Sguardi celati

 
 
Rosso in viso, scrutava tutti intorno a sé, con le braccia conserte sull’abito da cerimonia dall’aspetto antiquato, ignorando palesemente la sua accompagnatrice per fissare la pista da ballo gremita di studenti spensierati e scatenati.
Osservava con gli occhi ridotti a due fessure tutte le coppie danzanti, soffermandosi su una in particolare; sembrava quasi che volesse dar loro fuoco solo con il potere dello sguardo.
Non poteva credere che il suo più grande idolo si fosse trasformato nell’oggetto indiscusso delle sue maledizioni silenti.
 
Ha il segno della sua diversità, delle sue origini sporche sulla pelle che non è così dura come lei sperava.
Eppure non gli sembra di essere tanto diversa dagli altri, dalle persone che in quegli anni l’hanno sempre trattata come una loro pari, come un’amica e non una diversa.
Rimugina su quelle lettere impresse sulla sua pelle. Sangue sporco, mezzo sangue. Era davvero una cosa così brutta?
Ma cosa portava la gente a comportarsi così? A far del male a chi era diverso? A chi aveva origini diverse?
I suoi pensieri sono interrotti dall’arrivo del suo amico con i capelli rossi che si era auto-incaricato di fasciarle la ferita, di nascondere quel marchio di ingiuria che era destinato a diventare una cicatrice indelebile sulla pelle.
Osserva attentamente con i suoi occhi cobalto, tastando piano la ferita, attento a non farle del male in alcun modo.
“Non doveva succedere” mormora, passando lievemente le dita su quel contorno bruno, ruvido al tatto per la crosta formatasi e regalandole un sorriso triste, come a scusarsi di non essere intervenuto in tempo per impedirlo.
E  lei lo osserva mentre con dolcezza passa le sue dita unte di Dittamo su quelle lettere, ricordando come lui già una volta aveva provato a difenderla da quelle parole e non riesce a trattenere un sorriso. Nonostante tutto, c’era qualcosa che continuava a farle amare quel mondo.