Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Celyoa    08/05/2017    1 recensioni
⌠ La storia partecipa al contest indetto da Nhikaoru per il gruppo di scrittori ⌡
"[...] Nell’istante in cui le vaste distese cristalline s’immergevano nel cielo, tutto sfigurava e si sfocava, confondendosi – allora Ivan riusciva a trovare (anche se per pochi attimi) pace e assoluta serenità.
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[...] Il concetto era semplice; più Ivan si perdeva in quei colori limpidi e tersi più si allontanava da quella che era la realtà. Anche quando tornava nelle sue terre, tra i campi innevati, ogni tanto chiudeva gli occhi e s’illudeva di tenere i piedi sulla rena soffice e gli occhi sull’oceano. [...]"
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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⌠ La storia partecipa al contest ideato da Nhikaoru per il gruppo di scrittori ⌡
Autore: C e l y o a
Titolo: L’illusione di cui si nutre ogni giorno, un sogno irrealizzabile
Fandom scelto: Axis Powers Hetalia
Personaggi principali: Russia/Ivan Braginski
Genere: Malinconico, generale
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Tema: Sublime [su-blì-me]
Il livello più alto, il sentimento più elevato, il bello e il grande al sommo grado.
Lunghezza: flashfic
Note d’autore: //

 

Nell’istante in cui le vaste distese cristalline s’immergevano nel cielo, tutto sfigurava e si sfocava, confondendosi – allora Ivan riusciva a trovare (anche se per pochi attimi) pace e assoluta serenità.
Quella visione idilliaca, che lo portava puntualmente a mostrare interamente le sue iridi violacee, era in grado di ricongiungere il sentiero per l’armonia tanto attesa, cacciando dal suo regno le sofferenze e i dolori, sostituiti da bagliori di una luce intensa e bellezza da tempo bramata; quella di un fiore che sboccia, o il profumo di una primavera duratura, accompagnata da dolci zeffiri e il gioco piacevole di teneri pollini sul viso.
Il concetto era semplice; più Ivan si perdeva in quei colori limpidi e tersi più si allontanava da quella che era la realtà. Anche quando tornava nelle sue terre, tra i campi innevati, ogni tanto chiudeva gli occhi e s’illudeva di tenere i piedi sulla rena soffice e gli occhi sull’oceano. Immaginava di tenere tra le mani granelli di sabbia come pepite d’oro in una miniera. Credeva addirittura di poterla manipolare, nella sua mente. La modellava, facendole prendere le sembianze di ciò che più riteneva interessante in quel momento, e molto spesso finiva con il ritrovarsi davanti un immenso palazzo - asimmetrico, bellissimo. Si ergeva inserendosi perfettamente nello spazio circostante, mostrando la robusta architettura dominata da colonne e volte a crociera.
Iperreale, si potrebbe definire.
Come uno sciocco, dopo aver concluso la sua opera d’arte, Ivan vi entrava ogni volta, perdendosi nei meandri e nelle stanze da lui stesso architettate, laddove i raggi del sole non riuscivano ad arrivare. Dopo aver esplorato il suo creato, gli capitava di accomodarsi sull’uscio dell’entrata, delimitata da pareti ornate da motivi singolari e curate con innata pazienza, allora riprendeva ad osservare il paesaggio circostante, che era sempre uguale, ma ogni volta quasi s’incantava, sorpreso, come se lo avesse scoperto per la prima volta. La fronte madida di sudore causata dal caldo intenso lo portava più di una volta a scostarsi la lunga sciarpa stinta che lo aveva accompagnato per molto tempo (più di quanto ne abbia trascorso tra le acque ammirevoli di quel luogo di mare), abbandonandola al suolo.
Quando Ivan riapriva gli occhi, sentiva il freddo gelido assalirgli il petto e folate di vento smuovergli i capelli, lasciandoli scomposti in quei pochi attimi in cui si attenuavano. In quelle circostanze, sospirava sonoramente e riprendeva il suo cammino, quando nello stesso tempo prendeva vita sul suo viso un sorriso placido, quello di chi non intendeva rinunciare ai propri sogni, anche se sapeva perfettamente che questi gli avevano voltato le spalle, vagando e tormentando adesso, il povero animo di qualcun altro.

Ivan avrebbe potuto costruire anche il palazzo più bello del mondo,
ma se lo avrebbe costruito di sabbia non avrebbe retto a lungo.

  
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