Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: marig28_libra    03/05/2017    5 recensioni
In una sera di fresca primavera , sotto i folti alberi del suo giardino, il conte Victor Clement de Girodel ripensa al sapore doloroso e pungente della rinuncia. Lui , in nome del profondo amore, ha ceduto Oscar ad André l’uomo che da sempre l’affianca.
In una meditazione , che si muove tra le ombre delle fronde, il maggiore continua a tastare la passione svelando ansie e pensieri scuri…
( poesia con mia fan art d’apertura ;) )
Genere: Introspettivo, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le vane fronde

Questi personaggi non sono miei ma di Ryoko Ikeda. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro.

 

 

                                                

 

 

È lì ancora umida
sull’immensa parete del silenzio
la scheggiatura profonda e invisibile del tuo profumo.

 
Nel mio giardino ricostruisco , con bluastra vernice,
 le sagome degli alberi della dimora tua.
Sotto queste vane fronde, splendida Oscar,
giace immobile ed esilissima qualche lacrima dei tuoi capelli.

 
Pensavo d’intrappolare la tua mano con un anello d’oro fine,
pensavo di sottrarti alla sella del tuo destriero
relegandoti al di là di ogni buio confine…
Poiché  la mestizia poteva fluire nel mio porto,  
svaporare, svelando al sole  amari cristalli di sale,
che avrei disciolto in un calderone per dimenticare.

 
Sotto queste vane fronde
ascoltavi le mie promesse di sangue puro,
assorta ,coi capelli divenuti ottone bruno sotto le foglie più scure,
con gli occhi imporporati dai lumi sicuri della villa.

 
Desiderando estirparti quella maschera di nebbia lunare,
ti ho avvicinata a me con gioia scoprendo
che non mutavi , come Dafne, in grandioso alloro fatale.

 
Quanto volte ho finto di spasimare,
quanti inchini odorando vaghi crinolini
di vane amanti sotto vane fronde.
Tra iridi castane, grigie e miele , nulla che fosse
di ferro celeste e accecanti vele.
Nei corpi sottili non afferravo neppure un lembo della tua pelle,
né la benedizione delle tue braccia né il rumore delle tue gambe
ineguagliabili celle in cui vorrei celarmi.  

 
Sotto queste vane fronde
Ho creduto di mimetizzarmi col tuo respiro ,
coprendo la tua bocca con la mia,
ma ti sei strappata via dai cancelli del mio petto.

 
Nelle tenebre di quelle stelle remote,
incuneate tra i crani irsuti dei tigli,
scorgevi i suoi capelli foschi e fluidi,
il suo occhio destro verde.. gemma
guizzante su un barcollato suolo carbonifero.

 
Le mie labbra non sono le sue.
Non sono quei mormorii d’aria e calore
che t’avranno cullata chissà in quale notte, chissà con quale furto da maestro.

 
L’hai dichiarato sotto queste vane fronde.
Non sono lui.
André…
Quel servo graffiato dalla paglia e dal legname di stalla.
Quello che tu chiami amico, fratello…carne della tua carne.

 
E non sai quanto l’ho odiato e lo invidi…
perennemente al tuo fianco dagli inizi della tua vita in divisa
e ancora prima da quella di infanti.
Consigliere felpato che sa vedere
il tuo labirinto di rosa bianco
 sbocciato, fiorito, tumefatto e rifiorito.
Ed io,  che ho confidato nella tua mole guerriera,
son stato simile ad  un navigatore che eseguiva ordini
da babordo senza poter accedere alla tua cabina.

 
Sotto queste vane fronde mi son crogiolato
immaginandoti già mia moglie col cuore annegato in un vino
 bordò , acido e salmastro.
Ridevo dentro alla vista di André che ,fioco e sanguinolento,
realizzava che venivo accolto da tuo padre.
Sbattendomi in faccia una bevanda malconcia e fredda,
aveva preferito inerpicarsi sui i gradini degli appartamenti servili.

 
L’ho maledetto, sperando che potesse incespicare
rompendosi le ginocchia per non poter più da te arrivare.

 
Ma Eros diviene saggio e mi strattona con le briglie.
Psiche ripesca il mio animo che galleggia in un mare lacero.
Iddio mostra il più mostruoso dei peccati capitali:
seppellirti in un sarcofago distante da un infinito sole.

 
Mi son congedato…
Baciando la tua mano innervosita dalle lotte di sciabola,
impallidita da prolungati arpeggi di musica.
Quella mano carezzerà un altro uomo solcandolo dalla mente alle viscere.
Io che t’amo tanto e dal mio fedele baluardo ti ho vista crescere,
devo contemplarti volar via  nel costato di un altro cavaliere.  

 
Mi sono allontanato sapendo che eri
affettuosa, grata , ammutolita.
Ansie  di felicità
consacrate al tuo moro amante.

 
Attendo  d’obbedire ad un nuovo precetto
sotto queste vane fronde per nulla protetto;
io che t’amo tanto smarrito tra fiori di pino
roteanti senza tetto senza letto.

 
E dunque verso l’alto sorrido
scucendo e morendo su un vasto e vano lido. 

 

 

 

 

 




Note personali:

ciao a tutti/e ! ^^ da quasi due mesi stava a languire questa poesia che ho deciso finalmente di pubblicare ( dopo l’aggiornamento de I leoni della corona) .
Mi auguro che vi sia piaciuta e che sia riuscita a delineare fedelmente Victor mettendo però in luce altre parti dei suoi pensieri…la scena e l’ambientazioni sono ispirate essenzialmente al manga la cui dichiarazione dell’uomo e le risposte di Oscar sono tratteggiate con maggiore attenzione e suggestione. Questo monologo è un dopo. Il protagonista deve fare i conti con il sapore doloroso della rinuncia facendo emergere alcune negatività e soprattutto la sua grandezza d’animo. La fan art di sopra l’avevo realizzata appositamente per questa poesia. I petali che fuggono via delineano anche i sogni d’amore che fuggono nel vento…

 

p.s se volete curiosare sulla mia gallery di Versailles no bara vi riporto il link ;) :

 http://libra-marig.deviantart.com/gallery/42970432/Versailles-no-bara-fan-art

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: marig28_libra