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Autore: KendraVale    09/05/2017    0 recensioni
L'amore può nascere in ogni dove, senza dare retta al tempo. La storia narra di avventure che si sviluppano nella Valle Stindir, tra popoli di razze diverse: gli elfi, gli uomini, i nani ecc. Tra le avvincenti avventure nascono amori e amicizie. Ci sono dei misteri che accompagnano i capitoli della storia, basta leggerli per scoprire il finale!!!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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PROLOGO Re Albertino discuteva di economia con alcuni membri del consiglio nella sala principale del Castello. La questione non era di grande rilevanza, ma ogni mese dovevano rivedere alcuni aspetti della parsimonia del Reame. Il consigliere Admir era più irrequieto del solito e polemizzava sulle continue spese che il Regno continuava a sostenere con i paesi vicini. Non era d'accordo Alyon che sbattendo il pugno sul tavolo massiccio rispose per le rime a tutti i presenti, sostenendo che le spese fatte erano necessarie. Albertino ascoltava diligentemente la discussione pensando tra sé e sé di fare qualche piccola rinuncia, come le feste settimanali a Palazzo che portavano via una grande quantità di soldi. Dopo un lungo dibattito finalmente arrivarono ad una conclusione, ovvero quella di diminuire le eventuali passività del bisogno. Al termine della riunione la grande aula si svuotò velocemente lasciando da solo il Re. Egli si avvicinò lentamente alla finestra centrale che si affacciava sull'intero villaggio. Mentre osservava il paesello dall'alto, nel bel mezzo di un silenzio assordante, si manifestò nella sua mente un flashback. Le immagini erano nitide quasi da sembrare reali. Albertino si rivide nella sua infanzia quando cercò di placare il dissenso nato tra suo padre e il re degli elfi, conosciuti come gli Immortali. Il sovrano di quest'ultimi era il re Ghilijan nemico da molti anni del padre di Albertino, il re Diamo. Nonostante tutto dopo alcuni anni i sovrani non riuscirono a mantenere lo stato di pace che regnava da secoli e finirono col dichiararsi guerra. Lo scontro terminò con la morte di Diamo che rimase ferito gravemente all'arteria femorale che ne provocò il dissanguamento. Il flashback fece un altro salto temporale, riportando la sua memoria nel giorno della sua incoronazione. Era un venerdì mattina, le campane della Chiesa di San Fiorenzo suonavano il mezzodì e il Vescovo con le mani congiunte al Signore proclamò Albertino re di Vinandir. La gente all'inizio pensava che il ragazzo novello non fosse in grado di governare un regno tutto da solo, ma la realtà fu diversa. Egli creò un Regno abitato da razze diverse, in modo tale da poter condividere le materie prime, le culture e il rispetto. Il popolo di Vinandir rimase affascinato dalla saggezza di questo fanciullo e per questo motivo lo nominò Cavaliere del Forte. Il cuore di Albertino palpitava di mille emozioni, la gola diventò arida e pungente tanto da fargli venire le lacrime agli occhi. Mentre era assorto nei suoi pensieri, entrò un soldato che con garbatezza parlò al Re: " Sire avete un ospite, domanda di voi il Principe Zaffiro delle Terre dei Cristalli". Con un semplice cenno del capo rispose affermativamente e si incamminò nel Salone Regale. I pensieri del Re erano molti e scorrevano a velocità impetuosa nella sua coscienza, tanto da renderlo confuso e agitato. Respirò profondamente come se volesse liberarsi dalle emozioni provate un attimo prima. Arrivò sorridendo e vide il ragazzo inginocchiato in attesa del suo arrivo. "Mi domandavo quando avreste avuto intenzione di venirmi a trovare!"; esclamò Albertino con un ghigno sul volto. Il giovane con un sorriso rispose: "Avete ragione Sire, mio zio mi manda a darvi un invito speciale per le sue seconde nozze". Dopo un'allegra risata il re rispose:" Il vecchio Zeffiro non si smentisce mai! A quando i festeggiamenti?". "Tra un mese Sire, saremmo molto grati della vostra partecipazione", disse serio il giovane. Dopo il loro incontro il Re rimase entusiasta dell'invito, aspettando con ansia l'arrivo delle nozze. Il mese passò velocissimo e giunse il giorno del matrimonio del suo caro amico Zeffiro. Nel bel mezzo della cerimonia, Albertino si discostò nuovamente dalla realtà, imbattendosi in ricordi ormai lontani. Il flashback lo riportò a quando compì 23 anni. In quell'anno si sposò con la Principessa del regno di Argento. Ella era molto graziosa e bella. I suoi capelli erano lunghi, dal color argento e gli occhi azzurri come il mare. La principessa incontrò Albertino all'età di 15 anni. Negli anni successivi, passarono ogni fine settimana insieme, con l'augurio da parte delle loro famiglie di instaurare un rapporto amoroso. Albertino era follemente innamorato di lei, adorava il profumo del suo sapone al miele quando lei lo utilizzava per lavarsi i capelli; impazziva per il suo sorriso dolce e spontaneo e cosa più importante amava il suo modo di essere, dolce e avventuroso. Albertino si ricordò che nel giorno delle sue nozze, la Principessa non volle salire sul suo destriero per paura di cadere. Per lui era un'adorabile fifona, ma il suo cuore l'amava profondamente. In suo onore Albertino fece costruire una loggia nella quale le dame potevano assaporare del thè caldo e degustare dolci tipici del posto. Rimanendo incantate dalla soave musica dei cantori e dal fresco paesaggio montano. Il luogo così raffinato, prese il nome della principessa, Revelin. La rievocazione fu fugace. Gli occhi del sovrano erano inumiditi da lacrime di nostalgia. Al termine dei festeggiamenti tutti gli invitati rientrarono nel proprio Regno contenti di aver trascorso una giornata piacevole e allegra. Da quella volta, passarono venti lunghissimi anni e tutto era limpido e surreale fino a quando arrivò a Vinandir un mendicante straniero. Egli bussò al portone del Palazzo Reale ed entrò lentamente dirigendosi in camera da letto del Re. L'uomo era barbuto con occhi arguti, ma segnati dal tempo e possedeva un bastone lungo e spigoloso che lo aiutava a sostenersi mentre camminava. Il suo abbigliamento era strano e molto inquietante: un cappuccio nero copriva la fronte bianca e raggrinzita e le maniche dell'abito erano più lunghe delle braccia, nascondendo le mani rugose dell'anziano. Albertino ormai vecchio, lo accolse nella sua fortezza. L'uomo incappucciato, avvolse nel suo manto nero il Cavaliere del forte e lo portò oltre la soglia dell'anima. Fu così che egli saldò il suo debito lasciando la sua amata terra.
   
 
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