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Autore: EternallyMissed92_    29/04/2017    6 recensioni
Se fossi ancora qui con me, Fer, ti direi che sono arrabbiato. Sono arrabbiato con te perché sei morto. Non avevi nessun diritto di morire. Non dovevi farlo. Non ti perdonerò mai per avermi lasciato solo. Hai rovinato tutto.
[Questa storia ha partecipato al Contest "Oggetti e giocattoli dimenticati... o ricordati?" sul forum di EFP indetto da Biancarcano].
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: David Ferrán, Fernando 'Fer' Redondo Ruano
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Disclaimers: niente mi appartiene. Fίsica O Quίmica è di proprietà di Antena 3. [Questa storia ha partecipato al contest “Oggetti e giocattoli dimenticati... o ricordati?” sul forum di EFP indetto da Biancarcano].
Autore su FFZ e su EFP: KikiEchelon92/EternallyMissed92_
Fandom: Fίsica O Quίmica
Titolo: Se fossi ancora qui con me
Oggetto utilizzato: Maglietta di Fer
Come è stato utilizzato l’oggetto: Per ricordare/non dimenticare l’amore perduto
Personaggi: David Ferrán, Fer Redondo Ruano
Timeline: Post 7x05
Avvertimenti: Missing Moments, Slash, Tematiche Delicate
Note dell’autrice: Il titolo della storia è tratto da una strofa della canzone ‘A Parte Te’ di Ermal Meta. Questa è la primissima fanfiction che scrivo su Fίsica O Quί
mica. È stata un’impresa seguire questo telefilm: lo scoprii quando andava in onda su Rai4 ma poi lo cancellarono e così lo persi di vista. Ultimamente, però, ho riscoperto l’amore per questa serie e sono riuscita a finirla, nonostante io abbia dovuto vedermi sesta e settima stagione in lingua originale con i sottotitoli in inglese, in quanto queste ultime due stagioni non sono mai state tradotte e doppiate in italiano – e poi io detesto guardare i telefilm doppiati… viva i sottotitoli xD –. Una volta finita la visione del telefilm, mi sono sentita letteralmente svuotata. La morte di Fer mi ha lasciata di sasso, perché non si meritava di morire in quella maniera assurda per un colpo di fucile partito accidentalmente, così come David non si meritava di veder morire tra le proprie braccia l’amore della sua vita. Ma va beh, è andata così e dovrò farmene una ragione, prima o poi – certo, come no –.
Anyway… la mia storia parte da dopo la 7x05 e non tiene conto degli avvenimenti che ne seguono – David non si trasferisce in una nuova casa, ma abita ancora nell’appartamento in cui conviveva con Fer, e riesce a vederlo/sentirlo senza l’aiuto datogli da Yoli nella 7x06 –. Vi auguro buona lettura e, in caso la mia storia dovesse farvi schifo, avete il via libera al lancio dei pomodori. -Martina-.

 


SE FOSSI ANCORA QUI CON ME

 

Sommerso nella penombra della nostra camera da letto, i miei polpastrelli accarezzano piano la tua maglietta adagiata sulla trapunta. Te la ricordi, Fer? Era una delle tue preferite. Bianca e piena di disegni floreali verdi, in perfetto stile hawaiano. È la maglietta che cercavi dopo essertene andato di casa. L’ho trovata io, qualche giorno dopo, nascosta sotto al nostro letto. Ma ormai non potevo più restituirtela. Il tuo funerale si era concluso già da mezz’ora.
          Mi stendo su un fianco e mi raggomitolo, portando le ginocchia all’altezza del torace. Afferro la tua maglietta e la stringo forte tra le dita. Respiro a pieni polmoni il profumo che la tua pelle ha impresso nel tessuto e chiudo gli occhi. Nel silenzio della nostra casa riesco ancora a sentire il fragore secco di quel dannato sparo che ti ha squarciato il petto, facendo a pezzi il tuo cuore e strappandoti alla vita. È un’eco che mi rimbomba nelle orecchie e mi toglie il fiato. Poi, privato di ogni mia volontà, lo rivedo. Dietro le mie palpebre chiuse, inciso nelle retine, c’è solo rosso. È il rosso del tuo sangue sparso ovunque. Il ricordo del suo odore ferroso mi brucia le narici, mi fa salire l’acido della bile fino in gola. Strizzo gli occhi. Una lacrima scivola furtiva sulla pelle del mio viso e cade sul cuscino. Anche lei, come te, si è infranta all’improvviso, senza fare rumore.
           La morte, da gran puttana, non ti ha guardato in faccia. Ha stroncato la tua giovane vita e non si è fermata a pensare, neanche per un solo istante, a me, a quanto avrei sofferto per la tua mancanza. Da quando sei morto, sono piombato in un baratro oscuro, senza via d’uscita. I miei giorni si trascinano lenti, inesorabili, vuoti. Ho smesso di vivere perché non è vita senza di te. Ho smesso di vivere perché non sono riuscito a salvarti, perché non sono stato in grado di proteggerti. Ho smesso di vivere perché quella maledetta notte, al posto tuo, sarei voluto morire io.
           Credo di essere impazzito dal dolore, Fer. Alcune volte dimentico che te ne sei andato per sempre ed apparecchio la tavola anche per te. Rom
án non ci fa neanche più caso. È come se ti avessi inventato accanto a me per non sentire la tua assenza, per mitigare questo dolore che mi dilania da dentro. Dovunque io vada, tu ci sei. I miei occhi ti hanno ricreato per me. Ti vedo seduto sul nostro divano, o in piedi con le braccia conserte, mentre il tuo sguardo mi ammonisce quando fumo e bevo troppo. Poi scuoti la testa, mi sorridi, e con quel sorriso spegni tutti i miei tormenti. Ti parlo, immaginando la tua voce dolce e soave rispondermi, e non resisto più. Mi alzo, ti raggiungo ed allungo una mano verso di te per poterti finalmente toccare. Cerco di sfiorarti il viso, di riprovare il sapore delle tue labbra, di cingerti tra le mie braccia, ma non ci riesco. Tu scompari all’improvviso, come fossi fatto di fumo, ed io mi accorgo di star stringendo tra le dita il nulla. Forse hanno ragione i miei genitori, Fer. Forse dovrei andare da uno psicologo per guarire da questa mia insana follia. O forse dovrei ritornare sul ponte dove abbiamo scritto i nostri nomi con un pennarello indelebile e, semplicemente, farla finita.
           Se fossi ancora qui con me, Fer, ti direi che sono arrabbiato. Sono arrabbiato con te perché sei morto. Non avevi nessun diritto di morire. Non dovevi farlo. Non ti perdonerò mai per avermi lasciato solo. Hai rovinato tutto.
           Se fossi ancora qui con me, ti direi che mi manchi. Mi manca ogni cosa di te. Mi manca la tua spensieratezza e la sicurezza che mi infondevi nel cuore col potere di una sola parola. Mi mancano i tuoi gesti quotidiani, la tua risata da bambino, il tuo strofinare il naso contro la mia nuca per svegliarmi la mattina. Mi manca il fuoco che divampava nei tuoi occhi durante i nostri litigi, il tuo corpo che si arrendeva al mio per fare la pace. Mi manca il tuo modo di guardarmi, quasi fossi la cosa più bella che ti sarebbe mai potuta succedere. Mi manca il tuo modo di amarmi. Mi manca il mio modo di amarti.
         Premo
la bocca contro il colletto della tua maglietta, soffocando le urla che vorrei vomitare e riversare addosso a questo mondo crudele ed ingiusto. Mi aggrappo alla stoffa con le unghie, la graffio come se volessi ridurla a brandelli, la stropiccio nei miei pugni stretti. Il mio corpo trema, squassato e sottomesso alla violenza dei singhiozzi che fatico a trattenere. Piango. Piango perché ormai non riesco a fare nient’altro. Le lacrime bagnano il mio volto, segnano solchi trasparenti sulla pelle, sporcano la tua maglietta inzuppandola di acqua e sale. Sono stanco, Fer. Sono stanco di me, di tutte queste lacrime, di tutto questo strazio insopportabile. Sono così stanco che vorrei soltanto chiudere gli occhi e non svegliarmi mai più.
           Non mi rimane quasi più niente di te, Fer. Mi hai lasciato solo con qualche ricordo sbiadito, delle foto consumate dal tempo e questa stupida maglietta. Mi hai abbandonato. Hai preferito andartene da eroe, esalando il tuo ultimo respiro fra le mie braccia. Sei morto e non mi hai nemmeno dato modo di impedirtelo. Perché sei stato così egoista?
        Un calore inaspettato mi avvolge il corpo. Il mio cuore accelera il battito. So che sei tu, Fer. Ti sento. Sento le tue braccia cingermi la vita, il tuo petto premere contro la mia schiena. Sento la tua bocca sfiorarmi il collo con un bacio leggero e la mia pelle che reagisce rabbrividendo. Vorrei aprire gli occhi per poterti vedere, ma ho paura che tu svanisca all’istante.
           «Non piangere, amore mio», il tuo è un sussurro irreale nel mio orecchio, un alito di vento privo di aria, un’invenzione della mia mente devastata. «Sono qui con te e lo sarò per sempre. Te lo prometto», le tue mani, ora, mi accarezzano dolcemente il viso come se volessero asciugare e cancellare il mio pianto. «Andrà tutto bene, David.»

           Allora abbracciami, Fer. Abbracciami e tienimi stretto a te, al sicuro fra le tue braccia, al riparo dalla crudeltà dei giorni che verranno. Abbracciami forte e non andartene via. Non farlo, ti prego. Resta qui accanto a me, dove posso continuare a fingere che tu sia ancora vivo.

   
 
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