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Autore: gr_lady863    02/05/2017    9 recensioni
Mi sono sempre interrogata sul rapporto che la madre di André avrebbe instaurato con Oscar, qualora le fosse stata data la possibilità di conoscerla.
In questa storia, scritta di getto, in un pomeriggio abbastanza malinconico, ho cercato di dar voce ai pensieri di questo personaggio, pur non stravolgendo la trama che conosciamo, se non alla fine.
S'incontreranno, ma in un'altra dimensione, della cui esistenza possiamo fortemente dubitare, ma non escludere del tutto...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parigi, 12 luglio 1789
In quella notte magica, illuminata da un manto di stelle e da miriadi di lucciole danzanti, un uomo e una donna si stavano amando.
Finalmente, Oscar, aveva decretato la sua resa all’amore, confessando ad André di amarlo con tutto il cuore.
 Quella sera, dopo essere sfuggiti all’attacco di un gruppo di rivoltosi, durante il quale, André aveva riportato una ferita alla testa, Oscar aveva deciso di allontanarlo e di chiedergli di tornare a Palazzo Jarjayes. Era preoccupata per l’amico, era a conoscenza dei suoi problemi anche all’occhio destro e sapeva che portarlo con sé a Parigi lo avrebbe esposto a innumerevoli pericoli e lei non poteva permettersi che André morisse, lo amava troppo e desiderava che lui vivesse, anche senza di lei. La sera precedente, aveva scoperto di aver contratto la tisi, quindi, anche se fosse riuscita a sopravvivere agli scontri, che promettevano di esplodere in città, sapeva che, difficilmente, la malattia le avrebbe dato scampo. Per questo, non voleva confessare ad André di aver scoperto di amarlo, la sua morte sarebbe stata ancora più dolorosa per lui. E André aveva già sofferto molto, a causa sua, del suo egoismo e della sua paura di amare.
Perciò, nonostante non desiderasse nient’altro che la presenza di André al suo fianco, gli chiese di non seguirla a Parigi, di tornare indietro.
André, tuttavia, con la solita dolcezza disarmante, si rifiutò di darle ascolto.
“No, Oscar, verrò con te, come sempre. Ormai, è una vita che vengo con te in ogni occasione, non posso certo cambiare adesso, ti pare?”.
Oscar, spiazzata dalle parole di André, decise di aprirgli il suo cuore.
“Oh André, io una volta sono stata innamorata di Fersen, anche se sapevo chiaramente che tu mi volevi molto bene, che mi amavi. È mai possibile che tu mi voglia ancora bene, André?”
“Certo Oscar, io ti voglio bene da sempre”.
E Oscar, in lacrime, stringendosi al petto di André, gli confessò di amarlo.
“Anch’io, André, anch’io ti amo, con tutto il cuore”
E, così, in quella notte, Oscar e André, avevano sperimentato l’amore intenso e travolgente, unendo i loro corpi, il loro cuore e le loro anime.
Quella notte magica era un dono del cielo, era una notte fatta per amare e quei due ragazzi, avvinti da un legame inestricabile, si stavano amando.
 
 
Due esseri, abbracciati, osservavano, con commozione, la scena. Si trattava di due anime, appartenute a un uomo e a una donna che tanto si erano amati e che erano profondamente legati ad André e a Oscar.
L’uomo ruppe il silenzio e, con la voce rotta dall’emozione, rivolgendosi alla donna al suo fianco, disse:
“Anne, finalmente, il nostro André ha coronato il suo sogno d’amore. Dopo una vita di tribolazioni, nostro figlio sta sperimentando la felicità completa”.
La donna, con le lacrime agli occhi, stringendosi al marito, gli disse:
“Sì, Jacques, sono grata a Dio per aver concesso a mio figlio il dono di vivere il suo grande amore. Sai bene quanti tormenti mi abbia procurato il suo folle amore per la sua Oscar. Il mio cuore lacrimava ogni volta che Oscar gli parlava con supponenza o con distacco. Ho sofferto con lui, quando vedeva la sua amata rincorrere un amore fatuo e illusorio.
Jacques, quando lei lo ha allontanato, dicendo che non aveva più bisogno di lui, ho provato un rancore profondo nei confronti di quella donna, l’ho detestata per la freddezza con cui aveva trattato il mio bambino, dopo che le aveva donato un occhio.
Però, quando André, disperato, le ha strappato la camicia e le ha riversato addosso tutto il suo amore, mi sono sentita morire: da un canto, avrei voluto rimproverare aspramente André, per il gesto villano che aveva compiuto, anche se sapevo che aveva agito soltanto per disperazione e che non le avrebbe mai fatto del male; d’altro canto, avrei voluto abbracciare quella ragazza fragile, spiazzata dall’amore che André nutriva per lei. Nostro figlio ha sempre rappresentato per Oscar un punto fermo, l’unica certezza della sua vita e, per questo, venire a conoscenza dei sentimenti di André l’ha sconvolta. Appare una ragazza forte e coraggiosa, ma anche lei ha bisogno di conforto e lo ha sempre trovato in André. E, in quel momento, ho capito di provare per quella donna lo stesso amore viscerale che provo per nostro figlio: Jacques, Oscar è parte di André da sempre e, per questo, amare André significa anche amare Oscar; dopo la nostra morte, quella ragazza ha restituito a mio figlio la gioia di vivere e, ora, in questa notte magica, gli sta restituendo, ancora una volta, la vita”.
“Anne, tesoro mio, però, non illuderti: sai bene che la loro felicità non durerà a lungo”
“Sì, Jacques, purtroppo sì e so anche che non ci è concesso mutare la loro sorte. Però, amore mio, la loro felicità è appena iniziata, continueranno ad amarsi, in eterno, sebbene in un’altra dimensione”
“Certo, hai ragione. Voglio però che tu sia preparata al dolore a cui André e Oscar stanno per andare incontro.
Guarda: la nostra amata città brucia, è assediata dalle truppe straniere e il popolo furioso reclama, con rabbia e violenza, i propri diritti”.
 
Parigi, 13 luglio 1789
Nel frattempo, fumo, spari e sangue invadevano le strade di Parigi, l’odore acre della morte penetrava, nauseabondo, nelle narici.
In una piazza, al riparo dai tumulti che stavano scuotendo la città, era posto un letto, sul quale giaceva un soldato morente. André era stato ferito e, mentre la sua donna, stringendogli la mano, cercava di rassicurarlo, ribadendogli il suo amore, moriva.
Una lacrima, sfuggita dal suo occhio, segnò l’ultimo afflato di vita di André Grandier: in quella scia acquosa, Oscar colse la struggente disperazione di un uomo che stava per morire, proprio nel momento in cui aveva assaporato la felicità che, da sempre, aveva agognato.
Oscar, disperata e dilaniata dai sensi di colpa per non aver impedito ad André di seguirla e per essere stata codarda, non riconoscendo subito l’amore che da sempre nutriva per André, vagava disperata per le vie di Parigi, sperando che la morte la cogliesse quanto prima, per permetterle di ricongiungersi al suo amato André.
 
 
Intanto, André si ritrovò a passeggiare lungo un fiume, non sapeva dove si trovasse e non avvertiva alcun dolore all’altezza del petto, laddove il proiettile si era conficcato e, soprattutto, aveva recuperato la vista. All’improvviso, venne accecato da un bagliore e scorse due individui, abbracciati, incamminarsi nella sua direzione. Dopo che i suoi occhi si furono abituati alla luce abbagliante, riconobbe il volto dei suoi genitori e, in lacrime, corse tra le loro braccia.
“Madre, padre. Voi qui? Non avrei mai immaginato di poter incontrarvi un giorno. Dunque, sono morto anch’io? Ora, ne ho la conferma”
Anne, incapace, di staccarsi da suo figlio, gli disse:
“Sì, André, mi dispiace, sei morto anche tu. Ora, sei qui con noi. Non temere, anche in questa nuova dimensione, è possibile raggiungere la felicità completa”
“No, madre. Sono contento di riabbracciarvi, ma la chiave della mia felicità risiede nel cuore della donna che io amo. Lontano da lei, non esiste felicità per me. Spero solo di poter continuare a proteggerla anche da qui”.
Il padre, appoggiandogli le mani sulle spalle, disse:
“Figlio mio, non temere, la tua amata Oscar ti raggiungerà presto e, finalmente, potrete vivere il vostro amore”.
“Cosa?” André si allontanò dai genitori, disperato “No, non posso permettere che ciò accada. Devo impedirlo, Oscar non può morire, non è giusto. Ora che ha scoperto cos’è l’amore, ha il diritto di viverlo”
Anne afferrò la mano di suo figlio “Calmati, figlio mio! Non puoi cambiare nulla, il destino è ineluttabile.
Certo, possiamo cercare di essere gli artefici del nostro destino, attraverso le scelte che facciamo, ma le cause prime e quelle ultime dell’esistenza sfuggono alla volontà dell’uomo. Non puoi sottrarre alla morte una persona, soprattutto, se ha deciso, in maniera cosciente, di non voler più vivere.
Ora, non puoi fare nulla per la tua Oscar, se non aspettare che lei ti raggiunga. E, poi, guardala André, è disperata, la vedi? É una donna vuota, ha perso la sua ragione di vita. André, Oscar ha diritto di vivere l’amore, sì, ma con te, solo con te. Vi appartenete da sempre. Nessun altro uomo potrebbe lenire le ferite del suo animo e colmare il vuoto che la tua morte le ha lasciato.
Tu saresti stato capace di superare la sua morte e di sostituirla nel tuo cuore con un’altra donna?”
“No, madre, mai. Io la amo dalla prima volta in cui il mio sguardo ha incrociato il suo”
“Amore mio, anche per lei è così. Si sente svuotata; il corpo di Oscar, in questo momento, è solo un involucro, la sua anima vaga disperata, in cerca di te. Fidati, conosco bene la sensazione. Quando tuo padre morì, una parte di me si spense per sempre e il dolore mi lacerò l’anima”.
 
Parigi, 14 luglio 1789
Intanto, a Parigi, il popolo aveva deciso di recarsi alla Bastiglia, per distruggere il simbolo dell’oppressione borbonica. Anche Oscar, spronata da Alain, raggiunse la fortezza e, prendendo nuovamente il comando, ordinò ai suoi uomini di puntare i cannoni sulla parte alta della Bastiglia.
Oscar gridava di aprire il fuoco, in prima linea, incurante dei pericoli a cui andava incontro, ponendosi in direzione delle armi nemiche.
E, infatti, il governatore Launay, subito dopo, ordinò ai fucilieri di colpire il comandante delle truppe ribelli. E così, Oscar, col corpo crivellato dai colpi dei fucili, si accasciò.
Vani furono i tentativi di Alain, Bernard e Rosalie di metterla in salvo. Oscar, ormai agonizzante, ordinò di lasciarla riposare, era stanca e sapeva che raggiungere il suo André sarebbe stata la sua unica fonte di salvezza.
 
 
Subito dopo aver chiuso gli occhi e aver detto addio al mondo, Oscar si ritrovò a costeggiare un fiume. Un senso di dolce quiete si era impadronito di lei, non avvertiva alcun dolore fisico, ma una sensazione di vuoto la opprimeva, il dolore per la morte di André continuava a lacerarle il cuore, anche lì, in quel luogo.
A un certo punto, una forte luce rifulse e da quell’alone luminoso emerse una figura d’uomo; il suo cuore iniziò a battere in maniera tumultuosa, perché aveva riconosciuto l’altra parte di sé. Si ritrovò tra le braccia del suo amato e, in lacrime, posò le sue labbra su quelle di André, baciandolo con tutto l’amore che serbava nel cuore.
Quando si staccarono, André le chiese dolcemente:
“Perché, Oscar? Col tempo, il dolore si sarebbe attenuato. Avresti potuto rifarti una vita”
“Cosa dici, André! Hai per caso voglia di discutere?
Ormai, è una vita che vengo con te in ogni occasione, non potevo certo cambiare adesso, ti pare?
André sorrise e la strinse tra le braccia. Oscar posò il volto sul suo petto, beandosi dei battiti del suo cuore.
Dopo essersi sciolta dall’abbraccio di André, Oscar notò due figure in disparte che guardavano commossi nella loro direzione. Si trattava di una donna bellissima, dai lunghi capelli corvini e dagli occhi verdi e di un uomo alto, affascinante, dallo sguardo buono e saggio, sul cui volto riconobbe i tratti di André.
Quest’ultimo, precedendo le sue domande, le disse: “Oscar, ti presento Anne e Jacques Grandier, i miei genitori. Amore mio, loro ti conoscono già, in tutti questi anni, ci sono stati accanto e hanno cercato di proteggerci”
Oscar, commossa per l’incontro con quelle due anime tanto speciali, si avvicinò loro e la madre di André, cogliendola di sorpresa, la abbracciò.
Oscar colse, in quell’abbraccio, l’amore materno che, da sempre, le era stato negato, e piangendo, sussurrò:
“Vi chiedo perdono. Sono consapevole di aver fatto soffrire tanto André. A causa mia, ha perso un occhio e, ora, anche la vita. Se non ci fossimo mai incontrati, lui ora sarebbe vivo e, probabilmente, avrebbe una famiglia tutta sua”.
Per quanto fosse intollerabile l’idea che André potesse avere dei figli da un’altra donna, era certa che sarebbe stata disposta anche ad accettare questa situazione, pur di sapere André ancora in vita. Lo amava troppo e non si perdonava ancora per il dolore che gli aveva arrecato.
André le asciugò le lacrime e l’abbraccio, rassicurandola:
“Oscar, ti avrei cercata in ogni luogo; le nostre anime si sarebbero comunque ritrovate”.
Anche Anne intervenne e le scostò una ciocca dal viso “Oscar, figlia mia, se non avesse incontrato te, il mio André, forse, ora sarebbe ancora in vita, ma non avrebbe mai conosciuto l’amore. Io ti ringrazio per aver concesso a mio figlio di sperimentare la felicità più intensa che un uomo possa conoscere.
Ti assicuro che è preferibile vivere un solo giorno ed essere travolti dall’amore, piuttosto che trascinarsi nel mondo per tanti anni, senza cogliere il vero senso dell’esistenza”.
Anne accolse tra le sue braccia i suoi bambini, ma a un tratto Jacques tossicchiò:
“Scusate, non vorrei interrompervi, ma mia madre sta per raggiungerci. Ci conviene accoglierla, prestandole le dovute attenzioni. Altrimenti, credo che ci colpirà tutti con il suo amato mestolo. Avrà chiesto un permesso speciale per portare quell’arma impropria anche qui”
Tutti scoppiarono a ridere, ma subito André si rabbuiò e disse “Anche la nonna sta per raggiungerci? Mi dispiace, non avrei voluto arrecarle tanto dolore”.
E Jacques lo rassicurò: “André, vedrai, qui con noi starà benissimo. Dopo la mia morte, solo la tua presenza e quella di Oscar hanno impedito al suo cuore di soccombere al dolore. Ora, ha dovuto dire addio al suo adorato nipote e alla sua bambina, non ce l’avrebbe mai fatta a stare senza di voi”
A un tratto, sentirono borbottare:
“Ma io dico, una persona della mia età, costretta a camminare lungo un fiume”
Tutti e quattro, in preda all’ilarità che quella donna riusciva a suscitare, anche nelle situazioni più drammatiche, le andarono incontro. Appena si accorse della loro presenza, Marie pianse e aprì le braccia per accoglierli.
“I miei bambini, siete tutti qui, quanto mi siete mancati. André, Oscar, Jacques, Anne, siete tutti qui.”
Poi, rivolgendosi ad Anne, disse. “Mi dispiace, non sono stata in grado di proteggere il tuo bambino. Forse, non avrei dovuto portarlo con me, a palazzo. Forse, se lo avessi portato lontano, ora, sarebbero ancora vivi: André avrebbe sposato una donna del popolo e Oscar avrebbe accettato la proposta di matrimonio del conte Girodelle”.
Anne le strinse le mani, consolandola “Marie, non avrei potuto affidare mio figlio a persona migliore. La scelta di prenderlo a vivere con te è stata la più sensata che tu potessi fare: grazie a te, mio figlio ha avuto la possibilità di vivere una vita intensa e la sua anima si è nutrita dell’amore folle per un’altra persona.
Se non lo avessi portato con te, avresti condannato sia Oscar che André all’ infelicità.
Ora, siamo tutti insieme, Marie. È l’unica cosa che conta. Sai, ho imparato che l’amore, quello vero, è in grado di travalicare qualsiasi limite, anche quello della morte.
Quando ci siamo noi, la morte non c’è[1].
 E, come mi ha insegnato mio figlio, noi ci siamo solo quando amiamo”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Epicuro, “Lettera sulla felicità”
   
 
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