Twenty-third
Naruto
e Hinata, dopo essere stati intercettati da Inoichi e Fugaku anche loro in
direzione del vero burattinaio che controllava i sei Pain, si ritrovarono
davanti ad un albero costruito con origami.
«Hinata-chan,
aspetta qui» disse il biondo «Voglio parlare con lui da solo. Voglio capire
perché ha ucciso il suo stesso sensei».
«Naruto-kun,
stai attento» gli disse, stringendogli brevemente la mano, prima che
scomparisse all’interno dell’albero.
Qui
si trovò di fronte una donna ed un uomo emaciato dai capelli rossi e il Rinnegan:
era seduto all’interno di uno strano congegno e sulla schiena aveva conficcati
dei pali neri, gli stessi che si trovavano nei vari Pain.
Naruto
si avvicinò all’uomo, ma la donna dai capelli blu si mise in mezzo ai due.
«Konan,
lascia. Voglio parlare con lui e sentire la sua risposta».
*
Saori
era stata raggiunta da una delle lumache di Tsunade che aveva fermato un po’
l’emorragia dovuta al colpo subito, ma non aveva sanato la ferita: la Godaime
era ormai priva di chakra e anche le sue lumache stavano sparendo una dopo
l’altra.
Fu
quando Saori pensò che non ce l’avrebbe fatta che Itachi e Sasuke apparvero,
portando con loro Sakura, la quale si precipitò a curarle la ferita.
Dopo
un quarto d’ora abbondante Sakura “spense” il suo chakra curativo e decretò che
per ora era fuori pericolo, ma che doveva essere operata appena ce ne fosse
stata la possibilità.
Itachi
si abbassò verso Saori con l’intento di portarla al sicuro, quando sentì
un’enorme forza colpire tutti.
Durò
un attimo, un soffio di fiato e alle spalle degli shinobi alcune macerie
vennero smosse e da queste uscì una persona, seguita da altre.
«Cosa
sta succedendo?» chiese Sasuke, vedendo che i redivivi, poiché lo erano quasi
sicuramente, erano spaesati tanto e più di loro.
«Avete
detto che il nemico aveva il Rinnegan, vero?» intervenne Iruka « Beh, la
leggenda dice che Rikudo fosse in grado di respingere anche la morte con il suo
potere e forse non era poi una storia del tutto inventata».
Itachi
rimase bloccato un attimo e voltandosi verso Iruka, chiese: «C’è la possibilità
che siano tutti vivi?».
«Hai!» rispose l’altro, speranzoso.
«Sasuke,
Sakura-san, vi affido Saori» disse l’Uchiha prima di sparire.
*
Ino
rimasta con Shikamaru che aveva una gamba rotta, vide alcuni degli shinobi deceduti,
tra cui Shizune, riaprire gli occhi, di nuovo vivi.
Kakashi
rinsavì e scattò in piedi per lo spaventò, ma crollò immediatamente a terra per
la totale assenza di chakra.
«Cosa
sta succedendo?» chiese la bionda al suo compagno di Team.
«Non
ne ho idea, ma sembra che tutti i morti nello scontro siano stati resuscitati.
E sono sicuro che c’entri Naruto in tutto questo» le disse Shikamaru.
«Quindi
anche Shirai è viva?».
«Credo
di sì».
Shirai
si sentì pesante. La testa le girava come una trottola causandole la nausea e
nessuno dei suoi arti rispondeva ai suoi comandi: il chakra era totalmente
assente e con lui qualsiasi tipo di forza.
Le
era ancora faticoso respirare, ma se lo stava facendo voleva dire una sola
cosa: era viva, anche se non capiva come.
Quel
Pain dai capelli lunghi l’aveva sicuramente uccisa, non aveva dubbi. Allora
perché sentiva ancora i rumori, gli odori e anche uno sgradevole sapore di
polvere?
«Cosa
è successo?» chiese, sperando che qualcuno le rispondesse e in effetti sentì una
voce, ma non capì bene chi fosse.
«Sei
morta. Ed ora qualcuno ti ha riportata in vita».
«È
impossibile. Deve essere l’Edo Tensei di Orochimaru» rispose assennata lei,
incapace di concepire il concetto di resurrezione senza conseguenze.
«Shirai,
apri gli occhi».
In
quel momento capì che era Itachi a parlarle: il tono autoritario e leggermente
annoiato che usava con lei non potevano ingannarla.
Aprì
gli occhi e si trovò davanti quelli rossi del ragazzo: «I tuoi occhi sono
diversi» gli disse.
Lui
non rispose, ma la afferrò saldamente da sotto le braccia stringendola
dolorosamente: era talmente forte quell’abbraccio che faceva sicuramente
concorrenza a quelli di Tsunade.
«Itachi,
non respiro» gli disse, facendogli allentare la presa.
«Shirai,
se dovessi ancora fare una sciocchezza del genere, troverò il modo di
riportarti di nuovo in vita e punirti».
«Non
potevo far morire Sasuke. Lui è importante per tanti, soprattutto per te» gli
disse.
Itachi
la scostò leggermente così da poterla guardare direttamente negli occhi.
Rimase
a fissarla un attimo e poi disse: «Non hai ancora capito quanto tu sia
importante per me? E lo sei anche per tante altre persone, Sasuke compreso».
«Resta
il fatto che lui sia tuo fratello e non è un mistero quanto tu lo ami, Itachi».
Invece, a quanto pare, è un
mistero quanto io ami anche te, Shirai.
Pensò
il ragazzo, trattenendosi dal dirlo apertamente: lei aveva affermato di amare
ancora Taichi, sebbene fosse morto e se le avesse detto tutto in quel momento
avrebbe solo ottenuto un’amicizia rovinata.
Così
le sorrise semplicemente, afferrandole una guancia tra pollice e indice e
tirandola dolorosamente.
Shirai
lo guardò col broncio, massaggiandosi la parte lesa, fino a quando lui non le
afferrò il viso, dandole un bacio in fronte, liberata dalla placca di metallo
che simboleggiava il suo essere kunoichi di Konoha.
«Sono
felice che tu stia bene» le disse, prendendola poi in braccio e uscendo,
dirigendosi verso il luogo dove tutti erano riuniti in attesa di Naruto.
«Neh,
Itachi» lo chiamò «Dov’è Kuro-chan?»
«Nekobaa
lo ha richiamato a sé quando ha sentito il tuo chakra svanire. Quando capirà
che tutto è finito, tornerà».
*
Naruto,
dopo aver parlato a lungo con Nagato, aveva sentito tanti chakra prima spariti,
ricomparire grazie al jutsu che aveva ucciso lo shinobi di Amegakure.
La ragazza che lo accompagnava, aveva avvolto i
corpi di Nagato e Yahiko nei suoi origami e informò Naruto che avrebbe lasciato
l’Akatsuki.
«Loro credevano in te, Naruto Uzumaki. E io li
seguirò. Amegakure sarà dalla parte di Konoha e ti darò tutto l’aiuto
necessario in futuro» disse Konan, porgendo un mazzo di rose cartacee al
biondo.
«Arigatō, Konan. Farò tutto il possibile per
liberare il mondo degli Shinobi dall’odio, proprio come voleva Ero-sennin».
La donna si limitò a sorridergli leggermente e
sparire nel nulla dal quale era venuta: Hinata si avvicinò a Naruto, che le
afferrò la mano.
«Andiamo a casa, Hinata! Ci stanno aspettando» .
Quando Shirai ed Itachi erano giunti sul luogo
dello scontro videro che alcuni shinobi si erano già preoccupati di montare
delle tende, soprattutto quella medica, nella quale venne portata anche Saori.
La Godaime stava dormendo profondamente per
recuperare le forze, mentre Sakura le dava una mano infondendo un po’ del suo
chakra nella donna: fu Sasuke ad allontanarla, facendola protestare.
«Piantala di agitarti, baka. Devi risposarti. Il
tuo chakra è al limite e non ci sarà nessun jutsu che ti riporterà in vita» la
sgridò lui, porgendole poi una barretta energetica che teneva nella sua sacca
appesa alla cintura.
Sakura quasi si strozzò nel veder entrare Itachi e
Shirai nella tenda medica: l’Uchiha appoggiò la ragazza addormentata su uno dei
futon a terra e si voltò verso i due sedicenni.
«Sakura-san, quando ti sarai ripresa ti prego di
occuparti di lei, io vado a controllare la situazione fuori. Saori si è
ripresa?» chiese Itachi.
Sakura deglutì il boccone che aveva in bocca e
rispose: «Mi occuperò di Shirai appena tuo fratello si riterrà soddisfatto
sulle mie condizioni e Saori è fuori pericolo: ci vorrà un po’ affinché possa
stare in piedi, ma ce la farà».
«Andrò a cercare i suoi genitori. Sua madre sarà ai
rifugi, mentre suo padre non tarderà a farsi vedere qui» la informò Itachi,
prima di uscire dalla tenda, dopo aver lanciato un ultimo sguardo a Shirai.
*
Ayane stava ancora piangendo insieme al bambino
quando sentì un cambiamento nel corpo esamine di Shisui: lo vide contrarre una
mano e muovere gli occhi al di sotto delle palpebre, prima di spalancarli.
Ayane lo fissò sbalordita, e con lei anche il
bambino, prima di gettarsi addosso allo shinobi, il cui respiro già di per sé
affannoso, venne spinto fuori dai polmoni per l’impatto.
«Razza di cretino senza cervello! Eri morto!
Idiota!» gli disse, piangendo senza ritegno sul petto del compagno.
«Lo so, Ayane, ma ora sono vivo, neh?» le rispose,
ritrovando immediatamente la sua allegria.
Lei lo guardò male, con gli occhi pieni di lacrime,
ma lui continuava a sorridere, mentre si avvicinava sempre di più: si fermò a
meno di un millimetro dalle labbra della ragazza prima di parlare.
«Ti ricordi che dovevo dirti alcune cose se fossimo
sopravvissuti? Credo che sia il momento adatto per dirti che sono innamorato di
te, Ayane».
La ragazza lo guardò un attimo negli occhi neri –
non aveva forze per attivare lo Sharingan – e svenne: Shisui la guardò preoccupato, ma
capì che non era ferita, solo stanca e scioccata.
«Quando ti sveglierai vedrò di ripeterlo ancora,
Ayane» le disse, dandole un bacio in fronte e rivolgendosi al bambino «Ehi ochibi-kun,
vai a cercare qualcuno. Non ho la forza per trasportarla».
«Non ce n’è bisogno, Shisui» disse una voce di
donna alle sue spalle, che apparteneva a una delle compagne di Team di Saori.
Naruto, tenendo ancora Hinata per mano era tornato
al villaggio e venne accolto da grida di giubilo e pacche sulle spalle: tutti
lo stavano ringraziando per averli salvati.
Vide Kakashi sorridergli da sotto la maschera e non
si stupì di vedere che aveva già un volume di Icha Icha tra le mani. Incontrò
lo sguardo severo di Neji, che ovviamente disapprovava le mani intrecciate dei
due shinobi, quello allegro di Tenten e
quello orgoglioso di Lee e Gai.
Vide Ino bisticciare con Shikamaru che non voleva
essere sorretto da lei, mentre Chōji mangiava delle patatine trovate chissà
dove in quel caos.
E poi vide Sasuke al fianco di Sakura e sorrise ai
suoi compagni e amici: la kunoichi si avvicinò e, dopo avergli dato un pugno
all’addome, lo abbracciò felice di rivederlo intero.
Naruto scorse poi Itachi che lo guardava con
infinita approvazione e si sentì orgoglioso di quel segno: aveva percepito
anche il chakra di Yamato, in arrivo al villaggio, e di Shisui in compagnia di
Ayane.
Stavano tutti bene e Naruto si sentì soddisfatto.
Talmente tanto che si lasciò andare, cadendo addosso ad Hinata, la quale svenne
per la troppa vicinanza del biondo.
Shirai si risvegliò quando il sole di quella
giornata infinita era già tramontato: guardandosi in giro si rese conto che era
in una tenda e che probabilmente ce l’aveva portata Itachi.
Come se l’avesse sentita pensarlo, il ragazzo
entrò, seguito dalla luce della luna che brillava indisturbata sulla landa che
un tempo aveva occupato Konoha, ora ridotta in macerie.
«Sei sveglia» le disse, inginocchiandosi di fianco
al futon, mentre Shirai si metteva seduta.
«Sei riuscito a capire come posso essere viva?»
chiese al ragazzo.
«Naruto-san ci ha spiegato che Nagato, colui che
controllava i sei Pain, era possessore del Rinnegan e grazie ad un jutsu
proprio di quegli occhi ha riportato in vita tutti per poi morire. Ha detto che
la donna con i capelli blu, Konan, ha recuperato i corpi di Nagato e Tendo, il
Pain che abbiamo affrontato Sasuke ed io, e se n’è andata, professandosi
alleata di Konoha» le raccontò.
«Oh capisco. Quindi dovrò ringraziare il baka
biondo… Sono orgogliosa di lui. Finalmente ha dimostrato il suo valore a tutto
il villaggio ed ora nessuno lo tratterà mai più come un reietto» disse Shirai.
Il momento di serietà venne interrotto dal
rumoreggiare dello stomaco della ragazza, che fece sorridere Itachi, il quale
si alzò e recuperò qualcosa da mangiare per lei.
«Non c’è molto cibo, ma alcuni team sono stati
mandati nei villaggi alleati per chiedere soccorso e approvvigionamenti».
«Come mai tu non sei andato? Te la cavi bene in
diplomazia».
«Mio padre mi ha ordinato di rimanere qui. Saori è
ancora incosciente e mi ha affidato il compito di proteggerla» le spiegò
Itachi, notando che la mano destra di Shirai stringeva le coperte un po’ troppo
forte, segno che si era innervosita.
«Allora dovresti ubbidire, Itachi. Va’ da lei, io
sto bene» gli disse, sorridendo.
Lui la guardò serio per un attimo e disse: « Perché
mi allontani quando in realtà vorresti che rimanessi qui?».
Lei lo guardò imbarazzata e rispose: «Perché è tuo
dovere restare al fianco di colei che potrebbe diventare la tua compagna in
futuro e non sono così egoista o capricciosa da volerti tenere qui contro la
tua volontà».
Sei
proprio stupida Shirai. Io sono già al fianco della mia futura compagna…
«Se volessi andare da lei, lo avrei già fatto,
Shirai. Quindi pianta di fare la finta coraggiosa e fammi spazio» le disse,
scostando le coperte.
«Eh? Cosa stai facendo?» .
Itachi si infilò senza tanti problemi nello stesso
futon di Shirai, completamente rossa in viso e incapace di parlare.
«Sono stanco, i futon sono tutti occupati, quindi
dormirò qui. Ora fa’ silenzio» le disse voltandole le spalle e chiudendo gli
occhi.
«Ma che diavolo, Itachi! Non puoi dormire con me!»
protestò la ragazza, cercando di spingerlo fuori dal giaciglio.
«Lo abbiamo già fatto in passato, ricordi? Non vedo
cosa ci sia di diverso questa volta» disse lui, tenendo gli occhi chiusi,
divertito dai suoi flebili tentativi di scansarlo.
«Allora avevamo tredici anni, non venti!» si
lamentò lei.
«Non è cambiato nulla, quindi dormi. Devi
recuperare le forze per aiutare nella ricostruzione del villaggio» le disse,
allungando un braccio all’indietro e obbligandola a stendersi.
«Sei un despota, Itachi Uchiha» disse lei, con la
voce che tradiva la sua stanchezza.
«Sì, ma ottengo sempre ciò che voglio» rispose lui,
accorgendosi che Shirai non replicava: sentì un peso sulla schiena e capì che
la ragazza si era addormentata poggiando la testa tra le sue scapole,
diffondendo calore.
«Potrei rimanere così tutta la vita» sussurrò
Itachi, prima di addormentarsi.
Dall’ingresso della tenda tre paia di occhi
osservavano la scena, trattenendo le risate: Sakura, Ayane e Sasuke avevano
visto tutta la scena e sentito anche qualche battuta scambiata dai due,
nonostante sussurrassero per non disturbare gli altri.
Sasuke già pregustava la scena di quando sua madre
li avrebbe visti la mattina successiva, ma ancora di più aspettava il momento
il cui il suo nii-san avrebbe affrontato il clan.
La mattina successiva Shirai si sentiva molto
meglio: il chakra era tornato in quantità sufficiente a farla sentire ancora
viva, il futon era caldo ed aveva un buon profumo e qualcuno la stava stringendo
facendola sentire protetta.
Quando il cervello si svegliò del tutto si ricordò
chi stava dormendo con lei nel futon e aprendo gli occhi si ritrovò il petto di
Itachi premuto sulla fronte, le braccia di questi intorno alla vita e il mento
poggiato sulla testa.
Avvampò come se stesse andando a fuoco e iniziò a
muoversi per divincolarsi dalla presa, che era ferrea nonostante l’altro fosse
addormentato.
Continuò a muoversi, fino a quando un grugnito non
riverberò nella cassa toracica del ragazzo, seguito dalla sua voce che
risultava ancora più profonda sentita dalla posizione in cui lei si trovava.
Chissà se anche Saori si sentiva così quando si
svegliava con Itachi a fianco dopo una notte di certo non passata a dormire.
«Sta’ un po’ ferma, Shirai. Sei peggio di una
bambina iperattiva».
«Se tu mi lasciassi andare, la smetterei di cercare
di liberarmi» rispose lei, la voce ovattata dal petto di Itachi, il cui sbuffo
le fece muovere i capelli sfuggiti allo chignon.
«Sono comodo così, grazie» rispose lui, stringendola
ancora di più.
Shirai emise un verso acuto di stupore, che fece
ridacchiare Itachi: dalla compromettente posizione in cui si trovava la sentì
rimbombare in tutto il corpo, che si riempì di calore, segno che il rossore era
tornato.
Era al culmine dell’imbarazzo e credeva che niente
potesse farla sentire peggio, ma ovviamente la sfortuna era sempre dalla sua
parte.
«Oh per tutti i kami! Itachi! Shirai! Cosa state
facendo?» chiese la voce di Mikoto, facendo venir voglia di piangere a Shirai,
che cercò di sparire nascondendosi sotto le coperte e avvicinandosi ancora di
più ad Itachi, nella speranza che conoscesse un jutsu in grado di farli
sparire.
«Stavamo dormendo, Okaasan» rispose candido, sereno
e serafico l’altro, guadagnandosi un pizzicotto al fianco da parte di Shirai,
che lo sentì irrigidirsi dal dolore.
«La prossima volta che dovete fare certe cose,
trovatevi una stanza Nii-san. Anche se dovrete aspettare un po’ per trovarne
una qui a Konoha» li prese in giro la voce divertita di Sasuke, che al pari di
suo fratello si prese una gomitata nelle costole.
Dopo tutto avevano sentito il verso di imbarazzo
totale provenire da sotto le coperte: Shirai non aveva ancora avuto il coraggio
di farsi vedere, ma la risata divertita di Mikoto la spinse a spuntare da sotto
le coperte, grazie anche al fatto che Itachi avesse allentato la presa.
«Mikoto-san! Gomennasai! Non è successo nulla! È
stato suo figlio ad infilarsi nel mio futon! Lo giuro!» disse Shirai, scattando
fuori dalle coperte, ora che ne aveva la possibilità, e lanciando uno sguardo
ammonitore ad Itachi, il quale sembrava parecchio divertito da tutta la
situazione.
«Se lo dici in questo modo passo per un deviato,
Shirai» disse l’Uchiha, scostando le coperte anche dal suo lato e sedendosi a
terra «Comunque è vero Okaasan: sono stato io a voler dormire qui e non è
successo niente. E non credo succederà nel futuro prossimo».
Shirai gli lanciò un altro sguardo di rimprovero,
ma Itachi la conosceva bene: ci era rimasta male per quell’affermazione e prima
o poi gliel’avrebbe rinfacciata.
Non
dovresti offenderti per queste cose, Shirai. Se avessi saputo che non mi
avresti rifiutato…
Pensò la parte più mascolina del suo cervello, che
venne prontamente spenta da quella razionale: era orgoglioso che quest’ultima
fosse stata sempre all’erta durante la notte, permettendo a quella irrazionale
solo di abbracciare Shirai.
Perché la ragazza non lo sapeva, ma di notte si
muoveva parecchio e alcune parti del suo corpo erano finite in luoghi
particolari e Itachi aveva dovuto reprimere qualunque istinto: era uno shinobi,
ma rimaneva comunque un ragazzo di ventuno anni.
La ragazza ignara dei pensieri per nulla casti che
Itachi aveva avuto durante la notte, si era alzata e ora si stava
stiracchiando, prima che Sakura, giunta sul posto per controllare i feriti e
ripresasi dallo shock di trovare lì anche Itachi, controllasse le sue
condizioni.
«Sei ancora piuttosto debole, ma puoi uscire da
qui. Ti hanno messa nella tenda numero cinquecentocinquanta con la tua
famiglia. Stanno tutti bene, non ti preoccupare» la rassicurò Sakura, vedendo
che la ragazza partiva verso la tenda indicatole, mentre Itachi si sistemava i
capelli e affrontava sua madre.
«Itachi, non dovresti dormire con lei. E nemmeno
con altre ragazze» lo sgridò.
«Lo so, Okaasan. Ieri lei era morta e dovevo
semplicemente rendermi conto che ora non lo era più. Non succederà di nuovo»
rispose il ragazzo.
«Tch» disse Sasuke, attirando le attenzioni della
sua famiglia, o almeno quella presente «Allora smetterai anche di vedere
Saori?».
«Sasuke…».
«Non fare il santo, nii-san. Non ti permetterò di
prendere in giro Shirai, non dopo che mi ha salvato la vita senza nemmeno
pensarci due volte. E lo sappiamo entrambi che lo ha fatto per te» disse
Sasuke, prima di allontanarsi con Sakura appresso che salutò gli altri due
Uchiha con un breve inchino.
«Se non fosse innamorato di Sakura-chan, credo che
avresti un rivale, Itachi» disse Mikoto, sorridendo.
Itachi guardò sua madre senza riuscire a trovare
una risposta appropriata e così si limitò ad alzare le spalle e a raggiungere
Saori per controllarne le condizioni.
Shirai nel frattempo aveva raggiunto la tenda dove
c’era la sua famiglia: sapeva che sua madre e suo padre erano sicuramente
salvi, poiché nascosti nei rifugi, ma suo fratello era fuori in missione quando
era iniziato l’attacco e quindi non sapeva se stesse bene.
Lo sentì parlare con i suoi genitori ed allora aprì
la tenda di scatto, gridando il suo nome: il fratello si voltò e quando vide la
sorella il sorriso gli illuminò il volto.
«Nee-chan! Meno male che stai bene!» gridò prima di
abbracciarla stretta «Sasuke ci ha raccontato tutto. È stata una cosa stupida
quella che hai fatto, ma sono comunque orgoglioso di te. Non tutti si sarebbero
sacrificati in quel modo».
«L’ho fatto perché era Sasuke e comunque non sapevo
che sarei morta. Non conoscevamo il potere di quel Pain e quando l’ho scoperto
era troppo tardi. Meno male che Naruto ha convinto Nagato che stava sbagliando
e ci ha riportati tutti in vita. Un villaggio senza Kakashi-sensei non sarebbe
stato così divertente» disse Shirai, mentre sua madre piangeva per il sollievo
e suo padre le sorrideva.
«Nee-chan la tenda in cui dormiamo noi è quella qui
accanto. Siamo andati a casa e tra le macerie abbiamo recuperato alcuni vestiti,
però non c’era traccia di Kuro-chan» le disse, rattristato.
«Non ti preoccupare, è andato da Nekobaa-san.
Tornerà» rispose Shirai, sorridendo e uscendo dalla tenda in compagnia del
fratello, il quale salutava tanti degli shinobi che incontrava, soprattutto le
ragazze.
«Vedo che hai successo eh, Kai?» lo prese in giro
Shirai, facendolo imbarazzare.
«Non mi interessa averne, Nee-chan. Sono
interessato ad una sola» rispose sicuro, sorridendo quando quella certa persona
si avvicinò loro.
Kyoko Hyūga si stava avvicinando a loro, sorridendo
ad entrambi.
«Ohayō, sono felice di vedere che state bene! Maya-san, Namika-san ed io
eravamo fuori in missione senza Saori-san e siamo tornate quando tutto era
finito. Mi hanno detto che in molti avevano perso la vita, ma grazie a
Naruto-san sono stati salvati, vero?» chiese la ragazza, mentre Kai sorrideva
come un ebete.
Kyoko,
come la maggior parte degli Hyūga, era molto bella: pelle nivea, grandi occhi
chiari e lunghi capelli neri leggermente ondulati nel suo caso.
Aveva
anche un bel sorriso ed a differenza di altri nel suo clan – leggasi Neji –non
si esimeva dal mostrarlo.
Vedendo
che i due ragazzi volevano stare da soli, Shirai si allontanò con una scusa e
incontrò l’eroe di Konoha sul suo cammino.
«Guarda
chi abbiamo qui: il grande eroe di Konoha!» lo prese in giro, ma quando Naruto
la guardò con le lacrime agli occhi si preoccupò: lo aveva forse offeso?
«Hai
idea di quanto sia stato male quando sono tornato e il tuo chakra non c’era
più, eh Shirai? Quindi non venire qui a fare i tuoi soliti scherzi, perché sei
un’idiota e non ne hai il diritto» le disse, sproloquiando ancora qualche
minuto, prima che lei lo abbracciasse.
«Mi
dispiace, Naruto. Non potevo lasciare che il teme morisse, neh?»
«Nemmeno
tu dovresti morire, Shira-nee. Siete entrambi importanti per me e lo siete
anche per Itachi-san. Lo so che lo hai fatto per lui, non negarlo».
Shirai
lo guardò imbronciata: era così palese che lo avesse fatto per Itachi, perché
non voleva vederlo soffrire, sapendo cosa aveva già passato?
«Io
voglio bene a Itachi e non posso, né voglio, vederlo soffrire. Non se lo
merita».
«
No, ma nemmeno tu, la tua famiglia o i tuoi amici meritano di soffrire. Quindi
prima di agire di impulso rifletti, Shirai».
«Neh, Naruto! Da quando sei diventato
intelligente?»lo prese in giro, prendendosi un pugno in testa.
«Lo sono sempre stato, ma non usavo la mia
incredibile intelligenza per non far sentire inferiori gli altri» rispose lui,
sorridendo.
«Naruto… Sono davvero orgogliosa di te…» disse
Shirai, abbracciando il suo amico, che chiuse gli occhi godendosi il momento.
«Ed io sono contento che tu sia viva, Shirai».
Alla prossima.
Lena