del fiume si confonde con quello dei cibi cucinati nei locali del perimetro ed io fisso il vuoto. Non sento nulla, le macchine sembrano non muoversi più e ogni tipo di suono sembra tacere. Siamo io ed i miei pensieri, e d’un tratto appari tu.
Gli occhi blu s’immergono nei miei banalissimi occhi marroni e d’improvviso la notte non sembra più tanto vuota.
Vedo i tuoi capelli ondeggiare come i miei, ed i tuoi occhi non distogliere mai lo sguardo.
Sono imbarazzata. Sento troppa attenzione su di me, quasi non mi sento all’altezza di quello sguardo così intenso. La mia testa è  in black out e l’unica cosa che riesco a captare è il fatto di quanto sia incredibile che tu sia lì, almeno nella mia testa.
La tua mano, quasi con timidezza cerca la mia che al tuo tocco rabbrividisce, come se si vergognasse.
Ma chi sono io per meritare questo? Intanto le tue dita si intrecciano con le mie che con cautela si lasciano trasportare. Ed all’improvviso mi vedo, m’immagino.
Io li, sgualcita, non in forma, con il mio cappotto nero su quella panchina.
La mia faccia troppo tonda ed il mio banale rossetto bordeaux davanti ad un viso scolpito come il tuo. Provo vergogna per me stessa anche da fuori, mi immedesimo in un passante e fossi in lui penserei di essere del tutto inadatta.
Intanto, lentamente, i nostri volti si avvicinano ma il tuo sguardo rimane fisso. Non lo reggo, non posso. Abbasso gli occhi in segno di resa, ma tu con maestria sfiori il mio mento e mi riporti dov’ero, nel tuo sguardo. Stringi più forte la mia mano e proprio quando i nostri fiati sono così vicini capisci che non è questo quello che vuoi, che non è questo quello che vogliamo. Un accenno di sorriso si espande sul tuo volto e torni a fissarmi, quasi contento. Suppongo che il mio viso abbia assunto uno sguardo interrogativo –come se non avessi capito- e tu allora senza più giochi o intrecci mi perfori con i tuoi occhi blu un’ultima volta. Mi sento nuda. Mi sento letta, forse capita. E non esiti più, mi prendi quasi di peso e poggi il tuo viso nell’incavo del mio collo. Sento la tua pelle contro la mia ed il respiro su di me. Ricambio l’abbraccio quasi in modo maniacale, come a dire ‘’ne avevo bisogno da un po’’’ e ti sento sorridere. Dunque penso: “E così che si ci sente, e questo l’amore?” E non so rispondermi. E’ sorprendente quanto le parole possano risultare inutili a volte. E poi scocca la mezzanotte. Proprio come in Cenerentola. Sento il tuo respiro allontanarsi e il tuo sguardo piantarsi nei miei occhi nuovamente. Li capisco che ‘’casa’’ può essere una persona, che forse non si è mai del tutto soli e che qualcuno mi comprende. I tuoi occhi blu sembrano svanire nel nulla, proprio come la tua sagoma. Il tocco della tua mano è ormai impercettibile e tutto ad un colpo non ci sei più.  La musica jazz comincia a rimbombarmi nelle orecchie e gli odori troppo forti a imbottirmi l’olfatto. E d’improvviso sembri solo un lontano ricordo. Non saprei neanche dire se eri reale o meno.
Ma, forse, ora, c’è speranza.





 
  
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