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Autore: 20florina01    01/05/2017    1 recensioni
Piccola storia che continua Hotarubi no mori e.
Io non riesco ad accettare i finali pieni di lacrime, li adoro, ma non riesco ad accettarli, quindi ecco Hotaru un anno dopo la scomparsa di Gin.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin, Hotaru Takegawa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cadevo a terra con solo i suoi vestiti stretti al petto, come se potessero trattenere qualche frammento di lui, come se riuscissero a trattenere Gin. Ma quei cristalli ormai volavano come foglie al vento, libere, senza costrizioni.

Perché?!  Perché l’unica cosa che amavo doveva andare via!

Il mio viso era solcato dalle lacrime che arrossavano la pelle in modo non naturale... non capivo, forse non volevo capire, stingevo convulsamente le sue vesti, sapevano di lui, del suo profumo, che avevo sempre potuto sentire solo sa distante, mai sulla mia pelle, mai vicino a me.

Lui sen ne era andato via, non c’era più, non era più con me, non mi avrebbe più tenuto compagnia, non avrei potuto stare sdraiata al sole caldo con lui a riposarmi, non avrei potuto godere del modo in cui mi faceva sentire. perchè lui mi faceva sentire bene, mi rendeva felice, ogni anno quando tornavo a casa degli zii non vedevo l’ora di andare da lui per sentirmi protetta come al solito, per divertirmi insieme a lui, per far volare gli aquiloni.

Lui non c’era più, non esisteva, non faceva più parte di questo mondo, non era più niente, se non un mero ricordo che sarebbe stato dimenticato col tempo.

Ecco cos’era: un ricordo, e io dovevo farmene una ragione, ma non ci riuscivo, non aspettavo più l’estate, non aspettavo niente cercavo solamente di non farmi male pensando costantemente a lui, ma forse non sarebbe servito. Io pensavo a lui costantemente, non riuscivo a fare altro, era un pensiero fisso, qualcosa di costante nella mia vita, di costante e irraggiungibile, intoccabile, impalpabile.

Lui... lui... non c’era e continuava a non esserci, io volevo solo rivederlo! Volevo solo stargli accanto, non mi importava come, volevo riavere la persona che amavo di più.

La sua maschera... quando la prendevo in mano, sfioravo le guance immaginando di toccare Gin, sperando che lui balzasse fuori da un momento all’altro e mi colpisse con un bastone.

Inspiravo ed espiravo e ad ogni respiro pensavo a lui, dicendomi che avrei smesso, ma il respiro dopo arrivava, mandando via il pensiero di prima. Ogni volta che espiravo mi sentivo leggera, credevo di poterlo dimenticare, di poter andare avanti, ma quando arrivava il momento di inspirare tutta l’aria mi entrava dentro piena di ricordi e promesse, piena di lui.

Gin era... Gin, non poteva essere dimenticato, sarebbe stato impossibile per chiunque.

Molte volte pensando a lui avevo sperato che quel respiro fosse l’ultimo, ma poi ragionavo... non so neanche su cosa, sapevo di doverlo ricordare, era un dovere, dovevo soffrire per il resto della mia vita: mi ero innamorata di uno spirito. A volte mi chiedevo se fosse stato meglio non averlo incontrato, avrei sofferto di meno. Anzi, non avrei sofferto, e gin non sarebbe scomparso, perché sapevo che era colpa mia se era scomparso, lui era lì con me, avrei dovuto impedire che... che lui... svanisse.

Il nostro posto era rimasto uguale, non era cambiato di niente.

Tutto era andato avanti senza di lui. Doveva accadere il contrario, io sarei dovuta andare a vanti, invecchiare e lui sarebbe dovuto rimanere giovane e bello, come era sempre stato.

Attraversando il bosco una miriade di ricordi mi invasero la mente come un fiume in piena, ricordi che non mi lasciavano mai, ogni giorno, ma più insistenti del solito, senza essere contenuti, e dopo tanto tempo che non tornavo lì, in mezzo agli alberi la mia testa non voleva smetterla di girarsi da una parte all’altra per vedere, per ricordare meglio.

E come i ricordi, le lacrime traboccarono portandosi via quelle sensazioni e sostituendole con nuove ma uguali allo stesso tempo.

Allora cominciai a correre, la maschera in mano, gli spiriti ai lati che mi guardavano con tristezza. Corsi più forte che potei, fio al centro dello spazio sgombro da alberi, fino ad altri ricordi.

«Per favore!» ridai disperata.

«Gin!Ti prego torna da me! Ti prego, ti prego!» continuavo a gridare e le mie lacrime continuavano a traboccare e cadere sul prato.

«Per favore Dio della Montagna! Per favore! Restituiscimi il mio Gin! Farò qualunque cosa! Te ne prego!» dissi «C’è stato un motivo del nostro incontro, e se sei stato tu a farci incontrare, te ne prego, ridonami la felicità!» dissi tra i singhiozzi e cadendo a terra.

L’erba era umida e poco a poco mi addormentai trai singhiozzi.

 

Quando mi risvegliai non vidi l’erba davanti agli’occhi, ma terra, ero al caldo e stavo bene, un odore familiare mi pervase le narici e allora mi girai di scatto.

Lui... lui era lì.

Mi guardava.

Il mio labbro inferiore iniziò a tremare, come poteva essere lì? Era un sogno?

«Sei... sei veramente tu?» chiesi muovendo un passo in avanti.

«Sì, Hotaru» rispose lui sorridendo.

«È tutto un sogno?» chiesi facendo un altro passo verso di lui.

«Dipende: per sogno cosa intendi?» chiese lui con il suo splendido sorrisetto.

Aveva il coraggio di prendermi in giro? Dopo tutto quello che.... «Non importa. Dimmi solo se ti posso toccare» lo pregai in silenzio.

Lui per rispondere allargò le braccia come aveva fatto quella volta, e come quella volta io non esitai a fiondarmi fra le sue braccia.

Mi strinsi forte a lui, e lui a me.

«Gin...» dissi, come se fosse una preghiera.

Alzai la mano e con cautela la misi sulla sua guancia, sentendone per la prima volta il calore e la morbidezza.

Lui avvicinò il suo volto al mio e fece scontrare le nostre labbra.

Mi baciò.

Mi stava baciando.

Mi slanciai verso l’alto mettendo anche l’altra mano sulla sua guancia e lo baciai in risposta. Gin era lì e mi stava baciando. Eravamo fuoco, ci intrecciavamo e toccavamo sentendo l’uno il calore dell’altro, il più grande desiderio di entrambi. Io non lo toccavo, lo sentivo, sentivo tutto attraverso la sua pelle, tutto, il calore, l’amore: il mio amore smisurato verso di lui.

«Hotaru... »

Il bacio continuò, non volevo staccarmi da lui, non era il momento di parlare, non in quel momento, ma il fiato cominciò a mancare e dovetti staccarmi da lui.

«Hotaru, io ti amo» disse lui quando aprii gli occhi.

«Anch’io» risposi subito guardando i suoi occhi cercando di trasmettergli il mio amoro non solo con le parole.

«Come è possibile tutto questo?» chiesi accarezzandogli la guancia e sentendo una lacrima scendere sulla guancia.

«È grazie a te» rispose mettendo la sua mano sul mio volto per asciugarmela «Qualcuno ti ha ascoltato.»

   
 
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