E' quando cala la notte che l'ansia comincia a percorrere il mio corpo per fermarsi al centro del mio petto.
Di certo, questo non avviene a causa della mia malattia.
Ne ho quasi la certezza, il parere di un medico mi servirebbe a ben poco.
Lo renderebbe solo più reale.
Non è questo che riempie la mia anima inquieta, di notte.
Sei tu.
Tu.
Tu che non vedo quanto vorrei e con cui parlo ancora meno.
Sono sempre stata poco loquace.
Quando si dà voce ai propri pensieri non si può più tornare indietro, ed io ho tanta paura.
Mi parli, come un bravo soldato, delle ronde massacranti, delle notti fredde e delle giornate afose vissute con la divisa, dei tumulti e della gente che ha fame.
Egoisticamente benedico questo sfacelo perché è l'unico modo per vederti ogni giorno, anche per pochi minuti e per sentire la tua voce.
Sono sempre stata una vigliacca.
Semplicemente la notte posso ammetterlo liberamente.
Ammettere che ti voglio qui, accanto a me, su di me, pelle e calore, la tua carne sulla mia.
Non ho mai pensato a nulla del genere, nemmeno per lui.
Lui, piccolo sogno irrealizzabile di bambina, vissuto per dare un senso a questa mia femminilità.
Una chimera, nulla davvero, te lo giuro.
Se tu sapessi cosa provo allora ti avvicineresti a me e non avresti più paura.
Ma forse non ti importa più.
Le vedo quelle donne che ti guardano, che vengono a trovarti qui, in caserma.
Ti spio dalla finestra, alta, sicura dagli occhi indiscreti del mondo.
E tu sorridi a tutte, ogni volta.
Non ti importa più niente di me André?
Non potrei certo fartene una colpa.
Mi manchi André.
Non riesci a sentirmi?
Non riesci a sentire questo monologo?
Questi pensieri senza senso che portano solo il tuo nome?
Mi imbarazza pensare certe cose.
Non sono abituata, nessuno mi ha mai detto che posso farlo.
Posso farlo André?
Posso pensare a te, costantemente?
Qui accanto a me, sul mio letto che mi stringi a te, che mi sorridi, che mi insegni ad amarti con la tua voce calda ed i tuoi occhi spezzati ma pieni di infinito?
Lo vorresti?
Vorresti questo fantoccio di donna mai sbocciata ma che conosce solo il tuo nome?
Dammi un segno.
Lo so, non dovrei chiedertelo, non dopo la nostra vita ma so che se tu sentissi anche un po' di ciò che sento io mi aiuteresti, mi guideresti a te, senza indugio.
Anche tu pensi a me la notte, André?
E cosa pensi?
Pensi al mio calore?
Pensi alla mia bocca?
Pensi ancora a quella notte tremendamente folle fatta di tempi non maturi?
La rivivi ogni ora del giorno in maniera diversa e in modo quasi ossessivo ogni minuto della tua notte?
Io si, André, io si.
E oggi ti sorriderei, imbarazzata dal calore del mio corpo, e ti direi di guidarmi verso di te, di vivere con te, perché con te non avrei più paura.
Tra poco sarà l'alba e come ogni giorno compirò il mio rituale: stringerò il mio seno tra queste fasce che mi accompagnano da una vita e finalmente potrò correre da te.
E vederti ancora.
E spiarti ancora.
Rubare, da quelle fredde mura, la tua voce e immaginarla su di me che grida il mio nome e che mi sprona a sbocciare e ad amarti.
Sto per rivederti amore mio, ancora poche ore e sarò da te .
Ascoltami.
Sentimi, sto per raggiungerti.
Aspettami André.