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Autore: Mrs C    04/05/2017    6 recensioni
“Ti sei arreso?”
Ed è solo un po’ lontana la sua voce, un po’ ovattata e gli rimbomba nel petto e un po’ nel cuore.
“A cosa?”
“Al fatto che sei innamorato di me.”
Yuuri ride, nervoso. È una cosa così stupida che non riesce nemmeno a quantificare quanto lo sia.
“Lo... sono?”
“Non lo sei?”
A Yuuri viene da ridere perché sul serio, a che gioco stanno giocando? Vince chi scappa prima?
“Dovrei esserlo?”
Il sorriso che Viktor gli rivolge gli fa tremare un po’ le viscere ma Yuuri è bravo a nascondere le cose, per cui lo fa, per quanto ci riesce. Lo deve fare per mille motivi diversi, il primo fra tutti è che non può davvero permetterselo.
Non può innamorarsi di Viktor Nikiforov
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Gave up

Titolo: I gave up on my dreams and you got me a new one

Pairing: Viktor Nikiforov / Yuuri Katsuki

Genere: romantico, triste, sentimentale, semi-AU

Rating: giallo

Warning: shonen-ai

Summary: Yuuri lavora al palaghiaccio di Hasetsu dopo l'abbandono della carriera professionista. Un giorno si presenta alla porta Viktor Nikiforov, di cui è fan da quando è ragazzino, che occupa la pista per due mesi in vista del prossimo Grand Prix. Yuuri non è sicuro se esserne felice o terrorizzato a morte e, nel dubbio, è un po' tutti e due.

Chapters: 1/1

Credits: Yuri on Ice, questi bambini splendidi e tutto il resto appartengono a Kubo-sensei e ai produttori della serie (bless them) e, a parte la soddisfazione personale di scriverci sopra, non ci guadagno nulla (se non sudore, fatica e lacrime perché ci ho messo due/tre mesi per concluderla, ahah).

#Dedico questa schifosissima oneshot alla mia cara amica Glass che sclera sempre con me su questi scemotti sul ghiaccio e non mi lascia mai sola quando grido e urlo che sono bellissimi <3 SURPRISE, BOAZ! Spero ti piaccia più di quanto sia piaciuto a me scriverla (che davvero ci ho versato sopra le lacrime e il sangue XD). Ti voglio tantissimo bene!

#Ringrazio inoltre Neko per avermi sopportata durante la fase di stesura (ti voglio bene, grazie ;_;) e i ragazzi del gruppi telegram per l'incoraggiamento, thank you guys!

#Che dire, non pubblico da tre anni e non scrivo da altrettanti, so andateci piano (no, non è vero, se fa schifo fate benissimo a dirmelo).

Ho una paura tremenda di aver cannato Yuuri in molti punti, quindi spero che per lo meno sia passabile in generale. Hope you like it and see you soon!



I gave up on my dreams

but you got me a new one




Yuuri ha freddo. Non freddo freddo ma comunque freddo. Ci è abituato, un po’ perché ad Hasetsu fa sempre freddo – e davvero, è pieno inverno, dovrebbe avere l’armadio pieno di indumenti pesanti e lui invece potrebbe lanciarli in aria e volerebbero via, e sul serio, perché? – e deve mettersi due maglioni per uscire di casa e passeggiare in strada senza ibernarsi.

Per andare a lavoro fa sempre la stessa strada: rettilineo per il mare, dritto dritto dritto, giri a sinistra, dritto dritto dritto, destra, un chilometro di salite, cinquantasette gradini – di cui il trentanovesimo è scheggiato e davvero, dovrebbe smetterla di inciamparci sopra tutte le volte – e poi l’imponente e orrenda sala di pattinaggio che lo aspetta stoica e sembra dirgli “sei nato qui e morirai qui, lavorando per me”.

Fa una smorfia. Detesta quel posto, ma adora la pista di pattinaggio e comunque non è davvero portato per fare... beh, niente. Che abbia un lavoro, per quanto facile, è già un miracolo. Quindi non si lamenta. Non davvero, almeno.

Non c’è ancora nessuno – beh... non c’è quasi mai nessuno a dire il vero – e ha tutto il tempo per infilarsi i pattini e andare sul ghiaccio.

In teoria non potrebbe ma Yuuko non c’è per rimproverarlo. 

Certo, si rimprovera da solo, ma non si è mai visto in buona luce quindi non è davvero importante, no?



Yuuri non è bravo a pattinare. Almeno, non lo è adesso. Lo è stato, un po’, quando era più giovane ma non è mai diventata una carriera perché non si è mai sentito in grado? Qualcosa del genere. Non che abbia molta importanza, comunque. Ad essere onesto con se stesso, forse avrebbe potuto provarci, ma la sua – poca, inesistente, inutile? – autostima è stata più forte della sua volontà.

Non ha mai raccontato a nessuno del fatto che la ritiene una sconfitta – e d’altra parte dirlo adesso non cambierebbe nulla quindi preferisce tenerlo per sé e conviverci.

Il motivo per cui continua a lavorare alla pista di pattinaggio, in parte è anche quello – escluso il fatto che, come detto prima, non sa fare davvero molto altro – ma probabilmente dipende anche dal fatto che non è mai riuscito a staccarsi del tutto dall’idea di diventare un professionista.

Ha 20 anni. A quest’età i pattinatori stanno già cominciando a pensare a cosa fare dopo, non considerano certo di partecipare a gare agonistiche – e okay, lui ci ha partecipato una volta ma non è andata bene e non vuole davvero ricordarlo, grazie –.

È troppo tardi, e a volte i sogni vanno semplicemente messi nel cassetto e lasciati lì.

E Yuuri è troppo intelligente per ignorare la realtà.



Quando esce dalla pista e torna alla reception – se un bancone scheggiato e una sedia che scricchiola può chiamarsi reception – Yuuri sente puzza. È un odore sgradevole e gli da fastidio. Sa di pelle e treni in movimento e colazione stantia, ed è più o meno come quando fai un viaggio di venti ore e ti ritrovi sporco, stanco e senza farti una doccia decente da tipo due giorni.

Quando solleva lo sguardo, si ritrova davanti una scena strana. O meglio, strana sarebbe se ci fosse un gruppo di gnu a sostare all’ingresso della pista di pattinaggio. Yuuri di cose strane nella sua vita ne ha viste un po’ (nell’Honsen di famiglia ne sono capitate di tutti i colori), quindi gli gnu non sono davvero qualcosa che lo sorprenderebbe vedere. Quello che lo sorprende invece è trovarsi davanti un gruppo di persone, bardate come se fossero appena tornati da una camminata fantastica in mezzo alle montagne e fossero poi ruzzolati giù portandosi dietro la neve, tutto l’impianto sciistico e pure qualche albero nella discesa.

Ad Hasetsu fa freddo, questo l’ha appurato, ma non così tanto freddo da vestirsi come se fossero appena scesi dall’Himalaya.

Quindi, ricapitolando, rimane sorpreso – o fossilizzato, rende più l’idea –, aspettando. Non sa neanche cosa ma, beh, aspetta. Una delle persone – ammesso che siano persone perché sono davvero conciati male e non si vede, beh, niente? – si toglie sciarpa e cappotto (era un cappotto?) e rimane solo con gli occhiali scuri.

Capelli grigi e una linea del collo che davvero...

Si toglie gli occhiali. Ha le iridi luccicanti e sono a metà fra il grigio chiaro e l’azzurro oceanico.

Yuuri ha un brivido quando lo riconosce – anche se potrebbe anche essere un principio di infarto, e non sarebbe neanche così strano –.

Viktor Nikiforov, cinque volte vincitore del Grand Prix e campione del mondo di pattinaggio artistico è alla pista dove lavora, vestito in emergenza terza guerra mondiale e con un sorriso sulle labbra capace di incendiare le foreste.

Yuuri può vantare un profondo autocontrollo. Sul serio. Ha un sacco di difetti ma l’autocontrollo, oh, su quello non lo batte nessuno. Potrebbe esplodere la spiaggia, o anche casa sua, e lui sarebbe posato, tranquillo, calmo.

Quindi ci rimane.

Nel senso di calmo, non di morto – anche se, oddio... è davanti a Viktor Nikiforov, che è tipo il suo idolo da dieci anni, ha la camera tappezzata di poster suoi e ha chiamato il suo cane come lui, ma ehi, autocontrollo, sicuro – si veste di una faccia da poker che non gli appartiene e apre la bocca per dire qualcosa.

Il problema è che non dice niente. La gola gli si è chiusa completamente e fa un po’ la figura del pesce – e anche a quella ci è abituato quindi non importa davvero –.

Scusa?”

Parla inglese. Ha una voce calda e squillante, Yuuri non se la immaginava così dal vivo – o forse non se la immaginava proprio, perché insomma quando mai ci pensi che parlerai con l’uomo che ha colonizzato la tua esistenza da sempre? –.

Sì. Posso aiutarvi?”

Concentrazione, Yuuri. Concentrazione. Sii professionale, sii cordiale, sii sveglio.

In realtà spero di sì. Io, il mio coach e due miei colleghi siamo appena arrivati e vorremmo prenotare la sala di pattinaggio.”

Parla troppo veloce e Yuuri fa una certa fatica a seguirlo – perché okay, con l’inglese se la cava, ma Viktor parla con una padronanza della lingua allucinante e lui è davvero arrugginito – ma annuisce.

Per quanto tempo? Un’ora o due?”

Due mesi.”

A Yuuri scivola la mano sul foglio di prenotazione, tagliandolo a metà con la penna.

Due mesi? Due-- in che senso due mesi? Hai detto due mesi?”

Hai dei problemi uditivi?”

Certo, Yuuri non è mai stato una cima ma quantomeno ci sente benissimo, grazie.

No... scusate. Ci capitano raramente dei clienti che affittano la pista per così tanto tempo.”

Abbiamo intenzione di rimanere ad Hasetsu per un po’, in vista del prossimo Grand Prix. Ci hanno proposto una campagna fotografica che occuperà il tempo da qui alle qualificazioni.”

Già, il Grand Prix. Manca poco, in effetti.

Capisco. Prenoterò la sala per voi, allora.”

A Yuuri tremano le mani. Lo sguardo di Viktor è persistente su di lui e, sul serio, se si voltasse un secondo potrebbe anche finire il suo lavoro senza buttare un documento dietro l’altro... aaah, Yuuko lo ucciderà.

Pattini?”

Un’altra riga sul foglio. Ma porc-

Come?”

Ho visto i segni dei pattini sui pantaloni. Sai pattinare?”

So solo stare in piedi.”

Viktor ride. Yuuri deve costringersi a tenere la penna saldamente fra le dita – ed è probabilmente la cosa più difficile da quando ha cercato di imparare ad allacciarsi le scarpe da piccolo –.

Ragazzino, sai dove possiamo richiedere delle stanze? Un albergo dove pernottare per le prossime settimane? Abbiamo bisogno di un posto abbastanza vicino e che sia pulito e ben tenuto.”

Yuuri porge i fogli a Viktor, mentre un altro dei presenti si libera di sciarpa e cappotto. È un uomo più anziano, decisamente basso e con uno strano cappello in testa. Ha gli occhi gentili ma il viso scontroso. A differenza di Viktor, che l’inglese lo mastica come se fosse suo, l’accento è davvero marcato e le parole sono strascicate fra loro.

Non sa chi sia, ma prima Viktor ha parlato di due colleghi e un coach, quindi probabilmente è il coach.

Mia madre gestisce una pensione non lontana da qui... è piccola ma discreta” diventa subito rosso quando Viktor lo guarda – e si odia, odia, odia, odia il suo viso così stupidamente pallido – “se volete posso portarvici più tardi.”

Sarebbe magnifico.”

Mi sta bene finché muoviamo il culo e andiamo a mangiare qualcosa, sto morendo di fame.”

Yuri...”

Nel complesso, Yuuri non pensa di avere un brutto viso – certo, mettendolo a paragone di Viktor Nikiforov, più Dio che uomo, è un po’ come sputarsi in faccia da solo – ma il modo in cui il terzo componente del gruppo lo guarda, un ragazzino dai capelli biondi e gli occhi verdastri (o bluastri? Non sa distinguerne il colore), lo fa sentire più che insignificante – non che si senta significante, di solito, è abbastanza abituato a quella sensazione –.

Posso... scusate, posso chiedere perché siete vestiti così?”

Viktor guarda se stesso e poi gli altri. In effetti, deve pensare, sembrano appena usciti da un film di sopravvissuti a qualche catastrofe naturale, condito da una doccia di grandine e rami d’albero volati in faccia a tutti e quattro (il quarto ragazzo è comunque quello più silenzioso, e gli fa un po’ paura, ma non sembra davvero cattivo quindi Yuuri cerca solo di, beh, non guardarlo, tipo?).

Eravamo in montagna per un servizio fotografico. Ci hanno rubato le valige e metà delle nostre cose, questi erano gli unici vestiti che avevamo.”

Viktor ride. A Yuuri si incendia il petto come se avesse guardato nella bocca di un vulcano in eruzione, o come se il sole stesse esplodendo davanti ai suoi occhi e non avesse lenti 3D con cui proteggersi le cornee (ma anche se fossero tutte e due le cose insieme Yuuri non si sorprenderebbe, non sul serio, almeno).



Alla fine, Viktor e gli altri decidono di alloggiare alla locanda. Yuuri non è sicuro sul fatto di aver avuto un’incredibile botta di fortuna o, più probabile, che qualcuno stia cercando un modo divertente per ucciderlo.

Perché è chiaro che vedere Viktor Nikiforov uscire dalle terme completamente nudo sia uno scherzo strano di qualcuno che sta attentando alla sua vita o qualcosa del genere – o forse è lui che sta cercando di suicidarsi, perché insomma Viktor l’ha invitato a casa di sua spontanea volontà, quindi, ecco, non è stata proprio una mossa intelligente –.

Avere il suo idolo che dorme a due metri dalla sua camera è qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile e anche scoprire che è completamente diverso da come credeva fosse.

Viktor sembra tanto sicuro e tanto meraviglioso sul ghiaccio come in realtà è divertente e sarcastico fuori. Gli piace bere e mangiare e ogni volta che assaggia qualcosa di diverso della cucina di sua madre fa sempre quella faccia strana che Yuuri trova adorabile, con le piccole rughette intorno alle labbra e sulla fronte.

Scopre che adora pattinare da solo. Più di un paio di volte lo ha trovato sulla pista, su passi inventati sul momento e coreografie che in realtà non nasceranno mai, a canticchiare sul nulla o semplicemente a scivolare sul ghiaccio, con chissà quali pensieri in testa.

Lo trova più bello adesso rispetto all’immagine di Viktor che si era dipinto in quegli anni e rischia un colpo al cuore almeno due o tre volte quando gli chiede di portargli un asciugamano, mentre lui è nudo e senza pudore in mezzo al corridoio.

Deve ricorrere a tutte le sue energie per non inciampare sul pavimento, sulla porta e sul lavandino mentre corre in camera e sul lavandino, sulla porta e sul pavimento quando torna indietro. Viktor non fa nemmeno finta che non lo faccia ridere vederlo tutto rosso e semi-distrutto per colpa sua.

Grazie tante.



A Yuuri non piace litigare. Beh... a nessuno piace litigare, non è che uno si sveglia la mattina e decide che, ehi, litigare sembra proprio una buona idea, proprio no, però, il punto del discorso è che a Yuuri non piace proprio per niente litigare e ancora meno che qualcuno gli si avvicini con la voglia palese di prenderlo a ceffoni in faccia.

Succede un giorno, un giorno qualunque a dire il vero. Solita colazione, solito Viktor che vaga in vestaglia nel corridoio, solito Yakov che vuole il caffè freddo in un tazzone per il riso (no, non ha voluto indagare, e sì, va bene così, grazie) e solita mamma che lo accompagna alla porta quando esce per andare a lavoro, un bacio sulla guancia e “stai attento, fai piano, il trentanovesimo gradino!” con particolare enfasi su trentanovesimo.

La pista è già aperta e Yuuri non si stupisce neanche di quello (d’altra parte si stanno allenando per il Grand Prix, mica per la gara di Pizza e Fichi).

Yuri Plisetsky – che sa come si chiama grazie alla firma sul libro degli ospiti, non perché si sia davvero presentato – deve essere sulla pista già da un po’.

Non che Yuuri sia un attento osservatore di solito, ma si è già tolto il maglione ed è sudato come se avesse corso venti chilometri rincorso da un branco di iene affamate quindi sì, è abbastanza sicuro che ci sia da tempo ad allenarsi. Decide di non disturbarlo.

Voleva fare due giri sul ghiaccio ma, come anche tutte le altre mattine, dovrà rinunciare.

Comincia a diventare nervoso. Non ha mai trascorso tanto tempo senza pattinare ma è lavoro e per quanto faccia schifo, beh, è il suo quindi taci e lavora schiavo.

Che diavolo stai facendo qui?”

Inciampa nel nulla e giusto l’aggrapparsi al muro gli impedisce di rovinare a terra e poi essere costretto a raccogliere i suoi pezzi con l’aspirapolvere. Si volta. Yuri ha l’espressione di uno che se avesse avuto un trinciapollo a portata di mano glielo avrebbe volentieri lanciato in un occhio per renderlo orbo.

Ci... lavoro?”

Una risposta degna di un premio Oscar, sul serio, bravo Yuuri.

Non capisco cosa ci veda Viktor in un deficiente come te.”

Yuuri inarca un sopracciglio. Non ha capito?

Non ci vede niente. Sono solo un impiegato.”

È la verità ma non è comunque bello sentirselo dire. Specie se se lo dice da solo.

Non so se sei stupido o se lo fai apposta. Mi irriti.”

Beh... che non gli stesse simpatico l’aveva capito, ma grazie per averlo detto a voce alta.

Mi dispiace.”

Non dispiacerti. Se sei stupido non puoi farci niente.”

Yuuri non può davvero replicare. Non dice niente e Yuri lo ignora per il resto del tempo. Rimane a guardarlo sulla soglia della porta finché rimane sulla pista e si ritrova più di una volta a pensare che, forse, in un’altra vita, anche lui avrebbe potuto pattinare così.

Quando Viktor e gli altri arrivano, a Yuuri è già passata la voglia di scendere sul ghiaccio.



La verità è che, nonostante si insulti da solo un giorno sì e l’altro pure, Yuuri sa di non essere poi una così brutta persona. Come detto prima, non è una cima certo, ma ha molti interessi e molto variegati.

Ci sono molte cose della sua personalità che cambierebbe – l’essere un senzapalle, come gli ha detto Yuri una volta, è al primo posto della lista – ma in linea di massima non se la sente di lamentarsi troppo (lamentarsi no, ma ecco, se andasse tutto un pochino meglio, meno storto, insomma...).

Come gia anticipato, a Yuuri non piace litigare e di solito non succede – o cerca di evitarlo, davvero, non è un attaccabrighe – almeno finché una mattina, Yuri non gli lancia una ciotola di riso in faccia e beh, ecco, non è esattamente il modo migliore di cominciare la giornata (specie se già sei scivolato giù dal letto, incriccato nelle coperte come un salame e hai rischiato di sbattere la testa contro lo spigolo di una porta mentre cercavi di arrivare in bagno incolume).

Yuri lo detesta. Non sa perché, considerando che in tre settimane hanno parlato poco e niente – quattro volte? Cinque? E solo perché lo ha praticamente costretto – ma è abbastanza palese l’odio nei suoi confronti. Per quanto non sappia perché?

Comunque, la storia è che gli tira una ciotola di riso in faccia nel silenzio in generale.

Si ritrova con il volto coperto di salsina persino dentro al naso (come diavolo ha fatto a finirci non lo sa proprio e non intende indagare, grazie tante).

Potresti calmarti, Yuri-kun?”

Non capisco come riesci a vivere una vita senza alcun significato. Non ti senti inutile?”

Yuuri trattiene un po’ il respiro. Solo un po’. Il tanto che basta per non strozzarsi (e per evitare di mettersi a piangere, anche).

Alcune volte.”

E davvero, in realtà Yuri non ci è andato poi così lontano.

Smettila, Yuri.”

Viktor lo riprende e Yuri tace. Ma ormai ha detto quello che doveva dire – e sul serio, non è arrabbiato, non è come se non sia vero comunque –. Yuuri riempie un’altra ciotola di riso e la mette sul tavolo. Finiscono la colazione in silenzio, Viktor non smette di guardarlo e lui, beh, non è davvero offeso con Yuri. Userebbe la parola rassegnato ma è troppo rassegnato per essere rassegnato più di così, quindi niente. Passa tutta la mattina fuori casa, alla pista di pattinaggio si fa sostituire da Yuuko.

Quella notte non torna a casa.



Avvisa sua madre con un messaggio perché è l’unica che non vuole far preoccupare.

Non ha mai preso l’iniziativa di rimanere fuori casa di notte – fondamentalmente perché sta bene a casa sua e non ha mai avuto così tanti amici da passare le giornate a ubriacarsi e morire collassato su qualche panchina – e in un certo senso anche questa volta è così.

Nel senso che non è fuori.

La sala di pattinaggio all’una di notte è sigillata ma ha le chiavi quindi entra senza davvero soffermarsi sui sensi di colpa di star contravvenendo alle regole del suo contratto (ma comunque ha l’impressione che Yuuko lo perdonerebbe se gli raccontasse cos’è successo, quindi scusa e grazie, Yuuko).

Pattini ai piedi, scivola sul ghiaccio e respira l’aria fredda della pista e non ha più tanto male, sul serio. Bastava un solo minuto qui e sapeva di riuscire a riprendersi – cioè non è come se quello che gli ha detto Yuri stamattina non fosse vero, quindi non ha motivo per essere ferito o cosa –.

Fa brevi rettilinei, movimenti non troppi difficili, una rotazione su se stesso che dura qualche secondo. Continua così per un po’, qualche salto qua e là (e anche un paio di cadute che il suo sedere non vorrà ricordare domani). Niente di complicato – come se ne fosse capace poi –, un doppio, pam, il rumore del ghiaccio che viene colpito dal metallo rimbomba per tutta la sala.

È davvero bello – gli fanno male le gambe e ha il cuore che sembra battere come un tamburo stonato – ma è bello e per la prima volta da ore è felice. Non si avvicina neanche lontanamente a un professionista ma, d’altra parte, non lo è e per stasera va bene così.

Non sei male.”

Per verità di fatti, c’è da dire che Yuuri ha un buon equilibrio – non sta cercando di ignorare il fatto che inciampa un po’ ovunque e che nelle ultime settimane è rotolato per terra più del pallone da calcio di quando era bambino –, il vero problema sta nella sua concentrazione. Inesistente.

Perché è quasi sicuro che Viktor lo faccia di proposito a comparirgli sempre alle spalle e poi non è ancora abituato ad averlo nella sua vita – per un periodo limitato di tempo ma comunque c’è – quindi, ecco, quando se lo ritrova alle spalle (o davanti), vestito (o nudo) è normale scivolare come un sacco di patate, sedere a terra e freddo ovunque.

Sapevo di trovarti qui.”

Sei un genio, Yuuri. Davvero, applausi. Standing Ovation.

Ti ha mandato mia madre?”

No. Le ho rubato il telefono e ho letto i tuoi messaggi.”

Sei diventato uno stalker adesso?”

Oh. Ha appena dato dello stalker al campione del mondo di pattinaggio su ghiaccio degli ultimi cinque anni, suo idolo da sempre? Carino. Davvero carino, Yuuri.

Eppure Viktor ride – e non è come se la sua risata suoni rugiada alle sue orecchie, no, davvero, e non sta nemmeno arrossendo per averlo pensato –, ride come non ha mai fatto in sua presenza ed è forse il suono migliore che sente da un po’ di tempo a questa parte (come un uccellino che canta di mattina o come il ruggito di un leone nella savana).

Lo vede avvicinarsi con un sorriso e si sente improvvisamente sbagliato, fastidioso, nello stare sulla stessa pista di Viktor – gli ricorda un po’ la storia dello scarafaggio che cerca di camminare su un marciapiede al fianco di un enorme elefante, e lui non ha davvero voglia di finire pestato come una piadina, grazie tante –.

Si accorge solo in quel momento che Viktor ha la sua tuta da allenamento, i pattini perfettamente legati e usurati ai suoi piedi e... gli sta porgendo una mano?

Vuoi ballare con me?”

Ahah.

Cosa?

Ah?”

Ballare. Tu ed io. Sei proprio sicuro di non essere sordo?”

Comincia ad avere dei dubbi in merito anche lui, ma non lo dice. La mano di Viktor è ancora lì e sta aspettando. Sta sudando e probabilmente puzza perché sta facendo salti e rotazioni da tipo un’ora e ok, il freddo della pista e quello che vuoi, ma è umano, ha un corpo umano e puzza, va bene?

Sorprendendo se stesso – e probabilmente anche tutti i suoi antenati e i suoi futuri discendenti, se mai ce ne saranno – Yuuri afferra quella mano. Pattina nella sua direzione cercando di non scivolare malamente a terra nel tentativo e Viktor sembra contento, quindi ok, può resistere alla voglia di scappare e chiudersi nello sgabuzzino delle scope per un po’.


Esattamente come si aspetta di essere, si muove come un tronco di legno dopo essere stato abbattuto mentre Viktor è meraviglioso esattamente come ricordava di averlo visto in televisione. Lo trascina per tutta la pista in una specie di passo a due inventato sul momento, una mano nella sua e l’altra che gli stringe il fianco – non morire, non morire, non morire – e ok, non è come se si fosse immaginato di ballare con Viktor in piena notte in una pista sperduta e semi-fatiscente di Hasetsu (Giappone), ma potrebbe averlo sognato qualche volta? Ed è... bello. È la prima volta che danza sul ghiaccio senza sentire sensi di colpa.

Perché ti sei ritirato? Sì, so che prima pattinavi, non negarlo.”

Yuuri – occhi sempre bassi e guarda che bella quella crepa sul muro – lo guarda in faccia e, uh, Viktor sembra quasi arrabbiato? O Deluso? O Confuso? Forse un mix di tutte queste cose. Non se ne stupisce. È abituato a far arrabbiare, deludere e confondere le persone.

Perché non sono bravo.” Non come te.

Questo non è vero. Hai i movimenti un po’ meccanici e sicuramente hai bisogno di pratica e allenamento ma mancano ancora tre mesi alle qualificazioni del Grand Prix e per quel momento sarai pronto”

Woo, woo. Stop. Cosa?

Di che stai parlando?”

Viktor sorride, facendo una giravolta e costringendolo a fare altrettanto. Ha lo stomaco sottosopra e ha la sensazione di stare per vomitare, piangere e urlare tutto insieme – cioè come si sente tutti i giorni da anni a quella parte, ma ecco in questo caso c’è anche una briciola piccolapiccolapiccola di speranza –.

Sto parlando di me che alleno te. Di me e te che andiamo al Grand Prix insieme.”

Ahah.

Lui e Viktor insieme. Al Grand Prix. Sta avendo un infarto uditivo o cosa?

So che non mi conosci ma lo dico nel caso non te ne fossi accorto... non capisco il sarcasmo.”

Bene. Perché non lo era. Ti aspetto domani alle sette qui davanti. E vieni correndo. Non fare colazione perché non mi piace chi vomita sulla pista. Dormi bene, Yuuri, okay?”

E se ne va.

Yuuri rimane impalato in mezzo al ghiaccio un’altra mezzora.

Torna a casa che sono quasi le tre di notte (un freddo della miseria che sembra stia per venire giù una bufera proprio sotto al maglione inutile che indossa). Mentre sta cercando di arrivare al suo letto vivo se non vegeto, e scende le scale – il trentanovesimo gradino che lo aspetta sempre per inciamparci sopra come tutti i giorni – si convince di aver sognato tutto.

Magari è talmente stanco da averlo immaginato o magari è mezzo morto sulla pista e ora sta trapassando. In entrambi i casi, sicuramente niente di quello che ha visto e sentito è reale.

Domani mattina si alzerà e andrà a lavorare, passando il tempo a riordinare i cassetti (vuoti) della scrivania e a pasticciare il quaderno dei visitatori con delle stelline tutte storte.

Sarà vuoto anche quello come il suo stomaco o come la sua vita, condita anche quella da strani disegnini e sogni degni di un drogato. O di qualcuno che ha disperatamente bisogno di crederci.



La mattina dopo, Yuuri si sveglia consapevole di due cose: la prima è che la sua testa sembra essere stata calpestata da un branco di elefanti. La seconda è che qualcuno lo sta tirando per una gamba e sta cadendo inevitabilmente dal letto – ma non ha abbastanza forza per opporsi quindi niente, scivola giù, pavimento, ahia.

Quando apre gli occhi, nota che non è nella sua stanza ma nel corridoio e che tale corridoio si sta muovendo – e questo non aiuta la sua nausea, grazie tante –.

Viktor si ferma poco prima di scendere le scale, un bel sorriso sulle labbra (almeno pensa sia un sorriso, senza occhiali vede un po’ tutto pixellato, come lo schermo di un computer spaccato da una pietra) e una mano allungata nella sua direzione.

Ho freddo.”

Buongiorno raggio di sole. Sei pronto per il tuo allentamento mattutino?”

Ahah. No.

Tu... dicevi sul serio, ieri? Pensavo stessi scherzando.”

Il ghigno che Viktor gli rivolge manda brividi freddi lungo la schiena. Deve essere la stessa sensazione di ritrovarsi nell’occhio del ciclone prima che si scateni di nuovo la tempesta.

Io non scherzo mai. Capirai cosa intendo.”



Yuuri lo capisce subito e anche troppo bene. I primi giorni sono così duri e difficili che quando torna a casa, l’unica cosa che fa è lanciarsi nel letto e cadere in uno stato di coma apparente.

Lavora molto poco alla pensione di famiglia e mangia in maniera molto diversa dal modo in cui è abituato perché Viktor lo ha messo a dieta e davvero, se qualcuno lo prendesse a martellate forse non sentirebbe neanche dolore.

Perché per la verità il dolore lo sente eccome e ovunque, anche nelle punte dei piedi e ogni mattina alzarsi dal letto equivale e forzare ogni muscolo del corpo per non cadere a terra e morire lì (e non sarebbe una fine che gli dispiacerebbe fare comunque).

Non sa precisamente perché Viktor stia perdendo tempo ad insegnargli dei passi che non saprà mai fare o che non lo porteranno a nient’altro che a un’altra delusione. Succede così che un giorno, Yuuri sbotta.

Non che non l’abbia gia fatto ma diciamo che sbotta più delle altre volte e Viktor se lo aspetta, o almeno crede dalla faccia che fa quando comincia a urlare e piangere, mezzo seduto e mezzo in ginocchio sulla pista di pattinaggio dove, in teoria, dovrebbe lavorare.

Viktor lo ascolta gridare e smoccolare dal naso e cioè, si è già sentito patetico nella sua vita ma non così patetico e il fatto che Viktor non gli dica niente beh, non lo fa sentire meglio, grazie.

Quindi che dovrei fare per farti calmare? Baciarti?”

Sì, e già che ci sei usa anche la lingua.

Come?”

Oh. Non- non l’ha detto a voce alta, vero?

Niente.”

Hai detto-”

Niente! Non ho detto niente, ok? Devo- ho bisogno di una pausa.”

E lo lascia lì, da solo. Sa che le cose non miglioreranno se non cambierà il suo atteggiamento come sa che la che la pagherà per questo.



La pausa finisce per essere una rovinosa caduta in mezzo alla spiaggia, pantaloni strappati e naso dolorante. Non sa nemmeno in cosa è scivolato – o forse lo sa ma fa troppo schifo scoprirlo e non ci vuole pensare – ma il dolore è abbastanza forte per distrarlo dal problema di aver lasciato il suo quasi-un-pochino-coach pattinare da solo come un idiota.

Non ha capito bene quasi sia lo scopo ultimo di Viktor – a parte farlo sentire ancora più inutile ma il tempo perso non si recupera e ne sta perdendo troppo, si trattasse solo di quello – ma decide che ne ha avuto abbastanza. Non è un pattinatore, Yuuri. Lo sarebbe stato, forse, ma il tempo passato si usa per un motivo e quel motivo è che non si recupera ciò che si è perso, grazie tante, ciao.

Così si alza in piedi, il naso sanguinante e un labbro gonfio, i pantaloni un colabrodo (un po’ come la sua anima, che bello) e l’apparenza distrutta, pronto a farsi distruggere anche fuori.

Perché Viktor, e lo sa, è ancora lì e se è lì dovranno parlarne.

Parlarne... a che serve poi.



Viktor è ancora lì, fermo esattamente come l’ha lasciato. Yuuri si sente in colpa, un po’, ma non abbastanza per chiedere scusa – per cosa dovrebbe scusarsi poi? Avergli fatto perdere tempo? Essere idiota? – e comunque ha cominciato tutto lui da solo, non gliel’ha mica chiesto di allenarlo a tempo perso.

Sei caduto da un burrone?”

Sono scivolato.”

Viktor sbuffa. Yuuri riesce a vedere distintamente formarsi le parole sei un idiota sulla sua fronte, luminose come un neon.

L’avevo intuito.”

Poi incrocia le braccia, un ciuffo di capelli davanti agli occhi e un respiro profondo. Aspetta.

Aspetta,

Aspetta ancora.

Sto aspettando.”

Cosa.”

Che parli?”

Yuuri si gratta un braccio, la mano, il viso. Passano altri secondi e si decide solo quando vede Viktor avvicinarsi e no, la vicinanza è proprio l’ultima cosa che vuole in questo momento.

Penso che interrompere le lezioni sia un’alternativa da considerare.”

No.”

Yuuri apre la bocca per dire qualcosa ma la richiude. No? Che vuol dire no?

Non te lo stavo chiedendo.”

Bene, perché anche io non ho chiesto la tua autorizzazione per allenarti. E adesso torna in posizione, abbiamo perso molto tempo oggi.”

Yuuri gli da le spalle, si volta, si mette le mani fra i capelli e trattiene a stento un’altra ondata di lacrime rabbiose. Viktor gli sta rendendo le cose difficili.

Beh... non che di solito sia facile ma sperava che invece di fargli percorrere una salita piena di spine di rovo e sassi che rotolano in mezzo alle gambe potesse scegliere per una volta la strada più facile, quella dei fiori, dei frutti e degli animaletti di peluche.

Non capisco il motivo. Perché ti accanisci? Lo vedi che non riesco a seguirti, te ne sei accorto, allora perché insisti? Io non sono bravo come te, non ho la concentrazione e la capacità fisica di affrontare certe cose. Il Grand Prix è un sogno troppo grande.”

Ciò che Yuuri ha detto non è troppo lontano dalla verità, o da ciò che dovrebbe essere.

Ha solo omesso un piccolo insignificante dettaglio – che poi è tutto ciò che conta ma non è davvero pronto per dirlo a voce alta –, il dettaglio della paura.

Yuuri ha paura di un sacco di cose: i ragni, il buio, le farfalle, le montagne (e sa che non è normale aver paura delle montagne ma ne ha, ok?) e un sacco di altre cose (i corvi, la musica metal, le stufe elettriche...) ma più di tutto, Yuuri ha paura della delusione.

Perché nella sua vita è stato deluso tante volte e alcune volte si è deluso da solo e non è stata il massimo dell’esperienza. Quindi il problema fondamentale è stato evitare di ripeterlo.

Abbandonare il professionismo – se mai nel suo caso si può parlare di professionismo – è stato un inizio, un inizio nel voler evitare di perdere ancora una volta la fiducia necessaria nell’andare avanti e, beh, quel tipo di paura non è qualcosa che puoi scacciare con la forza di volontà, no?

Ricominciare a pattinare è stata una cosa spontanea e necessaria ma non ha mai avuto intenzione di riprovarci. E poi è arrivato Viktor, è arrivato Viktor è tutto è andato a rotoli, compresa la sua intenzione di essere stoico nelle decisioni e il voler stare sul ghiaccio solo per divertimento.

E non vuole davvero ammetterlo – perché ammetterlo equivarrebbe un po’ a dire hai perso solo un anno intero della tua vita a piangerti addosso, ma non prendertela che va tutto bene – ma qualche volta, nei suoi sogni, nel suo letto di notte, ha quasi circa più o meno pensato che potesse stare di nuovo sulla stessa pista di Viktor un po' più vicino dell'ultima volta magari  e almeno per la fase delle preselezioni se non per la finale e... beh, niente.

Era un sogno e non avrebbe dovuto sognarlo, tutto qui.

Quindi cosa stai dicendo? Che ho perso tempo per niente?”

Yuuri si irriggidisce. Non gli piace il tono con cui lo sta accusando.

Non te l’ho chiesto io. Ho cercato tante volte di farti capire che io e te siamo diversi ma tu no, tu devi insistere per forza perché devi avere sempre ragione! Beh, forse sarà la prima volta, ma non ce l’hai ed è meglio che cominci ad accettarlo.”

Quando Yuuri esce dal palaghiaccio è primo pomeriggio. Il sole è alto ed è fastidioso il modo in cui rimbalza sugli occhiali ma non ci fa molto caso, non quel giorno almeno. Il senso di colpa che tira pugni allo stomaco è abbastanza per distrarlo da tutto il resto.



Viktor non gli parla più, tiene il muso come i bambini per due settimane e all’inizio della terza settimana smette anche di fare colazione insieme a tutti gli altri. Si fa portare un vassoio da Yuri nella sua stanza – condito da qualche parolaccia e non sono il tuo servo, idiota – e cambia gli orari in cui si alza, si addormenta e si allena solo per non incontrarlo durante la giornata.

Yuuri non se la prende, non troppo e non subito, per lo meno. Se l’è cercata e comunque non è la prima volta che le persone lo abbandonano. Tornerà presto la sua vita di sempre e avere la pazienza giusta per dimenticare. Sarà un po’ più difficile solo perché Viktor continuava a ripetere che ce l’avrebbe potuta fare ma... beh, va bene lo stesso.

Deve solo mettere tutto nell’angolo dimentichiamo che è meglio e poi nel cestino spazzatura della mia vita. In meno di qualche giorno sarà tutto com’è sempre stato.

Anche se non sa esattamente cosa ci possa essere di bello in questo.



Capita un giorno che Yuuri non riesca a dormire. Cioè, capita significa che succede un paio di volte, ma ultimamente Yuuri non dorme circa tutte le notti quindi non sa come dovrebbe chiamare questa sua condizione. È qualcosa a metà fra l’insonnia e i sensi di colpa che lo costringe ad alzarsi e uscire che ancora non è sorto il sole ed è un po’ come camminare in mezzo a una coperta nera e piena di piccoli fari che ti accecano.

L’aria fredda lo fa risvegliare del tutto e prima di uscire si accorge che sono le tre e qualcosa di una mattina qualunque in un mese qualunque di un anno qualunque a circa dieci settimane dal Grand Prix.

Yuuri non può fare a meno di pensarci quando arriva alla spiaggia, quando scivola nello stesso punto di qualche settimana prima e si ritrova a rovinare a terra e a guardare le stelle disteso sulla sabbia.

La sua vita sembra un continuo e gigantesco loop temporale che si ripete:

Credici - allenati - perdi tutto - rassegnati - credici ancora - allenati un’altra volta - perdi di nuovo tutto - rassegnati per sempre.

Yuuri ha vissuto questa vita da quando è nato e quindi è anche facile abituarsi alle delusioni, te le aspetti sempre, ma il fatto che sappia che arriveranno non significa niente. Ci si spera che vada tutto un po’ meglio, no? E questa volta è stato lui a rifiutare di crederci ancora perché ha avuto paura.

Il suo loop temporale è decisamente un luogo più comodo in cui stare rispetto al futuro pauroso che Viktor gli ha proposto.

Che fossi un pessimo ballerino me n’ero accorto, ma non sapevo fossi anche un codardo.”

La sua stessa voce suona molto come quella di Yuri, escluse la parolacce con cui sicuramente l’avrebbe etichettato. E non è esattamente un bene che la coscienza abbia le sembianze di quel ragazzino, che è diecimila volte più bravo di lui.

Sbuffa. Domani mattina sarà difficile da affrontare.



Yuuri fa la tappa a Viktor per tre giorni di fila e non c’è mai verso di trovarlo. Non è mai a casa e quando c’è è sempre chiuso in camera sua e non fa entrare nessuno. Durante gli allenamenti non si azzarda a disturbarlo e, anche se volesse farlo, Viktor ha chiesto che l’ingresso della pista fosse chiuso a chiave per evitare accessi ad estranei.

Capito. Ad estranei.

Gli viene un po’ da piangere e un po’ da ridere perché quella è esattamente la definizione che darebbe alla sua vita, come alla sua situazione sentimentale, alla sua carriera agonistica mai davvero cominciata e a mille altre cose che hanno colonizzato i suoi ventanni di vita.

Non è comunque un pensiero che lo fa stare meglio.



Al quinto giorno che Viktor lo ignora, Yuuri agisce nell’unica maniera che gli sembra sensata: fa lo stalker.

Ruba le doppie chiavi della stanza di Viktor e ci si nasconde dentro – prima dietro la tenda e poi nell’armadio, finché decide che sotto al letto è la soluzione più semplice per non fargli venire un ictus quando entrerà – e aspetta un’ora e mezza prima che Viktor torni da... qualunque posto sia andato quel pomeriggio.

Sente i passi nel corridoio, prima che apra la porta, e a dire la verità non è più tanto sicuro che il suo piano geniale sia poi così geniale ma è incastrato fra il pavimento e il materasso quindi rimuginarci sopra non lo toglierà dalla situazione in cui si è cacciato da solo.

Viktor entra in stanza e la prima cosa che fa è togliersi le scarpe.

Questo Yuuri lo sa ma non perché l’abbia effettivamente visto lanciare le ciabatte quanto perché una fa un volo e gli arriva dritta sul naso.

Il suono che fa è un misto fra un grugnito e un’imprecazione o forse nessuna delle due – o tutte e due –.

Fatto sta che si lamenta e quando sei nascosto sotto al letto di una stanza, dove in teoria non dovresti essere, non è esattamente il modo migliore per non farsi scoprire.

Così succede che Yuuri si lamenta (poco, ma lo fa) e Viktor lo sente.

Lo sente e lo vede, perché si china, la testa al contrario e gli occhi sgranati. Non dice niente per qualche secondo e passano quel tempo a guardarsi senza sapere cosa fare.

Viktor non ha un’atteggiamento cattivo o cosa. Non ha proprio alcun atteggiamento e questo lo spaventa a morte. Deve chiedergli di urlare o magari lanciargli anche l’altra ciabatta?

Sai che potrei denunciarti per invasione della privacy, vero?”

E poi succedono tre cose contemponeamente: la prima è che Yuuri sbatte la testa cercando di uscire dal letto, la seconda è che per questo Viktor ride un buon quarto d’ora – e che cosa fermi Yuuri dallo strozzarlo non lo sa davvero – e la terza è che quando cerca di sgattaiolare via approfittando del fatto che è distratto, Viktor smette di ridere e lo blocca contro la porta.

Sono stati così vicini solo la prima volta che hanno ballato insieme alle due o tre di notte al palaghiaccio, quando Yuuri compativa se stesso e Viktor, per qualche motivo, aveva deciso di dargli ripetizioni di pattinaggio artistico e non è abituato a sentire il suo respiro addosso.

Beh... non è abituato a sentire il respiro di nessuno addosso (e niente battute sul fatto che sia ancora vergine, okay?).

Perché sei entrato nella mia stanza?”

Volevo parlarti. Ma... ammetto che non è stata proprio un’ottima idea.”

Viktor ha un ghigno sulle labbra, a metà fra un sorriso dolce e uno da predatore. Non si sposta e forse questa è la peggiore delle cose perché non riesce a pensare bene con lui così attaccato, con lo stomaco un po’ sottosopra e la voce azzerata (che se anche volesse parlare le sue corde vocali si sono tutte intrecciate come una corda ed è un po’ complicato anche far passare un filo d’aria).

Beh, siamo qui. Parla.”

E parlerebbe anche, non vuole non farlo ma... diavolo, potresti toglierti, grazie?

Potresti... spostarti un pochino?”

No. Se hai qualcosa da dire devi dirla adesso.”

Non ci riesco con te che mi respiri addosso!”

E poi... non è che capisce bene cosa succede. O meglio lo capisce ma il suo cervello si deve essere disconnesso per qualche secondo – o la sua anima è uscita dal corpo e vede tutta la scena da fuori, come se stesse realmente passando dall’altra parte – perché quando ritorna in sé Viktor lo sta baciando e... niente, lo sta baciando ed è incredibile già così.

Ha ancora le mani sulla porta e non lo sta toccando in altro modo se non con le labbra e con i capelli che gli fanno il solletico alla pelle. Yuuri ha gli occhi aperti tutto il tempo ed è come guardare un quadro a due centimetri dal viso, no? Nota ogni cosa, ogni cosa che prima non aveva notato, tipo che Viktor ha delle piccole macchioline agli angoli degli occhi ma sono talmente chiare che se non ti avvicini non si vedono. E le ciglia sono lunghe e folte, si alternano sfumature di grigio stranissime a un bianco di neve accecante. Ha un piccolo neo appena sopra il sopracciglio sinistro e la bocca sa di menta e cannella, come i biscotti di sua madre.

Non è niente più che un bacio leggero, giusto quello, non sa nemmeno se si può definire bacio in effetti, ma lo è per Yuuri e... okay, sta cominciando a iperventilare o a perdere sensibilità alle gambe, la bocca formicola un po’, come quella volta che ha mangiato peperoncini piccanti e ha passato tutta la giornata a sciacquarsi la bocca per togliere il sapore.

Yuuri?”

Si lecca le labbra, Yuuri. Hanno un sapore che non aveva mai sentito e... gli piace. Gli piace.

Mi hai baciato.”

Viktor ride, allontanandosi, le braccia incrociate e il corpo distante.

Non è una piacevole sensazione in questo momento.

Così pare.”

Perché?”

Perché mi piaci. Dovrebbero esserci altre ragioni?”

Yuuri apre la bocca per dire che potrebbero essercene molte di ragioni – dargli fastidio, prenderlo in giro, tappargli il becco sono le prime che gli vengono in mente – ma non riesce ad emettere un suono. Fa un po’ come il suo pesce rosso, che ha passato tutta la vita ad aprire e chiudere la bocca e nelle sue ultime settimane la teneva sempre chiusa perché si era stancato di aprirla.

Senti, so cosa mi sei venuto a chiedere.”

Ah sì? Perché lui in questo momento non se lo ricorda proprio.

Continuerò ad allenarti, ok? Ci vediamo domani mattina alle sette al palaghiaccio. Vieni correndo e non fare colazione, sai che non mi piace quando la gente vomita.”

Lo spinge delicatamente fuori dalla stanza e gli regala anche un sorriso prima di chiudergli la porta in faccia. Rimane lì davanti per cinque minuti prima che i suoi piedi si muovano per tornare in camera, distendersi a letto e rimanerci per tutto il resto del pomeriggio, saltando completamente la cena.

Non dorme molto e durante il poco sonno che riesce ad avere ha incubi su alcuni orsi che lo inseguono per tutta la spiaggia con l’intento di mangiarlo e dal nulla compare Yuri che lo spinge e cade per terra, l’orso che si avvicina – comincia ad avere le inquietanti sembianze di Viktor, ora che ci fa caso – e il suo stesso urlo rimbomba forte.

Quando si sveglia sono le cinque di mattina ed è per terra, le coperte del letto dall’altra parte della stanza e le gambe sul comodino. Ci mette un po’ a capire come effettivamente abbia fatto a finire in quella posizione ma quando ci riesce sua sorella entra urlando smettila di fare casino, idiota e se lo dimentica. La giornata non comincia benissimo e in generale tutta la settimana non è stata fra le migliori.

Giacché ormai è sveglio si strofina gli occhi, si lava, si cambia ed esce direzione palaghiaccio.

Quel giorno riesce a fare un quadruplo flip, per la prima volta senza cadere. Non sa come, sa solo che ci prova e dopo due o tre volte rimane in piedi, in posizione perfetta.

Non era mai successo e, sconvolto, guarda fisso davanti a sé per qualche minuto prima di rendersi conto che ha appena eseguito uno dei salti più difficili della categoria senior.
Viktor applaude per tutto il tempo che ci mette a riprendersi e, uh, non è come se avergli parlato avesse risolto gran parte dei problemi della sua esistenza ma probabilmente lo ha fatto sentire meglio? Più tranquillo?
Non lo vuole ammettere. Non vuole ammettere che la sua vita stia venendo stravolta tanto in profondità da aver bisogno di qualche parola da parte di una persona che vedrà per qualche mese e poi mai più, per riprendersi.
O forse è un pensiero un po’ egoista il fatto che non vorrebbe finisse solo in qualche mese.
Un po’ egoista e
tanto pericoloso.

Sei stato molto bravo.”

Yuuri abbassa appena gli occhi. Da quando si sono baciati – o da quando lui ha accettato passivamente di essere baciato, più precisamente – non riesce a guardarlo senza arrossire come una vecchia cabina telefonica. Viktor non si avvicina mai più di quanto è necessario e gli da direzioni a qualche metro di distanza, come se capisse il suo disagio.

Yuuri non vuole ammettere che il suo precedente atteggiamento gli manca ma, ecco, se proprio deve dirlo... ok. Si sente un po’ un idiota perché è stato lui a provocare tutta quella situazione e non può davvero lamentarsene adesso.

Sono riuscito a farlo solo una volta. In gara è diverso...”

Hai paura di cadere?”

Yuuri fa un passo avanti e scivola avanti, un po’ più vicino a Viktor ma non abbastanza da sembrare troppo vicino.

Ho paura di cadere. E di fare brutta figura? E un sacco di altre cose.”

Ad esempio?”

Da quando sei diventato il mio psicologo?”

E okay, non è come se si fosse reso conto di aver usato un tono un po’ brusco – un po’ tanto, in effetti – ma lo guarda in faccia forse per la prima volta da quando è cominciata la lezione e Viktor non ha un’espressione risentita o niente del genere. Semplicemente lo guarda e, beh, è un po’ difficile stare sotto gli occhi della persona che hai sempre ammirato di più nella tua vita.

Scusa. Sono nervoso. Non sono... arrabbiato con te. Ma ho partecipato solo una volta al Grand Prix e non è andata bene. Diciamo pure che mentalmente mi ha-”

Spezzato?”

Yuuri sussulta appena. Lo ha spezzato? Sì. Non è esattamente la parola che avrebbe usato ma è senza dubbio quella più adatta alla situazione.

Sì.”

Lo sapevo.”

Mh? Sapeva cosa?

Sapevo che avevi partecipato al Grand Prix. Ti ho visto.”

Yuuri deve ricordarsi che ha i pattini e che una rovinosa caduta in ginocchio potrebbe causargli problemi non indifferenti ai legamenti. Anche così, si mantiene in piedi a fatica. Anche se si sente un po’ tremare e il cuore ha cominciato a battergli davvero troppo forte nel petto per essere un caso... ha davvero detto che l’ha visto al Grand Prix?

Come?”

Ho detto che ti ho visto al Grand Prix. Quando siamo arrivati mi sono accorto che avevi una certa predisposizione al pattinaggio e qualche volta ti ho visto esercitarti di notte... non sei molto intelligente a lasciare le porte aperte, sai? Potrebbe entrare qualche malintenzionato.”

Yuuri non se ne accorge subito, ma se ne accorge abbastanza in fretta. Viktor pattina verso di lui piano, lentamente, per non spaventarlo, forse per paura che possa scappare – cosa che non escluderebbe neanche lui al momento – ma dall’altra parte andare via non è un’opzione che sceglierebbe.

Viktor ha accettato di tornare a seguirlo nei suoi allenamenti e, per lo meno, gli deve il favore di stare fermo ad ascoltarlo.

Così sta fermo, e accetta la sua presenza, la sua vicinanza, forse perché a differenza dell’inizio crede in lui, o forse perché è la sua unica speranza per fidarsi ancora di qualcuno.

Già, vedo. Forse dovrei cominciare a chiudere a chiave.”

I lupi cattivi sono sempre in agguato, Yuuri.”

Quando è abbastanza vicino, Yuuri non può continuare a tenere gli occhi incollati a terra. Viktor ha un’espressione strana, che non significa niente perché anche lui è sempre strano, ma quella volta semplicemente... è più strano del solito.

Dopo che ti ho visto pattinare la prima volta ho cercato su internet un video della tua partecipazione al Grand Prix. Sei arrivato ultimo con ottanta punti di differenza dal primo classifico... me.”

Sì, beh, grazie per la delicatezza.

Me lo ricordo.”

Mi ricordo di te.”

Yuuri alza un sopracciglio, scettico.

Mi ricordo dei tuoi salti imperfetti e come cadevi e ti rialzavi subito. Mi piaceva il tuo modo di pattinare e qualcosa ha attirato la mia attenzione nello stesso modo in cui l’ha attirata quando ti ho visto pattinare qui la prima volta.”

Non capisco cosa potrebbe essere, sinceramente...”

Viktor ride, stringendogli una spalla. È il primo contatto che hanno dal bacio ed è un po’ come ricevere una scarica elettrica dritta nella schiena. È bollente la sua stretta e lo è il viso di Yuuri, come se fosse seduto davanti al fuoco del camino e la sua pelle ne stesse assorbendo tutto il calore.

Nemmeno io. Ma, se per te è lo stesso, avrei intenzione di scoprirlo.”

È un po’ strano il modo in cui si sente Yuuri in quel momento. Si sente a metà fra l’essere stanco e l’essere sconvolto. Non è una sensazione a cui è abituato ed è molto diverso dal sentirsi inadeguato tutti i giorni della propria vita e lo spaventa. È terribilmente spaventato da come lo fa sentire giusto.

E forse dal fatto che Viktor gli ha regalato una nuova possibilità e sulle nuove possibilità ci ha sempre sputato sopra senza farlo apposta.

Non riesco a capire... non riesco a capire perché lo fai.”

E, beh, non sa davvero se è la frase in sé o il modo in cui lo dice. Ma Viktor sorride. Sorride e gli stringe un braccio, una stretta gentile e delicata a cui Yuuri non si sottrae.

Ti ho gia detto che mi piaci, no?”

A differenza della prima volta, quando Viktor lo bacia non ne è sorpreso. O forse ne è sorpreso abbastanza da non esserlo più. È sempre e solo uno sfioramento di labbra e nessuna parte del corpo di Viktor lo tocca se non la sua bocca. Rimane fermo anche adesso, Yuuri, a guardare le sue lentiggini chiari e le ciglia che sfarfallano, quando è abbastanza fortunato intravede i suoi occhi color cielo e le pagliuzze azzurre vicino all’iride.

E non si rende conto subito di quello che sta facendo ma il suo stesso corpo si muove da solo e le sue dita cercano il maglione di Viktor, in una stretta quasi inesistente, fantasma. Ma Viktor, sempre così attento a tutto ciò che lo riguarda se ne accorge ed è solo in quel momento che lo tocca con le mani, gli avvolge il viso con i palmi e la sua bocca è aperta alla ricerca della sua lingua e del suo respiro.

Questo è un bacio lungo, profondo, Yuuri finisce per aggrapparsi alle sue spalle perché gli tremano le gambe e non sa per quanto ancora riuscirà a rimanere dritto senza scivolare a terra.

Viktor lo lascia andare in quel momento, si congeda con un altro leggero bacio sulle labbra, e lo tiene saldo contro il suo corpo, le mani ancora sulle guance e un sorriso che Yuuri non gli aveva mai visto – e, beh, non è che riesca a vederlo bene neanche adesso, perché un po’ gli gira la testa e il sangue è completamente scappato dal corpo ma non può dirlo ad alta voce –.

Ti sei arreso?”

Ed è solo un po’ lontana la sua voce, un po’ ovattata e gli rimbomba nel petto e un po’ nel cuore.

A cosa?”

Al fatto che sei innamorato di me.”

Yuuri ride, nervoso. È una cosa così stupida che non riesce nemmeno a quantificare quanto lo sia.

Lo... sono?”

Non lo sei?”

A Yuuri viene da ridere perché sul serio, a che gioco stanno giocando? Vince chi scappa prima?

Dovrei esserlo?”

Il sorriso che Viktor gli rivolge gli fa tremare un po’ le viscere ma Yuuri è bravo a nascondere le cose, per cui lo fa, per quanto ci riesce. Lo deve fare per mille motivi diversi, il primo fra tutti è che non può davvero permetterselo. Non può innamorarsi di Viktor Nikiforov.


Ciò che Yuuri non si aspetta è il cambiamento di Viktor, o più che altro diventa chi è davvero e se Yuuri dovesse scegliere una delle due alternative, sarebbe di sicuro la seconda.  

Non lo bacia più – e a questo punto non sa se sia un bene o un male – ma diventa più tranquillo, quasi delicato con lui (per quanto associare la parola ‘delicato’ a Viktor Nikiforov è un po’... strano?), e piano piano le sue paure passano.

Scopre per caso che Viktor ha arrangiato per lui la partecipazione a un’eliminatoria per il Grand Prix – riscuotendo non sa quali favori da persone piuttosto in alto della gerarchia sociale giapponese che hanno aperto appena la bocca e già era tutto deciso –, sfruttando il fatto di non essersi ancora ritirato totalmente dal mondo del pattinaggio (in realtà avrebbe voluto, ma la parte codarda della sua anima non ha mai avuto il coraggio di farlo, nascondendosi dietro l'anno di pausa dopo la batosta dell'ultima volta). 

Lo spaventa a morte la fiducia incondizionata di Viktor nei suoi confronti ma un giorno semplicemente lo accetta. O forse vuole ricambiare. Vuole ricambiare tutto ciò che sta facendo e l’unico modo che ha per farlo è pattinare. E Yuuri pattina, con tutto ciò che ha.



Non sa esattamente quando succede, sa solo che passano le settimane e ogni giorno riesce a saltare meglio, a pattinare più in fretta, a scivolare sul ghiaccio com’era abituato a fare da ragazzino. Il freddo che lo colpisce in viso è come un abbraccio, come quello di Viktor quando fa una sequenza di passi perfetta ed è così contento che deve stringerlo per forza.

Yuuri non se ne accorge subito, ma abbastanza velocemente. Ed è un po’ spaventoso, un po’ impaurito da quello che comincia a capire, ma d’altra parte Viktor gli ha detto che ha una cotta per lui quindi, forse, magari?

Non è abituato a queste cose, o forse c’è da dire che non è mai davvero stato interessato alle relazioni. L’unico interesse che ha mai avuto verso qualcuno era per Yuuko che ha poi sposato il suo migliore amico quindi, ecco, non è mai stato tanto fortunato da quel punto di vista.

Comunque, il punto del discorso è che si rende conto, un giorno qualsiasi, di avere dell’interesse verso Viktor, e non si limita più a essere solo quello verso un coach o di un idolo.

Si rende conto di guardarlo più spesso di quanto dovrebbe, di cercarlo quando non c’è e, cosa ancora più spaventosa, di essere attratto fisicamente da lui. Non è il fatto di essere un uomo – di essere bisessuale lo ha capito da così tanti anni che non se lo ricorda nemmeno – quanto che la reazione del suo viso alla sua presenza è abbastanza palese e sarà difficile tenerlo nascosto ancora per molto.

Non è come se diventasse rosso e le sue gambe assumessero la consistenza di gelatina ma... beh, alla fine dei conti è esattamente quello che succede. E Viktor (Viktor, tanto tanto tanto troppo intelligente) se ne accorge in tempo zero e, con lui, anche tutti gli altri, Yuri per primo.

Non manca di farglielo notare davanti a tutti infatti, un pomeriggio come tanti di riposo dagli allenamenti. Fuori piove, grandina o entrambe le cose, mancano poche settimane alle eliminatorie del Grand Prix e sono tutti tranquilli.

Tranne Yuuri, che comincia a non dormire la notte e ad avere incubi terribili, come quello in cui il ghiaccio si apriva sotto i suoi piedi e un orrendo mostro verde (che aveva un po’ la faccia di Yakov) lo ingurgitava e sputava tutto mangiucchiato ai piedi di Viktor.

Yuuri ci prova a calmarsi, davvero, comincia a fare Yoga e a prendere qualche goccia di calmante la sera prima di andare a dormire, ma non funziona niente (a volte Viktor sgattaiola nella sua stanza per costringerlo a prendere sonno ma il fatto che sia mezzo nudo e che gli si appiccichi addosso in quella maniera lo aiuta solo a dormire meno).

Comunque, in quel pomeriggio freddo decidono di fare una pausa e prendersi qualche ora di riposo. Yuri e Otabek (con cui non ha davvero mai parlato, ma ha deciso che gli piace a prescindere perché è l’unico dei quattro con cui Yuri non si comporta da stronzo, quindi è da ammirare e basta) giocano con... qualcosa – Yuuri crede sia un mazzo di carte che non si sa da dove è saltato fuori –, Yakov mangia biscotti – tutti i biscotti – e Viktor... beh, Viktor è Viktor. E lo guarda. Tutto il tempo.

Quindi non è tanto strano se la sua faccia è color porpora e comincia a sentire la testa che sembra una giostra, può sempre dare la colpa al caldo del kotatsu o magari al fatto che non dorme bene da quasi una settimana? Sì, spiegazione logica, senz’altro.

Beve il suo tè, le mani che tremano un po’, la mente che spazia qua e là e Viktor, per Dio, smettila di guardarmi, va bene?

La tua faccia sta andando a fuoco, scemo.”

Grazie per la delicatezza, Yuri, davvero.

Sono solo... un po’ stanco.”

O eccitato? Prendetevi una stanza tu e il vecchio.”

Sputa il tè sul tavolo, direttamente sui biscotti che Yakov sta mangiando. Tossisce e sente distintamente il sangue affluirgli alla guance più di prima – ma è un po’ difficile distinguere il porpora dal rosso gambero, comunque – e il caldo sul suo viso si fa più intenso.

Yura.”

Yuri fa una smorfia al basso rimprovero di Otabek (che Yuuri ringrazierà finché avrà fiato in corpo) e torna ad occuparsi delle carte – per quanto siano in giapponese con solo le figure e il gioco se lo stiano inventando di sana pianta –.

Approfitta del fatto che Yakov sta piangendo sui biscotti perduti e tutti gli altri in realtà non gli stanno neanche prestando attenzione per imbastire una scusa alla bell’e meglio e rintanarsi in camera sua, porta chiusa e un principio di attacco di panico che cerca di scacciare con la meditazione.

Funzionerebbe, ne è sicuro, se Viktor non decidesse di entrare in quel momento senza nemmeno chiedere permesso.

Prima che tu mi chieda qualcosa sappi che non è vero niente.”

Viktor ride, schiena alla porta e braccia incrociate. Ha la faccia di chi ha già vinto, una faccia da stronzo che nemmeno si preoccupa di nascondere. Sarebbe un pessimo giocatore di poker.

Non ho detto nulla.” 

Lo stai pensando. Smettila di pensarlo.

E forse non dovrebbe davvero prenderla in quel modo, dovrebbe fare l'adulto della situazione
– perché Viktor in realtà si diverte a comportarsi come un bambino quindi lui non conta – ma è irritato.
Irritato e stanco, perché ha capito di essere un-po’-tanto-troppo innamorato di lui ed è una cosa che lo spaventa a morte. E dalle cose che lo spaventano a morte Yuuri è sempre scappato come una iena davanti a un leone (e l’unica volta in cui non lo ha fatto è stato al Grand Prix e ricorda troppo bene com’è stato ripagato per essere stato coraggioso, grazie tante).
Quindi, cioè, ha davvero voglia di darsela a gambe come se avesse un t-rex attaccato alle costole ma Viktor non sembra avere alcuna intenzione di spostarsi dalla porta e rotolare fuori dalla finestra sarebbe poco dignitoso.

Anche se...

Non pensare nemmeno a uscire da lì. L’ho sigillata con la colla a caldo proprio stamattina.”

Yuuri inarca un sopracciglio, facendo un passo indietro.

Stai mentendo.”

Vuoi mettermi alla prova?”

No. Viktor è quel genere di persona che può davvero sigillare una finestra con la colla a caldo solo perché si annoia e dargli le spalle in questo momento non sarebbe una buona idea, considerando che gli salterebbe addosso come un koala su un albero nel giro di 0,3 secondi netti. Preferisce non rischiare.

No.”

Bravo il mio piccolo Yuuri.”

Arrossisce, il viso così rosso che potrebbe benissimo essere confuso per un peperone maturo o una mela appena caduta dall’albero.

Smettila... di fare così.”

Così come?”

Un passo avanti di Viktor, uno indietro di Yuuri.

Così così.”

Dovrai essere più specifico se vuoi che capisca cosa vuoi dirmi.”

Viktor è una persona estremamente intelligente e tanto è intelligente quanto è subdolo.

L’ha capito appena l’ha incontrato – e molto in fondo al suo cervello potrebbe anche ammettere che è una parte del suo carattere che l’ha attratto ma no, non lo dirà, non lo dirà mai a voce alta –.

Smettila di mettermi alla corde, sono già abbastanza nervoso senza che tu continui a punzecchiarmi con questo tuo modo di fare da prima donna.”

Viktor si ferma improvvisamente a metà della stanza, un sopracciglio inarcato e quell’orribile vestaglia stracciata che si ostina a portare addosso tutta piegata da un lato, la spalla scoperta...
No.
Focus su qualcos’altro,
focus su qualcos’altro per l’amor di Dio, Yuuri.

Io non sono una una prima donna.”

Sì che lo sei Viktor. Vuoi sempre che le cose vadano come vuoi tu, vuoi sempre sapere tutto e subito e se qualcosa non è programmata da quel tuo cervellino perfetto allora metti il broncio come un bambino. Sei la prima donna di tutta la Russia e probabilmente anche di tutto il Giappone, se vuoi saperlo!”

Oh oh. Forse non doveva dirlo. Viktor incrocia le braccia e gli volta le spalle, offeso, come prevedibile.

Allora visto che io non ti vado bene cerca qualcun altro che ti corra dietro.”

Ed esce.

Yuuri rimane imbambolato, la finestra sigillata alle spalle e il piede che sbatte alla scrivania. Se n’è andato davvero e l’ha lasciato come un imbecille a parlare da solo. Certo, lui non è stato propriamente gentile ma... ma non è stata colpa sua, va bene? Perché dovrebbe andare a scusarsi? Non ci andrà. Non ci vuole andare.

Proprio no.


Resiste nella sua posizione per circa un minuto. Poi, sbattendo i piedi, si avvia verso il corridoio.
Apre la bocca, mette un piede fuori e subito dopo si ritrova di nuovo dentro, spinto all’indietro dalle braccia forti di Viktor e le gambe che sbattono sul letto fino a rovesciarsi fra le lenzuola.
Yuuri ha la bocca aperta e Viktor lo blocca, praticamente seduto su di lui, le mani che stringono i polsi senza fare male ma solo per non farlo scappare e un tenero sorriso sulle labbra.

Ci hai messo un minuto di troppo, Yuuri.”

Yuuri deve trattenere a stento una risata quando Viktor gonfia le guance come un bambino.

Mi vergognavo... sono stato un po’ cattivo prima.”

Lo sei stato, mi hai ferito.”

Scusa.”

Ora, la buona educazione imporrebbe a Viktor di spostarsi e farlo sedere. Non lo fa. E le dita sui suoi polsi non si allentano. Sembra stare comodo sul suo grembo e in fondo non importa se il cuore di Yuuri sta battendo tanto forte da fare male, insomma, d’altra parte non è la prima volta che lo sente così fisicamente vicino. Ma in qualche modo lo è? Non lo sa. 
Forse perché si è reso conto di provare attrazione per lui fin dall’inizio, e beh, Viktor comunque è bello. È bello davvero. 
Bello in un modo diverso da tutte le persone che ha incontrato, da tutte le sue frequentazioni (che comunque non sono durate più di un battito di ciglia) ed è difficile sia guardarlo che distogliere gli occhi dal suo viso. Fa male fare entrambe le cose.
E forse è quella consapevolezza che glielo fa capire. Forse Viktor non aveva torto.

Oh...”

Viktor lo guarda confuso, inclina la testa.

Yuuri?”

E Yuuri ha il buon gusto di arrossire quando Viktor gli sfiora la fronte con la mano. Se potesse sentire il suo battito cardiaco penserebbe che si sta per sentire male così tanto da non riuscire a proferire parola. Ma... ma non può sentirlo, vero?

Sto... bene.”

Non mi sembra proprio, Yuuri. Sei bollente e hai la febbre, non puoi permetterti l’influenza a ridosso delle selezioni per il Grand Prix! Fammi sentire la fronte.”

No.”

Yuuri non fare il bambino.”

Yuuri ci prova. Ci prova sul serio, e d’altra parte sa benissimo che Viktor riuscirà a scoprirlo prima o poi, ma ci prova comunque perché dai, non può confessare a Viktor che prova attrazione – e non solo fisica – per lui. Non può. Ma più prova a distogliere lo sguardo, il corpo e le mani, più Viktor si fa insistente e alla fine, Yuuri è solo un uomo.
Un uomo rovesciato sul letto e con seduto sul grembo il suo coach e la cotta di una vita.

Così fa la cosa più stupida che può fare in quel momento: gli afferra il kimono, lo trascina giù alla sua altezza e poi lo bacia. È impacciato, perché in realtà non è davvero abituato a baciare le persone (cioè, ha avuto una ragazza alle superiori che l’ha mollato dopo tre o quattro settimane perché troppo lento e Yuuri ancora oggi si chiede cosa volesse dire) e in realtà pensa che Viktor sia abbastanza esperto in materia. Però rimane fermo. Rimane fermo per tutto il tempo in cui le labbra di Yuuri sono sulle sue e anche quando decide di fargliela pagare perché è troppo fermo puntandogli i denti nel labbro, Viktor fa la stessa cosa di prima: rimane fermo e Yuuri si ritira sconsolato.

Non è tanto difficile capire che è stato rifiutato e d’altra parte non ha davvero fatto qualcosa perché Viktor lo aspettasse dopo i baci che si sono scambiati. Sono probabilmente i momenti più belli della sua vita, ma non deve essere lo stesso per Viktor, giusto? È stato abbastanza chiaro. E anche il suo viso lo è. Sembra... terrorizzato? O disgustato? Non sa distinguere così nettamente le sue espressioni ma vorrebbe. Vorrebbe saperlo fare. Non sa davvero in che modo descrivere quella sensazione che sente nello stomaco ma è piuttosto sicuro che il suo viso descriva perfettamente la delusione di non venire ricambiato. Ma d’altra parte non dovrebbe sorprendersi troppo, no? È solo Yuuri e quello è Viktor Nikiforov, l’uomo più amato di tutta Europa e probabilmente anche qualcosa in più.

La possibilità che pensava di avere in realtà era forse tutta una sua illusione.

Yuuri cerca di sollevarsi, lo spinge via in modo che possa allontanarsi dal suo corpo e si morde le labbra quando si rende conto che Viktor sta facendo resistenza contro la sua mano.

Viktor, io-”

Mi hai baciato.”

Oh. Il tono non è... come se lo aspettava. Non è arrabbiato? O disgustato? Solo in quel momento alza gli occhi. Viktor ha ancora la stessa espressione, la stessa di prima. Sembra sconvolto. Perché? Si sono baciati già altre volte.

Scusa. Non avrei dovuto.”

E Viktor a quel punto sembra riprendersi. Sembra capire, o forse, più probabilmente, sembra riuscire a leggere nel suo viso la paura di aver fatto qualcosa di sbagliato. Lui è così bravo a leggerlo, a differenza sua.

Perché ti stai scusando?”

P-perché non volevi...? E io ti ho baciato contro la tua volontà.”

E poi Yuuri non registra immediatamente cosa succede, o forse lo capisce ma il suo cervello è più lento del suo cuore, che già batte veloce. Viktor lo bacia, esattamente come le altre due volte ma questa è diversa, e lo è per tanti piccoli motivi. Il primo motivo è che Viktor gli sta bloccando i polsi contro il materasso, stretti fra le sue dita. Il secondo: Viktor è sdraiato sul suo corpo, e anche se non è nudo Yuuri è convinto di sentire il calore della sua pelle. Fore è solo un’illusione ma è sicuro sia così.

Il terzo, e più importante, succede dopo pochi secondi che Viktor lo ha spinto contro le lenzuola, e lo lascia senza parole perché sembra un’altra persona rispetto agli altri baci. Lo sta baciando con foga, da subito, le labbra aperte contro la sua bocca e la lingua che lo forza ad aprirla e poi... Yuuri non ricordava che un bacio potesse essere così buono come questo con Viktor ma lo è. O forse è Viktor buono. E se è così, vorrebbe continuare a baciarlo e toccarlo. Può stringerlo? Pensa che va bene. Forza le dita di Viktor a lasciargli andare i polsi, e poi è lui a stringere i suoi per pochi secondi. Arriva al viso e la pelle di Viktor è delicata e meravigliosa, reagisce a ogni suo tocco e ogni suo bacio e non è meno imbarazzato ma in quel momento non può pensarci. Gli stringe le ciocche di capelli fra le mani, la bocca passa sulla guancia e continua a lasciare baci leggeri fino al collo. Viktor si lascia cullare, fino a stendersi al suo fianco ed è meraviglioso come allarghi le braccia per fargli spazio. Dovrebbero parlarne, essere sicuri di quello che sta succendo e forse dirsi delle cose ma in realtà non è importante o forse non è necessario. Non fra loro due.

Yuuri...”

La voce di Viktor gli arriva forte al petto, il caldo si espande e deve respirare un paio di volte per poter aprire gli occhi e guardarlo. Ha gli occhi più chiari che abbia mai visto, e se la prima volta ha pensato fossero di un blu oceanico ora può dire che siano di un ghiaccio purpureo. Sembrano fatti di vetro, creati dal più bravo dei maestri... ma no, sono suoi. Sono di Viktor e belli solo per quel motivo.

Scusa per prima. Ero solo sorpreso. Sono sempre stato io a baciarti, non pensavo che-”

Yuuri lo bacia di nuovo. Non parlano più, per tutta la sera e va bene così. Ad entrambi.



Yuuri trema. Ha paura. Non sa esattamente in che modo Viktor sia riuscito a convincerlo che sarebbe andata bene la qualificazione del Grand Prix fino a farlo uscire dalla stanza in cui si è barricato nelle ultime due ore (o forse lo sa, ma non è salutare per il suo cuore pensarci).

Ci sono molti pattinatori che ha già conosciuto negli anni passati e molti che ancora non ha conosciuto ma ha visto esibirsi in televisione.

Sembrano in gamba, forti e mille volte più sicuri di lui – non che comunque ci voglia molto –. Indossa uno degli abiti da esibizione di Viktor, uno di quelli che ha indossato a sedici anni proprio per un Grand Prix, quello nero con le perline e i pezzi di ghiaccio semi-trasparente attaccati alla parte superiore e sul fianco. Ha sempre adorato quel vestito e ha conservato gelosamente il poster in cui lo indossava fino a quel momento ma non è ancora abituato all’idea che può avere qualunque cosa di Viktor, se solo glielo chiedesse.

E questa volta non glielo aveva chiesto, ma Viktor l’aveva capito lo stesso e sdraiati sotto le coperte, nudi e stanchi, una sera Viktor gli aveva chiesto se voleva indossare uno dei suoi abiti per l’esibizione e sembrava avergli letto nella testa perché voleva. Voleva tantissimo ballare con Viktor o anche solo con una parte di lui. Ora lo indossa, con qualche modifica qua è là per renderlo di nuovo luccicante e perfetto. Viktor lo ha aiutato a indossarlo negli spogliatoi – cercando di fermargli la tremarella agli arti, ma era stato difficile e ci avevano messo quindici minuti buoni perché si fermava ogni minuto per baciarlo – e ora lo guarda come se risplendesse di luce propria. E Yuuri non vuole illudersi ma probabilmente anche Viktor... sì, anche Viktor è innamorato di lui.

Yuuri... sei nervoso?”

Viktor gli prende le mani, stringe le dita – e non è come se il cuore gli stia per saltare fuori dal petto, assolutamente, sente solo come il suo mondo stesse girando al contrario e basta – e sorride.
È elegante e bellissimo come la prima volta che l'ha visto da vicino, al banchetto post Grand Prix dell'anno prima. Era rimasto a fissarlo per tutto il tempo e solo dopo due o tre bicchieri di champagne era riuscito a distogliere lo sguardo e a convincersi che avrebbe fatto meglio ad uscire dalla sala prima di chiedergli qualcosa di inopportuno – tipo diventare il suo coach o avere un appuntamento, ecco, l'appuntamento era decisamente più plausibile del fargli da coach – e adesso è lo stesso.
Viktor gli sorride ed è come se esplodesse una stella davanti ai suoi occhi, ogni volta uno spettacolo meraviglioso e nuovo, uno che non vorresti perderti mai più quando l'hai visto la prima volta.

Un po'. Mi guarderai?”

Ti guardo sempre, Yuuri.”

E Yuuri sa che Viktor non mente.

Continua a farlo. Non distogliere gli occhi da me.”

Gli tocca la fronte con la sua. Vorrebbe baciarlo ma non lo fa e comunque non è necessario: sono entrambi lì, ed è Viktor ad averglielo permesso, dopo tutto quel tempo in cui aveva già messo una pietra sopra ai suoi sogni lui glieli ha regalati di nuovo e non potrà mai fare abbastanza per ripagarlo.
Quando dall'altoparlante chiamano il suo nome, Yuuri fa fatica a lasciargli andare le mani e lo fa solo perché Viktor gli bacia le dita e sussurra
vinci. E dal modo in cui lo dice, Yuuri capisce che il suo non è un augurio ma una realtà, una convinzione. La fiducia che ripone in lui è tutta lì, in quella parola.
Yuuri pensa che lo deve fare, che è giusto così per tutti e due.
Qualche mese prima avrebbe dato tutto per essere sullo stesso palcoscenico di Viktor Nikiforov e adesso non vede l'ora di scivolare fuori dal ghiaccio per sentire le sue braccia strette al collo, per potergli consegnare la sua vittoria.


E se nel frattempo gli consegna anche il suo cuore non può essere una cosa tanto malvagia, no?

   
 
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