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Autore: Old Fashioned    04/05/2017    11 recensioni
È una fase della mia vita in cui ho bisogno di cose demenziali e ludiche.
Queste sono le avventure tragicomiche (molto più comiche che tragiche) di un capitano della flotta imperiale di nome Roy Veers (nipote degenere del più famoso Maximilian Veers - eroe di Hoth).
Il capitano viene mandato in missione al seguito di un colonnello affetto da demenza senile, con il poco invidiabile compito di recuperare uno psicopatico omicida che si è sottratto al controllo dell'Impero e ha instaurato un regno del terrore su un pianeta coperto di giungle inospitali e abitato da indigeni ostili.
"Riuscirà il nostro eroe a ritrovare Kurtz?" sarebbe una frase troppo abusata. Noi, più semplicemente, potremmo dire: "riuscirà il nostro eroe (si fa per dire), nonostante il gruppo di devastati e cerebrolesi che ha con sè, a riportare a casa la pelle?"
Lo saprete solo leggendo.
(ATTENZIONE: la storia contiene linguaggio molto volgare - chi è disturbato dal turpiloquio non legga per favore)
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fine della fiera (degli imbecilli)

Mos Eisley è sempre il solito casino. Scendiamo dal trasporto in mezzo a un caos di alieni di ogni specie. Ci sono i tusken che si aggirano fra i viaggiatori nella speranza di isolare qualcuno, pestarlo e depredarlo di ogni avere, i jawas sempre alla ricerca di qualche pezzo meccanico da rubacchiare, gli hutt che con tracotanza cercano di fermare qualche ingenuo, farsi passare per guardie o personaggi importanti del luogo e compiere sul malcapitato ogni genere di abusi, e insomma tutto il colore locale con il caldo soffocante, i fetori, il clamori e soprattutto la birra in vendita ovunque alla faccia dei B’omarr.
Qualche pattuglia di Sandtrooper controlla che i vari ladri, manutengoli, scippatori e truffatori rimangano nei limiti non tanto della legge, quanto piuttosto delle regole non scritte dello spazioporto.
Raggiungo un gruppetto di soldati imperiali e mi qualifico.
Il capo della squadra, un sergente, mi guarda con la massima tranquillità. Probabilmente, l’unica cosa strana ai suoi occhi è che sono un ufficiale della flotta e qui non ci sono basi di TIE fighter o Star Destroyer. Il resto del mio gruppetto, ovvero il vecchio rincoglionito, i tre scemi, il necrofilo e i civili, qui sono banale routine. “Cosa posso fare per lei, capitano?” mi chiede, con la tipica deferenza informale del soldato che ha passato anni in zone di servizio ‘calde’.
Mi servono un trasporto per la Morte Nera e un toydariano, sergente.”
Un toydariano? Se deve comprare qualcosa sono meglio i jawas, signore. Fregano lo stesso, ma perlomeno non tentano di narcotizzare i potenziali clienti per venderli come schiavi agli hutt.”
Come se non lo sapessi. “Non mi serve un toydariano qualsiasi. Cerco il vecchio Qirra Nabb, mi deve un favore.”
Il sergente inclina la testa da una parte, tipico movimento del sandtrooper o dello stormtrooper perplesso. Immagino che il bravo sottufficiale abbia una gran voglia di chiedermi perché conosco Nabb e come faccio a trovarmi nelle condizioni di avere un credito presso di lui, ma sa anche molto bene che ci sono domande che è meglio non porre, se non si è preparati a determinate risposte. Si consulta con uno dei suoi uomini, poi mi dice: “Sta nella parte vecchia del mercato, ha un magazzino di parti di ricambio.” Poi, dopo una pausa: “Non serve che le dica di stare attento, vero, capitano?”
Non si preoccupi, sergente, conosco il posto,” gli rispondo disinvolto.
Il sergente, al contrario, si preoccupa. Non credo per buon cuore nei miei confronti, ma in previsione delle montagne di moduli e rapporti che dovrebbe compilare nel caso il sottoscritto, ai suoi occhi un azzimato damerino della flotta ignaro di qualsiasi cosa, si volatilizzasse nelle profondità del mercato vecchio senza lasciare traccia.
Le mando dietro un paio di ragazzi?” propone.
Figurarsi, poi Nabb scompare come un droide se ci sono in giro dei jawas. Conosco i miei bog-wing, sergente.” Indico la zavorra dei miei nefasti accompagnatori. “Piuttosto, se nel frattempo potessi lasciare questi qui nella vostra postazione sarebbe una gran cosa.”
Non posso vedere la faccia del sandtrooper, ovviamente, ma lo sguardo che si scambia con il suo caporale la dice lunga. “Veramente...” comincia.
Per fortuna la twi’lek, che alla vista di tanta balda soldataglia era già a fare sfoggio di push-up e giarrettiere, al profilarsi della possibilità di finire in una bella caserma saluta con la manina adorna di Coruscant manicure e sfarfalla le ciglia.
Ci lascia anche quella, capitano?” si informa il sergente.
Certo.”
Affare fatto.”
Parcheggiati gli inutili, mi addentro con libidine nei postacci più luridi di Mos Eisley.
Fa un po’ strano, in effetti, un grigioverde ufficiale della flotta che si aggira in mezzo a bettole e botteghe di cianfrusaglie, tanto che i numerosissimi grassatori sempre in attesa di vittime da depredare non osano nemmeno avvicinarsi, temendo chissà quale raffinata trappola. Probabilmente pensano che io sia una specie di esca, oppure che sia un soldato talmente massiccio che se si avvicinassero li ospedalizzerei tutti quanti con mosse di arti marziali o roba del genere.
Ancora una volta, la pubblicità è l’anima del commercio.
Mi infilo nel mercato. Man mano che mi avvicino alla parte vecchia i vicoli diventano più stretti e più tortuosi, le botteghe più sordide e i venditori più insistenti. Il clima torrido di Tatooine, non più mitigato da climatizzatori o altro, si fa sentire in tutta la sua pesantezza. Nell’aria aleggiano odori di cibi alieni e dei cumuli di rifiuti nei quali razzolano gruppetti di ugnaught.
Finalmente arrivo al magazzino di Nabb, che è un enorme capannone stipato di pezzi meccanici di ogni genere, dalle paratie antilaser glitterate per navi di lusso alle guarnizioni usate degli scarichi dei gabinetti iperspaziali.
Vari droidi vanno su e giù trasportando cose.
Qirra Nabb svolazza in giro imprecando all’indirizzo dei droidi, delle cose trasportate, dei clienti, del clima, della sabbia, dell’Impero, dei ribelli e anche degli ugnaught che grugniscono contendendosi il pattume.
Ehi, vecchio filibustiere,” lo saluto.
Il toydariano si gira verso di me, stringe gli occhi scrutandomi con diffidenza. “Io conosco te, ufficiale?” mi chiede.
Un dubbio che non riuscirò mai a togliermi: perché i toydariani non sono in grado di parlare una forma grammaticalmente corretta di Galattico Base? In ogni caso, gli rispondo: “Certo che mi conosci: sono Roy Veers.”
L’alieno rimane per un po’ in silenzio, di nuovo mi scruta con attenzione, facendosi addirittura comparire una ruga di intenso lavorio mentale sulla fronte. La sua tozza proboscide si muove nella mia direzione per fiutarmi. Alla fine arretra come se fossi radioattivo. “Oh! Ah!” esclama inorridito, “Tu ‘disgrazia’ Veers. Tu stai lontano da me!” Fa segni che nella sua cultura equivalgono a scongiuri potentissimi contro malocchio, voodoo e peste nera.
Che brutto modo di accogliere un vecchio amico,” depreco.
Tu amico come attacco di emorroidi,” replica lo svolazzante manutengolo, “tu ricordi cosa successo tua ultima volta qui?”
Ero ubriaco. E poi non sapevo che il tybanio esplodesse così facilmente.”
Ah, tu non sapevi? Mio magazzino scoppiato, pezzi sparsi per tutto il deserto dello Jundland, povero Qirra rovinato come un rovista-pattume ugnaught.”
Il povero Qirra si è preso anche un bell’indennizzo dall’Impero, se non sbaglio,” replico, insensibile al tipico piagnisteo toydariano come Boba Fett alle implorazioni delle sue vittime. “Inoltre ricordo bene, nonostante la sbronza, che nel magazzino scoppiato del povero Qirra sono venute fuori certe cose, e un simpatico ufficiale imperiale ha fatto finta di non vederle, dico bene?”
Tu simpatico come attacco di diarrea quando hai appuntamento con femmina più bella della galassia,” risponde il mio interlocutore.
Noto che comunque ti ricordi l’episodio.”
Segue un momento di teso silenzio. Il toydariano mi scruta di nuovo stringendo gli occhi, infine dice: “Vecchio Qirra non nato ieri. Cosa vuoi tu da me, ‘disgrazia’ Veers?”
Ora ti spiego.”

Espletata la funzione toydariana, percorro il mercato in senso inverso, passando dai posti più sordidi a quelli più chic, di nuovo senza venire nemmeno avvicinato dai vari ladri, scippatori, rapinatori, stupratori di orifizi a prescindere e commercianti di organi. Torno alla mia simpatica pattuglia di Sandtrooper.
Fjo’ona sta tenendo banco. La squadra con cui ho parlato ha finito il turno, quindi sono tutti in uniforme grigia ad acclamare l’aliena, che sta facendo un numero di lap dance intorno al palo che consente la discesa rapida dal primo piano.
Il colonnello Waxen sta raccontando un aneddoto di guerra a un’armatura collocata sull’apposito supporto, ed è molto compiaciuto della sua educazione e della sua pazienza.
I tre soldatini, nonnizzati dai più anziani come si suole fare in ogni caserma dell’universo, sono chiusi dentro altrettanti armadietti a fare i juke-box, con la soldataglia da deserto (notoriamente la peggiore dell’Impero) che butta dentro crediti attraverso le fessure e chiede i brani più disgustosamente volgari di tutto il già trucido sottogenere delle canzoni soldatesche.
Hyaskon finalmente è riuscito a ingerire la sua manciata di farmaci ed è steso in un angolo in stato di morte apparente.
Manca la Du Bal.
Che non è un gran problema, obiettivamente. L’unica cosa che mi dispiacerebbe, casomai si fosse persa da qualche parte, è che non potrò sguinzagliarla in giro per la Morte Nera.
Cerco il sergente di prima, che sta compilando un rapporto su una vecchia tastiera. L’ufficio in cui sta lavorando ha le pareti intonacate di color deserto e un ventilatore a pale che pende dal soffitto. La temperatura evoca un altoforno a pieno regime di lavoro.
Si prenda una birra, capitano,” mi accoglie senza neanche girarsi. “Là, nel droide guasto.”
In un angolo c’è un R2-D2 di cui è rimasto praticamente solo l’involucro esterno, debitamente isolato e riempito di ghiaccio secco.
Alzo la calotta a semisfera ed estraggo una lattina.
Sergente Arvid,” si presenta il sottufficiale. “Tasti di merda,” prosegue poi. “Se deve comprare qualcosa, capitano, non vada mai dai jawas. Sono dei piccoli bastardi.”
Ma non avete le forniture imperiali?” chiedo perplesso.
Si gira verso di me. “Ha mai provato a far funzionare un cf-19 in mezzo a questa sabbia? Vanno in avaria dopo tre giorni.”
Capisco.”
Chi inventa quella roba è gente abituata a starsene sul ponte di comando di uno Star Destroyer con l’aria condizionata e microfiltrata. Cosa vuole che ne sappiano? Senza offesa, eh.”
Non pervenuta.”
Passa qualche minuto di un silenzio rotto solo dal lento ticchettare dei tasti e da qualche imprecazione del sergente Arvid, poi il sottufficiale termina il rapporto, lo spedisce e mi fa: “Sbaglio o mi aveva detto che le serve un trasporto per la Morte Nera?”
Non sbaglia, sergente. Devo fare rapporto sulla mia missione a Lord Vader e al Governatore Tarkin.”
Auguri. Dicono che da ieri Vader sia inavvicinabile.” Poi, dopo una pausa: “È sicuro che lo vuole subito il trasporto? Magari, sa come vanno queste cose, ci potrebbe essere un’avaria, una carenza di personale… e intanto lassù si calmano le acque.”
Comincia a trafficare col terminale, bestemmiando di tanto in tanto per i tasti che non vanno.
Pondero l’eventualità: un po’ di Mos Eisley, qualche cocktail gamorreano, magari mi faccio prestare un’armor e me ne vado un po’ in giro con questi tizi, che mi sembrano simpatici…
Ah, però.” La voce di Arvid mi distoglie dai miei pensieri. “Lei fa Veers di cognome, vero?”
Affermativo.”
Prenda un’altra birra, vedo che la sua sta finendo. C’è un trasporto a priorità uno per lei.”
Cosa? priorità uno? Cioè, tipo l’Imperatore o cose del genere?”
Nella mia mente comincia a lampeggiare un’enorme scritta rossa: cazzi orribili.
Non vanno in avaria le navette a priorità uno?” mi informo speranzoso.
Arvid scuote la testa. “Negativo, signore. P1 significa che il primo trasporto che va sulla Morte Nera è il suo, a prescindere dal tipo di navetta e dal carico che porta, fosse anche pattume liofilizzato.”
Stappo la seconda birra. “Pattume liofilizzato?”
Per la serra dell’ammiraglio Ozzel, signore. Concime naturale, credo.”
Faccio mente locale. Mi devo giocare bene la faccenda, altrimenti mi sa che divento io il concime naturale della serra di Baffetto.
Mi servono almeno due posti sulla navetta,” dico dopo un po’.
Arvid mi fissa perplesso. “Due posti?” Poi, con l’aria di quello a cui è sfuggita una cosa assolutamente logica: “Ah, il colonnello, certo.”
No, niente colonnello. Quello me lo mandate col trasporto dopo.”
Il sergente è sempre più perplesso. “Temo di non capire, signore.”
Lo so, non è per niente facile da capire. Ora io e lei andiamo a fare un’ispezione alla Dianoga in Piedi, se c’è ancora, e mentre ci beviamo un paio di pinte di Imperial Stout le spiego due cosette.”
Come fa a conoscere la Dianoga in Piedi?”
Io ne ho viste, cose…”

§ § §

Vader passeggiava su e giù nervosamente. Arriverà, quel maledettissimo figlio di una bagascia tusken, pensava furibondo. Arriverà, prima o poi.
Gli addetti al pontile di atterraggio XR-44 si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi tornarono a fissare con estrema intensità i monitor che mostravano il vettore di avvicinamento.
Torre da Due Sette Sierra Bravo.”
Sierra Bravo, avanti.”
Sierra Bravo, decollato da Mos Eisley, in bound a pontile Xray Romeo quattro quattro che stima ai tre cinque.”
Avvisate quando pronto per la procedura di atterraggio, Sierra Bravo.”
Roger.”
Il signore dei Sith, che in gioventù era stato un abile pilota, seguì con attenzione la manovra di avvicinamento. Lui era lì, lo sentiva.
Lui e la Imperial Platinum, naturalmente.
Finalmente comparve all’orizzonte il puntino di una Tydirium in avvicinamento. La navicella arrivò al limitare della rampa, abbassò i pannelli alari e si dispose all’atterraggio. Vader fece fatica a trattenersi mentre sulla piattaforma veniva ripristinata l’atmosfera.
Con un leggero ronzio si aprì il portellone, subito dopo uscì la scaletta, poi non successe più nulla.
Sierra Bravo, qualche problema?” chiese la torre dopo un po’.
Negativo, torre. I passeggeri stanno per scendere.”
Passarono altri secondi. Continuava a non succedere nulla.
Sierra Bravo?”
Dal portello uscì svolazzando un toydariano, che si guardò intorno con un’occhiata che sembrava direttamente calcolare il valore di ognuna delle strutture che lo circondavano. “Ah, bella roba,” constatò soddisfatto. “Questa vale molto money.” Sogghignò e con due delle tre dita che aveva in dotazione per ogni mano fece il gesto di contare banconote.
Sulla piattaforma era calato frattanto un silenzio siderale, rotto solo dal lento respiro del signore dei Sith.
L’alieno si girò verso l’inquietante personaggio e frullò nella sua direzione. “Bel posto!” apprezzò facendo un movimento ampio e circolare con il braccio. “Bello. Roba di prima classe. First qualità. Tu signore Darth Vader, sì?” E senza aspettare risposta, soggiunse: “Io toydariano, con me trucchi di mente non funzionano. Quindi tu non muovere tua manina per strozzare.” Mimò il gesto nell’aria, casomai non fosse chiaro. “Va buono?”
Subito dopo si tolse da una delle borse che aveva in cintura un generatore di ologrammi e lo attivò.
Comparve il capitano Roy Veers, che si portò due dita della destra alla fronte in un informale saluto e disse: “Salve.”
Vader fissò l’ologramma, che sembrava seduto al tavolo di una bettola di Mos Eisley e aveva davanti una pinta di birra. Alle sue spalle lampeggiava un neon con una dianoga stilizzata e sotto la scritta ‘in piedi’.
Mi riceve, signor Vader?” chiese l’ologramma. Poi, dopo una pausa: “Beh, consideriamo di sì. Allora, le spiego un paio di cosette sulla Imperial Platinum, d’accordo? È vero, sì, diciamo che l’ho presa in prestito per un po’. Ma avevo intenzione di ridargliela, giuro. Volevo solo comprare una bambola gonfiabile di gamorreana obesa per Tarkin e fargliela recapitare durante un briefing, tutto lì. Solo che prima che potessi riprendermi dalla sbronza qualcuno mi ha agguantato, infilato dentro un’uniforme tropicale e spedito a cercare Kurtz. E io, del tutto accidentalmente, mi sono ritrovato la sua carta di credito in tasca.”
Fece una pausa, vuotò il bicchiere con un rispettabile sorso da mezza pinta, quindi disse: “Un’altra, cara.”
Una twi’lek verde depose un bicchiere pieno sul tavolo.
Grazie, tesoro.”
Veers tornò a voltarsi verso il registratore di ologrammi. “Stavamo dicendo? Ah, sì: la carta. Meno male che l’avevo con me, signore. Ha presente Sullust? Ecco, di basi imperiali non ce n’è una che funzioni per il verso giusto. Ci siamo dovuti pagare tutto. Lei ha mai sentito parlare di un nostro contatto locale che si fa chiamare Mister Beruwela? Ecco, cinquantamila crediti tutti anticipati per trasporti ed equipaggiamento, se no si andava a dorso di bantha.”
Altro sorso di birra.
E diciamo due parole anche della guarnigione di Kandy, già che ci siamo,” riprese l’ologramma. “Diecimila crediti per alloggiare nella caserma, mi spiego? O diecimila o dormire in città col rischio di essere trasformati in pastura per dianoghe. Veda lei.”
Altro sorso, fine del bicchiere, la twi’lek ne depose un altro.
Potrei andare avanti. Trasporti per Kamino, trasporti – molto più importanti – da Kamino, e così via. In ogni caso, alla fine di tutto questo casino abbiamo anche trovato Kurtz. Simpatico da parte vostra, fra l’altro, farmi scoprire che razza di personaggio stavo andando a cercare solo quando sono arrivato su Sullust.” Fece una pausa, che utilizzò per vuotare il bicchiere, quindi in tono grave concluse: “Ora, se dopo aver sentito tutto questo ha ancora voglia di tirarmi il collo, devo pensare che abbia ragione Tarkin quando la definisce un permaloso iracondo che sfoga la sua frustrazione sugli altri perché…” Fece un gesto soldatesco ed inequivocabile sostenendosi un avambraccio con l’altro e lasciando penzolare la mano del primo.
L’ologramma tremolò e scomparve lasciandosi dietro un silenzio in cui si sarebbe sentita una twi’lek pensare.

Nell’unanime costernazione, il toydariano raccolse il generatore di ologrammi, se lo infilò in saccoccia e disse: “Vecchio Qirra Nabb ha fatto sua parte. Ora ‘disgrazia’ Veers fa da solo. Saluti.”
Svolazzò verso la navetta in attesa e vi scomparve dentro.
Passarono altri lunghi secondi, il silenzio permaneva inviolato.
Infine il signore dei Sith vide una testa con tanto di berretto da ufficiale che si affacciava circospetta dal portello della tydirium.
Signor Vader, posso uscire?” si informò Veers. “È rimasto convinto dal mio messaggio?”
Nessuna risposta.
Lo prendo come un sì, signore?”
Mentre i negoziati erano in questa delicata fare del loro svolgimento, si presentò sulla piattaforma XR-44 il Governatore Tarkin in persona.
Questi apostrofò da lungi il circospetto capitano: “Veers! La pianti di giocare a nascondino e venga fuori. Pensa che possiamo permetterci di perdere la giornata dietro le sue cialtronerie?”
Beh, ecco, cialtronerie fino a un certo punto, signore. Se posso permettermi, naturalmente. Si tratta della mia pellaccia.”
Venga fuori immediatamente!”
Il capitano uscì dalla tydirium.
Subito Vader tese una mano verso di lui. Il capitano fece un passo indietro con l’aria di chi è allergico alle rose e tutt’a un tratto si trova nel bel mezzo di un vivaio in piena fioritura. “La Imperial Platinum,” ordinò il gigante nero. “E poi discuteremo di quello che mi ha detto nel messaggio olografico.”
Veers tirò fuori di tasca la targhetta di plastica, ma arretrò fino al bordo della piattaforma e da lì passò al supporto dell’antenna, una sottile passerella che si protendeva su un abisso profondo più di mille metri. Si passò un dito nel colletto dell’uniforme. “Se lei mi strozza, Vader, la carta di credito finisce con me nel reattore principale.”
Venga qui, capitano.”
Allora che fa, mi strozza o no?” Allungò la mano che reggeva la Imperial Platinum sull’orrendo baratro. Dal basso proveniva una corrente d’aria che gli faceva sventolare le falde della giacca e l’irriverente ciuffo biondo.
A questo punto intervenne Tarkin: “Vader, lascialo stare!”
Il capitano circondò l’antenna con un braccio. Guardò giù per un attimo e fece l’espressione di uno che ha appena addentato un limone, poi però disse: “Morto per morto, almeno lei non si gode nemmeno i punti Imperial Rewards.”
Vader, basta così! Ci deve ancora dire dov’è Kurtz.”
Il signore dei Sith abbassò il braccio. “Se così desideri.” Poi, dopo una pausa: “E comunque, tu ed io dobbiamo parlare di certe cose che vai dicendo su di me.”
Eh?”
Chiedilo a quel tipetto là in fondo.” Indicò il capitano, che stava ritornando sulla piattaforma d’atterraggio con l’aria di uno cui è appena passata tutta la vita davanti agli occhi.
Che cosa dovrei chiedergli?”
E Vader, di rimando: “E tu che cosa vai dicendo di me?”
Non so di che parli.” Poi, rivolto all’ufficiale: “Veers, venga qui!”
Al tempo, signore. Un altro po’ e finivo per assomigliare a un gungan stitico.”
Veers!”
Mi scusi, Governatore, ma il signore dei Stih, qui, ha la manina piuttosto pesante.”
Non mi interessa la mano del signore dei Sith.”
Veers fece un sorrisetto e sollevò un sopracciglio, tutti fecero finta di non notare.
Tarkin insisté: “Mi dica subito quello che ha scoperto su Kurtz. Cosa intendeva quando ha detto che non sarà più una minaccia per l’Impero? È morto, forse?”
Beh, proprio morto morto no, signore. Ecco, non ancora. Ma magari, con un po’ di pazienza...”
Si spieghi meglio.”
Il colonnello Kurtz vive da solo su un’isoletta e passa le giornate a pescare, signore. Niente più monarchia teocratica, genocidi e altro. Solo pesca d’altura quando è in vena di trasgressioni.”
E lei come fa a saperlo?”
Me l’ha detto lui, signore.”
Passarono lunghi secondi di silenzio. Tarkin e Vader si scambiarono un’occhiata.
Infine, con voce tagliente il Governatore disse: Io non so come lei sia venuto in possesso di queste informazioni, capitano. Posto che siano vere, naturalmente. Ma conoscendola sono certo che avrà usato dei metodi indegni di un ufficiale imperiale. Voglio un rapporto completo sulla mia scrivania entro un’ora!”
Un rapporto completo sulla sua scrivania?” fece eco Veers, che un volta scongiurata la morte era di nuovo tranquillo come se stesse parlando del tempo. “Decisamente ha dei gusti inconsueti, signore. E poi non le sembra un po’ prematuro? In fondo non ci conosciamo poi così bene…”
Non quel tipo di rapporto!” si affrettò a rispondere Tarkin. Era certo di essere arrossito. Dannato Veers, lui e le sue battute idiote.
Non si deve sentire in imbarazzo se ha certi gusti, signore,” rispose il capitano imperturbabile, “tantissime persone molto a modo hanno tendenze particolari.”
Veers, la smetta! Io non ho tendenze particolari di nessun tipo!” ribatté il governatore, con voce forse un po’ troppo stridula.
Mi scusi se lo dico, signore, ma accettare se stessi è il primo passo per una vita serena…”
Insomma, basta! Io non devo accettare proprio nulla…” cominciò Tarkin, ma in quel frangente si avvicinò un piantone e si fermò davanti a lui sull’attenti.
Ebbene?” chiese il Governatore.
Signore, un messaggio per lei sulla frequenza prioritaria,” annunciò il soldato.
Tarkin si avvicinò a un monitor e lo attivò. Comparve la faccia rugosa di un vecchietto con un bel paio di baffi all’insù. “Wilhuff, vecchio mio!” disse l’immagine, “Che piacere rivederti!”
Colonnello Waxen,” fu la gelida risposta dell’altro.
Come te la passi?” proseguì l’attempato ufficiale, del tutto indifferente al tono glaciale dell’altro. “Hai visto che siamo pieni di navi nemiche?”
Navi nemiche, colonnello?”
Ah ah, sei proprio distratto! Tutti questi Mon Calamari che girano qui intorno dove li vogliamo mettere? Li vogliamo lasciare liberi di fare i loro comodi? Ma non ti preoccupare, ho già attivato il laser: non andranno lontano, quei lestofanti!” Ghignò compiaciuto al pensiero di quello che stava per succedere.
Tarkin sbiancò. “Cos’ha fatto?”
Il laser, quello grosso. Tempo due minuti e facciamo piazza pulita.”
Per la prima volta da quando era ufficiale dell’Impero, Tarkin proferì un’imprecazione che lasciò basito chiunque si trovò ad ascoltarla. Persino dal bunker degli artiglieri, che si vedeva alle spalle di Waxen, una voce commentò: “Sticazzi.”
Subito dopo il Governatore si buttò sul blocco di emergenza e attivò l’allarme generale. Sempre imprecando in maniera orribile partì di corsa lungo un corridoio.
Da un passaggio laterale saltò fuori una donna scarmigliata con addosso un’approssimativa sottana bianca, berciò qualcosa che poteva somigliare a “Nonno!” e lo placcò mandandolo a rotolare sul pavimento.
Furono necessari quattro stormtrooper per ridurla all’impotenza. Nel frattempo una specie di azzurra estetista twi’lek piagnucolava che aveva bisogno di un bagno e non riusciva a trovarlo.

Nell’improvviso casino, Veers e Darth Vader rimasero soli sulla piattaforma. “Tutto questo è opera sua, non è vero?” chiese il signore dei Sith dopo un lungo silenzio.
Il capitano si strinse nelle spalle.
È qui da nemmeno venti minuti ed è già riuscito a far partire un allarme generale.”
Non ho fatto tutto io, signore,” si schermì l’ufficiale. Il tono era quello di chi è stato trovato su una pila di rangkor morti con in mano un temperino e si trova impropriamente attribuiti tutti gli abbattimenti.
Ci fu un altro lungo silenzio. Infine, Vader disse: “Io credo, capitano, che lei abbia un talento per creare problemi, scardinare gerarchie e suscitare confusione dove non ce ne dovrebbe essere.”
Signore, lei mi lusinga.”
È riuscito a far bestemmiare Tarkin.”
Solo una grazie all’intervento del signor colonnello.”
Il Sith tacque di nuovo. Nel cupo silenzio si udivano fievoli le pittoresche imprecazioni di Qirra Nabb, che era nella tydirium e protestava perché la navetta non stava decollando alla volta di Tatooine.
Alla fine Veers alzò lo sguardo per fissare il suo interlocutore. “Allora… io andrei?” propose. Esibì uno dei suoi celebri sorrisi disarmanti, in particolare la versione ‘OK, è stato bello. Allora ciao, eh?’
Non così in fretta, capitano,” disse però Vader.
Il sorriso disarmante si raffreddò alquanto, assumendo le connotazioni di un trisma tetanico. “Ehm… c’è altro, signore?”
Lei cosa ne dice, Veers?”
Beh, signore, lei è di Tatooine, se non ricordo male, quindi conosce il proverbio: non chiedere a Chalmun se la sua birra è buona.”
Vader si piegò sull’ufficiale sovrastandolo con la sua mole. L’altro avrebbe volentieri fatto un passo indietro per sottrarsi a quella nefasta influenza, ma era sul bordo della piattaforma e non poteva.
Con tono minacciosamente basso, il signore dei Sith gli disse: “Lei si è impadronito della mia carta di credito e l’ha usata a suo piacimento, ha lasciato vivo un pericoloso criminale che le era stato espressamente ordinato di uccidere, ha sbeffeggiato il suo superiore in tutti i modi possibili, si è ubriacato ripetutamente in servizio e di certo mi sono dimenticato qualcosa. Se volessimo vedere la sua situazione da una prospettiva strettamente militare, Veers, lei adesso dovrebbe andare sotto processo per almeno diciotto crimini diversi.”
L’ufficiale deglutì. Aveva alle spalle un baratro di mille metri, davanti Darth Vader incazzato e come prospettiva la corte marziale.
Nel silenzio siderale propose: “Immagino che non servirebbe a niente invitarla a riconsiderare la questione davanti a una birra?”
L’altro abbandonò la posizione di minaccia ed emise un sospiro. “Io devo ancora capire, Veers, se lei è molto coraggioso o molto stupido.”
Il capitano sospirò a sua volta e si passò il dorso della mano sulla fronte imperlata di sudore freddo. “Ah, non lo so, signore. Io propenderei per la seconda. Ora posso spostarmi da qui, per favore? Incomincio ad avere le chiappe un po’ strette, con rispetto parlando.”
Vader si fece da parte per permettergli di passare e in un fugace attimo si sorprese a rimpiangere di non poter più bere birra. “Quando è stato l’ultima volta al bar di Chalmun?” gli chiese.
Ci ho fatto un salto proprio ieri, signore. Sa che ha cambiato il bancone?”
Ah, non è più quello in resina di sarlacc?”
Nossignore. Adesso ne ha uno di pietra di Kashi. Quello prima gliel’ha sfasciato uno hutt ubriaco che ci è caduto sopra.”
Sull’altro c’erano le mie iniziali…”
Davvero, signore?”
Già. Nell’angolo in fondo. Ha presente dove Chalmun teneva quel punch schifoso che smerciava ai contrabbandieri rodiani?”
Ah, ora ho capito. A e S, giusto?”
Vader annuì. “Bei tempi.”
Eh, sì. Non si offenda, temo di averci anche vomitato sopra una volta. Ero sbronzo.”
Cose che succedono.”
È vero.”
Si avviarono lungo il corridoio fianco a fianco. L’allarme continuava a suonare come impazzito, raggi laser senza controllo fendevano lo spazio. Sotto i potentissimi colpi, ignari sistemi astrali venivano disintegrati uno dopo l’altro.









PICCOLO ANGOLO DELL’AUTORE:
Cari lettori, care lettrici,
e così abbiamo finito anche questa storia. Basta con imperiali squinternati e avventure demenziali su e giù per le galassie.
Un enorme grazie a tutti coloro che mi hanno seguito, a chi mi ha commentato, a chi mi ha messo in qualcuna delle sue liste ma anche a chi è passato, ha dato un’occhiata e se n’è andato, sperabilmente dopo aver fatto una risata.
Grazie davvero a tutti, e ora vado a devastarmi di birra con Veers!
   
 
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