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Autore: MAFU    08/05/2017    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 48

“Ehrm…Ragazzi…” Koneko bisbigliò tra i banchi dei suoi amici con la voce più bassa possibile, “Non vi sentite un po’ strani a ricominciare le lezioni così come se niente fosse?” si guardò attorno fermando con un dito gli occhiali che gli stavano scivolando dal naso, “Mh? Pensavo di essere l’unico a esserlo…” Ryuji si rigirò la matita tra le dita abbandonando per un istante l’esercizio che Shura aveva appena assegnato da fare. La donna nel frattempo se ne stava a gambe incrociate sulla cattedra intenta a leggere un romanzo piccante. Invece del suo solito abbigliamento si era messa l’uniforme del liceo senza alcun apparente motivo e la cosa aveva destabilizzato un po’ i ragazzi. “Sto cominciando soltanto ora a metabolizzare il fatto di avere certi soggetti nella nostra classe…” guardandola, buttò poi l’occhio a Lilith e Lamia sedute ai soliti banchi in fondo all’aula. Le succubi sembravano intente a svolgere il compito assegnato, seppur la maggiore sbuffasse per nulla esaltata dalla cosa. “Ma dai, sono così carine, di che ti preoccupi?” Shima si dondolò all’indietro sulla sedia roteando la matita tra le dita guardandole tutto tranquillo, “Ragazzi… Shh…” bisbigliò Rin voltandosi impercettibilmente verso di loro accennando alla presenza di Shura. Tutta la sera prima l’avevano passata a disquisire sul fatto che la loro identità dovesse continuare a restare un segreto per lo meno ai piani alti e ora ne stavano farfugliando proprio in classe davanti a colei che meno di tutti doveva venirlo a sapere. “Hey voi, la smettiamo di bisbigliare? Questo compito è da fare in solitario…” arricciò le labbra Shura voltando pagina senza staccare gli occhi dal libro e ciò che lesse la fece arrossire come una scolaretta. “Oh! Ci scusi!” Ryuji abbassò il capo all’istante tornando indaffarato e gli altri tre seguirono il suo esempio sudando freddo. Sentendo scompiglio, Lilith alzò la testa dalla fotocopia arricciando il naso scrutando le prime file. Lamia in quell’istante si sporse verso il suo banco di soppiatto sbirciando l’esercizio che stava svolgendo per copiarlo. “Che stai facendo!? Non si bara!” la ragazza accorgendosene sobbalzò sgridandola quasi in labiale per non farsi beccare da Shura ma l’altra schioccò la lingua ignorando quel rimprovero, “Andiamo, fammi questo favore… Non ci capisco niente di sigilli… Che nervi.” Sbuffò cercando di ricopiare gli stessi simboli scritti dalla sorella incastrandoli in quel groviglio insensato che aveva scarabocchiato dentro al suo cerchio, “Dannazione, odio questa merda.” Alzò gli occhi al cielo prendendo la gomma per cancellare quel casualissimo unire di punti random finendo però col bucare il foglio dalla foga, “Porco schifo!” strillò sbattendola per terra e la prof alzò gli occhi dal libro guardandola sconcertata mentre il resto della classe cercò di non voltarsi tremando al pensiero che potessero contribuire in qualche modo a smascherarle involontariamente. “Evangeline, perché non vai a farti un giro? Ti vedo agitata.” Shura molto tranquillamente indicò la porta con una mano gonfiando un pallone con la gomma che stava masticando lasciandolo scoppiare nel silenzio. La succube non se lo fece ripetere due volte e strisciando la sedia si alzò sbuffando avviandosi verso l’uscita sotto lo sguardo attonito della sorella. “Oh sì, sembrerebbe proprio essere tornato tutto alla normalità... Lezioni noiose… Lamia che finisce in presidenza… Io che non faccio niente…” Shima sussurrando, si resse il viso con una mano spalmato sul suo banco continuando a roteare distrattamente la matita con l’altra mentre seguì con lo sguardo Lamia sbattersi la porta alle spalle. Lilith sospirò abbassando gli occhi sul foglio martoriato della sorella e scossando la testa tornò al suo facendo spallucce. “Quella ragazza, quanti problemi che da…” sospirò Shura tra sé e sé girando pagina con la solita nonchalance e i ragazzi si lanciarono occhiatine sfuggenti. La ragazzina spalancò gli occhi con la faccia riversa sul foglio mentre Kamiki alzò la testa mordicchiando la penna guardandola storto ma la professoressa era talmente presa dal suo libro da non essersene minimamente accorta.  Shiemi invece guardò Rin mordendosi un labbro pensierosa ma il ragazzo si tuffò nei compiti mordendosi la lingua per non intervenire come la sua impulsività gli suggeriva di fare. Intanto Lamia, invece di andare in presidenza come le era stato suggerito in modo molto implicito, si era messa a vagare per i corridoi dell’accademia per nulla turbata. Era uscita come se nulla fosse dall’ala del corso speciale piombando nella lussuosa sede centrale baciata dalla luce del sole. Uscendo in cortile si andò a sedere su una panchina sospirando e afferrandosi una gamba se la piegò sotto al sedere fregandosene di indossare una gonna. “Che palle… E adesso che faccio per un’ora?” parlò da sola dondolandosi avanti e indietro guardando il cielo. “Oh, ma certo…” si frugò in tasca tirando fuori il cellulare. Non lo usava mai nonostante lo avesse sempre con sé ma le era venuto un lampo di genio. Lo aprì con uno scatto e armeggiandoci per un po’ riuscì a trovare la rubrica e il numero che stava cercando. Premendo il tasto verde se lo portò poi all’orecchio arricciando le labbra in ascolto. Dopo un paio di squilli sentì sollevarsi la cornetta. “Hey, Yukio…” “Risponde la segreteria telefonica di Okumura Yukio, al momento non sono raggiungibile provate più tardi.” Un eco di martellanti segnali acustici trivellò il cranio di Lamia lasciandola di sasso. “Ma guarda te!” chiuse il telefono con il nervoso mettendo il muso, “Figuriamoci se rispondeva al telefono… Idiota.” Sbuffò facendo per rimetterselo in tasca quando un trio di liceali comuni passò davanti a lei lungo lo stradello chiacchierando animatamente, “Ragazze, non siete eccitate? Il festival scolastico è il mese prossimo, ormai ci siamo!” “Oh sì, non vedo l’ora… Dicono che sia formidabile!” “E in più avremo la possibilità di invitare i ragazzi con noi!” “Onoka non dirmi che tu sai già chi invitare…” “Oh, eccome! Non è difficile da indovinare!” “Non è giusto, se è chi penso io voglio anche io una possibilità…” ridacchiarono andando per la loro strada e la succube alzò un sopracciglio studiandole allontanarsi. Dovevano essere della matricole e la loro frivolezza la disgustò. Al che tornando ad abbassare lo sguardo sul suo telefono digrignò i denti seccata, “Stupido Yukio…”. Stette in giardino fino al suono della campanella, nella più completa solitudine e noia e non accennò a tornare in classe nemmeno per recuperare le sue cose. Quel giorno aveva completamente staccato la spina. “Lamia, ma insomma, eri qui!” la vocina starnazzante di Lilith la fece voltare verso di lei, fermatasi accanto alla panchina con addosso anche la sua tracolla. Sembrava avesse appena spostato una montagna e i capelli spettinati le ricadevano sulla faccia contorta dal fiatone. “Yo.” La salutò senza fare una piega e la piccola buttò per terra le borse puntando i piedi, “Non guardarmi con quella faccia beata, ti ho cercata ovunque trascinandomi dietro questi macigni! Perché non sei tornata in classe?” “Non mi andava.” Fece spallucce. “Ahh…” a quel suo inesorabile menefreghismo, la sorella si arrese lasciandosi sfuggire un lamento abbandonandosi nel posto accanto a lei, “Sono esausta.” Si stravaccò all’indietro liberandosi il volto sudato dall’impiccio dei capelli. Il suo stomaco brontolante fu poi la ciliegina sulla torta. “La pausa pranzo è tra un’ora… Morirò.” Continuò a parlare da sola mentre Lamia scivolò sempre più contro lo schienale infossandosi come lei. “Io invece credo che morirò dalla noia.” “Ahh, andiamo… Finalmente un po’ di pace.” “Questa non è pace, è pura noia te lo dico io. È tornato tutto esattamente come prima. Nessuno sa niente, tutto tace e Yukio non risponde alle mie chiamate.” “Oh… Allora è questo il problema...” “Va a quel paese.” Alzò gli occhi al cielo ignorando il tono da so tutto io della sorella. “Yukio è un professore, è ovvio che a quest’ora sia impegnato.” “Un partner più noioso non potevo sceglierlo.” “Disse colei che ha avuto l’imprinting con lui…” “Shhh sei impazzita!?” Lamia si precipitò a tapparle la bocca e Lilith scoppiò a ridere, “Sembra che ora quella da sfottere sia tu!” continuò a sghignazzare divertita, “Ti rompo il muso, sta attenta…” mentre la minacciava, il suo cellulare prese improvvisamente a squillare, “è lui!” la maggiore saltò sull’attenti rispondendo lesta alla chiamata, “Pronto?” moderò i toni cercando di essere seducente e Lilith la guardò scossando il capo con un sopracciglio alzato e la ridarella stampata in faccia, “Sì… Ti cercavo per… Oh… Va bene…” Lamia si sedette di nuovo contro lo schienale della panca accavallando le gambe. “Al momento sono alla galleria d’arte dell’Accademia, prima non ho risposto perché stavo facendo lezione. Ti aspetto qui. A dopo.” Yukio dall’altro capo della scuola, riattaccò il telefono in faccia alla succube tornando a studiare i quadri grattandosi il mento con l’incessante tremore alle mani che non lo abbandonava da giorni. Lamia rimase un po’ interdetta col telefono ancora attaccato all’orecchio. “Beh, che c’è?” le chiese Lilith inclinando la testa di lato, “Ha riattaccato.” Sbuffò l’altra chiudendo le trasmissioni infilandosi il cellulare di nuovo in tasca, “Ma… Vuole vedermi di persona!” saltò in piedi pavoneggiandosi sfoggiando un ghigno beffardo.
Yukio aveva lo sguardo perso mentre osservava dipinto per dipinto con le mani in tasca. “Mi sto logorando…” pensò stringendo i pugni tremanti nascosti nei pantaloni, “Nessuno se ne accorge, ma ciò che mi divora si sta allargando di giorno in giorno…” assottigliò lo sguardo deglutendo sentendo bruciale leggermente i fori sul collo dietro il colletto della camicia, “E, quando se ne accorgeranno forse sarà troppo tardi.” Serrò le labbra. Aveva fame ma Rin quella mattina non aveva fatto in tempo a cucinare nessun obento per il pranzo perché doveva frequentare lezioni extra dato il suo scarso rendimento scolastico. Era a bocca asciutta in una galleria d’arte con foglietto delle missioni del preside nel taschino della camicia. Aveva ricevuto l’ordine di portare ugualmente a termine la lista e così si stava occupando di verificare uno dei punti ancora mancanti. “Ora che ci penso, con tutti questi ritratti come farò a capire qual è quello che da problemi?” sospirò interiormente perdendosi in quel groviglio di volti. “Yukio!” una voce familiare lo chiamò alle spalle. Il ragazzo si voltò alzando un sopracciglio trovandosi di fronte Shura vestita come una liceale della sua scuola. “È da un pezzo che non ci si vede! Ho sentito che per una delle ultime missioni ti sei dovuto travestire da donna…” se la rideva con le braccia dietro la testa, “Senti chi parla, non ti vergogni a conciarti in quel modo alla tua età?” al che la donna cambiò repentinamente espressione e in una frazione di secondo gli tirò offesa una scarpa in testa. “Ti sembra il modo di comportarti?” domandò seccato ragazzo con la pazienza di un santo mentre la calzatura rimbalzava a terra ma l’altra mise il broncio, “Piuttosto, che ci fai tu qui?” chiese ancora vagamente innervosita mentre recuperava la sua scarpa sotto lo sguardo alterato di Yukio che non aveva fatto una piega dopo la botta. “I ragazzi del corso speciale devono occuparsi dei sette misteri dell’Accademia e uno di questi è un po’ strano… Quindi sono venuto a controllare.” “Capisco… Di che mistero si tratta?” Shura si grattò il mento guardando in alto la sfilza di quadri, “Pare che uno di questi ritratti prenda le sembianze da morto di chi lo guarda ma ogni studente che l’ha visto racconta cose diverse.” “Oh… Quello che ho sentito io invece è di un quadro che appare diverso a seconda di chi lo guarda…” i suoi occhi scintillarono, “Eccolo, è quello!” indicò un ritratto raffigurante una bella donna, “Pare che rifletta la parte più oscura dello spettatore.” Si fece seria e con la coda dell’occhio guardò il ragazzo sogghignando, “Tu che cosa vedi?” “Io…” Yukio studiò i lineamenti di quella donna e il volto di Lamia gli comparve nell’anticamera del cervello facendogli sgranare gli occhi. Aveva il suo ghigno beffardo e la cosa lo fece sprofondare nella più totale confusione. Ficcò con più insistenza le mani nelle tasche deglutendo senza farsi notare da Shura. Doveva essere solo autosuggestione così aprì bocca dissimulando, “Io vedo una bella donna.” Tagliò corto freddamente, “Tu, invece?” cambiò rapido discorso, “Non te lo dico!” ridacchiò lei, “Eh? Non è giusto, io te l’ho detto.” “Sopportare le ingiustizie dei superiori è il lavoro degli impiegati, giusto?” lo schernì lei facendogli la linguaccia, “Avrai sicuramente visto cose orribili.” Il ragazzo allora la guardò di sbieco facendo un smorfia, “Non te lo dico…” la donna continuò il suo teatrino. Yukio abbassò lo sguardo sbirciandosi l’orologio da polso. Aveva detto a Lamia per telefono che l’avrebbe aspettata lì ma con Shura di mezzo sarebbe stato un problema. “Se non hai niente da dirmi… Dovresti lasciarmi stare visto che sto lavorando.” Le disse freddamente cercando di liberarsi di lei con una scusa. “Come siamo permalosi… Certo che ho qualcosa da dirti. Sei stato convocato in Vaticano.” A quelle parole il ragazzo parve sprofondare. “Eh!?” si pietrificò all’istante. Perché mai il Vaticano avrebbe voluto convocarlo? Che centrassero Lilith e Lamia? Avevano scoperto tutto per via del matrimonio? Era nel panico più totale. “Domani ci sarà una riunione straordinaria degli esorcisti di categoria superiore per concordare una strategia e tu dovrai parlare di Saburota Todo.” “Todo!? L’hanno trovato?” sviò le sue ansie puntando a quel nome sentendosi improvvisamente sollevato, “No… è che la situazione si è fatta più seria. I dettagli potrai leggerli sui documenti che ti darò domani.” “Capisco…” “A proposito, hai fatto la visita?” “Oh… Sì… Non hanno trovato nessun problema.” Le sorrise in quel suo modo forzato e meccanico, ma nella sua testa erano tornati ad ammassarsi pensieri su pensieri. La rimessa in ballo di Todo gli aveva fatto ricordare di quella notte e di quegli occhi iniettati di fiamme blu. L’eco delle parole di quel demone aleggiò nell’aria ma soltanto lui poté sentirlo. “Oh, benone.” Shura non fece una piega sembrando però un po’ delusa dalla cosa. “Allora ti vengo a prendere domani mattina alle sette in dormitorio.” Fece per andarsene ma Yukio si voltò di scatto, “N… No non serve che tu venga in dormitorio.” Parlò senza pensarci, ma gli venne automatico pensando alla presenza delle succubi al piano di sopra. “Mh? Non dirmi che ti vergogni…” “Yo.” Lamia comparve alle loro spalle con le mani sui fianchi e il muso accigliato fulminando Shura con lo sguardo. Il ragazzo desiderò urlare ma si trattenne. “Evangeline, che piacere trovarti qui! Come mai prima non sei tornata in classe?” fischiettò la professoressa tutta tranquilla tornando a incrociare le braccia dietro la testa, “Sono cose che capitano.” Rispose la succube incrociando le braccia spavalda, “Piuttosto, bell’uniforme prof.” La squadrò prendendosi gioco di lei, “Anche la tua.” Le rispose l’altra senza scomporsi. Yukio in mezzo a quelle due chiuse gli occhi sospirando sommessamente percependo giungere il mal di testa. “Qual buon vento ti porta qui, piuttosto…” Shura arricciò le labbra alzando un sopracciglio, “Potrei farti la stessa domanda.” Sogghignò Lamia inclinando la testa di lato, “Oi, porta rispetto agli adulti.” “Vestita così potrebbe quasi sembrare che tu non lo sia.” “Tsk, ma sentila. Ci vediamo domani, Yukio.” Gli ammiccò e con la coda dell’occhio studiò la reazione dell’altra andando per la sua strada vittoriosa. “Un giorno l’ammazzerò. Oh, quanto l’ammazzerò.” Sibilò Lamia guardandola di sbieco sparire all’orizzonte. “Che voleva?” si rivolse poi a Yukio come se ne avesse abbastanza, il ragazzo si massaggiò le tempie prendendo tempo. “Era venuta a dirmi che sono stato convocato in Vaticano.” “Che?” “Abbassa la voce. Niente, tutto qui.” “Per cosa ti hanno convocato?” Lamia lo guardò serissima, “Tranquilla, nulla che vi riguardi. E se per favore evitiamo certe scene di gelosia davanti a Shura è meglio per tutti.” “Gelo-cosa? Sto solo difendendo il territorio.” Sbuffò la succube mormorando, “Appunto, non farlo davanti a lei. Quando mi ha detto della convocazione ho perso dieci anni di vita, vedi di non metterci anche del tuo.” Scossò il capo il ragazzo. “Cambiando argomento, posso chiederti che ci fai qui?” la donna si guardò attorno distratta da quella miriade di occhi puntati addosso a loro. Si sentiva i dipinti osservarla. “Mi stavo documentando per le prossime missioni.” “Eh? Ancora quella stupida lista?” “Non chiamarla stupida, sono incarichi importanti a cui anche tu e tua sorella dovete partecipare.” “Per forza?” “Sì. Specialmente con questo clima di sospetto.” La guardò impettito con la coda dell’occhio. “Sarà anche un clima di sospetto ma sei tu quello che al telefono mi ha chiesto di vederci di persona…” lo stuzzicò sporgendosi in avanti sogghignando beffarda, lui la guardò serrando le labbra e sfilando lentamene le mani dalle tasche le mostrò il tremore incontrollabile. “Quinto giorno.” Disse in un sussurro. “E se ti chiedessi di provare a resistere fino al sesto?” “Sei impazzita? Domani sono convocato in Vaticano, come glielo spiego!? Parlerò davanti ai Grigori e al Paladin in persona, e non sono sprovveduti.” Yukio parve perdere le staffe in preda all’agitazione. “Sta calmo, scherzavo…” la succube ridacchiò guardandolo in modo molto sensuale e provocatorio, “Piuttosto questo atrio è un luogo fin troppo pubblico… Non potremmo andare in un posto un po’ più appartato?” si avvicinò repentinamente a lui al che indietreggiò di qualche passo ficcandosi le mani in tasca. “Sì…” abbassò la voce guardandosi intorno vagamente imbarazzato, “Ma prima… Posso chiederti che cosa vedi in quel quadro lassù?” accennò al dipinto maledetto e la succube lo studiò inclinando la testa di lato. D’un tratto spalancò le palpebre immobilizzandosi. Yukio accorgendosene la guardò trattenendo il fiato e questa sbattendo rapidamente le palpebre tornò ad abbassare lo sguardo. “Haha non è possibile che qualcuno abbia ritratto una cosa del genere…” ridacchiò nervosamente la donna evitando di guardarlo, “Cos’hai visto?” “Niente, niente… Andiamo.” Gli afferrò un braccio con decisione trascinandolo via. Intanto Lilith era ancora spalmata sulla panchina in attesa della campanella. Il sole di inizio autunno era tiepido come quello estivo ma a differenza di questo, non la faceva sudare. Non le sembrava vero di essere tornata a scuola come se niente fosse. Soltanto il giorno prima a quell’ora era in balia di Kamiki e al suo trucco e parrucco. Al pensiero rabbrividì. Era stata una sorta di tortura in previsione di una ancora più grande che aveva scampato per un pelo. Abbandonò la testa all’indietro chiudendo gli occhi sollevata e sentì un peso posarsi accanto a lei percependo la panchina traballare. Riaprì le palpebre per trovarsi Rin spaparanzato lì di fianco pallido come un cadavere. “Rin?” “Ho preso di nuovo zero al compito d’inglese.” Disse morente, “Stamattina ho fallito anche il recupero.” “Oh… Capisco.” “Lilith!” strillò poi di tirandosi su di nuovo energico facendola sobbalzare, “Eh?” “Tu lo sai l’inglese?” “Come mai questa domanda bruciapelo?” “Dovrebbe saperlo, ha detto lei stessa di venire dall’Inghilterra.” Izumo comparve davanti a loro a braccia conserte e la ragazzina strabuzzò gli occhi allucinata. “Sto scherzando…” per la prima volta Kamiki ridacchiò distogliendo lo sguardo, e si andò a sedere accanto a lei nell’ultimo posto rimasto. “Wow Kamiki, è la prima volta che ti vedo ridere…” disse Rin rimasto di stucco quasi quanto Lilith, e questa si fece di nuovo seria, “Dimenticatevelo.” Disse acida mollando per terra la cartella. “Come mai anche tu qui?” Lilith le rivolse la parola storcendo la bocca, “Sono capitata qui per caso.” Sbuffò evitando di guardarla. “Beh, in ogni caso sta per suonare, vi va di tornare assieme in classe?” la voce di Rin però suonò lontana nella testa di Izumo che voltata dall’altra parte notò Lamia in lontananza trascinare Yukio per mano. “Kamiki?” la voce di Lilith la fece girare di scatto. “Sì.” Disse secca alzandosi in fretta ma con la coda dell’occhio sbirciò di nuovo in direzione dei due, ora scomparsi nel nulla. Per un momento credette soltanto di esserselo immaginato. “Lamia, rallenta. E mollami la mano, c’è gente!” le disse Yukio agitato cercando di divincolarsi, “Andiamo, è orario di lezioni, chi vuoi che ci sia?” gli rispose la succube seccata. “Lamia, sono serio.” “Piacere serio, son…” “Non provarci nemmeno a fare una battuta tanto squallida.” “Senti chi parla, il re dell’umorismo!” “Mi sta passando la voglia di stare in tua compagnia.” “Andiamo, lo so che ti piaccio… Hai detto di ammirarmi…” “Ritiro tutto quello che ho detto.” Ma Lamia di tutta risposta ridacchiò fermandosi dietro alle siepi. “Ti sembra un luogo abbastanza appartato questo?” abbassò la voce voltandosi verso di lui trascinandoselo a pochi centimetri di distanza. Yukio s’irrigidì a quel contatto e deglutì rumorosamente. “Lo prendo come un sì…” si sporse in avanti leccandosi le labbra ma prima che potesse baciarlo, una voce li interruppe. “Professor Okumura.” Izumo era dietro di loro con la cartella a tracolla e respirava affannosamente. Doveva aver fatto una corsa. Lamia si bloccò all’istante e come lei Yukio sudò freddo più che mai. “Le è caduto questo.” Izumo sollevò la lista che aveva probabilmente perso mentre Lamia lo trainava insistentemente. “Oh… Grazie.” Voltandosi, si sistemò gli occhiali andandosi a riprendere il suo prezioso foglietto. “Tra un minuto abbiamo lezione con lei, se lo ricorda vero?” Kamiki sbirciò involontariamente verso Lamia ma la succube era scomparsa. La ragazza allora sbattè più volte le palpebre sentendosi alquanto confusa per la seconda volta. “Sì, certo. Andiamo.” Yukio preso quanto di sua proprietà le sfilò accanto a testa china, “Un momento, ma Evangeline non era qui con lei?” balbettò guardando freneticamente prima lui e poi le siepi, “Non capisco di cosa tu stia parlando, ero solo.” Sorrise lui pacatamente voltandosi di sfuggita e la ragazza rimase di sasso. Corrucciando le sopracciglia, non si mosse e scrutando il praticello alle sue spalle analizzò filo d’erba per filo d’erba senza trovare alcun indizio. Avere la conferma che Lamia era una succube non le era bastato. Ora voleva completare il puzzle e il comportamento bizzarro di Yukio non la stava che aiutando. Aveva fiutato qualcosa e la sua curiosità non poté che essere fomentata. Che legame c’era tra la donna e il professore? Era forse una minaccia? Con questi pensieri girò i tacchi e guardinga si avviò verso le aule del corso speciale. Di qualsiasi cosa si trattasse, lei doveva saperlo ma non per cattiveria, bensì per una mera questione personale.
 
   
 
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