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Autore: Deffra    01/05/2017    1 recensioni
[IZombie]
[IZombie]Blaine sente il suo cuore rompersi ancora un po'. Le si rivolge con un sorriso, il tipo di sorriso che ha usato mille volte, quello che dice: "cara, ci siamo divertiti, ma sappiamo entrambi che non stiamo andando da nessuna parte."
BlainexPeyton. Possibili spoiler per chi non sta seguendo la terza stagione.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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“I've been reading books of old
The legends and the myths
Achilles and his gold
Hercules and his gifts
Spiderman's control
And Batman with his fists
And clearly I don't see myself upon that list.”
-The Chainsmokers .

SOMETHING JUST LIKE THIS:

Blaine viene svegliato dalla luce del sole che entra attraverso la finestra della sua camera. Come al solito si doveva essere dimenticato di chiudere le persiane, pensa. Gli viene da sorridere ricordando cosa, o per meglio dire chi, lo aveva tenuto così dolcemente occupato la sera precedente da fargli sfuggire la questione. Ancora sdraiato, con una mezza battuta pronta sulle labbra, allunga la mano per cercare Peyton, ma accanto a lui avverte soltanto il freddo di un materasso vuoto. 

La trova seduta sul divano, a fissare il muro. Vorrebbe chiederle e dirle mille cose, ma avvicinandosi si perde in contemplazione della donna: ha i capelli arruffati dalla notte e indossa soltanto la sua camicia blu, questa visione gli risulta così intima, così quotidiana e così normale, da creargli un vuoto doloroso nel petto.

Peyton si gira verso di lui con uno sguardo triste che conferma tutte le sue paure.

"Mi ha chiamata Ravi."

Fastidio. Gelosia.

"Dice che ha testato una nuova cura per la memoria, questa volta è sicuro funzioni. Vogliono che tu vada in obitorio stamattina, per prenderla."

Rabbia. Paura. Sensi di colpa.

"Non devi farlo, se non vuoi."

Stanchezza.

Peyton si alza dal divano per colmare i passi che li separano. Adesso Blaine ha una visione perfetta dei suoi occhi e non vi trova solo tristezza, ma rivede lo stesso sguardo con cui lo pugnalava fino a poche settimane fa.

Blaine tornò con la mente alla notte della sparatoria al magazzino di Mr.Boss. Poteva ancora sentire i loro corpi stringersi, mentre la donna cercava di smettere di tremare. 

"Peyton è tutto okay, sono io. Sono io. Va tutto bene, sei al sicuro, sono io. È finita. È tutto finito."

Fu in quel momento che caddero tutti i sospetti di Peyton Charles sull'amnesia di Blaine, certe cose non si potevano fingere. E fu sempre in quel momento che l'ex zombie capì il significato di quello sguardo in Peyton: era ferita. Mai come in quel momento avrebbe voluto ricordare il rapporto che apparentemente avevano. Prima di riuscire a dire qualsiasi cosa arrivò Ravi, dopodiché li raggiunsero i soccorsi, le ambulanze, la polizia, Olivia e Major; quindi riuscì a rivederla solo molti minuti dopo.

"Sto andando a casa con Liv, volevo solo ringraziarti… per avermi salvato."

Ancora quello sguardo. Blaine sospirò, non era certo che fosse una domanda saggia ed era praticamente sicuro che avrebbe causato la sua ira, ma stava diventando pazzo a non capire.

"Quando ho parlato con il tuo, uhm, ragazzo? Il doc? Ha detto che non poteva dirmi i dettagli, o non voleva, non lo so. Ho quasi rischiato un pugno, ma dovevo essermelo meritato.

Quindi, per favore Peyton, quanto siamo... coinvolti? Eravamo una coppia?"

"Oh." Lei scosse la testa. "Non lo eravamo, in realtà, non come pensi. La costruzione del caso ha richiesto un sacco di ore, penso che Mr. Boss si sia fatto un'idea sbagliata su di noi. Abbiamo dormito insieme, una volta, poi ho scoperto la verità su di te. E questo è quanto. Quella di usarmi come esca è stata un'idea stupida."

"Non così stupida, ha funzionato. Sono venuto da te." 

Non sapeva come mai, ma voleva sottolinearlo, voleva che lei lo sapesse. Che smettesse di pensare di non contare nulla per lui.

"Il... modo... in cui sei.... adesso.. sì. Ma il vero Blaine..." parlava stringendosi nella coperta anti-shock, come se le parole le costassero un’immensa fatica "lui... non l'avrebbe mai fatto. Non ero niente per lui."

Blaine si sentiva arrabbiato, parlava di lui come se non fosse proprio davanti a lei.

"Dubito che sia vero. Penso che il nostro tempo insieme abbia significato qualcosa per ME."

Fu il  turno di Peyton di arrabbiarsi. Il giovane DeBeers era consapevole di quanto lo stesse guardando attentamente.

"Non sai cosa dici. Perché pensi questo?"

"Perché penso che abbia significato qualcosa per te, anche se fai finta che non sia così."

Lo sguardo della donna si spostò in fretta, troppo in fretta. Ma questa volta Blaine non se ne accorse.

"No, sono soltanto caduta nella tua trappola. Avevo bisogno di qualcuno e tu eri lì."

"O forse aveva a che fare con il mio essere intelligente e bellissimo.”

Per Peyton fu come uno scorcio del vecchio Blaine. Davanti a lei c'era ancora l'uomo le cui parole erano state progettate per incantare e indebolire, prima di approfittare, anche se la persona che aveva davanti non lo sapeva. Adesso. Per adesso.

Almeno, ora che lei era l'unica a ricordare, poteva portare nella tomba i particolari di quello che era successo tra loro. Nessuno avrebbe mai saputo del momento intensamente vulnerabile in cui lui si era fermato a guardarla facendola arrossire e sorridere, fino a che non era stata lei a distogliere gli occhi, o di come si era lasciata toccare nonostante i suoi istinti più profondi le urlassero che Blaine non era un bravo ragazzo. E scherzando quella notte glielo aveva anche detto, e lui aveva riso, oh stupida stupida Peyton. L'amnesia gli impediva anche di ricordare ciò che era successo dopo, come la strana sensazione al petto che l'aveva colpita per il modo in cui le sembrò sinceramente felice di vederla, finché non vide Liv e la sua maschera cadde rivelandosi per quello che era. O il fatto che lei non era stata più in grado di tenere il contatto visivo con lui, perché, anche se nel mentre si sentiva orribile per essere stata presa in giro così facilmente, la sua presenza la catturava ancora.
Sentì una decisa voglia di fargli del male, di ferirlo quanto lui aveva ferito lei.

 "Qualsiasi cosa ci fosse è finita quando ho scoperto che mostro c'è dietro la tua facciata."

La soddisfazione leggera sul viso dell'altro sparì, lasciando posto a uno sguardo che era esattamente specchio del suo. Peyton non si sentì bene come pensava. Forse perché aveva davanti questa versione di Blaine, che non le aveva fatto nulla. Che non era nulla per lei. Le sembrava così indifeso. Aveva bisogno di chiedergli un'ultima cosa.

"Allora, perché l'hai fatto? Salvarmi, dico."

Blaine ci mise un po' a rispondere.

"Era la cosa giusta, è stata colpa mia se sei stata presa. E anche perchè... quando sei venuta da me l'altro giorno, accusandomi di fingere, parlandomi come se mi conoscessi... ho sentito qualcosa.”

La luce dei lampioni permetteva all'uomo di vedere negli occhi della donna anelli d'oro che incontravano il verde profondo del mare. Sentiva la gola secca. Doveva dirglielo.

"Senti Peyton, hai tutto il diritto di odiarmi. Se avessi fatto davvero anche solo la metà delle cose che mi hanno detto, anche io probabilmente mi odierei. Capisco perché tutti mi vogliono morto, e capirei se anche tu volessi la stessa cosa. Però, vedi, anche se non ti ho riconosciuta quando ci siamo incontrati, ho subito capito che c'era qualcosa. Oddio, ti sembrerò pazzo, ma il doc dice che anche se con l'amnesia ho perso i ricordi, certi frammenti sensoriali sono rimasti. Si chiama memoria emozionale. Sai perché mi sono fidato subito di te? Per il rumore dei tuoi tacchi quando cammini, il rossetto alla fragola e il tuo profumo. Non lo so, me li ricordavo, capisci? Quando hai camminato verso di me, mi sono sentito come... al sicuro. Avevo queste cose stampate in testa, e quando ti sei avvicinata ha avuto tutto senso per me. Se me le ricordo è perché devo essere stato davvero felice con te, forse per la prima volta dopo molto tempo. Quindi, ti prego, accetta le mie scuse e sappi che non sarai mai un niente per me. Qualsiasi mostro fossi, qualsiasi motivo ci sia stato sotto, non lo sei mai stata."

"Tu cosa vuoi, Peyton?"

La procuratrice sospira, sembra vicina alle lacrime così l'ex zombie non può fare altro che abbracciarla forte. Vorrebbe cancellare tutto il dolore che vede dentro di lei e che sente dentro sé. Vorrebbe cancellare tutto il male che sente di aver fatto. 

"Blaine, cazzo, non lo so. Mi serve da bere. Non lo so. Voglio bene a Major e a Liv, vorrei davvero che potessero guarire senza rischi e senza perdere la memoria. Non potrei vivere senza di loro, sono la mia famiglia. Però... allo stesso tempo ero così sollevata quando mi hai detto che la cura non aveva funzionato, quando giorno dopo giorno sei rimasto vivo. Non so cosa mi stia succedendo, dovrei odiarti, volerti vedere in prigione, scegliere la sicurezza dei miei amici alla tua senza neanche pensarci... dovrei essere felice della chiamata di Ravi... eppure c'è una parte di me che non riesce a non desiderare che non sia avvenuta, che non riesce a non desiderare te... comunque la giri mi sento una persona orribile."

Ad ogni parola di Peyton il cuore di Blaine fa un po' più male. Le preme le labbra sulla testa. L'avrebbe protetta questa volta, a qualsiasi costo.

*

"Okay Chakrabarti, divertiti."

A Blaine sembrò che al dottore piacesse fin troppo l'idea di infilargli un grande ago nel braccio, ipotesi che si rivelò fondata quando, qualche istante dopo, Ravi fece un urletto ninja e gli iniettò la cura. Per il giovane DeBeers fu come se l'avessero colpito mille aghi incandescenti insieme, sentiva di stare sudando, gli sembrava di bruciare e di non avere aria. Provò a urlare ma era come paralizzato, bloccato, dopodiché fu tutto nero.

"No no no, piccolo Blainie, non hai finito il tuo compito, il pavimento è ancora sporco."

Blaine sente la mano di Frau Bader spingergli la testa contro il pavimento. La casa è immacolata, suo padre non tollera il disordine, eppure tengono la cucina apposta per lui. Sente per l'ennesima volta il sapore di polvere, terra e briciole in bocca, ha una disperata voglia di vomitare. Sente la bile salire, non vuole più farlo, non vuole più. 

Il pavimento di casa DeBeers si trasforma in quello dell'obitorio e Blaine ha solo il tempo di biascicare "vomitare" prima di rimettere qualsiasi cosa contenga il suo stomaco in un cestino, allungatogli da qualcuno. Sa che ci sono delle persone accanto a lui ma non può occuparsene in questo momento. Si ricorda ancora il sapore sporco di quella bile dopo tutti questi anni.
Qualcuno prova a chiamarlo, ma il rumore di una finestra che sbatte lo riporta indietro.

"Lo dirò a papà, basta, basta, ti prego."

"Oh ma ometto, è stato Angus a consigliarmi di tenere gli anelli. Dice che devi imparare a batterti per essere un vero uomo, avanti piccolo, ti stiamo aiutando. La vita ti prenderà molte volte a calci, devi imparare a resistere, a rialzarti, a incassare. Lo capisci che lo stiamo facendo per te, vero? Sei un lurido ingrato."

Frau rideva, rideva sempre quando lo picchiava. Blaine sapeva che non doveva piangere, non doveva proprio, ma questa volta faceva troppo male.

"Oh, non avevamo detto che i maschietti non piangono Blainie? Cosa dirà tuo padre? Come pensi di poter portare avanti l'impero dei DeBeers restando così debole? Non ti preoccupare, ci sono io."

Blaine era in attesa, mani sugli occhi, pronto a incassare. Se lo meritava dopotutto, sapeva che piangere non era da DeBeers ma l'aveva fatto comunque, chissà quanto si sarebbe arrabbiato suo padre. Blaine era in attesa ma non sentiva niente, pensò sollevato che Frau doveva aver deciso che poteva bastare per oggi, che stava imparando comunque, così tolse le mani dal viso e la guardò.

"Altra lezione Blainie, un uomo non distoglie mai lo sguardo, un uomo non ha paura."

Tutto quello che sentì dopo fu il rumore del suo braccio, mentre si spezzava. E poi solo dolore.

Blaine prova ad alzarsi, ha voglia di correre via, ma nel tirarsi su vomita di nuovo. Sente una mano sulla sua schiena e un telefono squillare. La canzone gli è familiare.

"Il corpo di Kurt Cobain è stato ritrovato oggi nella sua casa vicino al lago Washington, la polizia ha stabilito che il leader dei Nirvana si è suicidato tre giorni fa, con un colpo di fucile. Aveva 27 anni. Il mondo ha così perso..."

Un colpo di fucile.
Blaine non vuole crederci, non riesce a smettere di pensare ad altro.
Suicidato.
La musica di Kurt Cobain è tutto ciò che di buono c'è nella sua vita.
Come la mamma. 
Non vuole più essere un bambino, ai bambini capitano solo cose brutte. Ora ha 13 anni e può essere un uomo, come vuole papà. E non permetterà più a nessuno di morire senza il suo permesso.

"Blaine?"

Una voce lo riscuote, è Peyton, è ovviamente Peyton. Lui la conosce e la riconosce, si ricorda la loro storia, ma al momento non può concentrarsi su questo. 

"Ho bisogno... ho bisogno..."  non sa nemmeno lui di cosa, vorrebbe soltanto dimenticare di nuovo. 

Alza lo sguardo, pronto a pregare Ravi di restituirgli nuovamente la prima cura, con la speranza di portare via i suoi ricordi, ma il dottore lo guarda con così tanto distacco e diffidenza che d'un tratto Blaine vorrebbe soltanto andarsene per non essere più guardato così. 

Agnus lo guarda austeramente, con distacco e diffidenza, forse si sta chiedendo come mai sia lì. È da quando ha condannato il nonno che non si parlano, non è un così particolare segreto che Blaine lo vorrebbe vedere morto. 

"Padre." 

"Figlio."

"Mi serve un prestito, è..."

"Ovviamente. L'ho capito subito, per che altro motivo saresti venuto qui altrimenti? Per che capriccio questa volta? Che idea geniale ti è venuta per finire il mio capitale? Ah, se il nonno potesse vederti..."

“Non nominare…”

Blaine doveva stare calmo, quei soldi gli servivano. Dopo aver lasciato la Wharton, per non essere il burattino di Agnus, si era reso conto di quanti amici avesse suo padre. Amici che non l'avrebbero mai assunto. 

"Ho sviluppato una miniapplicazione, penso possa funzionare e prendere piede, mi serve solo un investimento iniziale. Mi renderà bene, ti ridarò tutto. È una promessa.”

Blaine aveva mai visto Agnus DeBeers così soddisfatto, la sua rabbia aumentò.

"Va bene, figliolo. A una condizione: dovrai ritirare le accuse che hai mosso contro di me riguardo l'acquisizione della maggioranza della compagnia; chiaramente non porteranno a nulla ma sai, sono una pubblicità poco piacevole per la mia persona. Inoltre, sappi che sono gli ultimi soldi che ti presterò, quindi se dovesse andare male..."

"Ho bisogno di una doccia."

Sei paia di occhi lo guardano con attesa, un paio con preoccupazione, ma lui non vuole pensare alle spiegazioni che dovrà dare. Liv rompe il silenzio: "seconda porta a sinistra."

Blaine praticamente corre lì, ha solo voglia di acqua calda che bruci la sua pelle pulita. Toglie i vestiti di fretta e si catapulta sotto il getto d'acqua, vuole togliersi di dosso tutto lo sporco che sente dentro. Piano piano sta riaffiorando tutto, ogni secondo gli arriva un pezzo di quello che era.

Si ricorda del fallimento del suo widget e della chiusura del suo conto da parte di suo padre, dei problemi di soldi, della strada, del freddo, di quando degli scagnozzi di Mr.Boss l'hanno trovato, di Chinatown. Era bravo, era così bravo, e finalmente lì si era sentito rispettato, amato, apprezzato, in una famiglia. Ricorda le cose a sprazzi, non tutto e non bene. Finché non gli arriva un flash del suo primo omicidio e Blaine sente di dover vomitare di nuovo, si appoggia al muro della doccia e cerca di fare grandi respiri, vorrebbe soltanto stare lì, sotto quel getto fino a morire ustionato. Capendo l'impossibilità della cosa prende il sapone e inizia a strofinarsi forte, fa male ma funziona perché lentamente si calma. Gli ricordano le docce che faceva da piccolo, per pulirsi dentro da cose di cui non si sarebbe mai liberato. 

"Blaine?"

 Anche se è la voce di Peyton lui non vuole rispondere. Semplicemente vorrebbe non esistere o restare nella doccia finché non si sentirà pulito, ovvero per sempre. 

"Sì?" si obbliga a chiedere infine, soprattutto perché vuole fingere che vada tutto bene, che non si stia spezzando proprio in quel momento. Non può farle questo.

"Stai bene? È mezz'ora che se lì dentro."

La voce della donna sembra preoccupata e Blaine non sa che dire. Prova a spegnere l'acqua ma si ferma con la mano in aria, non è ancora pulito, ha solo bisogno di più tempo.

"Io.."

"Va tutto bene, puoi restare quanto vuoi. Senza pressioni. Volevo solo assicurarmi fossi, beh, vivo."

"Sto bene."

Entrambi sanno che è una bugia.

*

"Beh, team-Z, sembra che il caro vecchio Blaine sia tornato. Dunque non preoccuparti generale M, puoi prendere la cura e vivere deliziosamente."

Blaine parla con un sorriso strafottente, dovrebbero volerlo prendere a schiaffi eppure vede che nessuno smette di fissarlo in modo strano. È come se avessero capito che qualcosa non va. Persino Ravi non lo guarda con il solito disgusto-odio. Il giovane DeBeers è in panico, ha paura di aver rivelato qualcosa mentre stava male, non gli sembra ma ormai la sua testa gioca brutti scherzi. Sì costringe a non guardare Peyton per vedere quanto ha capito.

"Bene, ora che il mio debito è stato pagato penso sia tempo di andare. Con permesso."

Blaine si gira e s'impone di non voltarsi.

"Aspetta, ti accompagno a casa."

Blaine sente il suo cuore rompersi ancora un po'. Le si rivolge con un sorriso, il tipo di sorriso che ha usato mille volte, quello che dice: "cara, ci siamo divertiti, ma sappiamo entrambi che non stiamo andando da nessuna parte."

Non è quello che si sente, ma è quello che deve fare. Lui non si avvicina alle persone. Non lo fa. Le persone muoiono, tradiscono, fanno del male, pretendono, sono fragili. Le persone hanno rotto così tante volte la sua fiducia che ora non può consegnarla più a nessuno, se non a se stesso. Deve scriversi un post-it, nel caso dovesse avere un'altra amnesia.
E poi, la deve proteggere. 

"Sto bene, Peyton. Ho solo bisogno di dormire un po'. Arrivederci."

"No, no, ti accompagnerò a casa, e questo è tutto."

Peyton afferra la borsa e inizia a camminare verso di lui. È il tipo di camminata sicuro che usa in tribunale, quello a cui non si può dire di no.

Ignora, o forse semplicemente non nota, lo sguardo con cui la segue Ravi. Oh certo, l'amore, che dannazione. 

*

Mentre camminano verso la macchina di lei, lui non lascia cadere la maschera. La donna rimane in silenzio, lo stesso silenzio che li accompagna per tutto il viaggio verso l'agenzia funeraria-casa dell'ex zombie.

"Sei sicuro che non vuoi stare da noi? Per sicurezza, se la cura dovesse darti problemi. Dopotutto Liv è un medico."

"Va bene qui."

Blaine fa per uscire da veicolo ma si blocca quando sente una mano sul suo braccio. Peyton lo chiama a bassa voce e DeBeers sa che deve andare via, deve assolutamente andare via. Forse lei lo chiamerà un paio di volte e passerà da casa sua, ma se Blaine la ignorerà tutto tornerà com'era e come deve essere. Nonostante abbia chiaro tutto ciò sì gira verso di lei, non riesce a farne a meno. La spontaneità assoluta e indifesa della sua gioia improvvisa però gli sbriciola qualcosa dentro. 

"Non sono.. non ho... non voglio chiederti niente Blaine, ma... se vuoi parlare sono qui. Non affrontare tutto da solo!"

Blaine annuisce ed esce dalla macchina, prima di chiudere la portiera le dice una sola frase, con il tono più da vecchioBlaine possibile:  "non sono nella lista dei buoni Peyton, tanto meno sono il tuo supereroe."

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Note dell'autrice:
Ciao a tutti! Sono anni che non pubblico niente su EFP quindi è molto bello per me tornare, soprattutto perchè IZombie è diventata la mia ossessione ultimamente. Grazie per aver letto, fatemi sapere cosa ne pensate e aspetto criticheparericonsigli. Oppure se volete possiamo venerare insieme la bellezza di David Anders, anche quello va bene. Potremmo fondare una nuova religione sulle sue espressioni. 
A parte le sciocchezze, per quanto riguarda la storia le cose da dire sono queste:
-I personaggi non sono miei, niente è a scopro di lucro e blabla.
-So bene che nella 3x01 Blaine chiede a Peyton se per caso fossero stati una coppia, ma la storia non tiene conto proprio di tutti gli avvenimenti della terza stagione se no sarebbe un casino. Questa parte quindi fingiamo non esista. A parte per questa faccenda la time-line dovrebbe essere post 3x03 e fermarsi lì con la serie. 
-Ho messo OCC per sicurezza, però potremmo disquisirne.
-SCUSATEMI PER RAVI. Io lo adoro in realtà, e vi garantisco che non ho reso gli altri personaggi principali muti, interagiranno con la situazione nel prossimo capitolo, è che questo mi serviva così, per introdurre. Anche la scelta di cambiare spesso i tempi, sia spaziali che verbali, è voluta, mi serviva un capitolo che confondesse, per immedesimarsi in Blaine. 
-Non so bene quando aggiornerò, nella mia testa è pronta la fine della storia ma non ciò che ci andrà in mezzo... e sono in piena sessione. Capitemi. Penso comunque che avrà solo due capitoli. 
Grossi saluti a tutti!

  
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