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Autore: Heihei    06/05/2017    1 recensioni
TRADUZIONE
La storia è stata scritta da Alfsigesey e pubblicata su fanfiction.net in lingua inglese.
Bethyl post-finale della 4 stagione
"Nulla sarà più facile di nuovo. Scappare da Terminus, sconfiggere una mandria di vaganti, cercare provviste. Ma niente di tutto ciò sarà difficile come innamorarsi e provare a costruire una vita insieme in mezzo a tutto questo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Violenza
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PAURA E RABBIA

 



 

Uno scomodo sobbalzo dell’auto svegliò Beth di scatto. Era buio pesto, ma poté sentire la jeep fermarsi. Dalle espressioni assonnate ma ancora ansiose dei volti che la circondavano, sospettò che si fossero fermati per una pausa-bagno. Erano in molti e avevano quantità sufficienti di carburante, ma non si fermavano mai se non per casi di estremo bisogno. Era piuttosto difficile dormire nella parte posteriore di quella jeep superaffollata, ma ce l’avrebbero fatta finché lo avrebbero potuto sopportare. Si era addormentata tra le braccia di Daryl e, di fronte a loro, Maggie era stretta a Glenn, che continuava a combattere la febbre.

Erano passati due giorni. Da quanto riuscissero a ricordare, non avevano mai visto nessuno durare così a lungo. Non sembrava così fuori combattimento come erano solite essere tutte le altre vittime del morso: camminava ancora da solo e riusciva a portare avanti delle conversazioni. L’aveva persino sentito fare una battuta la sera precedente, cosa che diede speranza a tutti.

Durante una delle loro scorse pause, Bob le aveva confessato che aveva rassicurato il gruppo dicendo che sarebbe potuto sopravvivere solo per forzarli a continuare a muoversi, non perché lo credeva davvero. Tra l’altro, il sistema immunitario di Glenn aveva subito un brutto colpo solo qualche settimana prima, ma il medico restò comunque positivamente colpito dalla sua resistenza.

Nonostante ciò, erano tutti tesi. Non parlavano molto, ognuno era immerso nei propri pensieri e, quando c’erano le condizioni migliori per farlo, almeno la metà del gruppo cercava di addormentarsi. Con la strada irregolare sotto di loro, il cumulo di munizioni rubate un po’ ovunque e l’orrore ad assediare le loro menti, non era facile, ma Beth riuscì comunque a ritagliarsi poche ore preziose.

Sophie era seduta tra Carol e Tyreese. Si era scoperto che, quando non era un fascio di nervi per il pericolo costante a cui erano sottoposti, era davvero una ragazza dolce e loquace. Beth era quasi sicura che Carl, Tara e forse qualcun altro l’avevano trovata leggermente fastidiosa. Faceva un sacco di domande e interrompeva le risposte, ma era chiaro che Carol e Tyreese l’avessero praticamente adottata. Adesso era parte del gruppo.

Durante quei giorni Daryl era stato abbastanza silenzioso, ma lei riuscì a fargli dire quello che pensava su Sophie, ossia che la sua presenza avrebbe fatto bene a Carol.

“Ha bisogno di qualcuno che le mostri come deve essere”, aveva detto.

E Beth avrebbe potuto anche chiedere, ma si era limitata a speculare da sola su tutti i possibili significati di quell’affermazione fin quando non riuscì più a pensare. Troppo stanca e disidratata, era caduta in un sonno degno del termine, non indotto dai farmaci o dalla sua mente che aveva deciso di spegnersi sempre più coscienziosamente, ma un riposo vero e proprio, che le permise di risvegliarsi un po’ più in forze.

Scese dalla jeep dopo Rick e Carl. Li guardò chiedendosi, non per la prima volta in quei giorni, cosa fosse successo precisamente tra i due gruppi prima che si separassero. Sapeva solo che Rick e gli altri si erano spinti troppo oltre nei loro confronti, si erano solo assicurati che le ragazze fossero al sicuro (o almeno, non affidate a dei cannibali) con padre Gabriel, Randal e Brock al comando di quella piccola comunità che non si sarebbe mai più chiamata Terminus.

Nel buio della notte, nessuno osava allontanarsi troppo dalla jeep. Beth sgranchì le gambe, strinse la mano di Daryl e lo trascinò con sé.

“Come ti senti?”

“Sto bene”, annuì. “E tu invece?”

“A chi diavolo importa?”, brontolò lui.

“A me”, gli ricordò.

Daryl le lanciò un occhiata, ma non riuscì a guardarla negli occhi. “Sono solo preoccupato per te.”

Quando aveva tirato via Franco da lei e l’aveva gettato a terra in pochi secondi, Beth non era riuscita a scegliere quale emozione provare. Era sollevata per essere stata salvata, ma terrorizzata dal pensiero di poter essere già morta, di aver già lasciato il suo corpo e di star guardando Daryl agire come angelo vendicatore. Aveva avuto paura che Franco prendesse il sopravvento, o che un proiettile vagante mettesse fine a tutto. Era sconvolta dalla rabbia che vide sul volto di Daryl, quello spirito omicida divampava in lui come una fiamma. Quando assistette agli ultimi secondi di vita di Franco, sperò che gli venisse riservata un’eternità di dolore.

Gli ostacoli facevano parte della vita, ma quello li aveva sfiniti entrambi. Quel pensiero ancora la divorava, quello che sarebbe potuto accadere l’aveva perseguitata fino a quell’istante. A due giorni di distanza, però, aveva cominciato a dare credito alle cose importanti, alla pace nel caos.

“Ho fatto un sogno.”

Realizzò solo dopo queste parole di aver prolungato il silenzio troppo a lungo. Il volto di Daryl era ancora contorto dalla preoccupazione.

“Un incubo?”

“No”, disse prontamente, toccandogli la guancia per pulirlo da una macchia di polvere. “Era un sogno. Ho visto un bambino con i capelli castani spettinati e con gli occhi azzurri… avresti potuto essere tu da piccolo. Era completamente instabile mentre provava a correre verso di me sulle gambe che a stento sapevano come camminare. Mi sono abbassata e l’ho aiutato a stare in piedi con un braccio solo, stringendolo forte a me. Era così caldo e perfetto. Non sembrava così difficile tenerlo in braccio, anche senza il sinistro.” Beth sorrise. “Riuscivo a portarlo con un braccio solo.”

Finalmente, la guardò negli occhi. Vide ancora dell’imbarazzo nei suoi tristi occhi azzurri, ma c’era una scintilla luminosa.

“Certo che puoi”, mormorò. “Puoi farcela, Greene. Stai diventando ogni giorno più forte.”

Sentì il cuore vacillare quando lo vide distogliere ancora lo sguardo.

“Hey, guardami.” Gli sollevò il viso, posando le dita sul suo mento e scivolando col pollice sulla sua mascella, accarezzandola e sentendola pulsare sotto la sua mano. “Devi dirmi cosa c’è che non va. Ho paura”, disse semplicemente. “Siamo a posto o no?”

“Tu sei quello che sei sempre stata. E anch’io. Sono un pezzo di merda.”

Beth scosse la testa e aprì la bocca per controbattere, ma lui non aveva finito di parlare.

“Ho lasciato che accadesse. Non sono riuscito a tenerti al sicuro”, borbottò.

“Tu non hai lasciato che accadesse proprio nulla. E’ successo e basta”, rispose lei, lasciando che la sua voce si alterasse all’inizio, per poi rilassarsi dopo. “E mi hai protetta.”

“Troppo tardi.” Daryl scosse la testa.

“Non sto parlando di quando sei arrivato volando come Superman e hai gettato Franco a terra. E’ stato fantastico, ma intendevo prima.” Abbassò lo sguardo sul suo moncherino. “Per tutto questo tempo, mi avete protetta. Mio padre, Rick, tu. Forse non l’hai capito. Ricordati, signor Dixon, che io sono stata con mio padre ogni giorno quando perse la gamba, e l’ho aiutato ad andare oltre, ma allo stesso tempo lo osservavo e imparavo qualcosa da lui giorno dopo giorno.”

Il più piccolo e sofferto sorriso gli curvò un angolo della bocca in parte nascosto dalla barbetta, ma lei lo colse prima che potesse sparire.

“Duro come la roccia, il tuo vecchio.”

“Anche tuo fratello, l’ho conosciuto. Ho sentito la sua storia raccontata da Glenn e poi da te, ho visto quello che ha fatto quando la vita gli ha portato via una parte di sé...”

Gli sfiorò le labbra dolcemente, nel tentativo di far incontrare di nuovo i suoi occhi con quelli di lui. Quando funzionò, gli sorrise.

“E tu… tu mi hai insegnato a combattere, mi hai insegnato a sopravvivere. Ricordi quando ti ho detto che non volevo lasciarti e tu mi hai detto che non l’ho mai fatto? Che sono stata con te tutto il tempo?” Premette la mano contro il suo petto, si morse il labbro e riuscì a masticare col labiale solo la parola Qui, poi deglutì. “Beh, tu non hai mai smesso di proteggermi. Avevo il tuo aiuto e la tua forza, non ero sola.”

Gli strinse un braccio e lo guidò verso di sé, in modo che sentisse il battito del suo cuore nell’incavo della mano.

“Se non ci fossi stato tu, non sarei andata avanti.”

Calda e sicura, la sua mano forte si fece strada fino al collo di Beth, fermandosi dietro alla testa. Non aveva parole per replicare e non gli servivano. Lei aveva trovato la rassicurazione di cui aveva bisogno semplicemente nel modo in cui la guardava.

Erano molto più che a posto.

“Hey ragazzi, scusate se vi interrompo...”

Tara spuntò accanto a loro con una Judith agitata che le scalpitava tra le braccia. Il suo volto suggeriva che era veramente imbarazzata, avendoli trovati in silenzio che si guardavano come due idioti.

“Credo che senta la tua mancanza, ma non so se...”, indossò una smorfia dispiaciuta nell’indicare con un cenno della testa il moncherino di Beth.

“Fammi provare.”

Beth allungò il braccio sano e vi avvolse Judith, lasciando che si appoggiasse al suo fianco con la presa rassicurante di Tara ancora stretta intorno a lei.

“Hey, ci riesci senza problemi! Battilo!”

Chiuse la mano in un pugno, ancora più rossa per l’imbarazzo. Il suo sorriso si allargò ancora di più quando vide il braccio mutilato di Beth levarsi delicatamente per scontrarsi contro le sue nocche.

“Sarà una cosa nostra.”

Judith sembrava più contenta tra le sue braccia.

“Abbastanza incredibile, no?” Beth rivolse un sorriso a Daryl.

Avvolgendole le spalle con un braccio, lui si chinò e la baciò sulla fronte con tenerezza.

“Sì, lo sei”, sussurrò.

“Eugene sta progettando una protesi”, annunciò Tara con vivacità.

Beth sollevò le sopracciglia, sorpresa. L’aveva visto scarabocchiare sul suo quaderno per tutto il pomeriggio, ma non era in una posizione adatta per scoprire che cosa stesse disegnando.

“Come ti sembra?”

“Onestamente, è strana. Praticamente diventerai un robot.”

Soffocando un sorriso, Beth doveva ammettere a se stessa che era un gesto adorabile.

“Crede di poter trovare quello che gli serve a Washington.” Tara annuì e sorrise a Judith.

“Mi sono dimenticata di chiedere.” Beth arrossì, vergognandosi di aver aspettato così a lungo. “Perché stiamo andando a Washington?”, mormorò.

Reprimendo una risata, Daryl sbuffò e nascose il viso tra i suoi capelli.

Il sorriso di Tara si allargò ancora. “Stiamo andando a salvare il mondo.”

“Oh.”

Abraham urlò a tutti di tornare. Washington era ancora molto lontana, ma se qualcuno doveva salvare il mondo, non potevano essere altri che loro.

“Siamo le persone giuste per fare questa cosa”, disse Tara, perfettamente d’accordo con quello che Beth non aveva espresso, ma a differenza sua lei annuiva con un’aria assolutamente sicura.

Dopo qualche sbuffo scocciato e qualche piccola protesta, alla fine tornarono tutti alla jeep. Tara la raggiunse di corsa e fu la prima a reclamare il suo posto preferito sul retro dell’auto. Beth osservò Carol aiutare Sophie a salire, mentre Tyreese e Sasha erano in attesa dietro di loro. Sasha poggiò la testa sul braccio del fratello, esternando con quel breve gesto quanto fosse stanca. Rick e Michonne cercavano entrambi Carl dai due lati opposti della jeep. Bob, invece, assunse il ruolo di pacificatore tra Rosita ed Eugene, che stavano discutendo su chi dovesse guidare.

Lontani da tutto questo, Maggie e Glenn parlavano abbracciati, fronte contro fronte. Glenn sorrideva. Era un grande sorriso genuino solo per sua moglie, che non poteva fare a meno di ricambiarlo. Sembrava ancora stanco e malato, ma, in quell’istante, Beth si disse che sarebbe stato bene. Per il momento, stavano tutti più che bene.

Lo sguardo di Daryl non era più a terra. La stava guardando ancora in viso, come se non volesse più guardare altrove. Tirò a sé la bambina dal suo fianco, permettendole di salire nella jeep.

In pochi secondi, erano di nuovo in viaggio.

Dopo aver lasciato che Carl prendesse in braccio la sua sorellina, Daryl riprese posizione in quel piccolo nido che avevano scavato in mezzo alle scorte di armi, munizioni, cibo e medicinali. Beth fece lo stesso, sistemandosi tra le sue gambe, in modo da poggiarsi sul suo petto.

Non sarebbe mai stato semplice per loro, ma in un momento di lucidità, col mento di Daryl posato sulla spalla e le sue braccia che la stringevano sempre più forte, Beth capì che non voleva assolutamente che fosse semplice.

Le fece girare la testa e, lentamente, premette le labbra contro le sue. Non con quella passione a cui ormai era abituata, ma con una certa intimità che non aveva mai sentito da parte sua. Erano i loro primi giorni e sperò di poterne avere molti altri ancora.

Per quanto la sua vita fosse diventata difficile, rendeva le cose belle ancora più dolci. Tutto ciò che amava acquistava molto più valore, perché doveva lottare ogni giorno per preservarlo.

E non avrebbe mai più dovuto farlo da sola.

 

 

 

 

Nota dell’autrice (Alfsigesey):

Solo per questa volta… SONO TUTTI VIVI!
Ebbene, non ho ucciso nessuno, ma ho amputato un braccio e Glenn alla fine si potrebbe considerare come quasi-morto. Mi dispiace, ma non troppo. Ho lavorato su alcune brutte sensazione che avuto a proposito della quinta stagione e le ho riversate tutte qui. E’ stato più autoindulgente o terapeutico? Questo non lo so, ma è una fanfiction, che è di per sé una cosa autoindulgente e terapeutica, credo…
Ma comunque mi sono divertita :) Spero che la storia vi sia piaciuta perché mi sono divertita davvero tanto a scriverla, a leggere le vostre recensioni e a commentare con voi la serie. Sul serio, mille grazie per il supporto e le belle parole.
Peace and love, Al.

 

 

Nota traduttrice:
E anche l’ultimo capitolo è andato. Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, ma anche solo letto, la storia fino a questo punto. Spero vi sia piaciuta com’è piaciuta a me e spero che la mia traduzione non vi abbia delusi. Sono ben 39 capitoli, eppure mi dispiace che sia già finita. Mi ero affezionata a questi Beth e Daryl… ma in ogni caso, ho in programma di leggere qualche altra storia nel fandom anglofono e, nel caso, di tradurre ancora.
(A proposito, ho iniziato a tradurre e pubblicare un’AU di questa stessa autrice. Se vi va, passate a dare un’occhiata.)
Baci,
Heihei.

   
 
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